sabato 29 settembre 2012

La leonessa bianca, di H. Mankell

Tutti voi sapete che Mankell è uno dei miei scrittori preferiti e Wallander uno dei personaggi che amo di più; ormai ho letto i due terzi abbondanti delle storie svedesi con protagonista il commissario di Ystad.
Ma non ho mai parlato esplicitamente di uno di questi libri.
Con questo La leonessa bianca, però, non posso far finta di niente.
Facciamo prima conoscenza con la storia.
La trama: Venerdì 24 aprile 1992, Louise Åkerblom, titolare di un'agenzia immobiliare di Ystad, nel sud della Svezia, scompare senza lasciare traccia. Quello stesso giorno, dall'altra parte del globo, in Sudafrica, un gruppo di boeri fanatici decisi a fermare il processo di democratizzazione in atto progetta un attentato contro uno degli uomini politici più in vista del paese. È il commissario Wallander a guidare le ricerche della donna, un caso complicato: Louise Åkerblom, attivo membro della chiesa metodista, è sposata felicemente con due bambine, è benvoluta e contenta del suo lavoro, non ci sono indizi che possano giustificare la sua scomparsa.
Confesso che, dopo l'acquisto, avevo messo questo bel volume di 560 pagine da parte, forse perché la storia si svolgeva parte in Svezia e parte in Sud Africa e ritenevo che fuori dalle atmosfere nordiche Wallander non potesse sopravvivere. E anche partendo per le vacanze, il libro era finito in valigia solo perché c'era un buco nella programmazione di lettura: volevo qualcosa da affiancare ad un'antologia di G. Simenon col grandissimo commissario Maigret e la moglie nella veste di (discreta) aiutante.
Ma una volta iniziata la lettura, le pagine scorrevano da sole sotto gli occhi e anche se continuavo a dire: ancora una e metto il segno, la mano automaticamente sfogliava la successiva.
Non solo le atmosfere africane non hanno tolto niente al personaggio-Wallander, ma anzi hanno messo in luce un aspetto sicuramente non nuovo ma non sempre evidente nella sua storia: l'impegno sociale per una umanità senza barriere.
Sì, alla fine al commissario interessa scoprire che fine a fatto Luoise Akerblom, ma quando si trova invischiato fino al collo in una storia che coinvolge niente meno che il presidente sud africano De Klerk e Nelson Mandela, non ci pensa due volte a infrangere ogni regola scritta e non, pur di salvare da un possibile fallimento il movimento anti apartheid. Non si tratta di un Wallander supereroe, come siamo invece abituati a vedere ormai nei cinema con altri personaggi; non si tratta di prove di forza all'ultimo sangue coi cattivi. Qui parliamo di strategie, di cervello, di cuore. Wallander non interviene mai direttamente nelle vicende africane, ma riesce comunque a fare la sua parte, rischiando persino la sua vita (come sempre) e quella di persone a lui care.
Arrivare all'ultima pagina è stata uno un momento magico, per la consapevolezza di aver letto un grande libro, dove i colpi di scena a ripetizione mi avevano dato l'emozione di cercare io stesso una soluzione, di tifare per i buoni che sembravano ormai spacciati. Poche volte mi è capitato nei miei 40 anni di avido lettore di farmi coinvolgere a questi livelli da una storia.
Ecco, di pancia è quello che posso dire di questo La leonessa bianca. Per il resto, la consueta bravura di scrittore di Mankell crea una moltitudine di personaggi che restano nel cuore prima ancora che nella memoria.
Per tutti questi motivi vi invito a recuperare questo libro e a godervelo magari in un bel fine settimana autunnale, con l'acqua alle finestre sprofondati nella vostra poltrona più comoda.

TIM





martedì 25 settembre 2012

Lo spretato (racconto)

qui
... avvolto da una nebbia
giallo-lampione...

Lo spretato

Dieci di fiori.
Maledizione, pensò Jimmi. Il progetto di full andava a farsi fottere.
Tenne ancora un attimo le carte in mano, poi provò.
“Vedo” e avanzò un paio di banconote al centro del tavolo.
“Tris” predicò Dinone.
Jimmi bestemmiò davanti alla sua inutile doppia coppia.
“Non si bestemmia qui dentro!” intervenne il Palo. “Fate quello che vi pare ma non si bestemmia!”
Ma cosa ne sai tu di bestemmie, di dio e di madonne! penso Jimmi. L’hai forse tenuto in mano qualche volta, dio? L’hai fatto scendere sulla terra solo chiamandolo? No! E allora smettila, per favore!
Pensò, ma non disse, Jimmi.
Scrosciò con la sedia, raccattò quello che era rimasto davanti a lui, mise tutto in tasca e uscì dalla stanza.
Sicuramente era passata anche l’ora delle puttane, perché la piazza dell’Orto era vuota. E sullo sfondo il nero del cielo cominciava a prendere sfumature più chiare.
Jimmi mise la mano in tasca e tirò fuori qualche banconota spiegazzata. Ad occhio e croce trecento. Un paio di giorni.
Ora a casa, se quella si può chiamare casa. Non c’è acqua né corrente elettrica, ma c’è un materasso a terra. Va bene, è più che sufficiente.

