martedì 31 agosto 2010

Baciamo le mani

Ci sono cose che provocano dapprincipio rabbia, poi solo ribrezzo.
Questa notte non riuscivo a dormire e verso l'una ho cercato un po' di informazione alla tele. La notizia del giorno è sicuramente la visita di Gheddafi a Berlusconi in qualità di presidente del consiglio italiano. Parate militari, cene (gli arabi stanno celebrando ancora il ramadan) ufficiali, arringhe religiose ad un pubblico pagato per stare lì a compiacere l'ospite (un po' come nei talk show), ecc. Ma sulla Televisione Svizzera, che ho sto imparando ad apprezzare per obiettività e imparzialità, ho visto qualcosa che mi ha finito di svegliare: Berlusconi che bacia le mani a Gheddafi. E' un filmato risalente agli inizi di quest'anno, che si riferisce ad un altro incontro tra i due 'amiconi', ma gli abbracci e baci di quest'ultimo evento mediatico rafforzano l'idea del feeling, vero o falso, tra i due. Mi sembrava di vedere il remake di qualche episodio de 'Il Padrino'. C'è chi ha risposto, a chi criticava l'incontro con parata finale di ieri, dicendo che questa è 'politica' e chi dissente non capisce niente.
Certe cose fanno, forse, anche paura.
(la vignetta è di Giannelli, tratta dal blog di Giuseppe Casarubbea)
TIM

venerdì 27 agosto 2010

Classifiche dall'Italietta

Cos'è l'Italietta?
E' questa: guardate le versioni on-line dei principali quotidiani e delle principali agenzie di stampa.
Notizia del giorno: Marchionne che dice: non mi rompete che c'ho degli azionisti (leggi, tra gli altri, Gheddafi) a cui assicurare un dividendo e non posso fare la figura del coglioncello. In secondo piano: il berlusca che dice: chi mi ama mi segua, armiamoci e partite; terza notizia: attentato al PG di Reggio Calabria. Questo è l'ordine di importanza delle cose in Italia, oggi.
E meno male che non hanno beccato ancora Corona alla guida senza patente, sennò la guerra di mafia a chi difende la legalità sarebbe passata al quinto posto.
Sì, perché al quarto ci sarebbe stata la solita intervista alle tette di Belen.
TIM

