martedì 30 novembre 2010

Anniversario

Sul mio comodino ho i libri che leggo prima del meritato sonno. Ogni volume (non più di 2-3 per volta) ha il suo segnalibro e uno di questi è una strisciolina di plastica trasparente con impresso il logo che vedete nell'immagine di fianco. Se qualcuno di voi lo possiede, o l'ha visto da qualche parte, sa che si poteva trovare solo ed esclusivamente nell'album The Wall. Si, perché io ho il mitico doppio album dei Pink Floyd. E oggi ricorre il 31 anniversario dalla sua uscita. Era mio dovere scrivere di questo, anche se normalmente non tratto di musica. Ma qui andiamo oltre la musica.
Non voglio parlare dell'album in sé, chi lo conosce sa che è un capolavoro, irragiungibile e bla bla bla, ognuno ci metta quello che vuole e sa. Non avevo comprato Animals del 1977 (lo feci in seguito e non me ne pentii), mentre comprai The Finale Cut del 1983, e di questo invece avrei fatto volentieri a meno. Ma The Wall è un discorso a parte. Io non conosco l'inglese, quindi la prima cosa che mi colpì fu la musica, già devastante di per sé. Poi un amico mi fece leggere la traduzione dei testi e allora mi resi pienamente conto di cosa avevo davanti. Non è per ostentazione che dico che quelle parole e quella musica rispecchiavano la mia esperienza di 19nne: ero preda al fervore esistenzialista, sul mio comodino c'erano sempre 'La nausea' di Sartre e 'Il mestiere di vivere' di Cesare Pavese; quindi sentir parlare di qualcuno che per rintuzzare i colpi della vita costruisce un muro attorno a se, al di là del quale ci stanno non solo i cattivi, ma anche quelli che lui vorrebbe accanto, mi tirava dentro come una rete da pesca fa con i pesci. Pian piano cominciai ad apprezzare The Wall come evento propriamente musicale, ed oggi è al primo posto nella mia classifica personale degli album conosciuti e ascoltati. Chissà quale album c'è al 'vostro' primo posto. Ma anche se nessuno mi risponderà non importa, in verità tutto questo era solo una scusa per farvi ascoltare un po' di ottima musica. Io ho scelto questa, e vi lascio con l'assolo finale. (Chissà chi sono e cosa fanno ora tutti quei bambini che 31 anni fa giocavano con le macerie. Chissà se avranno costruiti il proprio muro personale e se l'avranno poi buttato giù.)

Soli, o a coppie
Quelli che davvero ti amano
Camminano su e giù fuori dal il muro
Qualcuno mano nella mano
Qualcuno si riunisce in band
I cuori sanguinanti e gli artisti
Resistono
E quando hanno dato tutto ciò che potevano
Alcuni barcollano e cadono
Dopo tutto non è facile
Sbattere il tuo cuore contro uno stupido fottuto
Muro.
Grazie. Molte grazie. Buonanotte.
(Ieri sera si è suicidato Mario Monicelli; addio alla supercazzola. Con scappellamento a destra.)

TIM

sabato 27 novembre 2010

Cronache da un altro mondo

Ho ricevuto una mail questa mattina, da un utente sconosciuto, che si firma solamente T.. Questo T. farneticava di averla scritta da un altro mondo, anzi da un mondo che lui dice 'parallelo' al nostro. Visto che è così inquietante potrebbe essere anche vera (o forse voglio solo non pensare che sia qualcosa che sta accadendo a qualche chilometro da casa mia) e così la pubblico come mi ha chiesto.

