lunedì 28 febbraio 2011

Una... benedetta domenica!

Domenica di riposo nel mio garage. Perciò ho tirato fuori il mio Cybook e mi sono dato alla lettura in ordine sparso. Così eccomi qui a darvi il mio parere di pancia, come sempre assolutamente soggettivo e non vincolante, su alcune operette che ho avuto modo di visionare.
Partiamo subito con un piccolo gioiello della editrice EbookAndBook: In bilico di Luigi Musolino. Devo ringraziare per questa lettura lo Sciamano che aveva qualche giorno fa segnalato il bellissimo racconto sul suo blog. Il nome (Luigi Musolino) avrebbe dovuto essere una certezza, ma anche gente del calibro di King dopo On Wryting aveva tirato i remi in barca. Perciò ci sono andato coi piedi di piombo; ma con Musolino sono rimasto ampiamente a bordo. In bilico è un ottimo racconto, al giusto punto tra critica sociale (con un ambientazione piena di cassa integrazione, paura di lincenziamento, e tutto ciò che questo dramma porta nei rapporti sociali) e visioni di una realtà distorta più dall'innaturale, a mio parere, che dal soprannaturale. Tutti sono in bilico, i vivi e i morti, coloro che ancora sperano e coloro che hanno sperato e si sono accorti che quella che sembrava la salvezza in effetti era l'ultimo passo verso il nulla. Non dico di più sulla trama perché oltre la storia c'è una scrittura senza sbavature, precisa ed essenziale; perciò voglio solo invitarvi a dedicare una mezz'oretta tranquilla a questo racconto. Insomma: placet.
Dalle note liete a un flop colossale, sempre a mio parere. E' la volta di Genova per noi, di Cristiano PugnoEdizioni Scudo. Le note di presentazione strombazzano una spy-story al femminile, dove femmine cazzute si trovano a Genova immischiate in un'azione degna di James Bond ma con la ferocia di Bruce Willis: "Un divertente poliziesco che fa sperare di vedere altre avventure delle anti-eroine che ne sono protagoniste". La storia mi ha ricordato pari pari, anche in alcune scene, un racconto già letto da qualche parte (ma mi potrei sbagliare perché la mia memoria spesso mi gioca brutti scherzi). Le 'anti-eroine' mi hanno dato l'idea di stereotipi buttati lì per riempire le pagine di qualcosa. Non me ne voglia l'autore, ma il mio parere non fa sicuramente testo e magari troverò altri suoi lavori che rasentano il capolavoro. Per ora è così: non placet.
Un bel lavoro, invece, sempre per i tipi 'virtuali' della Edizioni Scudo è quello di Luca Mariani - Marcello Moribonti II: Storie di Antomox. Riprendendo lo schema di Dune di Frank Herbert, Luca Mariani (è proprio lui?) ricrea un suo mondo, anzi dice di volerlo semplicemente portare alla nostra conoscenza dopo che "tale Guido Peccianti, bibliotecario della nazionale di Firenze" l'ha ricevuto per vie stranissime; potete andarvi a rileggere l'introduzione. Ad una prima occhiata potrebbe dare l'impressione di un lavoretto da dilettanti, invece la lettura riscatta completamente la prima sensazione: nessun capolavoro, ma storie belle, raccontate bene, un mondo futuro ma credibile, molto figlio del nostro, specie negli eccessi. Una storia su tutte è Don, Amon, che pur nella sua brevità rapisce e fa atterrare veramente su un mondo alternativo. Sicuramente: placet.
Infine giochiamo un po' in casa. E' la volta di Racconti 2006-2010 autoprodotto da Gianluca Redrum Santini. Le sue storie si leggono con gusto, fanno viaggiare abbastanza con la fantasia; peccato che (ma lo ammette lui stesso nell'introduzione: ha fatto solo una 'ricerca di errori e sviste') mancano di un po' di editing, che invece avrebbe fatto salire di molto le quotazioni di questo lavoro. Preparatevi ad un claustrofobico 'Risveglio' e ad affrontare una landa ghiacciata dove la 'Sopravvivenza' è a qualunque costo. Molto bello il tributo a Lovercraft di 'Un destino imposto' che richiama la storia e le atmosfere di "Colui che sussurrava nelle tenebre", o almeno così a me pare. (A proposito: sapevate che io sono nato nello stesso giorno e mese di H.P.L.?). Detto questo non posso che dire: placet juxta modum.
Alla fine, comunque, è stata una bellissima domenica.
TIM
(non so perché ad un certo punto del post mi cambia il carattere; ho provato di tutto, ma niente. Mi scuso con tutti)

venerdì 25 febbraio 2011

Coincidenze

I casi della vita.
Qualche giorno fa la manifestazione delle mutande (che già da sole riempirebbero un teatro!) pro-Berlusconi dell'ex PCI, ex craxiano, ex berlusconiano (ma solo per un pochino) Giuliano Ferrara. E' di oggi invece la notizia che il nostro torna con un nuovo programma, riedizione del suo vecchio Radio Londra di qualche anno fa. E non solo. Guarda caso il nuovo programma occuperà lo spazio che fu di Enzo Biagi: dopo il TG1 delle 20.00.
Questa strana coincidenza mi fa tornare alla memoria un versetto biblico, dal libro di Giobbe: Il Signore ha dato (a Ferrara), il Signore ha tolto (a suo tempo a Biagi). Benedetto sia il nome del Signore! (Gb 1:21; le aggiunte tra parentesi sono naturalmente mie) A voi scoprire il personaggio politico italiano che si cela sotto lo pseudonimo di Signore.
Volevo lasciarvi con un'aforisma di Enzo Biagi, (che probabilmente starà rivoltandosi nella tomba ma, da vero signore qual'era, con grande dignità) il quale a proposito dell'Italia una volta disse: Ho sempre creduto che, se c'è un posto al mondo dove non esistono le razze questo è proprio l'Italia: infatti le nostre antenate ebbero troppe occasioni di intrattenimento. E la frase non l'ho scelta a caso.
Questa non c'entra niente con l'argomento del post, ma è troppo intensa!
TIM
(la foto è tratta da qui)

giovedì 24 febbraio 2011

Viva Gheddafi! anzi no... abbasso!