****

Jimmi mise la mano davanti agli occhi per non farsi abbagliare dal riverbero del sole su tutti quei marmi bianchi. Affrontò la gradinata e contò 8 scalini, quelli di sempre.
Poi il fresco dell’interno della chiesa, misto all’odore della cera per legno sui banchi, gli fece una bella impressione.
Chissà se quest’odore copre la mia puzza, pensò mentre suonava il campanello per chiamare il confessore.
Pochi istanti e una camminata veloce stava attraversando la navata.
“Prego, chi è che ha bisogno di me?” chiese don Cesare mentre con occhi vivaci cercava il peccatore di turno pronto a redimersi.
Poi vide l’uomo in piedi vicino l’acquasantiera e si fermò, facendo scivolare le braccia lungo i fianchi.
“Tu” disse senza esclamare né chiedere. Solo un dato di fatto: sei ancora qui.
“Sì, sono io, Jimmi.”
“Jimmi. Anche del tuo vero nome hai schifo e ribrezzo?”
“No, ma è così che mi chiamano adesso. Una volta i frati e le suore quando morivano al mondo, come dicono loro, cambiavano nome. Adesso anch’io sono morto al mondo e ho cambiato nome. Tu chiamami pure come vuoi.”
“Che vuoi” ancora una volta senza chiedere, perché la risposta don Cesare la sapeva già.
“Lo sai.”
“E allora conosci anche la mia risposta.”
Poi don Cesare mise le braccia conserte e continuò:
“Perché continui a venire a chiedere soldi se sai che non te ne darò mai?”
Jimmi lo guardò, poi girò gli occhi verso un quadro in una nicchia alla sua destra. Fece spallucce e si voltò per andarsene.
“Dove mangerai oggi?” chiese don Cesare.
“Ho ancora un paio di giorni di buono. Perché, vuoi invitarmi a pranzo?”
“Se vuoi… “
“No, non voglio dover ingoiare spaghetti e prediche. Ne ho fatte e sentite tante che mio escono dalle orecchie.”
“Come vuoi.”
“Non come voglio io, ma come vuoi tu!” ribatté l’uomo.
“Che fai, citi la bibbia?”
Jimmi sorrise all’idea di aver risposto con una frase banale, ma che nella bibbia ha un significato preciso, e questo don Cesare lo sapeva bene. E sapeva anche che Jimmi sapeva.
“Arriverà il giorno in cui qualcuno dovrà impedire a voi preti di citare in ogni momento la bibbia, non se siete degni!” La voce di Jimmi s’alzò impercettibilmente di tono.
“Ma sai che sei ridicolo! Proprio tu mi vieni a fare questi discorsi! Tu che la bibbia l’hai citata per anni, dall’altare e in chissà quanti altri posti. E ora vai in giro a chiedere l’elemosina per i tuoi traffici poco puliti!”
“Io chiedo i soldi per mangiare. E tutto quello che faccio è solo per questo motivo. Ma questi non sono fatti tuoi!” e fece un passo avanti.
Don Cesare assunse una posizione guardinga, ergendosi sulle spalle e facendo un mezzo passo indietro.
“Hai paura? Di me? Ma sei scemo! Che vuoi che ti possa fare! E poi non ho voglia di sporcarmi le mani con te.”
Don Cesare accusò il colpo e fece a sua volta un passo avanti.
“Caso mai sono io che non voglio sporcarmi le mani con te!”
“Ah, ah, ah, ah” cadenzò Jimmi. “Risposta sbagliata! Non sai che i preti devono sporcarsi le mani col mondo, coi reietti, con gli ultimi? Quante belle parole: i reietti, gli ultimi!” e ogni parola suonava scherno.
“Questo dovresti saperlo anche tu! Solo che tu le mani te le sei sporcate con altre cose!” ora don Cesare stava riprendendo coraggio.
“Diciamo che io sono stato beccato, perché a qualcuno andava bene così. Sei d’accordo, frocetto del cazzo?”
“Non ti permetto… “
“Perché pensi che tutto ad un tratto sia arrivata la convocazione di sua eccellenza” e storpiò le parole con enfasi “in cui si diceva che la mia presenza e i miei servizi non erano più graditi? Sua eccellenza non ha avuto neanche il coraggio di dirmelo in faccia!”
Jimmi stava cominciando ad agitarsi, e forse la causa non era solo la discussione col prete. Sentiva vampate di calore e qualcosa stringergli lo stomaco.
“Chi pensi che abbia soffiato a sua eccellenza qualcosa sul mio conto?” ringhiò. “Sì, lo ammetto, era tutto vero, perché a me le donne sono sempre piaciute, anche quelle giovani, molto giovani. Ma questo non mi ha mai impedito di svolgere nel migliore dei modi il mio lavoro. È un crimine desiderare un corpo giovane e flessuoso? Va bene, allora sono io che me ne vado, né tu né il tuo sua eccellenza mi potete cacciare!”
“Ma non ti rendi conto dello scandalo che c’è stato!” disse don Cesare alzando il dito contro Jimmi.
“No! Non me ne rendo conto, non me ne voglio rendere conto! Lo sapevo e sapevo pure che prima o poi si sarebbe scoperto, ma non me ne sono voluto rendere conto.”
Jimmi ebbe uno scatto, poi improvvisamente si calmò.
“Allora non se ne fa niente? Non hai niente da darmi?” chiese con voce suadente.
“No.”
“E allora vai a fare in culo con chi più ti aggrada. Finché qualcuno non spiffererà tutto a sua eccellenza… “
“Non ti permetto di… “
“Ancora con questo non ti permetto! Ma chi sei tu!”
Jimmi avanzò un passo e afferrò il prete per la camicia, spingendolo fino a farlo cadere su una panca.
Don Cesare rimase impietrito e ora guardava Jimmi da sott’in su.
“Ricordati, prete: puoi continuare fino a quando qualcuno non mormorerà a voce più alta del dovuto. Dopo di che non ci saranno sua eccellenza che terranno!”
Jimmi se ne andò, lasciandolo afflosciato sulla panca col viso rosso e un sudore improvviso.
Prima di uscire dalla chiesa si avvicinò ad un inginocchiatoio in legno per la raccolta delle offerte. Tirò fuori dalla tasca un cacciavite, ruppe il piccolo lucchetto e arraffò quello che c’era dentro.
“Fai segnare anche questo sul mio conto” disse a voce alta girandosi verso il prete e mostrando la mano con qualche spicciolo. “Diciamo che è la mia buonuscita dopo anni di onorato servizio, frocetto!” Poi uscì.