giovedì 26 agosto 2010

Confessioni di un onesto lavoratore della penna

I commenti di Giardigno65 e di Ariano  (che ringrazio, bontà loro) al mio post "Ho scritto", mi ha fatto venire l'idea di quest'articolo.
Quando scrivo? come scrivo?
Devo dire che come tutte le abitudini cambiano con l'età, le condizioni di vita, le contingenze e gli orari quotidiani mutati, ecc., così è anche per la scrittura. Ho parlato di 'abitudine' alla scrittura anche se so che (almeno per chi come me non si guadagna il pane riempiendo pagine di segni di senso più o meno compiuto) la scrittura non deve essere una routine, qualcosa a comando. Ma chi di voi ha questo maledetto viziaccio, sa che non sempre ti si illumina la lampadina su una certa idea e puoi andare immediatamente davanti al monitor o sulla moleskine a 'mettere nero su bianco'. Il lavoro, la spesa da finire, un incontro galante che ... promette bene, e può essere che passano ore, se non giorni, prima di avere il tempo di scrivere. E magari quando finalmente sei pronto, quell'idea così chiara, quelle parole precise che dicevano perfettamente tutto, non vengono più. Oppure c'è una serata o un fine settimana che ti sei ritagliato apposta per scrivere e ti viene il blocco da pagina bianca.
E allora ci sia arrangia come si può.
Io ho la fortuna di fare da qualche mese un lavoro che mi permette a volte ampi spazi di pausa (anche se dovrei dire 'purtroppo' visto che lavoro nel commercio e se ho tempo durante la giornata è perché non ci sono clienti!) e perciò riesco a gestire bene la cosa: mi basta un blocco di fogli riciclati tagliati a metà e debitamente spillati a portata di mano e almeno l'idea grezza riesco a gestirla. Altra cosa è, poi, sgrossarla fino a farla diventare pagina di scrittura.
Allora: quando e come scrivo?
Non mi prendo mai dei momenti per scrivere 'a priori', cioè non dico mai: adesso mi chiudo in camera e prendo carta e penna. 'Produco' solo quando ne sento la necessità, quando un'idea mi pressa nel cervello; allora cerco di trattenerla il più possibile (come si fa quando ti scappa e non hai un bagno a portata di mano) e appena possibile butto giù tutto, così come viene. Spesso un racconto prende vita anche in due o tre posti diversi, perché magari inzio su un quaderno o un'agenda, poi scrivo due pagine su un notes e poi  finisco su fogli volanti. Questa prima stesura è importante per me, perché il passaggio al computer diventa già una prima revisione del lavoro; e quando scrivo qualche parte direttamente a video vado poi a rileggere tutto quando continuo la stesura.
E' anche vero, poi, che mi è capitato, 4-5 anni fa, di sognare le trame dei mie racconti, per filo e per segno e un paio di essi ('Capitan Alex e i giochetti di Remigio' e Capello liquido' che potrete leggere, con tutti gli altri, appena rieditati sul figlio di questo blog) sono nati e cresciuti proprio così. Erano altri tempi, in cui sia le trame che le stesure vere e proprie erano molto più approssimative di adesso, sicuramente meno curate, perché avevo meno esperienza e ... conoscevo meno trucchetti (eh, le lezioncine di Simone!)
Ho iniziato a scrivere, come quasi tutti, alle elementari, con quelle poesiole in rima che mi rendevano orgoglioso come Di Pietro quando azzecca un congiuntivo; ho ripreso poi con quelle cose in stile esistenziale di cui sono pieni i primi anni delle superiori, dove la morte, il suicidio, la luna e il sorriso della barbie di turno riempiono le pagine. Quindi bisogna aspettare il 1980 e l'Università per la prima 'cosa seria' (il racconto 'Poster' che nacque in due semplici paginette e che a distanza di 30 anni è diventato un racconto di una ventina di pagine che leggerete quanto prima). Poi il buio fino agli anni '90-2000, quando ho sfornato un bel po' di roba, anche se non tutta all'altezza.
Ed ora sono qui. Ritengo di essere un onesto lavoratore della penna (che, attenzione!, non implica pure essere bravo), motivato sicuramente anche dalla possibilità di essere letto tramite il web e il blog di cui sopra - pur se finora praticamente nessuno mi ha detto anche solo 'questa cosa fa vomitare'. Ma io scrivo perché mi piace, quindi vado avanti. Come dicevo qualche post fa, ho dato ad un amico per l'editing un racconto lungo (un'ottantina di pagine) abbastanza impegnativo, su cui ho lavorato per parecchio tempo e vorrei che uscisse per bene, con tutti gli attributi al posto giusto. E poi sto lavorando già a qualcos'altro, e poi ... ma cosa volete di più!
Avete voglia di riascoltare questa?
TIM