"L'Unione europea non esclude un intervento militare per fronteggiare l'emergenza umanitaria che si sta configurando in seguito alla crisi in Libia." Invece di mandare altri soldati a morire per un'altra guerra giusta, non era meglio che i nostri governanti non facessero affari con Gheddafi e tutti gli altri dittatori nordafricani in fuga, pretendendo (come giustamente è stato fatto e viene fatto con altri paesi meno amici: qui, qui, e perfino qui!) prima il rispetto dei diritti umani e poi la sigla degli accordi commerciali? Abbiamo bisogno del gas libico e del petrolio di qualche altro paese; le nostre industrie investono in tutto il bacino africano del mediterraneo, è vero. Ma sono loro ad aver bisogno dei nostri soldi, quelli italiani e quelli europei, come quelli americani. Perché in quei paesi l'accordo non si fa, ad esempio, con lo stato libico, bensì con Gheddafi che è signore e padrone della popolazione. Abbiamo fatto venire a giocare a calcio perfino suo figlio perché lui è padrone nella Fiat e nella Juventus!
Probabilmente, allora, il nostro governo ha visto finora in quelle situazioni un esempio perfettamente riuscito di come vorrebbe anche l'Italia.
E sta imparando bene. Musica.
TIM
(la foto è tratta da qui. Interessante anche l'articolo)

mercoledì 23 febbraio 2011

Marietto Pirillo e le scrittrici emergenti

Io faccio così.
Al mattino apro il blog, controllo il contatore (eh, la vanità!), guardo se ci sono commenti ai miei post, poi dalla bandella laterale controllo gli aggiornamenti degli amici. Naturalmente leggo anche i commenti ai loro pezzi e spesso mi capita di trovare interventi di, per me, sconosciuti. Allora faccio click sulla faccina del loro profilo e do' una sbirciatina in altri mondi. E così via di blog in blog. Alla fine mi ritrovo magari a leggere pezzi sulla sessualità delle balene ariane (?) che hanno scatenato l'indignazione di 30 persone, tra animalisti e non.
Oggi, facendo questo lavoro di incuneamento progressivo, per così dire, sono arrivato ad una blogger che chiameremo Safira (bel nome però, dovrò inserirlo nella mia lista dei nomi papabili per un racconto! Volevo avvisare che tutti i nomi che userò da qui in poi saranno di fantasia, per non incorrere alla fine in qualche denuncia per diffamazione). Safira, dunque, è raggiante, perché un suo racconto, a cui ha dedicato molto tempo ed energie ed in cui perciò credeva molto (come si fa a credere in un racconto? boh!) è stato non solo vincitore del concorso "Un racconto d'amore per i pinguini d'Alaska" lanciato dal noto blog di scrittura creativa "Gli uccelli hanno fame", ma è stato anche pubblicato dallo stesso blog con una nota critica del famoso gestore del sito e scrittore Marietto Pirillo. A cascata un mare di commenti in cui si sprecano i complimenti a Safira per la vittoria e anche per il racconto che tutti hanno divorato. Come potevo esimermi dall'andare a scoprire questo famosissimo blog di scrittura creativa (non si sa mai!) e leggermi l'emula, a detta di Marietto Pirillo, di Charlotte Bronte?
Non sono uso imprecare in alcun caso; ma l'aver perso quasi un quarto d'ora a seguire una ventenne infelice per un amore troncato di punto in bianco, che è attanagliata fino alle lacrime dal dubbio se rispondere o meno al telefono sapendo che è il suo ex, fuggire sul primo autobus che capita e alla fine piangere ancora, questa volta di gioia, quando un'amica le dice che lui ha lasciato un'altra molto più bella e sexy perché ha deciso di tornare da lei, facendole così sobbalzare il cuore, mi ha mandato fuori di testa.
Proprio oggi gli argomenti che vanno per la maggiore sui blog sono lo snobismo letterario, piccola editoria e print-on-demand, l'infodump e altro del genere, ma leggere queste cose è troppo.
Un esempio del genere (è tutto vero, tranne i nomi!) a volte fa pensare che le grande Case Editrici facciano bene a pubblicare sempre le solite menate, se le nuove sono queste. O che tutto quello o quasi che viene autoprodotto sia spazzatura. Ma come fa un blog di scrittura creativa che vuol essere serio non solo a premiare quella cosa che ha chiamato racconto, ma a farne una recensione così entusiastica? E allora gli altri contributi cos'erano? il diario della domenica che tutte le settimane il maestro ci obbligava a tenere alla scuola elementare? Spero solo che i malcapitati non abbiano dovuto anche pagare per partecipare al concorso!
Un omaggio all'arte vera.
TIM
(la foto è tratta da questo sito, che però non ha niente a che fare con quello del post, pur trattando anch'esso di scrittura creativa)