****

Di nuovo quelle vampate di calore e quella morsa allo stomaco.
Sapeva cos’era ed era pronto.
L’aveva sempre saputo, sin dalla prima volta.
Quando la polverina gli serviva per restare sempre sulla corda, per non cadere nell’avvilimento, nella delusione forse.
Perché sapere che qualcuno ti vieta una cosa che vuoi a tutti i costi, ti da’ rabbia, ma anche delusione.: delude la persona che guardi allo specchio tutti i giorni, e a cui devi delle spiegazioni.
Quella roba poteva fare miracoli (ghignò al pensiero di un miracolo lontano dal cielo): un bicchiere d’acqua, ed era come prendere un’aspirina solubile. Ma questa funzionava meglio, eccome.
E ora, avvolto da una nebbia giallo-lampione, seduto con le spalle al muro, un cartone per sedile (perché morire per terra come un barbone: questo no, mai!), una bottiglietta d’acqua accanto, guardava il cartoccio grigio e croccante che aveva in mano.
Com’era quella frase che aveva detto qualche ora prima al tizio coi pantaloni abbassati? Quella che gli era venuta proprio bene?
Non sono fatti miei cosa fai del tuo buco del culo oltre che andarci al cesso, ma mi interessa quando tieni quel pezzo da cento in mano.
Proprio così aveva detto e ne rideva ancora soddisfatto.
Il pezzo da cento che era diventato come per miracolo, (un altro, nuovo miracolo!), il cartoccio grigio e croccante.
Ma sarebbe stato l’ultimo buco del culo e l’ultimo pezzo da cento.
Non per stanchezza o vergogna. E neanche per un rigurgito di dignità –quella, lui, non l’aveva mai persa; ma perché sapeva che era l’ultimo, era la liberazione.
Armeggiò con l’acqua e la polvere, mischiando e shakerando; razione tripla questa sera, dovrebbe bastare.
Poi tirò fuori dalla tasca un libriccino nero, ruvido, dall’aspetto antico.
Ne sfogliò qualche pagina, e prese a fissare un cielo buio, muto.
E, sorseggiando, iniziò:
Dominus pascit me, et nihil mihi deerit:
in pascuis virentibus me collocavit,
super aquas quietis eduxit me,
animam meam refecit.
Deduxit me super semitas iustitiae propter nomen suum.
Aveva sempre più freddo.
La mano che tremava ormai non reggeva più la bottiglia.
E il cielo restava muto e buio.
Nam et si ambulavero in valle umbrae mortis,
non timebo mala, quoniam tu mecum es.
Virga tua et baculus tuus,
ipsa me consolata sunt.
Forse non l’aveva immaginato così, ma era così.
Parasti in conspectu meo mensam
adversus eos, qui tribulant me;
impinguasti in oleo caput meum,
et calix meus redundat.

