giovedì 28 marzo 2013

Reportage dalla Repubblica dello Stato Libero di Ananas

Dal nostro inviato
Mara: la portavoce del neo presidente della Repubblica

Un'aria di primavera tipicamente copacabana ha salutato l'apertura delle finestre del nuovo inquilino del Monte questa mattina.
Dopo aver chiesto il nome alla ragazza che aveva avuto l'onore di passare la nottata con lui, il nuovo presidente della Repubblica dello Stato Libero di Ananas ha messo la dentiera e si è liberato del pannolone.
Queste indiscrezioni, avute peraltro da fonte più che attendibile, confermano che il dr. Pier Lisio Belin Scuro non ha perso lo smalto.
C'è da segnalare nel frattempo che, nella riunione di ieri sera col suo staff, il neo presidente ha rivelato alcune delle innovazioni che apporterà nell'immediato.
Anzitutto, per abbattere i costi della politica, la parata militare per i festeggiamenti della repubblica sarà spostata in un giorno (ancora da decidere, ma probabilmente verso la fine) del mese di settembre e sarà sostituita da una sfilata di Escort. Alla domanda di un collaboratore sul perché avesse scelto proprio una marca d'auto straniera, il neo presidente ha specificato che non si tratta di sfilata di auto, ma di uno spettacolo a cura di una categoria di lavoratrici protetta, le quali marceranno in lingerie e metteranno in scena, alla fine, uno spettacolo di burlesque. Pensava poi ad un'estrazione a sorte tra le partecipanti per stabilire turni di servizio al Monte. Ma su questo punto ha rimandato la decisione a dopo l'incontro col nuovo presidente del consiglio dei ministri.
Quest'ultimo, incalzato qualche giorno fa da un gruppo di pensionati che manifestavano in piazza scandendo slogan tipo: "Sai dove te la puoi infilare la banda larga!" e ancora "Se uno vale uno, una testa di c***o è pur sempre una testa di c***o!", ha risposto con un post sul suo blog in cui ribadisce con chiarezza uno dei punti fermi del suo programma di governo: "Siete tutti morti!".
Ma tornando al nuovo inquilino del Monte, è trapelata un'altra notizia, questa volta su una proposta di legge che suggerirà al nuovo premier per rilanciare nell'immediato l'economia. Pare, ma le voci non sono state ancora confermate, che si tratti di un progetto riguardante alcuni contratti part time, praticamente "a ora, mezz'ora e veloci" denominato cchiu pilu ppi tutti. In questo progetto rientreranno anche le nuove tecnologie tanto care al neo premier del consiglio. Infatti saranno creati cataloghi digitali dove le lavoratrici potranno inserire i loro curricula, corredati da foto e dai commenti di chi ha già potuto testare la loro professionalità. Anche le richieste da parte dei futuri clienti potranno avvenire per via digitale, la qual cosa renderà più democratica la discussione politica e il mondo del lavoro.
Siamo certi che con queste premesse si potranno non solo sbloccare potenzialità lavorative, ma si incentiverà anche lo sviluppo della libera impresa.
La lungimiranza dei nuovi governanti, che risalta fulgidamente persino da queste poche ed elementari proposte, ci fa ben sperare per una ripresa sociale ed economica della beneamata Repubblica dello Stato Libero di Ananas.
Restiamo sempre pronti ad informarvi su tutto ciò che avviene in questo paese, che sta diventando esempio di rinascita culturale e sociale e che potrà un giorno, ne siamo certi, esportare nuovi esempi di democrazia e di sviluppo.
Gegè Poparuolo
(inviato speciale de Il Prostrato 
- Libero Giornale)

