giovedì 28 agosto 2014

Fra Dulbino e la bellezza delle rose di maggio



- Che peccato… - sussurrò fra Dulbino.

Il giovane frate riguadagnò i pochi metri persi da frate Francesco quando si era fermato a riflettere.
Frate Francesco non sembrava essersi accorto di esser rimasto solo nel cammino.
Avevano appena superato un grande roseto selvatico, pieno di fiori, com’era logico che fosse in quel caldo mese di maggio.
Quando fra Dulbino si fu messo al passo di Francesco, questi gli disse, continuando a camminare:
- Sei in errore, fratello Dulbino.
Il fraticello, con la testa piena di ricci svolazzanti, si fermò di botto, come una freccia che abbia raggiunto il suo bersaglio.
- In che cosa sono in errore, pad… cioè… fratello?
Francesco sorrise senza farsi vedere e si fermò a sua volta. Tutti sapevano che voleva essere chiamato fratello, al pari di tutti i suoi compagni; ma i più giovani del gruppo stentavano ancora a farlo e gli davano quel titolo che invece già tutto il popolo gli riconosceva e attribuiva.
- Sei in errore nel pensare che la bellezza sfiorisce.
- Ma come sai a cosa stavo pensando?
Francesco sedette su un tronco d’albero tagliato che si trovava al bordo della stradella sterrata e polverosa, e invitò fra Dulbino a fare altrettanto.
- Siedi - gli disse.
Fra Dulbino obbedì e sedette su un grosso masso ben levigato dal tempo e, forse, dalla teoria infinita di viaggiatori stanchi che erano passati di lì nel corso dei secoli.
- Dimmi, frate Dulbino, chi abbiamo incontrato qualche tempo prima di arrivare a quel ponticello di pietra?
- Un gruppo di persone, fratello Francesco.
- E non hai per caso notato anche una bella figliola, tra quelle persone?
Fra Dulbino arrossì e prese a giocherellare col cordiglio che teneva il saio stretto in vita.
Nel silenzio che passò tra i due, si udì lo scrosciare dell’acqua del vicino ruscello e il cinguettare gioioso di due uccelli che si rincorrevano di ramo in ramo.
- Certamente, frate Francesco… - Dulbino si zittì abbassando il capo – Ho peccato, lo so, soffermandomi su quella fanciulla…
- Ma no, fratello! – l’interruppe Francesco. – Pensi che non abbia visto anch’io come il suo incedere le sollevasse il seno fino quasi a farlo uscire fuori dalle vesti? E di come abbia accentuato le sue movenze quando è passata vicino a noi?
- Ma allora anche tu…
- Anch’io fratello! Anch’io ho visto e ho ringraziato Dio per quel che ho visto.
Francesco tacque, aspettando che il suo compagno aggiungesse qualcosa. Poi quando capì che non voleva parlare, continuò:
- Poi siamo passati davanti a quel roseto…
- Era bellissimo, fratello! Pieno di rose in tutti gli stadi della loro vita: dai boccioli, al fiore in pieno rigoglio a quelli in fase calante.
- Bravo, Dulbino. E non è proprio allora che hai pensato e detto “che peccato”?
- Sì.
- Perché hai pensato che, come quelle rose, anche la bellezza di quella fanciulla, col tempo, sarebbe sfiorita, ed ella non sarebbe stata più desiderabile come ora. Non è forse vero?
Dulbino lo guardò stupito. Francesco sembrava aver letto nei suoi pensieri.
- È proprio così…
- Ed è qui che hai commesso il tuo errore, fratello Dulbino.
Francesco si alzò, aiutandosi con le mani, e prese a camminargli davanti.
Il giovane frate, allora, toccò il sasso dove sedeva, guardò il tronco di Francesco rimasto libero e sembrò convincersi che quest’ultimo doveva essere meno duro del suo sedile. Infatti si alzò e andò a sedersi sul pezzo di legno.
- Ora che ti sei accomodato meglio – disse Francesco (e Dulbino capì solo in quel momento che il suo compagno gli aveva ceduto il posto meno scomodo) – ti voglio dire una cosa.
Dulbino raccolse un pezzetto di corteccia e mentre se la rigirava tra le dita, fissò Francesco che si era fermato davanti a lui e aveva cominciato a parlare.
- Ecco, il tuo errore è questo: la bellezza non sfiorisce. Mai. La bellezza non è legata a quella fanciulla e alla sua età, ai suoi seni che prima o poi diverranno flaccidi e cascanti o ai suoi capelli che incanutiranno. No! Se noi la guardiamo con gli occhi dell’anima, quella ragazza resterà sempre bella, anche quando non avrà più un dente per masticare. Pensi che l’uomo che sposerà quella fanciulla, che si unirà a lei anche per la sua bellezza esteriore, che le donerà dei figli, non l’amerà per tutta la vita e non la troverà bella anche in punto di morte?
Perché quell’uomo avrà amato la sua anima prima che il suo corpo. Almeno prego per quella ragazza che sia così, e che non incontri una persona che sarà attratto solo dal bel corpo e non saprà andare oltre.
Perché la bellezza parte dal di dentro e si mostra al di fuori. La bellezza è il segno della presenza nella creatura dell’amore pacificante di Dio. Perciò puoi vedere la bellezza se sei capace di vedere il Signore Iddio che agisce in quella persona, o in quella rosa o in qualunque altra creatura, animata o inanimata. La Sante Parole scritte nella Bibbia non ci dicono forse che Gesù era il più bello tra i figli degli uomini anche sul legno della croce?
Francesco fece qualche passo, prese un ciottolo e lo tirò nel ruscello vicino. Aspettò il rumore del sasso caduto nell’acqua e sorrise. Poi continuò:
- Per questo prima ti ho detto che anch’io ho gioito nel vedere quella bella figliola; perché ho potuto ringraziare il Creatore attraverso la creatura. Dio ha fatto buone e belle tutte le creature, anche noi esseri umani, e questa bellezza si manifesta a noi sempre, in ogni modo e in ogni momento. E la bellezza di quella ragazza resterà per sempre, se noi sapremo scoprirla oltre il suo corpo.
Ristette un attimo, quindi scoppiò a ridere:
- Pensa - disse tra una risata e l'altra - c'è chi dice che anch'io sia bello!
Dulbino sembrò voler dire qualcosa; poi ci ripensò e annuì lentamente col capo.
Francesco si ricompose, lo guardò con sguardo d’amore e il giovane frate parve aver sentito quella dolcezza raggiungerlo, perché alzò gli occhi e li fissò in quelli di Francesco.
- Su, fratello Dulbino, non ti sembra che abbiamo concesso anche troppo ozio e riposo a nostro fratello corpo? - disse Francesco - Andiamo, che i frati di Assisi ci aspettano, si sta facendo sera e saranno preoccupati di non vederci arrivare.
Così parlò Francesco, ma si capiva lontano un miglio che celiava.
Frate Francesco tese una mano a Dulbino, l’aiutò a rialzarsi, quindi gli battè sulla spalla e disse:
- Andiamo!
Poi, fatti pochi passi, avvicinò la bocca all’orecchio del compagno di viaggio e gli sussurrò:
-Però in una cosa avevi ragione, Dulbino: quella ragazza era proprio una bella creatura!