sabato 19 febbraio 2011

Le nostre catene

Aprendo stamane il mio garage, come sempre sono andato a spulciare nelle case degli altri amici blogger. E tra questi ho trovato questo bel post di Mark. E ho pensato che veramente le idee hanno una vita propria e si impossessano di noi poveri mortali come e quando vogliono. Perché anch'io stamattina avevo intenzione di condividere con voi alcune riflessioni sullo stesso argomento, o quasi. E allora confrontiamoci.
Sicuramente tutto quello che sta succedendo (vedi qui e tutte le notizie correlate e precedenti)  dovrà pur dire qualcosa e lo vuole dire (come giustamente dic Mark) proprio a noi che, per il momento! non sentiamo il bisogno di capirlo fino in fondo. Alla fine si tratta della trasposizione nel nuovo millennio e in un altro continente, del vecchio ma sempre valido: non abbiamo altro da perdere che le nostre catene. Questi popoli, che non dobbiamo dimenticare sono composti da uomini, donne, bambini, anziani esattamente come noi, vogliono dire 'basta' a dittature conclamate, dove la prigione è quella vera, con sbarre e torture. Noi popoli 'civilizzati' abbiamo altre prigioni in cui viviamo già o stiamo per caderci, dove le sbarre sono la democrazia imposta, mediatica, in cui gridiamo in piazza e dai nostri blog slogan di cui spesso non conosciamo bene neanche il significato ma suonano bene. Ci riempiamo la bocca di belle parole perché la bocca possiamo riempircela ogni giorno anche di pane e companatico in abbondanza. Ma quando tutto questo finirà anche per noi, forse prenderemo coscienza che noi per primi abbiamo contribuito a quelle ingiustizie con i nostri sotterfugi politici ed economici, perché ci è convenuto far tenere sotto dittatura quei popoli, perché abbiamo fatto finora affari proprio con i loro dittatori e carnefici (pensiamo allo sfruttamento del petrolio, delle risorse naturali, della manodopera). Quanti miliardi di euro sono stati concessi proprio da noi italiani a Gheddafi e agli altri 'amici del popolo italiano' per .. per cosa veramente?
Quella polveriera è già esplosa e sta continuando ad esplodere di giorno in giorno. E come è naturale per la legge fisica delle onde che si allargano, sta coinvolgendo sempre più popoli. Non so a cosa porterà questo momento storico, quali saranno le ricadute sul nostro ovattato mondo occidentale. So però che piano piano, dopo la caduta del muro di Berlino (inteso come simbolo della caduta di un blocco di certo tipo di dittaura applicata ai paesi dell'Est) e ora queste rivolte (speriamo) democratiche, il mondo sta cambiando.
Non è per farmi pubblicità gratuita, ma nell'ultimo racconto condiviso in rete raccontavo in qualche modo proprio di un possibile futuro scenario politico mondiale per 'rimettere tutti al loro posto'. I poteri forti non hanno nessun interesse a far rialzare la testa a chi non ha da perdere altro se non le prorpie catene, perché con quelle catene ci campa e prospera, economicamente e politicamente.
Apriamo gli occhi e le orecchie, perché potremo essere noi i prossimi protagonisti di quelle scene di guerriglia urbana, quando non avremo più neanche il pane per noi e i nostri figli. In Italia ci sono otto milioni di poveri e il 15,5% dei nostri figli vive la stessa realtà. Siamo capaci di ricordarcene quando andiamo a spendere dieci euro a testa di apericena o happy hour perché 'è trendy'?
Dobbiamo riflettere. Questa può aiutarci.
TIM

venerdì 18 febbraio 2011

Botta e risposta

Leggo dall'Antologia di Spoon River (traduzione di Alberto Rossatti per l'edizione speciale per il Corriere della Sera 2004, collana 'La grande Poesia'):
John Hancock Otis
Quanto alla democrazia, concittadini,
non siete forse disposti a riconoscere
che io, erede d'una fortuna e bene educato,
non fui secondo a nessuno a Spoon River
per devozione alla causa della Libertà?
Mentre il mio coetaneo Anthony Findlay,
nato in una baracca e che aveva cominciato
come acquaiolo degli operai della ferrovia,
poi diventato operaio cogli anni,
ed in seguito capo-reparto, fino ad arrivare
alla direzione delle ferrovie,
e vissuto a Chicago,
fu un vero negriero,
che spezzava la schiena ai lavoratori,
e nemico spietato della democrazia.
E io ti dico, Spoon River,
e tico a te, o Repubblica,
guardatevi dall'uomo che sale al potere
e una volta aveva le pezze al culo.

Anthony Findlay
Per il paese e per l'uomo,
e per un paese non meno che per un uomo,
è meglio farsi temere che amare.
E se questo paese preferisce perdere
l'amicizia delle altre nazioni
piuttosto che rinunciare alla propria ricchezza,
io dico che per un uomo è peggio perdere
il danaro che gli amici.
E squarcio il velo che copre l'essenza
di un antico ideale:
quando il popolo reclama la libertà
in realtà vuole il potere sui potenti.
Io, Anthony Findlay, assurto alla ricchezza
da umile acquaiolo che ero,
al punto di poter dire a mille "Venite",
e ad altri mille "Andate",
affermo che una nazione non può prosperare,
o raggiungere la prosperità,
se il potente e il saggio non hanno un bastone
da usare sugli imbecilli e sui deboli.
E voi, da che parte state? con la spocchia del primo o l'arroganza del secondo? con l'idealismo di John o il pragmatismo di Anthony? o con nessuno dei due?
Buon ascolto.
TIM

(la foto è tratta da qui.)

giovedì 17 febbraio 2011

Indignamoci tutti!

Premetto subito che tutte le persone oneste che vivono a Palermo, e in qualsiasi altra parte d'Italia (esiste ancora l'Italia?, voi che siete più informati di me) e del mondo, hanno il mio rispetto. Ma una notizia mi ha fatto proprio ... come dire ... ridere? indignare? uscire fuori dai gangheri? non saprei proprio come descrivere il mio stato d'animo. La notizia è questa: una città (anzi una parte di essa) insorge perché il loro idolo calcistico viene scippato. Vorrei fornire a questi galantuomini i nominativi dei 198 palermitani, loro compaesani, che nel 2010 hanno subito la stessa sorte del calciatore, perché possano indignarsi e chiedere loro scusa a nome di tutti perché, le stesse possano restare a Palermo e non fuggire a loro volta indignati.
Pofferbacco, mi chiedo a mia volta indignato, come hanno osato scippare un povero operaio del pallone che guadagna 'solo' 350 mila euro l'anno, pari a circa 1000 euro al giorno? come farà ora a pagare il mutuo e il conto del lattaio?
Su, dai, indignamoci tutti!
TIM

mercoledì 16 febbraio 2011

Costituiamoci art. 21

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure
(Costituzione italiana, art. 21 comma 1-2)