martedì 24 agosto 2010

Ho scritto

Avevo preannunciato, anzi minacciato, che avrei parlato delle mie letture e scritture delle vacanze.
Per le letture vale il post precedente sull'Alligatore di Massimo Carlotto.
Per quanto riguarda la scrittura devo confessarvi di  essere rimasto un po' indientro. Non che non ne avessi e/o abbia voglia. Anzi. E' che sono rimasto bloccato quasi due mesi (sì, proprio due mesi!) sul finale di un racconto lungo, 10mila e più parole, a cui mancavano le paginette finali. Avevo in testa tutto: quello che facevano i personaggi, le parole, la frase finale ... e che non sapevo come farli muovere materialmente per la strada. Può sembrare stupido, ma decidere se il tizio va a destra o a sinistra e se fa prima una cosa o prima l'altra a volte mi mette in crisi. Così l'altra sera (diciamo pure notte) ho deciso e, balzando su dal mio candido lettino (parafrasando 'il' Guccini di cui foto e musica), ho preso carta e penna e ho buttato giù quello che mi sembrava il finale migliore. Ora il suddetto racconto riposa nelle mani fidate di un amico a cui ho chiesto di fare l'editing (e so che ce la metterà tutta), perché io, sinceramente, avrei solo incasinato la situazione a rivederlo per l'ennesima volta. Vi parlerò meglio del racconto (che non ha ancora un titolo definitivo, anzi non ce l'ha per niente) quando sarà pubblicato su I Racconti del Garage, che come forse saprete è il blog su cui sto pubblicando i vecchi e nuovi lavori, frutti sudati di una vita da scribacchino.
Ora finalmente potrò dedicarmi al continuazione di un altro raccontino, iniziato dopo Pasqua, prima della crisi da 'finale', che dovrebbe intitolarsi 'I guardiani dell'Universo', ma mi sa che come titolo esiste già, devo controllare. E' una cosa un po' strana di cui non vi anticipo niente, anche perché è ancora tutto in fieri.
E poi chissà, magari domani mi sveglierò e avrò in testa una storia tutta nuova, mi siederò a tavolino e la metterò su carta nel giro di qualche ora.
Si sa che la notte porta consiglio.
E questa la conoscevate?
TIM

lunedì 23 agosto 2010

Ho letto ...

... l'Alligatore ... e placet. Eccome. Mi ha fatto passare  lunghe e proficue ore di lettura sotto l'ombrellone. Placet perché Marco Buratti (l'Alligatore, appunto) non si da arie alla Humprey Bogart e non ha la nevrosi alla Adrian Monk. E' sfigato ma al punto giusto, senza sdolcinature; è intelligente ma ha sempre bisogno di Beniamino Rossini (conosciuto al gabbio anni prima) e Max la Memoria (rivoluzionario convinto, ma che invece della pistola usa il computer) per quagliare le soluzioni e fare il lavoro sporco. Insomma, è uno qualsiasi davvero, non solo un personaggio letterario.
Quelle di Marco Buratti sono storie plausibili, che potrebbe essere fatti di cronaca vera, raccontate da un testimone imparziale, che fa sentire il puzzo di urina quando l'eroe se l'è fatta sotto dalla paura.
Certo alla fine vince sempre lui, ma non è scontato che ne esca pulito e contento. In fondo nella vita si può anche vincere e con ragione, ma restare con l'amaro in bocca per come sono andate a finire le cose.
I personaggi di Massimo Carlotto non sono buoni o cattivi per partito preso o perché così fa comodo a lui e alla storia, ma perché ci sono diventati nell'arco della loro vita. E così anche i cattivi, a volte, ti fanno pena, e quando -invariabilmente- fanno una brutta fine, ti dici che forse era meglio così, per la società, per chi gli sta intorno e per loro stessi; e se muoiono è perché devono morire, non perché in quasi tutti i romanzi i cattivi muoiono.
L'edizione che ho avuto sotto mano era un I Super e/o, che raccoglie due racconti e cinque romanzi (quest'ultimi in ordine d'uscita, anche perché così si capisce chi sono e come vengono fuori i vari personaggi).
Non avevo ancora letto niente di Carlotto, ma penso che mi andrò a cercare qualsiasi altra cosa ci sia in giro per i mercatini, e metterò i suoi volumi insieme a quelli dei miei autori preferiti. Perché quando leggere un libro mi fa venire voglia di scrivere, anche se non è il mio genere, è segno che mi piace davvero.
L'Alligatore è un ex cantante di blues a cui la galera 'ha seccato la voce', che vive in un suo locale, e che beve esclusivamente calvados. Così ho pensato di fargli un omaggio, proponendo a voi un  maestro del genere; sono sicuro che Marco Buratti ne sarebbe contento.
TIM