TIM









martedì 26 marzo 2013

Alcune cose... tra il serio e il faceto

* Io sono il migliore. Non ci sono santi che tengano.
Chi è come me?
Sono il più bello e contemporaneamente il più intelligente. Forse ci può essere uno che sia il più bello al mondo, ma non sarà anche il più intelligente. E viceversa il più intelligente non sarà il più bello. 
Ma io incarno tutte e le due le forme dell'essere umano, da quando è sceso dagli alberi fin quando si è seduto in poltrona a guardare la farfalla di Belen.
Io sono il migliore. Lo ripeto perché questo concetto vi entri bene in testa. Perché poi vi interrogo e voglio che mi diciate tutto ben bene per filo e per segno.
Io sono il migliore. E ve ne do la riprova, qui e adesso, non come i politici che promettono, promettono e dopo eletti non mantengono mai.
Io, cari miei, sono il migliore perché conosco cose che voi non potete neanche immaginare: il PIN del mio bancomat.

** Devo sbrigarmi a raggiungere il Nirvana nel mio ciclo di reincarnazioni: tra 5 miliardi di anni la terra finirà.

*** Morirò giovane, lo so'. Ma l'unico rammarico che ho e che non potrò vivere abbastanza da trascorrere gli ultimi anni da pensionato: un sigaro, una panchina, e un pannolone di ultimissima generazione, ultrapiatto e a prova di fuoriscite maleodoranti.

**** Certe notizie mi turbano: la crisi colpisce proprio tutti!








Ed ora che siete arrivati fin qui, ho qualcosa di serio da dirvi.
Prendetemi pure per pazzo, mettetevi tra quelli che hanno le visioni e che dovrebbero essere trattati medicalmente, ma sono fermamente convinto che qualcosa sta per succedere. Non parlo di politica, di calcio, dell'eruzione di qualche vulcano che oscurerà la terra per mesi e mesi.
Parlo di un cambiamento silente, invisibile, radicale.
Un cambiamento che parte da dentro di noi, o almeno dovrebbe se gli dessimo spazio. Un cambiamento che deve avvenire, perché così è nella natura delle cose e chiunque faccia resistenza pagherà le conseguenze.
Tutta la natura, il cosmo, l'umanità sono coinvolti. Non sto parlando di qualcosa di religioso, almeno non così come noi intendiamo la religione, ma è qualcosa che può riguardare la fede.
E anche qui, non la fede appiccicata all'immagine di una chiesa di mattoni o alla sottana di un prete o di una suora. Una fede libera da ogni vincolo finora conosciuto.
Una fede che ha a che fare con l'energia che noi incanaliamo e rimandiamo quotidianamente.
Per ora non ne sono di più neanch'io. 

TIM

venerdì 22 marzo 2013

Ho visto la luce!

... forse...









TIM

martedì 19 marzo 2013

Ma che cosa c'è, in fondo a quest'oggi?