Mi capita spesso e molto volentieri, vista la concomitanza dell'orario di messa in onda del programma con il mio pranzo, di guardare Le Storie, diario italiano di Corrado Augias. Non voglio qui elogiare il personaggio, la sua serietà, la sua onestà intellettuale comprovata da anni di giornalismo nella carta stampata, in televisione, di pubblicazioni librarie sempre puntuali e corrette, almeno a mio parere. La citazione è solo per prendere lo spunto da una notizia data in principio della puntata di ieri (che trovate qui); basta guardare solo i primi 3 minuti, è lì che si consuma il dramma dello scontro tra la politica e la cultura italiana. Da lì a valanga altre notizie mi hanno fatto pensare, correggetemi se sbaglio, che il regime sta lavorando alle nostre spalle per assestare il colpo definitivo alla nostra libertà di espressione e quindi alla nostra libertà in generale.
Dunque. Esiste una proposta di legge dell'on. Butti con istruzioni sui programmi RAI. Già la parola istruzioni farebbe rabbrividire chiunque; ma il contenuto di queste istruzioni, che potrete ascoltare dal programma di Augias, e trovate riassunte brevemente anche, per esempio, qui, sono da vera e propria dittatura. Se non avete voglia di andare a vedere Augias ve ne cito solo alcune:
1. Il Direttore Generale RAI diventa direttore editoriale, come a dire che c'è una sola testa che pensa e decide per tutte le reti RAI; bisogna poi vedere se la testa che pensa è proprio la sua o quella di qualche altro ancora più in alto.
2. Ci devono essere due conduttori di diversa estrazione culturale per ogni programma; così potranno sbranarsi tra loro in diretta evitando di dover invitare di volta in volta deficienti che si tirano dietro le sedie o fanno il colpo di teatro di alzarsi e andarsene indignati perché non si riesce a stabilire se bisogna usare pedalini amaranto e grigi.
3. Gli argomenti di approfondimento affrontati da un programma non possono essere trattati per almeno otto giorni (!) da alcun altro programma anche delle altre reti RAI; come dire che se Vespa il lunedì sera lecca 'qualcuno' su qualche scandaletto a luci rosse o che altro, poi per tutta la settimana (guarda un po' le combinazioni!) nessuno può metterci più becco, come si suol dire.
Non penso ci possano essere parole per commentare queste cose.
D'altra parte la RAI che piace ai nostri Direttori e capi naturali (sì, proprio così, alla Fantozzi!) di varia natura è questaIpse dixit.: "staremo molto attenti alla trasparenza (del televoto) che è un tema molto caro alle Istituzioni e ai telespettatori". Come dire che del resto della realtà italiana non frega una beneamata *** a nessuno.
Ormai viviamo nella repubblica di Cetto Laqualunque, e lo sappiamo, ma abbiate il coraggio di non darci queste notizie poco alla volta. Fateci direttamente la sorpresa finale!!!
E che **** !!!
TIM

lunedì 14 febbraio 2011

Un giorno lungo quarant'anni

Dovevo togliermi questo dente e l'ho fatto. Avete presente quando avete un male cane per via di una bella carie da 200 euro e non riuscite a fare niente a causa del dolore? Era lo stesso per me. Avevo messo da parte il racconto lungo di cui vi ho parlato spesso e che era in attesa di revisione finale e pubblicazione. Il pensiero di aver lasciato in sospeso questo lavoro non mi permetteva di mettere mano seriamente alla revisione delle mie pagine di Survival Blog e al raccontino di cui vi ho anticipato qualcosa qualche giorno fa.
Finalmente qui troverete Un giorno lungo quarant'anni. Ho lavorato a questo racconto per almeno due anni. La scrittura vera e propria mi ha preso 6-7 mesi esclusa l'ultimissima parte. Non avevo proprio idea di come dovesse finire la storia di quest'uomo che arriva nel futuro. E allora Un giorno è rimasto fermo per molto tempo, in cui l'ho letto e riletto, tentato diversi finali; anche perché non avevo bene in mente se dovesse essere una storia di fantascienza pura o una lettura sociologica del nostro tempo in chiave fantascientica. Alla fine ho deciso per .... Eh no, ora ve l'andate a leggere e poi mi dite. Aspetto i vostri pareri, sinceramente, perché è tutto cambiabile in questa storia, a cominciare dal titolo. Mi rendo conto che forse manca qualcosa, io stesso non sono pienamente convinto, ma per quanto abbia provato a riscrivere, cambiare, cancellare, meglio di così non sono riuscito a fare. So che si può fare di più, ma dopo due anni di lavoro mi si è annebbiata la penna.
Il dado è tratto e il lavoro è pubblicato.
Prima di chiudere devo ringraziare pubblicamente il Duca per aver avuto la pazienza di leggere il manoscritto e fare un editing da cui ho tratto molto profitto.
Qui trovate gli altri miei lavoretti.
Buona lettura (e c'è un motivo se ho messo questa, lo scoprirete).
TIM

sabato 12 febbraio 2011

Sembrava la fine del mondo e invece ... sono ancora qua

Questa mattina ho acquistato (usato,  2 € e 95 ) Il regno del sangue di Simon Clark, Newton Compton ed.. Non  avevo mai sentito parlare né dell'autore né del libro, ma la presentazione nel risvolto di copertina, che vi riporto più avanti, mi ha intrigato e convinto. Sarà che a me il mistero acchiappa moltissimo e appena sento parlare di cose strane scatta in me la molla. (Per Rick Kennedy è un momento felice: stanotte sarà una notte memorabile, ci sarà suo fratello che non vede da anni, e forse riuscirà a sedurre Kate la ragazza di cui è innamorato. Ma nel buio Rick crede di vedere una strana creatura dal volto grigio aggirarsi nel bosco e scrutarlo, pensa sia solo un'allucinazione. Ma il risveglio sarà terribile. Il giorno seguente la città è invasa da migliaia di uomini e donne scampati da un misterioso cataclisma: la terra si riscalda, le città bruciano, l'acqua dei laghi ribolle. Sembra la fine del mondo. E chi è riuscito a evitare l'orrore scatenato dalla natura è disposto a tutto pur di sfuggire all'ira dei misteriosi Demoni Grigi.)
La mia riflessione però è un po' diversa e in qualche modo aggancia il Survival Blog.
La storia narrata nel libro che ho acquistato è, da quel poco che ho capito, legata ad un periodo post-apocalittico, in cui la realtà così come la conosciamo noi ora non c'è più. E' più o meno lo stesso scenario del nostro SB, anche se qui ancora non so bene dove l'autore voglia andare a parare e soprattutto da quale punto di vista vede la storia. Ma avendo Clark già pubblicato due o tre storie di vampiri, presumo che siamo da quelle parti.
La mia domanda però è: perché leggiamo o raccontiamo storie al limite, dove  il limite è inteso sia come narrazione di singoli fatti (una violenza descritta nei minimi particolari, una morte narrata in diretta, ecc.), sia come quadro generale che rasenta una realtà diversa dall'attuale, nel futuro come nel presente? In altre parole, perché scegliamo di leggere o scrivere di pandemia o di ucronia o di zombie e non di prati fioriti su cui scorazzano cavalli bianchi condotti da bionde principesse? Abbiamo una qualche malattia strana? i nostri neuroni girano al contario? da bambini abbiamo subìto un trauma?
Ecco, spesso me lo chiedo, specie quando mia moglie vede le copertine dei libri sul comodino e mi dice: è normale che di notte hai gli incubi se leggi queste cose! Forse avrà pure ragione.
Però per me la realtà non è mai quella che si vede, ma sta sempre un passo più in là, e le storie normali mi sembrano troppo superficiali per nascondere una verità sulla vita e sul mondo.
Poi magari mi sbaglio.
O forse è che una storia al limite contiene quel chè di misterioso che, dicevo, mi acchiappa e mi tiene avvinghiato al libro.
Non so. Voi che mi dite? Qual'è il vostro rapporto con il limite delle storie?
Vi lascio il week end per pensarci. Eh ... già, sembrava la fine del mondo e invece sono ancora qua.
TIM