venerdì 20 agosto 2010

Ho visto leggere

Le due settimane ‘marine’ mi sono servite non solo per darmi alla lettura, ma anche per tastare il polso alle letture degli italiani; per vedere che hanno in testa, guardando attraverso il buco della serratura delle loro letture. E così ho deciso di fare un esperimento, un piccolo sondaggio: sbirciare le copertine dei libri sotto gli ombrelloni. Certo da questo non posso dire che ‘gli italiani leggono così’, ma mi ha divertito farlo e devo dire che qualche piccola sorpresa (al positivo e al negativo) c’è stata.

Tra i classici posso senz’altro annoverare John Grisham (Il ricatto), Agata Cristhie (Destinazione ignota), George Simenon (L’impiccato di Saint-Pholien). Un classico, anche se nella sua categoria (nel senso che ha fatto esplodere un genere) è senz’altro Stephenie Meyer col suo Twilight.

Un nome che non avevo mai sentito (qualcuno mi sa dire qualcosa o ricorro a Wikipedia?) è Souci Gaétan con La bambina che amava troppo i fiammiferi.

C’erano anche un po’ di italiani; niente di impegnativo, almeno dal mio punto di vista: Valerio Massimo Manfredi (Alexandros), Fabio Volo (con addirittura due titoli!: Esco a fare due passi e Un giorno in più. Ma è davvero bravo o c’ha molti ammanigliamenti?), Giorgio Faletti (Io uccido; su questo sono sicuro: è uno di quelli che vende perché ha già un nome; un po’ come Bruno Vespa che appena mette le mani sulla tastiera sa già che quelle parole finiranno sugli scaffali delle librerie, anche se è la lista della spesa!).

Per dovere di cronaca, devo dire che la maggioranza assoluta (con 5 titoli!) spetta alla collana Harmony, ma su questo non penso di dover perdere altro tempo

Per ultimo ho lasciato un autore di cui ho sentito parlare molto e molto bene, così come di alcuni suoi libri: Corman McCarthy con La strada. Sinceramente non ho letto niente di suo, ma mi è stato presentato come uno tosto. Il mio amico The Duke  mi dice che è assolutamente da scoprire e probabilmente lo farò quanto prima; per adesso sono impegnato con la summa delle summe, il libro dei libri, in tutti i sensi: La Trilogia di Valis; ma su questo vi dirò in seguito.

Questo è quanto, cari amici. Avete qualche considerazione da fare su questo piccolo sondaggio? Il garage di Demetrio è a vostra disposizione, come sempre.

Io che posso dirvi? Non è stato molto entusiasmante fare certe scoperte, ma d’altra parte la notizia bomba del giorno, almeno nei giri dei giovani, è che Steve Lachance non è stato riconfermato per il prossimo anno di ‘Amici’. Non chiedetemi chi sia il tizio in questione; d’altra parte dubito che chi impianta dibattiti sul licenziamento di cui sopra sappia chi è Philip K. Dick o anche solo John Grisham (ma penso conoscerà benissimo Federico Moccia). Sto facendo polemiche?
Questa  forse non la conoscete, ma val la pena ascoltarla.

TIM

giovedì 19 agosto 2010

Ci (ri) siamo, ragazzi!

E si ricomincia.
 Speriamo non sia tutta un'illusione, come la foto di fianco, ma le premesse per riprendere alla grande ci sono tutte. Più avanti vi parlerò della mie (proficue) letture e delle mie (scarse) esperienze di scrittura. Ma va bene così. Mi sento carico di riprendere tutto ... anche il lavoro! Un ben tornati a tutti, agli amici e a quelli che passano ogni tanto. E, nell'attesa,  a tutti voglio dedicare un po' di buona musica.
TIM
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...