Le parole vagavano sulla pagina; Jimmi non riusciva più a fermarle.
Ma la voce continuava a recitare, perché la memoria è bastarda. Non dimentica, per definizione.
Etenim benignitas et misericordia subsequentur me
omnibus diebus vitae meae,
et inhabitabo in domo Domini
in longitudinem dierum.
*
… per lunghi, lunghissimi giorni e notti. 

_______________
Testo del salmo cosiddetto del buon pastore:
Il Signore è il mio pastore:/non manco di nulla./Su pascoli erbosi mi fa riposare, /ad acque tranquille mi conduce./Rinfranca l'anima mia,/mi guida per il giusto cammino/a motivo del suo nome./Anche se vado per una valle oscura,/non temo alcun male, perché tu sei con me./Il tuo bastone e il tuo vincastro/mi danno sicurezza./Davanti a me tu prepari una mensa/sotto gli occhi dei miei nemici./Ungi di olio il mio capo;/il mio calice trabocca./Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne/tutti i giorni della mia vita,/abiterò ancora nella casa del Signore/per lunghi giorni.

-FINE-

Prendetelo per quel che è e, se volete, riscrivetelo a modo vostro.

TIM



lunedì 17 settembre 2012

Alcune cose...

(qui)
Miii!
Che botta!
... che vagavano per l'aere della stanza e che ho colto al volo.
Credetemi, più di questo, in questo momento, non riesco a mettere insieme!

* La principale caratteristica delle fimmine è quella di disprezzare le altre donne: quella si veste così, quella si muove così, guarda quella con che occhi da gatta guarda. Che sia gelosia?
* Alcuni tra i più grandi dittatori (Franco, Hitler, Mussolini, Pinochet) sono sempre stati i più ossequiosi della religione e della chiesa cattolica e si sono sempre dichiarati credenti. Chissà se il loro dio se n'è ricordato al momento opportuno.
* I me.me., ormai, hanno rotto i maroni! Ma volete sapere pure che tipo di condom uso? (se la vostra risposta è: sì, andate a prenderla leggermente al c**o! -citazione woodyalleniana- con o senza condom!)
* Se la Roma perde in casa 2-3 col Bologna e il Milan idem 0-1 coll'Atalanta, i tifosi dovrebbero chiedere spiegazioni ai propri presidenti. I quali pensano che basti dire: ho speso millemila euro per comprare le cosce di un giocatore, per vendere più biglietti e più diritti televisivi. Perché per loro non esiste la magica Roma o l'invincibile Milan o l'imbattibile Juve, ma solo prodotti da piazzare al miglior gonzocompratore possibile.
Del Piero, che guadagnerà circa 1,6 milioni di euro a stagione, per due anni, ha trovato ad attenderlo all'aeroporto di Sydney 500 persone osannanti. Sarà perché io non guadagno una lira da tre anni che quando prendo il treno trovo solo cessi sporchi e vagoni pieni di zecche ad aspettarmi?
* C'è chi c'ha i soldi, va al negozio, compra la racchetta, le palle del signor Pirelli o del signor Dunlop, va al campo e gioca a tennis. C'è chi i soldi non ce l'ha tutti, allora va, si compra solo le palle, poi va al campo, si fa prestare la racchetta da quello che c'ha i soldi e gioca a tennis. Poi c'è il signor Equitalia, che va direttamente al campo, punta una cartella esattoriale alla testa di uno qualcuno, gli sequestra racchetta e palle e gioca a tennis. 
* Aforisma di Gennaro Bellagamba: Gratis non la da più nessuno, con aggiornamento: e non ti fa neanche la ricevuta fiscale.

TIM

martedì 11 settembre 2012

Provocazioni bastarde



(qui)
ma che inventiva 'st'architetto! 
Avrete capito dai post diradati e dalla scarsa frequentazione dei vostri blog che in questi giorni sono impegnato col lavoro, che è tanto tanto tanto (e per fortuna!). Ma è anche un po' di stanchezza del blog, mancanza di stimoli (ne parlavamo con un amico vicino di cella in questi giorni); e vorrei fare qualcosa di diverso.
Mah! ci penserò.
Intano, per non perdere l'abitudine, ieri sera con Atom heart mother nelle orecchie e il tablet sulle ginocchia ho buttato giù qualche appunto. Perciò eccovi queste piccole  provocazioni bastarde.