Due post a marzo.
Sei a febbraio.
5 a gennaio.
Effettivamente mi sembrano un po' pochini.
La mia presenza sul blog sta diventando molto asfittica. Una volta appena aperto il computer al mattino andavo subito alla posta e poi di filato sul blog. Ora, lo devo confessare, dopo la posta viene Twoorty, poi le news da igoogle e infine il blog. Ma spesso lo apro anche dopo le 11,00.
È vero che ho lavorato tre settimane all'editing del libro di cui ho parlato qualche volta, ed è stato un lavoro abbastanza impegnativo. Poi, comunque, c'è il lavoro di negozio che bene o male (per fortuna) porta via tempo al sollazzo.
Ma mi rendo conto che non postavo così poco dai primissimi tempi del blog, quando ancora pensavo di poter cambiare il mondo con un post e che tutti non vedessero l'ora che io mi pronunciassi su qualche argomento per inserire l'articoletto tra le pagine delle cose memorabili: un giorno ho letto un pezzo su... .
Ora ho capito che la vita continua anche senza di me, e quindi sono più rilassato, non ho più l'ansia da prestazione. In sintesi: non me ne frega più di tanto.
Però è anche giusto verso i miei lettori che ogni tanto mi faccia sentire. È vero che con alcuni comunichiamo in altri modi: feisbuc (ci vuole l'h finale? boh!), appunto twoorty, via mail, ecc.
Non è che non abbia niente da dire: in queste ultime settimane ci sono state discussioni furibonde (si fa per dire!) su twoorty sui fatti della politica, il nuovo governo, il nuovo papa e via dicendo. Forse perché quel socialnetwork si presta di più ad una discussione veloce e a più voci.
Così sono qui, alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare, come dice il poeta.
Cosa faccio? Niente di particolare, se non continuare ad inalare ossigeno dal naso, ingurgitare calorie cercando di non superare il numero di quelle che brucio quotidianamente, cliccare su link che continuano ad inibirmi le normali pulsioni neuronali. Poi, quando ho tempo, cerco di portare avanti un progetto (si dice così, vero? voi la' fuori che ne sapete più di me): un libro. Ma questa volta non è un romanzo, né un racconto, né null'altro di simile. Diciamo che finora sto raccogliendo materiale da internet che va a rimpolpare una scaletta provvisoria da cui poi si scatenerà la battaglia. È qualcosa che va completamente fuori dagli schemi in cui finora avete incanalato Nino/Tim;  perché io vi ho fatto credere di essere così. O forse finora sono stato io così. Ma le cose cambiano, mutano pelle, diventano altro. Ma d'altra parte: cos'è la realtà? chi può dire di che materia sono fatti i sogni? e se poi non posso permettere di comprami la Giulietta Alfa Romeo che faccio, non sogno più?
Eh no, amici miei! Il sogno, la realtà, sono tutti parte della stessa illusione, che a volte si concretizza a tal punto da diventare parvenza di cruda manifestazione di cose.

Ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole.





 TIM
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ho rubato il titolo all'incipit di uno dei tanti capolavori di Francesco Guccini.

 