venerdì 11 febbraio 2011

Una proposta sul 17 marzo

Ormai il 17 marzo 2011 passerà alla storia non tanto per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, ma per le polemiche sull'istituzione del giorno festivo una tantum .
A tutti quelli che insistono nel dire che non si può perdere un giorno lavorativo per una cosa così, io faccio questa proposta, riprendendola da quella dell'ANP (Asociazione Nazionale Presidi) e sviluppandola.
Si celebri con un giorno festivo il 17 marzo, quindi si decida di lavorare in un'altra di queste date:
15 agosto: festa dell'assunta - è festività esclusivamente a carattere religioso, quindi non attinente alla vita sociale di uno stato laico;
1 novembre: festa di tutti i santi - stessa specifica;
8 dicembre: festa dell'immacolata - stessa specifica;
26 dicembre: santo Stefano - stessa specifica.
Ricordo che Natale quest'anno è domenica, quindi sarebbe comunque, generalmente, non lavorativo.
Vorrei inoltre ricordare che non è obbligatorio per i datori di lavoro (compreso lo Stato) concedere giorni di ferie considerati come ponte in questo come in tutti gli altri casi. Basta sbarrare la casellina NO sulla richiesta di permesso del dipendente. Oppure la si potrebbe considerare (altra proposta) come permesso non retribuito.
Mi è ventuo anche in mente che gli Stati Uniti d'America (stato federale per antonomasia) celebrano la loro festa nazionale, il 4 luglio.
Tanto volevo condividere con voi.
Però, adesso che ci penso, siamo in Italia, dove il signor Ratzinger, capo di uno stato estero, continua a dire come si devono educare gli studenti italiani, cosa dire e cosa non dire riguardo ad alcune materie; e nessuno dei nostri ministri interessati mi sembra si sia debitamente sdegnato per queste dichiarazioni o abbia preso posizione
Che poi, per tornare a bomba, non era stato proprio il Consiglio dei ministri a decretare il giorno di festa?
Per concludere facciamo un giochino semplice semplice: confrontiamo la lista dei ministri italiani (vedi più su) con quelli che ora protestano. Forse hanno poca memoria?
TIM

giovedì 10 febbraio 2011

Costituiamoci art. 21

Costituiamoci.

Adesso basta !!!
(Costituzione, art. 21 comma 1-2)

E' una vergogna !!!

Parentesi

Un semplice aggiornamento, solo per dire che ci sono ancora. Così vi propongo tre post tra l'interessante e il divertente, la vita è fatta anche di cose leggere, per fortuna.
Il primo è un pezzo di Alex pubblicato due giorni fa e che sicuramente tutti avrete visto. Ma lo metto ugualmente, per quelli che non bazzicano dalle parti del buon Girola. Che dire: basta dargli un'occhiata per capire con che politici abbiamo a che fare in Italia. Purtroppo.
Il secondo è più apocalittico ma non è, per certi versi, più terrificante del primo. Se fosse vero avremo poco tempo per metterci al lavoro sull'ebook del Survival Blog. Quindi sollecito chi di dovere a fare in fretta.
Infine questo, che è soprattuto divertente ma nello stesso tempo ci mostra alcuni meccanismi del nostro cervello.
E per oggi è tutto. O quasi.
TIM

mercoledì 9 febbraio 2011

In my mailbox ... anch'io

Io non sono di lacrimuccia facile, anzi. Ma quando questa mattina è arrivato il postino, mi ha consegnato un pacchetto da Civitavecchia da parte del sig. S.D.P.V., l'ho aperto e ho visto il contenuto, devo confessare che mi sono commosso. Quelli che vedete nella foto di fianco sono i libri di cui il sig. S.D.P.V. parla qui e che fanno parte di uno scambio libresco nato qualche giorno fa.
Ma permettimi di dirti, carissimo Ariano, che per me rappresentano molto di più. Anzitutto perché sono libri tuoi, e saprò ogni volta che li vedrò nella mia libreria che ci sei davvero, non sei solo una sigla in fondo ad un post. Poi per le dediche che hai scritto di tuo pugno (avrei voluto anch'io mettere una riga nel pacchetto che ti ho spedito, ma la fretta ...), specie per quella dell'"Ultimo libro", e tu sai perché (non mi avevi detto niente che c'ero anch'io in prima pagina!). Conosco bene quest'ultimo tuo lavoro, mentre stavo proprio in questi giorni iniziando a leggere "L'etrusco Immortale" sul cybook, perciò ora ne potrò riprendere la lettura sulla carta, tenendo in mano con gioia un buon caro e vecchio libro. Per me, infatti, per quanto l'ereader sia comodo e veloce, resta sempre un surrogato delle parole stampate su carta.
Ecco, questo lo dovevo ad un amico (mi posso permettere S.D.P.V.?) e come dovere di cronaca, come testimonianza di come in una famiglia virtuale le cose, i sentimenti, le collaborazioni che nascono possono avere non solo una parvenza ma anche una sostanza di verità. 
A tutti voi dedico questa, che è quasi un invito.
TIM

martedì 8 febbraio 2011

Un parere non vincolante

Oggi volevo lasciarvi i compiti a casa. Quello che segue è l'inizio di un raccontino che sta venendo fuori in questi giorni. Ho già in mente l 'argomento e la trama, quindi spero di portarlo a termine a breve; tutto sta nel riuscire a mantenere lo stile fino alla fine. Il vostro compito è dirmi quali sono le vostre impressioni di primo acchitto. Non voglio sapere se vi piace o no, ma cosa suscita in voi, quali sentimenti, quali storie evoca nella vostra mente. So che il testo è poco per un parere completo, ma proprio per questo voglio un vostro giudizio di prima impressione, la prima cosa che vi passa dentro. Tenete conto, comunque, che è una primissima stesura. Non metto poi nessuna foto o commento musicale proprio perché voglio che sia il testo a parlare, se ci riesce.
Confido nella vostra pazienza e amicizia. Potete rispondermi, se volete, qui sotto o in privato.
TIM


Perché ho questa fiala di polvere bianca in mano?