- Attenzione! Quelle che seguono sono solo provocazioni,
quindi idee fuori dalla realtà fattuale, morale, giuridica. -

E partiamo.
* Per un anno mettere a disposizione di italiani senza lavoro i posti attualmente occupati dagli stranieri. In tutti i campi, dalle aziende alle cooperative, dallo spettacolo allo sport. In questo modo potremmo vedere (tra l'altro) quanti italiani vogliono veramente lavorare.
* Obbligare le aziende che chiudono gli stabilimenti in Italia, per portare la produzione all'estero, a dare la possibilità agli operai licenziati di trasferirsi nel nuovo luogo di lavoro. Naturalmente con lo stesso trattamento economico.
* In altenativa le aziende dovranno dare al lavoratore licenziato la differenza tra lo stipendio in precedenza da lui percepito e quello dato all'operaio indigeno nuovo assunto.
L'esercito circondi tutti i quartieri a rischio, tipo Scampia, lo Zen, le varie borgate romane, i paesi calabresi e siciliani dove la mafia è padrona, impedendo a chiunque di uscire. Poi fornisca potenti armi a camorristi, mafiosi, e malavitosi vari presenti, fino a che non si siano eliminati tutti a vicenda. Alla fine, i sopravvissuti saranno arrestati.
* Dicevo, in un altro post, che Bossi ha ragione. Non mi fraintendete, non mi voglio trasformare in un qualche omino tutto verde, dalla canotta alla mutanda (tranne che ne portafoglio), o in stile Avatar. Però mentre ero in vacanza al mare, un mesetto fa', pensavo che da noi in Calabria abbiamo coste e spiagge sicuramente anche più belle che le varie riviere adriatiche o la Liguria o la Toscana; provare per credere! Chi c'è stato lo sa. Ma sa' anche che se davanti alla bellezza della natura volesse fermarsi qualche giorno in vacanza, troverebbe... il nulla: non un albergo, non un ristorante. Farebbe km e km senza trovare un minimo di accoglienza. Naturalmente sto parlando in generale, ma tranne che per qualche zona più fortunata (e operosa) il niente caratterizza la realtà turistica calabrese. E lo stesso si può dire della nostra parte montana: boschi e foreste bellissimi (quando gli operai forestali non gli danno fuoco per raggiungere, con l'opera di spegnimento degli incendi, il minimo dei giorni lavorativi che gli garantisca lo stipendio tutto l'anno); la possibiltà, vista la vicinanza mare-montagna, di dormire sui monti e scendere in meno di mezz'ora d'auto al mare. Ma in Calabria, no. Per qualche oscuro (ma non troppo) mistero non è così. Le poche strutture ricettive (escluse, ripeto, poche oasi felici) risultano spesso molto approssimative e inadeguate ad un turismo non dico d'élite, ma anche semplicemente popolare. E allora ha ragione Bossi quando dice che la Calabria non è Italia, non ha la capacità (o la voglia!) di crescere di altre popolazioni regionali. Anni fa un paese calabrese ricevette un grosso finanziamento dalla Comunità Europea per la costruzione di infrastrutture che avrebbero portato crescita economica per mezzo del turismo. Ebbene, i soldi furono rifiutati perché il turismo avrebbe portato... droga e prostituzione! Questa, mi sia permesso di dire da calabrese che ha vissuto 40 anni in quella terra, non è Italia! Si potrebbe proporre a tutta questa gente di chiedere la nazionalità greca o albanese o, vista la vicinanza, di qualche paese africano. Non perché quest paesi siano in qualche modo inferiori agli altri, ma solo per una contiguità geografica. Eppure com'ero orgoglioso di far parte della Magna Grecia e di essere quindi erede di tutta la tradizione culturale ellenistica!
* Facebook sta diventando una piazza per proclami di scazzati (a cominciare da me) e annunci di scoppiati (fatte le debite riserve). Perciò la cosa migliore mi sembra quella di chiudere il profilo; in alternativa potrei lasciarlo e usarlo solo per segnalare i post del blog.
Sull'11 settembre, preferisco non dire niente. Sicuramente, oggi, si dirà tutto e il contrario di tutto. 
Ci sarebbero altre provocazioni ancora più bastarde, ma rischierei l'incriminazione e/o la chiusura del blog.
Perciò, buona giornata e buon lavoro!

TIM

venerdì 7 settembre 2012

Alcune cose che...

... mi stanno proprio qui, sul gozzo, e che devo dire.

Ricordarti che chi parcheggia in doppia fila (anche solo per un attimino), occupa il posto auto di un disabile, non ti da' la precedenza mentre attraversi sulle strisce, un giorno potrà tranquillamente sfilarti il portafoglio dalla tasca o darti una sola in un affare. Perché, tanto, un infrazione alle regole della civile convivenza in più o in meno...

Qualche giorno fa sono passati i Testimoni di Geova (a proposito: la prossima volta che vengono devo chiedere loro di mostrarmi la delega di questo Geova per poter parlare a suo nome) e mi hanno lasciato un volantino intitolato: Tutte le sofferenze presto finiranno!. Forse vuol dire che entro la fine dell'anno Berlusconi, Bersani, Casini e gli altri 900 loro colleghi saranno mandati a svolgere lavori socialmente utili?

Spero che termini presto la battaglia ebook vs cartaceo e si metta lo stesso impegno a produrre, invece, buona scrittura.