26 Novembre 2015
Oggi sarebbe, anzi è, il compleanno di quel prussico di Alex. Chissà se l'aveva poi finita quella storia ambientata nei miei posti: Reggio Calabria, Crotone .... Non ha pubblicato tutte le puntate ma sono sicuro che ce l'aveva già lì, in canna, pronta ad essere sparata sul blog.
Già, il blog. Non so se sta pubblicando ancora, non riesco a collegarmi più con lui. Le poche volte che ho la fortuna di allacciarmi alla rete, come ora, cerco di lasciare qualche notizia di me, sempre con la paura di perdere definitivamente i contatti col resto dei blogger e del mondo.
Non ho riscontri di visite perché ormai quasi nessuno risponde più ai miei post e il programma contatore è andato e non sono riuscito a rimetterlo. Dovevo impegnarmi un po' di più a capirci d'informatica!
Glauco ha scritto che è riuscito a salvare la pelle con altri due e che ha dovuto sopprimere la sua compagna quando ha scoperto che era infetta. Che strizza deve aver preso a scoprire di aver rischiato grosso: magari in un momento di intimità lei avrebbe potuto morderlo e contagiarlo!
Per ora mi trovo in un posto che preferisco non rivelare, non si sa mai chi gira in rete; si vocifera che molti dei politici sopravvissuti siano passati volontariamente ai Gialli, facendosi mordere. Sanguisughe erano e sanguisughe sono rimasti! Maledetti! Vogliono prendere in mano la situazione e creare un governo di mostri. Che poi chi noterebbe la differenza con la politica di prima!
Ah, dimenticavo Ferru. Ho saputo per strane vie che starebbe organizzando con altri una sorta di centro di resistenza in montagna, dalle sue parti. Lui si occuperebbe di tenere i collegamenti da suo blog con eventuali gruppi di sopravvissuti; infatti riesce ancora a gestire il suo sito con mezzi di fortuna, collegandosi sempre da un posto diverso. Lui e la sua mania di volere sempre stupire! Prima o poi si farà beccare. I Gialli non perdonano.
Sta scurando e c'è una strana neve rosa. Speriamo che non abbiano infettato anche quella, come aveva scritto proprio Alex qualche tempo fa.
Per la storia, sono le 22,18 e sono ancora vivo.
T.
TIM

mercoledì 24 novembre 2010

Feuilleton blog

Dopo avervi segnalato un mio raccontino senza pretese, oggi vi ivnito a dare un'occhiata a tre racconti a puntate di altrettanti amici. Siamo solo alle prime battute per ognuno di loro, ma già si prospetta un'ottima lettura, anche conoscendo la caratura degli autori.
Il primo lavoro, in ordine assolutamente sparso, è di Glauco Silvestri, che in queste fredde giornate d'autunno ci porta nel deserto. A Milano invece ci fa andare Ferru Gianola, con una storia di vendette che arriva dal 2030; qui siamo già al secondo capitolo, ma è facile risalire all'incipit. Da Milano, o giù di lì, scrive invece Alex 'von' Girola, che con una delle sue storie dieselpunk-ucroniche ci spedisce nella (mia) natia Reggio Calabria; e solo per questo andrebbe segnalato. Che dire: i nomi sono delle certezze, quello che ho letto finora è ottimo, aspettiamo i rispettivi seguiti, nella speranza di non andare troppo oltre il Natale. Visto che la cultura odierna (letteratura, architettura, musica, moda) sta tornando indietro a scavare nei decenni passati, forse che stiamo tornando ai feuilleton di Salgari, Dickens, Dumas, Allan Poe, Stevenson, Collodi, e, per arrivare a oggi,  il grande King e il suo Miglio verde? (quanti nomi altisonanti! se fossi in quei tre avrei paura!). Lo scopriremo solo vivendo.
TIM

martedì 23 novembre 2010

Un raccontino per voi

Vi avevo promesso per fine mese un mio racconto lungo che era in fase di editing. Purtroppo non riesco proprio ad andare avanti nel lavoro (anche se si tratta in questa fase semplicemente di riscrivere il tutto tenendo conto degli appunti presi sulla prima stesura); c'è poco da fare: quando la testa non ti assiste, puoi avere le migliori intenzioni, ma non arrivi a nulla. Così, per mantenere la promessa di darvi in pasto qualcosa, ho ripreso un raccontino iniziato nel 2003 e concluso solo nel 2008. Non è niente di particolare; noterete, se avrete la bontà almeno di darci un'occhiata, che lo stile è sicuramente diverso da ora, più giocoso e spensierato, più surreale (a proprosito del discorso di stamane di Ariano), anche se risente di uno dei miei limiti naturali: la piattezza narrativa. Come vedete ho messo da solo il dito nella piaga, così evito a voi la naturale stroncatura o le frasi e i convenevoli di rito. So' di non valere granché come scribbacchino, ma come ripeto sempre, io sono solo un onesto lavoratore della penna (e questo non presuppone che sia bravo, ma onesto sì, io ce la metto tutta). Mi rendo conto che con una buona riscritura questo 'Castello al pozzo' potrebbe avere qualche chance in più, perché alla fine l'idea non è proprio da buttare, ma ci vorrebbe qualcuno davvero capace; purtroppo lui ha incontrato me .... Non vi dico niente sul contenuto; solo un'osservazione, che non ha niente a che vedere con il racconto: nella narrazione si immagina un tizio che da Vercelli va a Torino e paga 2 euro e 80 di autostrada. Domenica scorsa ho percorso la stessa tratta: ho pagato 4.10! In pochi anni è quasi raddoppiato il pedaggio!
Come sempre il link vi rimanda all'altro mio blog (da cui poi accedere al PDF), che uso solo per mettere in rete le mie cose, perché da questa piattaforma non ci sono ancora riuscito; abbiate pazienza, per me il computer è arabo! Anche stavolta la copertina è minimalista, non per scelta, ma per necessità: non sono capace di elaborare alcunché con nessun programma, non saprei proprio da che parte cominciare.
Ed ora, buona lettura, se ne avete voglia. Sono poche pagine ... si tratta di spendere non più di un quarto d'ora ... vi prego dateci un'occhiata ... fatelo per me ...
E alla fine, se proprio non vi è piaciuto, consolatevi con questa. Non ve ne pentirete, io mi ci perdo ogni volta che l'ascolto.
TIM