E perché ho i pantaloni sporchi di sangue?
E le braccia? Anche questo è sangue?
E poi, dove sono? Dov’è questo posto pieno di nebbia in cui mi trovo?
Vedo solo qualche albero e cammino su un tappeto di foglie. Ho sempre avuto paura di camminare su un terreno così, dove un serpente può saltarti alle gambe, sbucando da sotto una pietra o qualche radice.
Ma non penso proprio sia tempo di serpenti con questo freddo e soprattutto questa umidità.
Continuo a guardare intorno a me ma non trovo nessun punto di riferimento, non riconosco niente di familiare: un albero, una scarpata, un traliccio dell’enel. Almeno per quel che posso vedere nel giro dei 50 metri che la nebbia mi permette.
Non c’è sole qua sotto, forse per la nebbia, forse per gli alberi che immagino molto alti sopra di me.
Non è un sogno; ma vorrei che lo fosse.
Mi guardo ancora la mano che stringe la fiala, e mi accorgo che anche l’altra è chiusa attorno a qualcosa. E’ un materiale freddo, forse metallico.
Percepisco prima il tatto, come se i miei sensi funzionassero con una priorità: primo uno, poi l’altro, poi l’altro ancora, ma non fossero capaci di interagire e cogliere la realtà della cosa nella sua interezza.
Anche l’olfatto mi dice che c’è odore di ferro vicino a me e che non viene dalla terra o dall’aria, ma dalla mia mano.
Allora guardo, e vedo un coltello, lungo, come quello dei cacciatori, almeno penso, immagino; io non ne capisco di queste cose, non mi intendo di armi in generale.
E vedo anche il sangue sulle mani, anzi ne percepisco pure adesso prima l’odore.
Chissà come faccio a sapere che quello è l’odore del sangue. Sin da bambino mi sono sempre rifiutato di annusarlo, il mio o quello di altri, per scoprire che odore avesse. Né ho mai voluto assaggiarne il sapore, come facevano i miei amici, per dimostrare la loro virilità davanti alle ragazzine del gruppo.
“Assaggia su, è dolce, sembra quello del maiale quando si fa il sanguinaccio! Hai paura vero? Femminuccia, sei una femminuccia!”
Avrei quasi voglia di leccare ora quel grumo rosso che vedo vicino l’impugnatura del coltello. Ma tanto non c’è nessuna femmina qui attorno a cui provare la mia virilità.
Anzi, non c’è proprio nessuno.
Devo camminare, continuare ad andare avanti, prima o poi troverò una strada o una casa, per quanto questo bosco possa essere grande.
O magari incontro un fiume, anche piccolo, e allora forse avrò più possibilità di arrivare in salvo da qualche parte.
Non saprei neanche come, in verità, ma in tutti i libri che ho letto e in tutti i film che ho visto, chi trova un corso d’acqua finisce per trovare la via d’uscita.
Provo a tendere l’orecchio, ma nessuno dei rumori che sento mi sembra lo scorrere dell’acqua sulla pietra o sulla terra. E non ne sento neanche l’odore, dell’acqua corrente.
Ma solo dell’umidità che viene fuori dalla terra, da sotto quello strato di foglie che calpesto ad ogni passo.
Mi sforzo di collegare queste sensazioni (l’odore del sangue, il freddo del metallo, l’umido dell’aria e della terra) a qualche ricordo, per cercare di capire dove mi trovo, perché sono lì, come ci sono arrivato, cosa è successo.
E perciò, e soprattutto, per capire come venirne fuori.
Ora percepisco un fruscio, diverso dallo strascinare dei miei piedi sulle foglie.
E mi fermo per isolarlo, cristallizzarlo, nelle orecchie.
E’ un fruscio senza spigoli, senza suoni rotti, infranti.
E’ piuttosto una risonanza continuata, quasi musicale, umana; una voce che canta una nenia in mezzo al suono del vento che schiaffeggia le foglie sui rami.
Sì, ecco cos’è.
Ora lo sento meglio. L’ho isolato e lo seguo, ma non capisco da dove arriva.
Mi volto in tondo, e qualsiasi direzione i miei occhi prendono, sento il suono, la voce, venire da lì.
E’ ovunque.

lunedì 7 febbraio 2011

Acquisti libreschi

Ieri, attesa da diverso tempo, è arrivata la prima domenica del mese. E voi direte: bella scoperta! c'è sempre una prima domenica del mese! Certo che lo so, ma, nella mia città, questa data significa mercatino dell'usato e quindi anche dei libri usati! E' come se un goloso andasse alla fiera delle ghiottonerie! Ho riempito la mia busta di libri da vendere e mi sono fiondato di prima mattina in piazza Cavour, luogo di raduno del popolo dell'usato. Ho raggiunto i miei pusher librari di fiducia e ho cominciato a navigare nel periglioso mare dei titoli e degli autori. Periglioso perché se non sei sicuro di ciò che hai in mano puoi incorrere in qualche sola colossale, non tanto per il costo in sé (l'usato non va mai oltre i 4-5 euro) quanto perché magari rinunci ad un libro per un altro e ti ritrovi con una cosa illegibile. Così ho messo nel carrello degli acquisti quanto segue:
Dan Simmons, Il canto di kali;
Ray Bradbury, I fiori di Marte;
Paco Ignacio Taibo II, Sogni di frontiera;
Adriano Barone, Carni (e)strane(e) (l'unico acquisto rischioso, non conoscendo l'autore);
Tullio Avoledo, Mare di Bering;
e, dulcis in fundo,
Danilo Arona, Bad visions.
Devo confessare di non esser riuscito ad iniziare subito Arona perché, essendo in macchina, avrei rischiato di continuare la lettura in ospedale, ma qualche oretta del pomeriggio di ieri l'ho passata in buona compagnia: la sua.
E così eccomi qua, con tanta carne al fuoco e tante buone intenzioni di lettura. Se qualcuno di voi ha già assagiato qualcosa del menù appena esposto, può dirmi cosa pensa di questio miei acquisti.
Per inciso: ho speso solo 11 € per tutto quel ben di Dio.
Che volete di più dalla vita? Forse questa? Eccovela!
TIM