Vorrei sapere se i parlamentari che si sono strenuamente opposti alla legge sulla tassazione delle bevande gassate hanno fatto la stessa strenua opposizione quando si è trattato di approvare la legge sull'aumento dell'eta pensionabile. O se abbiano strenuamente proposto un taglio delle pensioni d'oro e un dimezzamento dei loro stessi stipendi.

Le veline guadagnano circa 200 euri per far intravedere dalla mutanda un pezzetto di c**o e smollare un quarto di t**ta sul bancone di Striscia la notizia, per una decina di minuti in tutto, per 6 sere la settimana. Diciamo sui 5000 euri al mese, 30.000 euri all'anno. La Minetti guadagna 150.000 euro all'anno puliti per svolgere più o meno le stesse funzioni, ma sui banchi del Consiglio Regionale Lombardo. Certe disparità devono finire! Bisogna intervenire, protestare, organizzare un dibattito. Un quarto di t**ta è sempre un quarto di t**ta, e un c**o è sempre un c**o! Il mondo dello spettacolo è veramente crudele! 

Ma, alla fine, ricordati sempre che, comunque vada, lo spettacolo deve continuare!

Ciao Freddy!

Freddy Mercury
(5 settembre 1946 - 24 novembre 1991)



TIM

lunedì 3 settembre 2012

I racconti di Marco Vergerio: Testa di tassista


Marco Vergerio in uno dei suoi molti
 incontri ravvicinati... di qualche tipo!
(foto dal suo blog)
Ed eccoci arrivati al terzo ed ultimo racconto surreale di Marco Vergerio, quello che io ritengo il migliore e il più profondo.
Anche qui bisogna uscire dagli stereotipi della scrittura pulita, editata, che richiama qualche grande maestro della letteratura o che si aggancia a qualche filone più o meno di nicchia.
In questo Testa di tassista quello che conta e la lettura di pancia, liberati da ogni stereotipo e da ogni filo logico.
Tanto più siamo legati a classificazioni e alla ricerca della perfezione stilistica, tanto più il racconto ci sfuggirà di mano.
Poi magari per i vostri gusti sembrerà ugualmente un'incomprensibile accozzaglia di parole, ma in Testa di tassista c'è molto di più quello si può superficialmente leggere.
Vi lascio, così, a
Testa di tassista
 Sabato il ventinove di marzo del duemilatre. La luna cala la pressione scende l’asciutto qui non e’ consono.


L’uomo dritto segue solo cio’ che per se stesso ha.
Privilegia la vita innanzi al pensiero o all’azione.

L’uomo dritto sa’ gia’ prima di fare che gli passa per la testa.
… E nemmeno… e per davvero guarda a tutto e sceglie a poco di quel che ha.

L’uomo dritto sa’ gia’ prima di fare e sa cio’ che fara’.

L’uomo dritto non sbaglia perche’ segue lo Spirito e la sua anima e’ amica e collabora al disegno.

I.

Aeroporto.

Periferica futurista strada logistica del niente, simulazione d’uccello ma che vola molto più veloce.

Indaffarato in giacca e palto’…

- Senta subito in Piazza delle Questioni… al 12… lato alto e’ in centro, le pago io la multa… ho molta fretta.
Il taxi non e’ una scelta, come poco nella vita, e’ un sentimento o, forse, qualcosa di piu’, la strada che sei obbligato a seguire perche’ non ci si puo’ nascondere da se’ stessi e da cio’ che Qualcuno ha pensato che sia il destino.

Il taxista:
- Non e’ una questione di soldi, tantomeno di principio, ma Lei quanta fretta ha?.

- Ho la fretta del diavolo e non sono qui per fare della filosofia!.

- Ce ne scampi Iddio dalla filosofia!, ma io posso arrivare dove Lei Deve arrivare nel tempo che Lei ha da spendere. Non so se mi capisce…

- Senta. Questi sono 100 soldi per Lei se fa quello che dice.

- Vede… sa… non e’ per soldi… Lei quanta fretta ha?

- Il mio dio!! Ho gia’ perso piu’ tempo di quanto ne abbia a parlare con un tassista che non mi sta portando dove devo andare… La saluto, ho molta fretta.

- Dove vuole andare non ci arrivera’! … senta… in Piazza delle Questioni… siamo li’ in dieci minuti, le costa solo 20 soldi, ma si calmi, Lei ha troppa fretta.

Chi sono questi due?

L’uomo dritto passa per la sua strada e, se puo’, fa il tassista…

- Lei! Mi scusi se mi permetto… , si’ Lei! E’ un managero, un imprenditore o qualcosa del genere?
- … Si, si qualcosa del genere.
- Mi scusi se mi permetto… di che affari si occupa?.
- Tratto di persone… in pratica devo avallare, come socio, un affare in cui si vende al lavoro di un terzo personale in affitto.

