venerdì 19 aprile 2013

La valle delle croci spezzate, di F. Clama


C'è un giallo nel giallo! Che fine ha fatto Franca Clama?
Ricapitoliamo. Ho acquistato all'ultimo mercatino dell'usato questo La valle delle croci spezzate di Franca Clama per svariati motivi:
- era un giallo (un vecchio giallo mondadori, di quelli che solo la copertina fa tenerezza!); 
- di un'autrice italiana (quindi doppio interesse ai miei occhi: italiana e donna); 
- ha vinto il premio Tedeschi 1983 (per cui dovrebbe avere una certa consistenza letteraria);
- ultimo ma non ultimo: è costato solo 0,50 euri (che non guasta).
La trama (riassumo io perché non ho trovato niente in giro): in un paesino di confine (siamo zona Udine e dintorni) un variegato mondo si muove attorno ad una donna, sola, zitella acida e vendicativa, che ha alle spalle una storia vecchia quanto lei e che, alla fine, coinvolgerà insospettabilmente tutti gli altri. C'è anche un appuntato dei carabinieri, alcolizzato e senza molta fiducia in se stesso e nel mondo, e un prete molto... moderno. Punto.
Il romanzo si legge subito, è molto elementare quanto a scrittura e trama. Sembra che l'autrice si sia fatta uno schema della storia e abbia poi riempito gli spazi vuoti dei capitoli. Mi direte: è così che normalmente si fa! Si, lo so, ma in questo caso tutto è smaccatamente a portata di mano, se capite quello che voglio dire.
Non che la storia non sia valida, ma si nota che chi l'ha scritta è alle prime armi.
I personaggi sono tutti scolpiti nella pietra, nel senso che una volta che l'hai inquadrato non si discosta dall'impressione che ti ha fatto; nonostante ciò non diventano stucchevoli, pare quasi di leggere una favola per bambini ma raccontata da adulti ad adulti.
Il paesaggio è di quelli che piacciono a me: un paesino, la montagna, il ruscelletto, un posto dove darei qualsiasi cosa per vivere, insomma.
È l'autrice stessa che racconta la genesi del suo romanzo nell'intervista che c'è nel volume: si trovava con amici nel paesino che poi è diventato il luogo del romanzo e qualcuno ha detto: chissà come sarebbe se qualcuno uccidesse la signorina X! Così la Franca butta giù una paginetta, che diventerà poi il prologo, e lascia tutto nella borsa (eh! le capienti borse delle donne!). A distanza di un annetto ritrova la pagine e... da lì ne viene fuori tutto il romanzo, che viene presentato al premio Tedeschi e alla fine risulta vincitore.
Una curiosità: nell'elenco cronologico del Premio Tedeschi, nato nel 1980 e vinto per la prima volta nientepopodimeno che da Loriano Macchiavelli con Sarti Antonio, un diavolo per capello, il nome di Franca Clama viene dopo quello di Maria Alberta Scuderi, con Assassinio al Garibaldi e prima di quello di Claudia Salvatori, con Più tardi, da Amelia. Un terzetto tutto al femminile!
Ma vi avevo detto che c'era un giallo nel giallo!
Ed eccolo qui: Franca Clama scrive questo suo primo romanzo e poi... sparisce, nel senso che non pubblica (o riesce a pubblicare) più niente! Sarà che non c'ha neanche provato (ma nell'intervista dice che quei personaggi potevano andare bene per un'altra storia)? Sarà che la riuscita di un secondo volume non è stata all'altezza della prima (può essere, visto che ho letto di molto meglio anche tra libri che non hanno vinto niente)? D'altra parte si sa come va l'editoria...
Questo si che è un giallo!
Tuttavia Franca Clama non è l'unica ad aver vinto il premio Tedeschi, nel 1997, e non aver pubblicto poi più niente. Si tratta di Nello Rossati con La valle delle baccanti, del 1997 (evidentemente mettere la parola valle nel titolo porta male!). Ma in questo caso Rossetti è stato comunque regista e sceneggiatore di film non proprio cult, anche se hanno avuto tra gli interpreti, ad esempio, Ursula Andress e Franco Nero. Ma con titoli come: Io zombo, tu zombi lei zomba (Montagnani-Cassini), o La nipote, o L'infermiera, il quadro è chiaro.
Bene, mi sembra che per oggi è tutto.
Piccola parentesi. Qualcuno forse si chiederà che fine ho fatto, visto che siamo scesi a una media di un post a settimana se non meno. Ma qualcuno potrebbe anche non chiederselo e non fregarsene niente. In ogni caso, a parte alcuni motivi più... personali, mi trovate più facilmente tutti i giorni su Twoorty. Passate a trovarmi!