P.S.: C'è stato qualche problema di collegamento del link. Me ne scuso. L'ho rimesso, speriamo ora vada.

sabato 20 novembre 2010

Sul biotestamento: una segnalazione

Ancora una segnalazione. Questa volta di un post di Daniele sul biotestamento, sicuramente suscitato dallo scalpore sollevato, chissà poi perché, dall'intervento di Saviano nella trasmissione 'Vieni via con me' di lunedì scorso. Avevo intenzione anch'io di postare qualcosa a riguardo, magari allargando un po' l'orizzonte, ma per il momento vi segnalo l'articolo di Daniele, che ha il merito, comunque, di dire la sua su un argomento che sembra un tabù. Sarà che non si parla né di Avetrana, né della Tulliani (roba vecchia, ormai!), né della Carfagna e delle sue possibili dimissioni? O sarà che è soltanto una piccola storia ignobile?
TIM

venerdì 19 novembre 2010

Segnalazione

Vi chiedo solo un attimo di attenzione per segnalarvi questo concorso di Ferru Gianola, sempre attivo nel proporre interessanti giochini letterari di varia natura. Questa volta si tratta di buttare giù poche righe per dedicare un racconto al nostro autore preferito, spedirlo entro la mezzanotte del 6 dicembre dove dice lui e aspettare ... di vincere qualcosa. Perché anche stavolta si vince; e anche stavolta sono, udite udite!, amatissimi libri. Non vi trattengo oltre: cliccate subito sul link, seguite le istruzioni e buon lavoro!!.
TIM

giovedì 18 novembre 2010

Una storia

In perfetta sincronia con questo blog, anche la mia vita di questi ultimi giorni è come gli accessi al sito: in calo. Dall'inizio mese, in cui sembrava che dovessi aver stabilmente o quasi raggiunto i 10 visitatori al giorno (tenendo conto che vengono calcolati anche i miei accessi), agli ultimi momenti di deserto. Allo stesso modo le mie giornate stanno diventando, purtroppo e per diversi motivi, un deserto di entusiasmo e voglia di vivere. Troppa amarezza per situazioni a cui non puoi replicare, troppa ingiustizia che non puoi controbattere e da cui non ti puoi neanche difendere, nemmeno con la legge, perché quando hai a che fare con chi agisce furbescamente non ci sono avvocati e tribunali che tengano. Da qui, e ancora, quasi la nausea al solo pensiero di prendere carta e penna e buttarmi nella scrittura: tutto mi sembra falso, le storie che vorrei raccontare non arrivano fino alla punta delle dita e poi giù giù fino alla punta della matita. I pochi post di questi ultimi giorni hanno avuto seguito diverso; e diverso soprattutto da come me lo aspettavo: questo, che è uno di quelli a cui ho tenuto di più negli ultimi mesi, non ha avuto neanche un commento (e di ciò non voglio dare la colpa a nessuno: alla gente può anche non interessare della mia vita!).
Ma forse è l'approccio che è sbagliato, forse è così, anzi sarà sicuramente così; però se oggi voglio stare spento penso di averne il diritto. Forse è venuto il momento di riposare spiritualmente e psicologicamente, le botte sono state troppe, mazzate da maglio rotante. Forse io intendo la vita in modo diverso da quella che realmente è, in modo utopistico. E allora questa storia buddista potrebbe farmi tornare coi piedi per terra.
TIM