sabato 5 febbraio 2011

Ho scritto, ... e ve lo ricordo qui

Questa mattina appena sveglio ho capito una grande verità: sono poco perspicace. Oddio la parola che ho detta tra me e me era diversa, si avvicinava di più ad un termine anatomico riferentesi ad un organo sessuale prettamente maschile (un didimo insomma); ma qui non si può scrivere: occhi e orecchie innocenti potrebbero uscirne scandalizzati.
Qual'è il punto: nonostante io sbandieri al mondo intero di essere uno scrittore paragonabile solo a King e Asimov, non esiste un posto, un link, un'immagine nella bandella laterale del blog dove poter andare a riempirsi gli occhi e lo spirito dei mie capolavori!
Ecco allora il motivo di questo post. Qui sotto troverete i link, che aggiornerò di volta in volta, dove andare a leggere o eventualmente scaricare i PDF dei miei racconti.
Come qualcuno di voi già sa, io sono una capra (con tutto il rispetto per i simpatici quadrupedi barbuti) in tecnologia, informatica e diavolerie moderne, perciò il link vi rimanderà all'altro mio blog che io uso esclusivamente come discarica per pubblicare i miei lavori, visto che non sono capace di farli linkare direttamente da questa piattaforma Blogger.
Inoltre la presentazione dei raccontini è volutamente minimalista, non per una presa di posizione culturale del tipo: "ciò che conta non è la confezione ma il contenuto", ma proprio perché non sono capace di creare una copertina che vada oltre una foto scaricata da internèt col mio nome e il titolo.
Ultima annotazione. Poiché non sono capace, come invece fanno tutti i blogger che si rispettano, di inserire al termine dei racconti un link che colleghi ad un posto dove poter lasciare un commento, se volete darmi un vostro spassionato parere su ciò che avete letto, potete scriverlo direttamente sotto questo post, o al mio indirizzo di posta elettronica che trovate nel mio 'profilo'.
Ed ora buona lettura, se vi va, e buon week end.
E vi lascio questa: mette i brividi!
TIM

HO SCRITTO
Il poster
Castello al pozzo
Tore
Quel che resta
Il metabolismo dei glucidi
Un giorno lungo quarant'anni
Lucia
Francesco Bacone Commissario: Dell'essere e del sembrare
Lo spretato
Il promemoria
È solo un gioco, commissario Bacone!
Libertà (omaggio a Francesco Guccini) - con Ariano Geta
Una gita fuori porta per il commissario Bacone
L'odore dell'aria (un racconto per il Giappone)
Sax - con Ariano Geta
La passata di pomodoro
Capitan Alex e i giochetti di Remigio
Capello liquido
Ridi.. ridi

venerdì 4 febbraio 2011

Costituiamoci art. 9

Costituiamoci

La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
(Costituzione Italiana, art. 9)

TIM

giovedì 3 febbraio 2011

Qual'è la notizia?

Forse sono io che vado cercando il pelo nell'uovo.
Ma, con tutto il rispetto per una persona che viene uccisa per essere poi derubata, di questa notizia a me impressiona di più il fatto che nel 2011 c'è gente che all'una di notte fa la fila fuori dagli uffici postali per poter riscuotere la pensione (sia pure di un parente) per non correre il rischio di dover perdere poi tutta la giornata in attesa. E' dai tempi di Caino e Abele che l'uomo uccide per prevaricare, prendere il potere (in questo caso rappresentato dai soldi), ma qual'è la civiltà -e non parlo di società!- che costringe a queste aberrazioni? E chi è anziano e non ha nessuno, cosa fa'? Fa la nottata sulla sua sedia a rotelle per riscuotere ciò a cui ha diritto?
Dalla sede di Napoli di Striscia la notizia è stato realizzato più di un servizio sulle code notturne davanti alle sedi ASL: per il rinnovo dell'esenzione bisognava recarsi nelle sedi preposte; qui si doveva prendere un numero che dava diritto (solo ai primi cento!) di venire a sapere che c'era stata una proroga fino a Marzo e che nel frattempo era valida la tessera scaduta! Non si poteva semplicemente mettere un cartello? E così abbiamo assistito a scene ributtanti, con persone diversamente abili su sedie a rotelle, con stampelle, che dalla sera prima erano in coda per il sospirato numero, nella speranza di non essere il 101°! Cosa bisognava fare davanti a quella signora ottantenne urlante e in lacrime che pregava qualcuno di riportarla a casa perché non ce la faceva più a stare un solo minuto al gelo della notte?
Dov'erano a quell'ora i Direttori e gli impiegati dell'Ufficio Postale di Caltagirone e dell'ASL di Napoli? E se anche, come è stato detto da qualcuno, personalmente questi non possono farci niente perché non c'è il personale, le strutture e chi più ne ha più ne metta, perché nessuno di loro si è premurato di far partecipi del disagio degli utenti (cioé di quelli che gli pagano il lauto stipendio!) i diretti superiori nella scala gerarchica fino al proprio Ministro di riferimento?
Questi non sono problemi italiani come e di più degli scandaletti, veri o falsi, dei nostri politicanti? Finché la gente che abbiamo mandato in Parlamento continua a camminare rasente il muro per ovvi motivi (passatemi l'immagine oscena!) e pensa solo a come non mollare la poltrona, assisteremo a scene come queste: persone che stanno in coda all'addiaccio della notte per poter riscuotere un proprio diritto, pensione o esenzione che sia.
Vergogna!
TIM

mercoledì 2 febbraio 2011

Costituiamoci: art. 1

Vorrei iniziare oggi una rubrichetta, senza scadenze fisse, e che chiamerò "Costituiamoci", in cui commenterò un articolo della Costituzione Italiana (o parte di esso) attraverso un link che si riferisca in qualche modo all'attualità del nostro paese relativamente all'argomento trattato.
Naturalmente le mie saranno provocazioni, amare ma pur sempre e solo istigazioni a riflettere e intervenire.
E prima di dare la buona giornata a tutti, eccezionalmente, doppio appuntamento musicale non foss'altro che per quel


percio' adesso non recriminare

mettiti in fila e torna a lavorare
e se poprio non trovi niente da fare
non fare la vittima
se ti devi sacrificare
perche' in nome del progesso
della nazione
in fondo in fondo puoi sempre emigrare.