Juan Segundo



giovedì 21 agosto 2014

Ma siamo davvero soli?

... si riparte!
Terminate (già da un po') le vacanze, riapro anche i battenti del blog.
Spero che questa nuova annata porti buone cose, novità, nuovi collaboratori e che il servizio di quelli che finora hanno dato il loro contributo continui.
Per parte mia ho in mente una piccola rubrica, ma che in effetti non è una novità, perché esisteva già nella vecchia edizione del blog.
Ma ne parlemo a tempo debito.
Per ora, ricominciamo, e lo facciamo con un articolo di Nicola Rachello, un amico fraterno che non ha bisogno ormai più di presentazioni.
È strano a dirsi ma nel nostro mondo a chilometro zero in cui, cioè, siamo tutti a portata di mouse o di telefono, in cui possiamo comunicare in tempo reale con chi vogliamo e dove vogliamo, una delle cose che sentiamo più spesso dire è: mi sento solo.
Evidentemente non si tratta della solitudine fisica, visto che ci sono giorni in cui non riusciamo a ritagliarci neanche un minuto per noi stessi. Ma il nostro è un altro problema, è un'altra solitudine.
Nicola, magistralmente come sempre, rispondendo ad un'amica che gli pone la domanda sulla solitudine, mette per iscritto una sua riflessione e fa una sua proposta.
Buona lettura!