TIM

lunedì 8 aprile 2013

Acquisti mercatali e qualche facezia

i fortunati acquisti della domenica
Ieri non ho avuto visioni o messaggi per voi, quindi oggi facciamo solo quattro chiacchiere al rientro dal fine settimana.
* Folla oceanica all'insediamento del nuovo papa. Che poi mi sono sempre chiesto: se l'insediato di turno prende posto su una poltrona, perché si dice insediamento? Forse perché impoltronamento suona male? Mah, non so.
** Altra folla oceanica davanti ai televisori per applaudire il secondo posto di Valentino Rossi nella prima gara di moto dell'anno. Ma io mi chiedo (quante domande!): ma tutta questa gente dov'era quando anni fa il tipo in sella alla moto blu e bianca ha patteggiato col fisco uno sconto di... 75 milioni di euro? Qualcuno ha spiegato loro che quei 75 milioni regalati sono stati presi, euro per euro, dalle loro (e nostre) tasche?^
*** Folla oceanica ieri anche a Pontida, dove i leghisti rimasti si sono riuniti per celebrare il funerale di un mondo che sta scomparendo. Ad un certo punto, coupé-de-theatre, il Bobo-Batterista (che ci volete fare: è una caratteristica di Maroni non dimenticare mai i suoi trascorsi, di voler ricomporre sempre in qualche modo la banda, un po' come i Blues Brothers) comincia a sventolare davanti alla folla sbavante i 13 diamanti che Belsito aveva accattato sottobanco; e proclama che li restituirà alle sezioni del partito. Alle sezioni del partito?!? Ma quella è roba nostra, del popolo italiano che aveva deciso con un bel referendum di non dare più finanziamenti ai partiti e si è ritrovato a dargli il rimborso, proprio grazie agli amici del senatur e dei caporioni di tutti gli altri partiti!
Insomma, una domenica da farsi ingrossare un bel po' il fegato.
**** In compenso, al mattino ho fatto la solita visita al mercatino dell'usato che si tiene ogni prima domenica. E, qui di seguito, c'è l'elenco dei trofei portati a casa dopo la caccia (tra parentesi il prezzo d'acquisto):
- La valle delle croci spezzate, di Franca Clama. Ho inziato a leggerlo e devo dire che è simpatico, con personaggi strani per un giallo, non in quanto personaggi, ma per come vengono descritti: pare di stare a guardare dal buco della serratura di una vecchia zitella. (0,50 euri)
- Estate Gialla 1980 e Inverno Giallo 85-86: classiche raccolte del Giallo Mondadori, quelle che preferisco, dove puoi incontrare autori sconosciuti (almeno per me!) e storie davvero interessanti. (0,50 euri cadauno)
- I dieci volti del delitto, di E. Wallace. Un Mammut(tone) Newton Compton del 1995, ormai fuori catalogo. Non mi sono lasciato scappare quest'occasione: 10 romanzi di Wallace tutti insieme, roba da portare, per esempio, in vacanza per una full immersion d'annata! (1 euro) Magari accompagnato da qualcosa di un po' più  forte, come questo