Pausa.

- Ho capito, Lei ha fretta perche’ i suoi soci aspettano di lavorare…
- No! Io ho mille cose da fare e’ per quello che ho fretta, gli operai si trovano sempre, c’e’ sempre bisogno di lavorare e per ogni cantiere per ogni prezzo c’e’ il suo operaio!
- Sara’ come dice Lei, ma tutta questa fretta non le fara’ male?
Non dice niente, anzi, si aggiusta il palto’, guarda fuori dal taxi e rimurgina sul fatto che ha smesso di fumare e ancora si chiede il perche’.

Il tassista accorcia le distanze e annulla il tempo.

- Siamo in Piazza delle Questioni e credo anche cje lei sia in orario, ma… , mi tolga una curiosita’.
Io faccio il tassista e porto le persone dove Devono andare, ma Lei! E’ un bel ragazzo, E’ giovane, e’ piu’ giovane di me… non ha famiglia, ma chi glielo fa fare! Questa citta’, nel mondo, ha sfumature e personalita’ che mai potra’ rivedere!!. Un giro turistico e si innamorera’ dei luoghi e delle persone…

Non guarda neppure la maniglia della porta, scende, imbarca un panetto cemento del traffico limitato… si fa male… non lo da a vedere si rivolge al tassista e paga.

Il tassista – Questo e’ il mio lavoro Lei mi deve solo quello che Deve pagare… io posso fare 100 corse gratis me per trovare un uomo sarei disposto a farne 1000 pagando!.

Chiude lo sportello attento a non imbrigliare il palto’.

Parte veloce come se avesse fretta. Accende la radio. Rallenta dopo la prima via, la gente e’ proprio strana… testa di tassista…

TIM



sabato 1 settembre 2012

I racconti di Marco Vergerio: Derapare e.

Secondo racconto di Marco Vergerio: Derapare e..
Del primo racconto, Il dito, esiste anche quello che i sapienti e dotti amici di blog chiamano un prequel e che ha per titolo (ma guarda un po'!) Prima del dito. Il racconto narra di tutto ciò che accade prima del ritrovamento del dito; purtroppo non ho il testo e non posso quindi condividerlo con voi.
Anche se solo Nick ha lasciato un commento al primo testo, spero che comunque qualcuno di voi abbia letto (e apprezzato) il racconto.
Vi ricordo che le imprecisioni o imperfezioni grammaticale e stilistiche sono volute dall'autore, perciò le ho lasciate così com'erano.
E ora, ecco a voi:
Derapare e.