martedì 12 marzo 2013

Il commissario Bordelli, di M. Vichi

Quando due domeniche fa' ho visto sul banchetto del mio pusher di fiducia al mercatino dell'usato questo volumetto quasi perso, timoroso, ho detto: è mio!
Dopo tanto cercare avevo infatti in mano un libro di Marco Vichi: Il Commissario Bordelli. La prima indagine. E dopo l'entusiasimante avventura della lettura di Una brutta faccenda, di cui ho parlato qui non potevo farmelo scappare.
L'ho letto tutto in giorno, domenica scorsa, seduto sulla mia sedia a dondolo. È vero, sono solo duecento pagine (ecco perché l'ho finito in così poco tempo!), ma sono pagine piene di vita, dove vuoi andare avanti non solo perché c'è un mistero da svelare, ma anche perché c'è un uomo da conoscere, un tempo storico da riscoprire, contatti umani che oggi, ormai, sono andati persi.
Ma andiamo con ordine.
Anzitutto il riassunto, dalla IV di copertina:
Firenze, estate 1963. Nella stanza da letto di una villa settecentesca viene ritrovato il corpo senza vita di un'anziana signora. Sul comodino, un bicchiere con tracce di un medicinale contro l'asma. Il commissario Bordelli, cinquantenne, scapolo, ex partigiano, amico di ladri e prostitute, viene chiamato a guidare le indagini... 
Il commissario Bordelli mi era stato simpatico già la volta scorsa e la lettura di questo primo libro della serie non ha fatto che rafforzare questa convinzione.
Siamo abituati ormai a personaggi veloci, immersi in una società veloce, dove basta sapere un numero di telefono e col gps sai subito dove andare a beccare un ladruncolo o uno squalo della finanza. Ma negli anni '60 non era così, bisognava scarpinare per andare a cercare anche solo un indirizzo e non c'era Horatio col suo google map a ricostruire il percorso dell'assassino fino alla scena del crimine.
Bordelli vive in un'altra realtà. Marco Vichi riesce a rendere perfettamente il tempo, e se fa caldo non ci sono i condizionatori d'aria, ma l'afa e le zanzare diventano protagonisti e comprimari da non sottovalutare. 
In questo primo libro, l'autore passa molto tempo a spiegarci chi è Bordelli, a farci scoprire le persone che ruotano all'interno del piccolo suo mondo: Piras che, guarda un po' il destino, scopre essere il figlio del suo compagno d'arme partigiane, quello con cui ha condiviso la vita e la (paura della) morte; il dottor Diotivede, medico legale (chissà perché nella mia mente ogni medico legale di cui leggo ha i tratti del dottor Pasquano di montalbaniana memoria!); Rosa, una escort, diremo noi abitanti del mondo berlusconiano, ormai -quasi- in pensione che gli fa da mamma, amante, psicanalista e locandiera sempre pronta a preparargli uno spuntino notturno.
Ma conosciamo anche il suo maggiolino, auto importante (a quei tempi), indistruttibile, soprattutto indispensabile per i sopralluoghi sulle colline di Fiesole. Sì, perché Bordelli vive a Firenze; e Firenze è l'altra protagonista di questi romanzi di Marco Vichi: le sue strade, i suoi vicoli, il lungoarno. Tutto vive in un alone di realtà antica, un po' come la città di Amici miei, il capolavoro di Monicelli; e a volte mi aspetto di veder sbucare fuori da qualche pagina il Perozzi o il conte Mascetti.
Sarà che io sono nato proprio nel 1960, ma mi sembra di ritornare alle atmosfere di quand'ero bambino, quando (come racconta Vichi del suo commissario) si usava ancora fare il riposino pomeridiano in piena estate, che anche per me era un dramma: tutto tempo perso, sacrificato al gioco. Lui racconta della sua infanzia di 30 anni prima, ma ancora la vita negli anni '60 non era precipitata nel baratro del primo boom economico, quando i valori non erano ancora merce di scambio per la felicità, e ogni cosa aveva il giusto prezzo e il giusto peso.
I ladri erano ancora quelli usciti dalla guerra: poveri diavoli disonensti quel tanto che bastava per campare; e se Bordelli deve organizzare una cena da lui, non ha paura di dare soldi e chiavi di casa ad uno che ha arrestato tante volte ma che cucina da dio; e invita, oltre al medico legale e al suo Piras, un altro ladruncolo che ha pizzicato a fare un lavoretto a casa della sua Rosa, che intanto è andata al mare. E tutti lì, a gustare le leccornie etniche del Botta e a raccontarsi della propria vita, aneddoto dopo aneddoto, tutti uguali, ladri e commissari, geni incompresi e dottori in medicina. Perché a tavola non si parla di lavoro, ma ci si conosce.
È un mondo diverso, forse strano per la nostra mentalità moderna in cui un ladro deve avere almeno un master americano in economia e riuscire a far sparire qualche milione di euro alle cayman. Anche se oggi, lo dico con amarezza, la crisi sta facendo ritornare alla ribalta i ladri affamati, quelli che nei supermercati si mettono in tasca la busta del pane e la scatoletta del tonno, per riuscire a mettere insieme una cena che altrimenti sarebbe saltata.
Questo è Bordelli. Ma è anche il commissario che col suo fiuto (e in quest'indagine il fiuto è importante veramente!), la sua pazienza, il suo essere cinico quanto basta, smaschera il crimine e mette in gattabuia i colpevoli.
E così sono accontentati quelli che i gialli non li leggono perché sono sottocultura, ma possono trovano in Marco Vichi uno scrittore al di là di categorie appiccicate; e quelli che invece amano il poliziesco e ammirano un commissario vero, non artefatto, non confezionato per la pagina patinata da prima edizione di lusso, ma che non va oltre la copertina urlata.
Un piccolo aneddoto che dice come questo libro finisce per coinvolgere totalmente. Ad un certo punto della storia, compare la zia del commissario, che gli chiede di andare a trovare il figlio che pare scomparo da un po' di tempo. Bordelli promette di farlo il giorno seguente. Poi la storia continua, gli avvenimenti si accavallano e lui decide di andare a trovare l'indomani una persona coinvolta nell'indagine. Al che nella mia testa è scattata autonamicamente la domanda preoccupata: ma non doveva andare a trovare il cugino? Quasi che il personaggio avesse dimenticato un dovere importante! Ecco, questo è un libro fatto così!
Concludo col giudizio che di Vichi ha dato Carlo Lucarelli: C'è uno sceriffo in città. Il commissario Bordelli, con la sua sanguigna umanità tutta italiana e tutta toscana,  si inserisce oggi nella grande tradizione dei De Vincenzi e dei Duca Lamberti: poliziotti complessi e tormentati che raccontano un'Italia ingenua e cattiva che ancora non sapeva di essere così noir.