sabato 13 novembre 2010

Passione politica

Premetto subito di non conoscere il senatore Piergiorgio Massidda, di non sapere cosa faccia nella vita, oltre che sedere a Palazzo Madama, e quali posizioni abbia sulle varie questioni che interessano gli italiani. Quindi una sua dichiarazione presa da qui è solo lo spunto per interrogarmi retoricamente sulla passione politica dei nostri (o almeno di alcuni dei nostri) politici, quelli che abbiamo votato alle ultime elezioni.
Il senatore in questione, cito testualmente, spiega che il suo voto sulla eventuale fiducia dipende dall'incontro che avra' con il premier la settimana prossima. ''Ho dettato qualche condizione con il presidente Berlusconi. Dopo cinque legislature ho imparato che in certi momenti, quando il tuo voto pesa, puoi ricattare''.
Com'è che anche il mio voto, che esprimo ormai da 32 anni, non ha lo stesso 'potere ricattatorio'? Cosa devo fare io, che pago con le mie tasse tutti i politici che siedono in Parlamento, per poter dire: incapace di un politico che ti sei preso il mio voto (o quello di un qualunque altro elettore italiano) perché ci troviamo in queste condizioni? in cui non funziona niente, tranne l'aumento automatico delle tasse -e degli stipendi delle personcine di cui sopra- ad ogni finanziaria? bene, ora restituisci quello che ti sei intascato finora e tornatene al tuo paesello a fare quelllo che sai fare, cioè niente!
Sarò 'antico', sarò obsoleto', ma io sono rimasto qui e qui.
TIM

venerdì 12 novembre 2010

Il mitico Gabrielli e un pezzo di vita

Questo è il post numero 100. E volevo dedicarlo non ad una riflessione dotta (sic!) sul presente o sul futuro del blog, sulla sua storia gloriosa dai primi vagiti ai record di ascolti con 14 (dico quattordici!) contatti di qualche giorno fa. Non sulla rete, sulla scrittura o sugli amici, la politica o 100 altri argomenti in cui sversare la mia erudizione.
Niente di tutto ciò. Il 100.mo post della mia fulgida carriera di blogger lo voglio dedicare ad un dizionario: il mitico "Grande Dizionario Illustrato della Lingua Italiana" di Aldo Gabrielli. Due volumi rossi e grossi, in una confezione di legno; sì, sono proprio quelli che vedete nella foto. Ma qui non voglio tessere le lodi del libro in sé (edizione 1989, editrice CDE - Gruppo Mondadori, con illustrazioni 'al tratto' e tavole a colori, circa 4000 pagine in totale), anche se si tratta di un'ottina edizione, che ho iniziato ad usare regolarmente da un po' di tempo a questa parte per le mie scorribande letterarie. Voglio, invece, raccontare la sua storia, la storia di questi due volumi.
Ho evidenziato il termine mitico nel presentarlo, perché ha rappresentato per me da sempre un oscuro oggetto del desiderio. Avevo gia trent'anni quando ho cominciato a vederlo sulla scrivania di mio zio, L. V., maestro per diploma, direttore di ufficio postale per hobby, ma con un solo vero lavoro: giornalista (pubblicista) sportivo. Prima per 'Il Tempo', poi con la chiusura negli anni '90 della sede del giornale nella sua amata Reggio Calabria, collaboratore con vari quotidiani nazionali e locali. Zio L. raccontava con la sua tipica passione le vicende del secondo amore (dopo la famiglia) della sua vita: la squadra della Reggina. E con la stessa tipica passione partecipò alla fondazione del giornale ufficiale della tifoseria granata: Forza Reggina. Ricordo come ogni settimana girasse tutta Reggio per andare a ritirare le inserzioni pubblicitarie con cui pagava il foglio e un altro giro era d'obbligo per consegnare i giornali appena usciti dalla tiopografia.
Poi, quando ormai l'età della pensione era arrivata e poteva dedicare molta parte del suo tempo a gironzolare per le primi pendici dell'Aspromonte alla ricerca di erba di campo da cucinare e funghi da conservare, all'improvviso qualcosa ha fatto tilt nella sua testa e nel giro di qualche ora ha salutato questo mondo. Ma bisogna essere grati per lui, perché la vita se l'è goduta veramente sino in fondo. Lo rivedo ancora tornare a casa sulla sua 128 verde pisello, col sedile posteriore pieno di cassette odorose di funghi, bastone e coltello al fianco e un sorriso soddisfatto stampato sul viso. E a questo punto vengono in mente anche le sue marmellate, i suoi torroni fatti in casa: ogni ingrediente era scelto con cura e non ne iniziava la preparazione se non aveva trovato i canditi o i pistacchi o lo zucchero che diceva lui.
Alla sua morte il dizionario, che zio L. usava perché (da buon maestro elementare, perché quello era il suo spirito vero alla fine) voleva che ogni parola usata, anche se per scrivere di uomini adulti che in mutande prendono a calci un pallone, doveva essere quella esatta, nella giusta accezione e con la giusta tonalità, passò a mio padre.
Non mi soffermo su questa parte della storia del libro, perché ancora non l'ho metabolizzata a dovere, e parlare di mio padre è ancora presto; è difficile poter essere obiettivo, barcamenandomi tra pregi e difetti, lati oscuri e verità conclamate.
Ora il mitico Gabrielli è qui davanti a me, di fianco alla tastiera, l'ho già consultato un paio di volte per scrivere questo post. Anche a me piace avere rispetto per le parole e per chi le legge. E questo libro mi aiuta a farlo.
Ecco, alla fine più che parlare di un libro ho parlato di me, di persone che ho conosciuto e amato. Forse perché la storia di un libro fa la storia della persona; o meglio è la storia di una persona che si legge anche attraverso la storia di un libro. O almeno così a me sembra.
E questo è un altro pezzo del mio passato, di quelli che diventano caposaldi (si scrive così, l'ho visto sul mitico Gabrielli).
TIM