Costituiamoci

L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
(Costituzione Italiana, art. 1)

TIM

martedì 1 febbraio 2011

Bella gente

Dovevo un post ad Ariano, ma fra Survival Blog, sabati e domeniche è passata praticamente una settimana.
Forse ricorderete che il 24 gennaio anche io ho ricevuto l'ormai famoso Sunshine Award proprio da lui. Sul suo blog, alla pagina dell'ultimo link che ho inserito, troverete tutte le spiegazioni del caso; ma penso che tutti voi che state leggendo l'abbiate ricevuto e sappiate di cosa si tratta. Questo non toglie niente alla gentilezza di Ariano che mi ha anzi messo al primo posto nella classifica dei suoi preferiti; per cui non posso che ringraziarlo sinceramente di cuore. Pensavo però che il fatto di dover a mia volta citare un certo numero di blog mi da' l'occasione di riflettere con voi sul mio modno, virtuale e non, fatto di persone in carne e ossa che passano e vivono insieme a me in questo garage e fuori.
Sicuramente c'è Ariano Geta. Il suo "blog pseudoletterario di un dilettante" è stato uno dei primi che ho incontrato sul mio cammino e fa parte del mio gruppo storico. Direi che con una parola  il suo lavoro e la sua persona possono essere definiti con profondi. Ariano mette sempre la sua anima in quello che scrive. E poi è l'autore de L'ultimo libro del Maestro, una delle cose migliori che abbia letto negli ultimi anni (e non solo tra gli ebbok).
Per trovare un altro compagno di merende letterarie dobbiamo andare a Bologna, dove risiede (se non ha fatto una brutta fine, coinvolto in qualcuna delle sue storie nere), Glauco Silvestri. Che dire di lui? mi ha fatto passare molte ore a trastullarmi con i suoi racconti e romanzi, con i suoi fiumi di orrore quotidiano e metropolitano, che proprio per questo potrebbe materializzarsi proprio la fuori, dietro quella porta. Ma anche con storie delicate, di passerotti e pappagallini alla ricerca di un mondo migliore, della felicità.
Ed ora un rompiballe appestato. E' l'ultima autodefinizione del Dottore, Simone M. Navarra, un secchione che passa il tempo a correre da uno studio di ingegnere ad una corsia d'ospedale, ad un'ambulanza della Croce Rossa. Però è anche uno che ha pubblicato un  libro, di quelli che stanno sugli scaffali delle librerie, e ha scritto, tra gli altri, La Sindrome di Reinegarth, il primo ebook letto dalla rete e che mi ha convinto che si può produrre qualcosa di ottimo anche se non devi sborsare un centesimo per averlo.
Molti si staranno chiedendo quand'è che arriverò a lui. Ecco, ci sono. Forse basterebbe fare il suo nome, Alex McNab Girola, per capire che "una parola è troppa e due sono poche". La trilogia del Prometeo (1935, 1936, 1937), ma anche Bagliori da Fomalhaut, Uomini e lupi e tanta altra robina da togliere il sonno o da far restare senza parole per l'accuratezza dei particolari e la costruzione dei personaggi e delle storie. Normalmente vive nelle nebbie della Brianza, dove scorazza alla ricerca di ghost town e lupi mannari, scortato da androidi assemblati vagamente umani. Con l'invenzione del Survival Blog ci ha coinvolti tutti in una delle esperienze più belle che abbia mai trovato in rete; e penso che (quasi) tutti noi gli siamo grati per esserci. E se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Ferru è un altro di quelli che si sbatte come pochi per darmi tutti i giorni uno spunto per riflettere su cose serie e su quisquilie, col suo tono leggero e divertente, uno di quelli che ti risponde sempre ad un commento, anche se lo hai mandato gentilmente a prenderlo in quel posto o ha l'ascesso al dente cariato che gli fa un male cane. Lui è fatto così.
Poi ci sono i nuovi, quelli che stanno da poco nella bandella laterale di questo blog.
Mark l'apprendista, che si pone tante domande difficili e prova a dare qualche risposta.
Francesca, l'unica donna del mio gruppo, che si barcamena tra funghi pericolosi, film visti e da vedere e la paura che l'Etna decida di esondare passando per casa sua, una casa nuova tutta da raccontare. Il tutto con una leggerezza tipicamente femminile, in un blog tra bellissime foto e amabili colori pastello.
E poi c'è Daniele, uno sbarbatello che dalla Puglia ha preso il volo per la Sardegna, dove continua a farsi un fegato così lottando per le cose in cui crede (ecologia, giustizia, alimentazione sana, ...) e in cui credo anch'io.
E sulla stessa lunghezza d'onda e dalla stessa terra è arrivato lui, Gianluca, uno che prende le cose sul serio e che si è guadagnato un posto tra i miei preferiti a furia di tempestare di commenti il mio blog (certa gente sa come si fa carriera!).
Poi c'è lo Sciamano, che mi sta simpatico anche solo perché collabora con le Edizioni xii. Ma anche per tutto quello che fa e scrive.
A questo punto non posso non citare Luke, che come potete vedere dalla frequenza dei post non è che si impegni più di tanto. Ma è un mio amico e si dice sempre che le raccomandazioni sono un vezzo tutto italiano. Con lui ci ritroviamo tutti i lunedì a consumare un frugale pasto (normalmente un'insalatona per lui e due spaghetti alla puttanesca -ovviamenete- per me) tra un libro di P. K. Dick e un brano di Roger Waters.
Infine, ma come si suol dire 'ultimo ma non ultimo' devo citare il mio amico Nick, un altro meridionale come me, e come me imbucato al Nord; ex fanzinaro convinto, scrittore pentito, anzi forse no (deve ancora decidere), di cui probabilmente leggerete presto qualcosa tramite il mio garage, se riesco a convincerlo definitivamente. Non ha un blog, ma una moglie che cucina lasagne e pollo al forno con patate da leccarsi i baffi. Così dice lui; magari qualche volta andrò a verificare e poi vi farò sapere.
Ecco, questi sono più o meno tutti. Spero di non aver dimenticato nessuno.
Questi sono gli amici miei.
TIM
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