E ora il mio, di giudizio: il libro placet sicuramente. Voto: 8,5 (sono troppo di parte?)

TIM

lunedì 4 marzo 2013

Scusa, ma te lo dovevo dire (racconto completo)

Ho sempre preferito i racconti ai romanzi, sia come lettore che come... ops, stavo per dire scrittore; comunque ci siamo capiti. Questo non vuol dire che non legga romanzi; ma anche in questo caso non mi piace quando superano le 300 pagine, a meno che non siano capolavori del peso (scusate il gioco di parole!) di IT, L'ombra dello Scorpione e avanti un altro.
La casistica letteraria vuole che la maggior parte degli scrittori di grido e non, dichiarino che i loro lavori nascono in un attimo: un viso, un ricordo, un nome e scatta l'idea che si trasforma in breve storia che si traduce in plot che va a sfociare nel racconto/romanzo. Che sia vero? Bah, può essere.
Io che sono maligno per natura, spesse volte mi chiedo se il viso, il ricordo, il nome di cui sopra non abbiano la forma e il profumo di una carta da 200 euro abbinata ad una bolletta o ad una rata da pagare. E spesse volte, leggendo certe cose, la risposta è: sì.
Però poi penso: e chi sono io per giudicare uno che riesce con una ciofeca del genere a spillare qualche carta da 100 euro a un editore? Beato lui che ci riesce! (sì, ho deciso: io sono uno di quelli che vuole vedere il suo nome su un libro, ebook o di carta profumata; e se poi gli entrerà in tasca qualche soldino, si andrà a mangiare una pizza alla facciazza di chi fa il duro e puro!)
Questa premessa per dire che questo mio racconto breve nasce proprio da un ricordo tornato non so' neanche come alla memoria qualche tempo fa'. 
Forse da un profumo di questa primavera che pare arrivi, poi s'ecclissa e poi torna. Come una primavera di tantissimi anni fa, quando coll'elastico rituale che teneva i libri andavo ancora al liceo e la mia natura (allora) romantica trasfigurava la realtà in sogno.
Così a quel tempo nacque un amore fulminante e, come ogni fulmine, di durata effimera, appena percettibile ai sensi. Ma, proprio come un fulmine che ti colpisce in pieno, bruciante e con dolorosi strascici.
Bene, spiegate le premesse vi lascio al mio racconto. Vorrei solo sottolineare il segno d'interpunzione finale, che non è un bruciante punto esclamativo, ma un più equilibrato punto fermo.
Buona lettura!

Scusa, ma te lo dovevo dire

Puttana.