mercoledì 10 novembre 2010

Fittasi

Una discussione ascoltata qualche giorno fa in un negozio e una notizia letta su un quotidiano locale, mi ha fatto tornare alla memoria un fatto accaduto una decina di anni fa. Ero arrivato da poco a Vercelli e lavoravo come facchino per una cooperativa in un magazzino di logistica. Inutile dire che il 90% del personale era extracomunitario, in special modo africano (oggi la percentuale butta di più verso albanesi, rumeni ed est europei in genere), visti gli stipendi da fame e soprattutto la loro diluizione nel tempo (questa situazione, invece, oggi non è cambiata, anzi se possibile è peggiorata). Tra questi compagni di lavoro 'abbronzati' (come direbbe qualcuno che sta in alto, ma che sta inesorabilmente scivolando verso il basso, anzi verso i bassifondi da dove era venuto), diversi avevano studiato ed erano laureati al loro paese. Ricordo un ingegnere, questo però filippino, che era istruttore di operai specializzati per una grossa casa automoblistica al suo paese, e che, costretto dalle cose della vita a venire in Italia, passava le giornate a smistare bulloni e specchietti retrovisori, per beffa del destino per auto della stessa casa!
Ma veniamo alla nostra storia. Un amico marocchino, laureato in economia aziendale a Casablanca, poi emigrato prima in Francia (dove faceva il buttafuori in un locale, vista la stazza), e infine in Italia, cercava un appartamento in fitto un po' più grande per poter fare il ricongiungimento con la moglie. Esiste infatti una legge secondo cui la casa deve avere una cubatura proporzionata al numero di persone che la abitano. Poiché lui stava in un monolocale e la polizia municipale gli aveva comunicato che se portava un'altra persona lo spazio era insufficiente (e ora che gli universitari stanno in 8-10 in 3 stanze cucina e bagno? ho amici che lo fanno), aveva deciso di cercarsi un altro alloggio. Ogni volta che si presentava ad un'agenzia immobiliare, la risposta era sempre la stessa: ci dispiace, ma non abbiamo niente; e quando faceva presente che la loro pubblicità diceva che erano disponibili immobili che potevano fare al caso suo, ogni scusa eran buona per rimandarlo indietro. Così, visto che vicino casa mia si era reso libro un bilocale arredato ed era stato messo fuori il cartello 'fittasi', d'accordo col mio amico, ho chiamato io per chiedere le condizioni di fitto e un appuntamento per visitare la casa. Tutto a posto finché all'incontro mi sono presentato col mio amico abbronzato e muscoloso e ho rivelato che la casa era per lui. Non ci crederete, o l'avrete immaginato, ma la casa era appena stata data ad un'altra famiglia. Inutile dire che l'appartamento è rimasto poi sfitto per diversi mesi; probabilmente le mie maledizioni hanno colpito nel segno.
Ricordo che all'università il professore di antropologia ci spiegava che negli anni '60 sulle porte delle case di Torino c'erano cartelli con la scritta: "Non si fitta a meridionali" e il motivo era che le famiglie del sud erano numerose e disturbavano la quiete di quelle piemontesi, composte da genitori e massimo un figlio.
E' proprio vero che c'è sempre qualcuno che è più a sud di qualche altro!
TIM