Quella gnocca non teneva molte distanze da un banco di supermarket, solo non aveva ne’ polistirolo ne’ plastica sottile trasparente. Frattaglie umane aperte al pubblico solo per chi fa lo scontrino.Avrei fatto un piccolo scontro anch’ io se solo la luce mi avesse colpito o l’ amica della nostra gnocca-macelleria-supershop mi avesse lasciato agire.
I.Franco come me era più interessato al sopraggiungere dellainsperata occasione che allo spessore culturale del soggetto:frattaglie o fighe di donna che fossero.mangiamose ‘npanino zozzo”è tardi franco ce ne andiamo! Pugnette!!!”Pugnette… pugnette a F proprio non andava a genio l’idea MASTURBAZIONE, troppo personale no, ci vuole un disinteressato rapporto carnale, come al supermarket quando compri il pollo in polistiroltrasparenteplastica.
Con questi quesiti ed altri ancora l’auto mangia il tempo più in fretta per coprire distanze…proprio non mi viene peggio di così: non c’e’di meglio che rapportarsi con se’ per avere solo quello che ti aspetti o è meglio sostenere posizioni a costo di essere un po’ fessi per farsi pagare da una provvidenza che non ha tempo. Credo che mi farò una sega, smetterò di bere, fumerò al massimo 7 o 8 marlboro al giorno cercherò lo spirito e farò respiri coscienti nell’ordine di UNO e DUE.
II.Non si può iniziare una storia dalla fine di una serata e non si deve tradire lo spirito franco di Franco, non più giovane per niente non più vecchio di me. Un uomo che nutra spirito liberale in un corpo carnalmente secco e ruvido nervoso ed incosciente avendone proprietà, soffre il peso della Zavorra delle Palle. Tutto ciò che questa notte ci da a vedere F e’ sicuramente lo spirito di fondo dell’affrontare la vita bassa e mistica dell’uomo con Zavorra oggi.
Pino diceva solo oscenità, era il suo modo per affrontare la totale perdita di contatto umano spirituale che da anni non raccontava storie al suo cervello di tubista. Al bar Sscicchinnnnniiiiiii di biccheri accompagnavano la solita musica ed il solito sottofondo:P.” Avresti dovuto vederla…io quelle proprio non le sopporto: frigide!!! Con la calza a rete il culo di fuori, fanno un sacco di versi, si truccano ore davanti allo specchio, scelgono i vestiti migliori le acconciature più sexy le scarpe da troia e poi alla fine della serata se ne vanno a casa e non la danno a nessuno. Ci darei io un bel colpo…TUM TUM TUM e se fa male devi stare zitta zitta che poi passa.”F.”…Sarà Pino ma non e’ che non te la danno solo a te?”P.” No no no e’ che non ci sono più le femmine di una volta guarda tua madre: quella si che e’ una donna come si deve, a proposito li fa ancora i pompini?”F” no pino da quando la tua ha abbassato i prezzi non ci va più nessuno e vaffanculo!”
Trangugiando calici e flute di oro frizzante l’inebrio sale a gas come nello stomaco pieno di antiche tartine del mezzogiorno.F” ieri ho pensato sul serio che il sesso non mi interessasse più.P” mi vuoi dire che sei omosessuale F. ? va che non c’e’ niente di male siamo nel 2001.”F”siamo nel 2002 e non sono gay ma temo che la mia testa stia prendendo il sopravvento sugli istinti. quel ragnetto di ieri che la faceva vedere mi ha dato un senso di ripugnante banalità…hai presente P. come andare a fare la spesa al banco della carne al carrefour, però senza polistirolo.”P” secondo me pensare non ha mai fatto troppo bene alla salute soprattutto per tipi come noi F. Bevi finché puoi fatti i cazzi tuoi non mettere il carro davanti ai buoi e lecca la figa!! Questi sono i principi per vivere onestamente nel pieno fondamento delle istituzioni.”Non c’era il viavai di sempre all’ “institutional bar” quel pomeriggio, ma era ancora presto, sicuramente in breve si sarebbe intravista qualche anima in pena atterrare e nel giro di un’ora,cosa che da queste parti può valere anche 3 o 4 drinks alla salute, la conversazione sarebbe stata matura.E’ curioso pensare come P e F avevano passato la loro esistenza fino a quel momento. Pochi studi fatti male tanto tempo passato a zonzo senza idee in testa. Niente facile mai cercare il difficile. Pomeriggi interi passati ad osservare auspici aironi nel deserto bassa in stato confusionale o quasi. Espressioni prese in prestito per giustificare l’altezza del proprio spirito di fronte a scelte e compromessi dei coetanei, o quasi, intorno.III.
Affaccendarsi per sopravvivere a P non andava proprio.Sarebbe quasi bello non avere nulla da fare ma sarebbe ancor più bello avere infinite possibilita’ di fare qualcosa!Io so’ agnorante - risata generale- non so fare niente: taglio tubi e fisso guarnizioni e sto attento a portare a casa la pelle tutte le sere da questa trappola di cantiere!”Che cazzo fai pino lavori o intrattieni la plebe con la tua cantilena di fesserie!!?”Capo cantiere Mazzetti. Ruvido stalliere corvo da guardia sfaticato gestore di ciurme di degradati pensieri costruttivi pratici e materiali che compongono la forza lavoro che traina la sopravvivenza del paese.”Coraggio, il geom. ha detto di abbattere quella traversa perché e’ storta. Non voglio sapere chi l’ha tirata su….solo tiratela giù prima di subito e prima che mi si rigiri lo stomaco e vi vomiti addosso tutta la bile che mi fate mangiare! Coraggio animali al lavoro!.”
Ambiente P. una mattina di un giorno uguale per tutti.Mi sono rotto i coglioni ora sul serio!” P con fare minaccioso guarda il cielo.”Me ne vado sono stufo di prenderlo in culo da questi quattro animali da cortile!”Un lampo.butta il casco a terra lo prende a calci Mazzetti grida , P più forte, uno alza le mani l’altro picchia più forte. Il cantiere schiamazza, il geom non c’e’ tantomeno l’ing. Pino prende il martello,quando qualcuno cerca di fermarlo lo sventurato capo cantiere e’ già a prendere ordini da belzebu’ in qualche appalto di fuoco e fiamme. Il buio. La sirena della polizia e dell’ambulanza in un paio di minuti-ore.IV.
Andiamo a trovarlo P, spesso,quando si può, gli portiamo rhum in bottiglie di plastica. Non ci racconta mai niente ma sappiamo che intrattiene rapporti sessuali via lettera e che conosce le peggiori ninfomani del paese senza averne mai toccata una, dice che quando questa storia sarà finita recupererà il tempo perduto con le piuù porche che si siano mai viste.Franco e’ diventato gay per davvero, non che prima non lo fosse, ma qualcosa in lui gli ha detto la strada da seguire…per fortuna non e’ diventato uno di quelli che ostentano la propria condizione, sculetta un po’ ma e’ più che dignitoso, non si vede molto in giro e nessuno tiene più contatti ……Un negroni cortesemente! tanto ghiaccio e tanto gin!

TIM
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