TIM






sabato 2 marzo 2013

Occasioni

Ogni momento critico genera occasioni. Ne avevo già parlato in questi due (criticatissimi!) post. Ma non voglio tornare su quell'argomento.
Vengo invece brevemente a quello di oggi.
Ancora occasioni.
Sarà che sono (moderatamente) ottimista per natura, ma penso che l'ingarbugliata vicenda politica di questi giorni porti con sé alcune possibilità importanti.
Se ne sta parlando da giorni anche su twoorty (ma dovete andarvi a cercare il tag: politica per vedere le discussioni, perché il link rimanda sempre alla pagina personale più recente) e sono venute fuori cose interessanti, anche perché la gente che si incontra lì è effettivamente mooolto interessante e preparata, gente che non pensa che una discussione sia una gara a chi dice più volgarità o mandi a quel paese con più o meno eleganza, a differenza di Facebook.
Chiusa la parentesi propagandistica (non mi paga nessuno, beninteso!) ecco il punto.
Io vedo tre occasioni/possibilità nel guazzabuglio del post elezioni, partendo dal presupposto che gli italiani sono divisi esattamente in tre fazioni: democratici (nel senso di elettori del PD), grillini (questa è facile), berlusconiani.
1. Mettendo insieme: a) l'irruenza giovanile (non solo nel senso dell'età anagrafica, ma anche dell'esplosiva voglia di fare) dei grillini, le loro semplici (non semplicistiche) proposte di rinnovamento del carrozzone politico, i loro diretti inviti a modificare lo status quo con soluzioni drastiche e, forse per questo, efficaci (perché su certe cose è inutile girarci attorno!) con b) la solidità, a mio avviso, delle idee in materia di economica del PD, delle loro proposte di una rinascita del welfare, penso si possa far ripartire la vita sociale ed economica dell'Italia. È un'occasione che non capita tutti i giorni e bisogna coglierla al volo. Quindi sarebbe bene che i 5stelle e i democratici mettessero da parte gli eccessivi protagonismi, smussando gli angoli delle loro posizioni (come ben suggeriva Dario Fo in una trasmissione ieri sera) e si rimboccassero le maniche attorno a punti di governo  chiari e specifici, visto che da quel punto di vista non vedo discrepanze tra le loro proposte. Infatti mentre i 5stelle puntano di più sulla sacrosanta moralizzazione della vita politica (e solo la beata gioventù di cui parlavo sopra può dare la forza di decisioni radicali) il PD può mettere sul piatto soluzioni, al loro fondo condivise dalla controparte, per far ripartire l'economia e la vita sociale. 
2.Una riuscita di questa operazione potrebbe inverare la seconda occasione/possibilità: mettere alla porta la politica della destra che, coll'appoggio indiretto di un'incapacita di reazione della sinistra, ha portato a tutto questo. Berlusconi, come personaggio pubblico e politico, è finito, e ne sono la riprova le sceneggiatiche promesse della campagna elettorale. Dire che avrebbe pagato di tasca propria il rimborso dell'IMU dopo i semplici chiarimenti della svizzera, per esempio, da' la misura di come sia messo. E non c'entrano niente i processi, il bunga bunga, ecc.: quelli ci sono sempre stati, dal 1994 in poi. Qui si parla di progetti politici, di avere un'idea di base di stato aderente alla realtà e che funzioni.
3.Infine, ultimo ma non ultimo, la terza occasione/possibilità, questa volta per la sinistra. Già l'apparentamento del PD con SEL ha portato un buon rinnovamento alla sinistra parlamentare, con idee nuove (o meglio: dette e organizzate in modo diverso e più comprensibile). L'eventuale lavoro adesso con i 5stelle servirebbe a scrostare definitivamente tutto il marciume che un apparato monolitico come quello del PD (preso come primo partito della sinistra) si è fatto crescere addosso dopo la fine del PCI. Il PD può così ripercorrere le strade di rinnovamento nel solco di un'idea di stato di sinistra che era nel partito di Berlinguer, con sistemi e forme adeguate alla realtà attuale. Penso infatti che, al di là di tutti i proclami del comico genovese, Grillo sia un esponente della sinistra storica, quella che si sforza di essere vicina alla gente, di comprenderne i problemi ma anche i sogni.
Insomma penso che gli eventuiali e auspicati cinque anni di governo PD-SEL-5stelle non possano che fare bene a tutti. Speriamo solo che i contendenti capiscano che qui si gioca una buona fetta del futuro degli italiani e loro in particolare.
Come sempre... parere personale, eh!

TIM
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