- Tutto ciò che muore, di J. Connolly (2 euri) Tempo fa avevo acquistato il sesto libro della serie del detective Charlie Parker (che già solo il nome mi fa tremare, vista la mia venerazione per il Parker jazzista!), Anime morte, ma dopo poche pagine l'avevo messo da parte perché non riuscivo a seguirne il filo. Poi un amico blogger, che non ricordo chi fosse, mi disse che per gustare appieno questa serie di Connolly avrei dovuto iniziare dal primo romanzo, appunto questo Tutto ciò che muore. Ora ce l'ho finalmente in mano e non vedo l'ora che arrivi il suo turno di prendere posto sul mio comodino!
L'istinto del lupo - La legge del lupo solitario, di M. Lugli. Bis di romanzi in unico volume (3 euri). Ho già letto Sei passi nella nebbia e Delitto perfetto (entrambi in ebook) di Lugli e questo mi ha spinto ad investire l'esorbitante cifra che vedete in alto per entrare nel mondo del suo Lupo. (Solo ora, a distanza di 10 giorni, mi accorgo dell'errore di persona! I due ebook sono di Francesco Lugli, mentre il libro è di Massimo Lugli. Chiedo venia! Però, pure tutti quelli che hanno letto il post, non se ne sono accorti?)
- Prega detective, di J. Ellroy. (3 euri) L'ho preso perché volevo leggere qualcosa di minore di Ellroy. Molti non ne parlano benissimo, ma... come si dice: leggere per credere!
- La lunga calda estate del Commissario Charitos, di P. Markaris (3 euri). Ho sempre sentito parlare di Markaris e del suo personaggio seriale commissario Charitos, ma non avevo mai avuto l'occasione di mettere le mani su un suo libro. Ora l'occasione è arrivata.
- Segreto di famiglia, di R. MacDonald (0,50 euri). Non c'è un motivo particolare per l'acquisto di questo libro se non che... è un'edizione del 1961! Mi ha affascinato tenere in mano quel volumetto, leggerne la data di pubblicazione (io avevo appena un anno e un paio di mesi), vederne la rilegatura approssimativa ma resistente nonostante i suoi 50 e passa anni, ammirarne la copertina un po' retrò, sentire... l'odore della carta antica (sperando che nessuno, a questo punto, mi tiri virtualmente appresso tastiera, monitor e colonna)! Mi ha riportato a quando, appena 14-15enne passavo le mie estati in montgna a leggere sotto i pini e gli abeti edizioni simili del Giallo Mondadori, tenendo conto che a quel tempo, i volumetti avevano appena 3 lustri. Ma allora tenevo in mano anche edizioni degli anni '50.
Bene, ho concluso.
Vi lascio alle vostre cose, sperando che nei prossimi giorni il tempo sia clemente e che tutto fili liscio.
Mantenetevi forti e in ascolto!