MILLE DOMANDE UNA SOLA RISPOSTA
Cara Amica, grazie per avermi scritto.
La tua domanda è molto semplice: mi chiedi come si esce dalla voragine della solitudine, mi chiedi come liberare l'anima da quella sofferenza che attanaglia e ci fa sentire sempre più soli. O meglio mi chiedi come io ne sono uscito.
La mia, è stata la storia di tutti i non amati, di ogni persona che ha sofferto l'abbandono e la prigionia dell'anima, da quando all'età di tre anni sono entrato per la prima volta in un collegio religioso. La nascita al cielo di mio padre non aveva lasciato alternative, era l'unica soluzione possibile. Crescendo, la mia mente conscia ha retto come ha potuto al grande bagaglio di sofferenza e solitudine, che consapevolmente e, nella maggior parte dei casi, inconsapevolmente mi ero creato. Pulire tutto questo ha richiesto degli anni e ancor oggi continuo a pulire, ad usare tutti gli strumenti a mia disposizione per consolidare i risultati raggiunti.
Lascia andare il passato... gioisci del presente!
Faccio del mio meglio per aiutare il mio prossimo ad usare la stessa tecnologia, le stesse conoscenze. Si può correttamente parlare di tecnologia spirituale, di principi spirituali da utilizzare ed esperire correttamente. In fondo si tratta della legge di Dio, che se conosciuta e applicata rende la vita un'esperienza felice. Ma attenzione, non spaventarti, Dio è Amore e ciò che fai con amore ti conduce sempre a Lui, non puoi sbagliar strada, non puoi confonderti, è tutto di una semplicità unica!
Le leggi degli uomini non sono le leggi di Dio, per questo risultano così difficili da capire e applicare. Complicano tutto, complicano ogni rapporto umano e inesorabilmente allontanano dalla felicità!
Ah, un'altra cosa: Dio mi hai insegnato che non esiste il peccato e nemmeno la colpa. L'unico vero tradimento è solo verso te stessa quando smetti di amarti. Per questo Egli ha mandato i suoi Messaggeri, i Messaggeri dello Spirito, per riportare a Casa la sua gente, per insegnare che tutto nasce e cresce dallo spirito e a Lui farà ritorno.
Una vita vissuta in questa dimensione è una vita "religiosa" perché in sintonia con le leggi universali dell'amore.
Esiste una sola grande legge:

TUTTO OBBEDISCE ALL'AMORE.

Così ora riprendo il filo della tua domanda: come uscire dalla solitudine?
Ecco la mia risposta:
riporta amore nella tua vita,
inizia ad occuparti di te stessa,
parla alla tua 'bambina',
sorridile,
gioca spesso con lei,
falla divertire!
Inizia a fare le cose che realmente ami fare, quelle che riempiono di gioia la tua 'bambina' e apprezza questo incredibile dono che è la vita! Riempiti di gratitudine ad ogni respiro, prenditi cura di tutto quello che ti circonda e fallo con amore.
Contemporaneamente pulisci le tue memorie, i tuoi ricordi dolorosi di traumi, abusi e sconfitte.
Come? Utilizzando il mantra:
mi dispiace,
ti prego perdonami,
ti amo,
grazie.
Utilizzando la via della preghiera: trovando il tuo modo di pregare, di essere in amore con la vita, di sentirti felice!
Juan Segundo ed io offriamo lo stesso servizio: dedizione assoluta alla vita, dedizione assoluta a Dio. Sosteniamo nel cammino chi ci chiede una mano, lasciando la totale libertà di percorrere con noi o meno, questa straordinaria strada maestra.
Sì, perché hai chiesto come lasciar andare la solitudine e la risposta è arrivata.

Juan Segundo
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