TIM 


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^ Prevengo qui le osservazioni che mi vengono fatte ogni volta che parlo di questa cosa: io non ce l'ho con VR di persona personalmente. Ce l'ho con lui in quanto evasore graziato dallo stato. Così come ce l'ho con Pavarotti (pace all'anima sua e alla sua eredità), con Grillo, con tutti quelli che a fronte di milioni di euro rubati alle mie e tue (di te che stai leggendo) tasche hanno patteggiato un'elemosina da fare all'erario. E naturalmente ce l'ho con tutti queli che le tasse non le pagano per niente, con tutti queli che non assumono regolarmente i dipendenti... avete capito insomma! E ce l'ho con lo stato che fa i condoni. Dite che si legge che sono molto inc***to?

mercoledì 3 aprile 2013

La chiesa che uccide il vangelo

C'è modo e modo di raccontare una storia, a maggior ragione di raccontare la storia, che di storie è fatta.
Quella che voglio raccontarvi di oggi è la storia di un uomo e della sua lotta contro il potere. Che non è solo la lotta contro un gruppo che ha il comando, ma contro un modo di leggere, intendere la realtà.
Parlo di Francesco di Assisi, tornato pubblicamente sulla bocca di tutti oggi, dopo l'elezione del nuovo capo della chiesa di Roma che ha scelto per se proprio il suo nome, per quella che dovrebbe essere (nelle sue intenzioni senz'altro condivisibilissime, almeno dai cattolici) un'operazione di restyling profondo.
Ma prima di arrivare all'oggi, voglio tornare all'uomo di Assisi e alla sua storia vera. Per vera intendo non quella agiografica, ufficiale, ma quella che si può intravedere dalla lettura di tutti gli scritti dell'epoca che lo riguardano. Scritti che si possono trovare nelle cosiddette Fonti Francescane. *
Sappiamo tutti della sua vocazione alla chiesetta di san Damiano d'Assisi (chi non ne ricorda il crocifisso, ormai simbolo di Francesco e comparso in tutti gli innumerevoli film girati sulla sua storia?) quando, mentre era in preghiera, sentì le parole di Cristo che l'invitavano ad andare a riparare la sua chiesa che, come lui poteva vedere, era in rovina. La semplicità dell'uomo-Francesco gli fece credere che l'invito era a restaurare materialmente quell'edificio; cosa che lui fece, andando a rimettere in sesto anche altre due chiesette abbandonate nelle vicinanze.
Ma l'opera che gli era stata richiesta era ben più grande, come Francesco capì ben presto: si trattava di rimettere in piedi la chiesa gerarchica, l'istituzione, fatta di papi, vescovi, cortigiani, preti.
Il rapporto di Francesco con l'istituzione e quindi anche con la chiesa gerarchica, fu sempre particolare, se non difficile: egli accettò di sottomettersi, ma solo per una sorta di convenienza, per avere le mani libere di agire. Ed infatti ecco cosa accadde.
Siamo tra la fine del 1100 e l'inizio del 1200 e sono moltissimi i movimenti cristiani formati da semplici credenti che stanno nascendo; pensiamo anche solo ai catari (o albigesi), per fare l'esempio di un gruppo molto conosciuto. Tutti questi gruppi sono considerati eretici dalla chiesa ufficiale, perché professano dottrine contrarie a quelle dogmatizzate dalla curia papale (e perciò imposte a tutti i cristiani). In verità i catari, come anche i valdesi e i dolciciani -per restare più o meno nell'epoca-, professavano una sola, essenziale, volontà: la possibilità di leggere personalmente la bibbia, senza il passaggio attraverso la spiegazione data dalla chiesa di Roma. Dalla lettura diretta della bibbia, queste comunità traevano insegnamenti spesso contrari a quelli predicati dai preti e dai vescovi, specie per ciò che concerneva l'autorità all'interno della chiesa stessa, la povertà, e anche questioni teologiche di non poco conto ma che qui non mi interessa affrontare.
A noi oggi quest'aspetto della lettura personale della bibbia può sembrare marginale se non ridicolo, visto che chiunque può andare in un qualsiasi centro commerciale e acquistare una copia della bibbia a 3 euro e 90. Ma se ci pensiamo bene non lo è. Anzitutto c'è da tenere conto che a quei tempi non esisteva ancora la stampa e possedevano una copia della bibbia solo i ricchi che si potevano permettere di farsene fare una copia a mano. Questo aveva come conseguenza che nessuno (tranne appunto i pochi ricchi e i preti) conoscevano il testo vero della scrittura: la stragrande maggioranza dei credenti conosceva della rivelazione cristiana solo ciò che i professionisti della scrittura sacra, i preti appunto, divulgavano.
Francesco, ricco di famiglia prima di fare la sua scelta, era riuscito ad entrare in possesso di una copia del vangelo da un mercante francese che era in affari col padre. Ed è lì che viene a conoscenza diretta delle parole e della vita di Cristo.
Accorciamo un po' la storia e arriviamo al momento in cui egli lascia ogni cosa, si spoglia materialmente dei vestiti lussuosi e inizia, con pochi amici, una vita di povertà, preghiera e assistenza ai poveri e lebbrosi.
Il movimento negli anni era cresciuto a dismisura, accogliendo persone di ogni ceto e di ogni cultura, e proprio per la paura che il gruppo venga considerato alla stregua di un qualsiasi movimento eretico, e quindi perseguitato, Francesco capisce che è importante avere una qualche autorizzazione da parte della chiesa ufficiale per poter andare in giro a predicare la parola della scrittura. Consigliato anche da un suo compagno esperto di diritto, decide di dare una regola al suo piccolo gruppo e di farla approvare dal papa, in modo da avere un lasciapassare per il loro progetto. 
Raggruppa in una ventina di capitoletti (di cui non resta niente ma che sono conosciuti come la Regola non bollata) gli orientamenti di vita che il suo gruppo si era già dato a partire da alcuni pochi versetti tratti dal vangelo: egli descrive la vita cristiana così come viene fuori da quei documenti sacri e come egli e i suoi fratelli vogliono viverla.
E qui Francesco si scontra frontalmente col potere: il papa non accetta questa regola, ritenendola un semplice elenco di passi evangelici e, soprattutto, mancante di una qualsiasi riferimento alla chiesa e all'obbedienza che i frati devono ad essa. 
È lo scontro tra due mentalità, tra due modi di intendere la fede. Da una parte Francesco, che ritiene di dover vivere secondo quello che al proprio cuore e alla propria coscienza dettano i vangeli. Dall'altra Onorio, discendente e attuale regente della gerarchia ecclessiastica, che ritiene che solo attraverso i dettami, gli obblighi e l'obbedienza alla chiesa si possa diventare cristiani.
Francesco accusa il colpo, ma pensa anche a ciò che è più importante in quel momento: avere un'autorizzazione per poter liberamente andare a predicare e vivere il vangelo.
Siamo nel 1221 e Ugolino ed Elia, due suoi compagni, esercitano una forte pressione su Francesco perché riscriva la regola inserendo i desiderata del papa. Francesco si ritira con alcuni pochi e fidati fratelli d'avventura a Fonte Colombo, vicino Rieti e qui dopo molti travagli interiori (deve controbilanciare la sua volontà di vivere il vangelo in pienezza e gli ordini papali) mette giù una nuova regola di vita (ufficiale) per i suoi frati, tale da, come suol dirsi, salvare capra e cavoli. Ma passeranno ben due anni.
Naturalmente papa Onorio III approva questo documento e il 29 novembre 1223 emette la bolla papale Solet annuere, con cui nasce giuridicamente l'ordine religioso di Francesco di Assisi: da questo momento nessuno potrà fermare i frati che potranno andare così in giro per i mondo a vivere la propria vita secondo i dettami del vangelo.
Francesco è ormai molto malato (soffriva agli occhi e al fegato) e quest'ultima battaglia ha minato ancor di più la sua salute e, soprattutto, il suo stato d'animo. Così abbandona definitivamente l'ordine e va a vivere con pochi frati nei boschi, dove continua la sua ricerca della verità evangelica.
In estrema sintesi, questi sono i passi che mi interessavano.
Oggi.
Non voglio entrare nel merito di ciò che papa Francesco fa e farà. 
Ma mi preme sottolineare che, finché esisterà una chiesa gerarchica, dove i credenti sono tenuti all'obbedienza ad un uomo prima ancora che ai dettami del vangelo (il cattolico è tenuto a dare il proprio assenso del cuore e della mente a ciò che il papa dice e sentenzia in materia di fede e morale), ci sarà poco spazio per lo spirito del vangelo e della scrittura tutta. 
= Piccola parentesi. Qualcuno sicuramente dirà che nella chiesa cattolica esistono uomini come don Gallo, don Ciotti, Peppino Puglisi e tanti altri. Ma mi si darà atto che il loro lavoro e la loro testimonianza non hanno la stessa rilevanza all'interno della chiesa di un pronunciamento papale o curiale. E non voglio neanche sfiorare altri argomenti (tipo la ricchezza dell'istituzione-chiesa) che sono davanti a tutti. Alcuni di questi discorsi, devo dire per completezza di pensiero, possono essere fatti anche per altre chiese che si richiamano a Cristo e al suo vangelo. =
Allora forse il rinovamento di una chiesa che si richiama a Cristo, dovrebbe partire anzitutto da Cristo.
Francesco (l'uomo di Assisi) l'aveva capito e aveva tratto le conseguenze.

TIM





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Fonti Francescane: volume che raccoglie tutti gli scritti e le biografie di Francesco e Chiara d'Assisi e i documenti che su loro furono scritti all'epoca, quindi nell'immediatezza dei fatti avvenuti.
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