martedì 9 novembre 2010

Adamo

Un'altra perla. Un po' difficile da digerire (le perle sono dure, coriacee, forse neanche i succhi gastrici riescono a scalfirle, non so) e per questo forse più preziosa. Sarà che non è proprio il mio genere, quindi averla apprezzata al di là della storia, me la rende ancor più pregiata. E capisco ora anche meglio l'altro lavoro di Glauco Silvestri, che qualche mese fa ho un po' strapazzato. Ho avuto tra le mani Adamo per un paio di giorni (lo so, sono lento a leggere) e alla fine sono rimasto più che soddisfatto. Ammetto di non conoscere il fumetto (e il fumettista) cui fa riferimento Glauco, perciò non posso dire se c'è assonanza e continuità tra le due opere, ma del racconto in sé posso sicuramente parlare, anche se -come dico sempre- non da esperto, da competente, ma da lettore 'di pancia'. Per la sinossi, vi rimando alle note del'autore, anche perché se qualcuno vuole godersi 'al buio' la lettura è nel suo diritto.
E ora veniamo alle mie impressioni sul lavoro di un bolognese che, tra l'altro, nei suoi romanzi fa conoscere e amare la sua città. Nelle prime pagine ho avuto qualche difficoltà a capire il doppio punto vista sotto cui si svolgeva l'azione (che ci volete fare, sarà l'età!), poi, una volta compresa la lotta tra le due nature del protagonista, sono riuscito a godermi appieno il racconto. Anzi, confesso di essere tornato da capo e aver ripreso la lettura. Sicuramente la scansione narrativa, così secca e ossessivamente descrittiva, rende appieno l'idea di una lotta allo stremo tra un uomo che vede allontanarsi le certezze di una vita 'normale' e il suo doppio che con prepotenza 'usa' il suo corpo per manifestarsi. Ma sono poi realmente due, o l'apparenza inganna? Esistono veramente due 'Adamo' o quello che appare 'umano' è solo un simulacro della sua vera natura? La vividezza delle immagini, una Bologna a volte non proprio rassicurante, ma specialmente la descrizione di quello che dovrebbe essere l'inferno o qualcosa di simile, mi ha colpito, facendomi riandare con la memoria a certe pagine della Bibbia e alle sue descrizioni simboliche di stati e piani exra terreni.
Se qualche annotazione posso fare, a parte i naturali svarioni di battitura, sono le note: per una mia idiosincrasia andrebbero messe in un apparto critico finale, per non distrarre la lettura. Ma capisco chi preferisce avere tutto e subito a portata di mano.
Spero di non aver snaturato il lavoro di Glauco con le mie 'scempiaggini esegetiche', ma se vi posso dare un consiglio, andate a leggere quest'Adamo: ha il pregio di far passare qualche ora in buona compagnia, di trasportare in un mondo forse non tanto lontano dal nostro, di essere breve quanto basta per essere 'consumato' in una serata col sottofondo degli AC/DC, come suggerisce the swordman, o di Rachmaninoff (come consiglio io) e di essere ... gratuito.
(Anteprima: pare che ci sarà un seguito che farà parte, udite udite, di una possibile trilogia)
Ancora una volta: bravo Glauco.
TIM

lunedì 8 novembre 2010

Domenica di acquisti librari

Ieri mattina, domenica; anzi prima domenica del mese; quindi, a Vercelli, giornata del mercatino dell'antiquariato in piazza Cavour. Chiamarlo 'dell'antiquariato' è riduttivo, perché si trova di tutto: dalla targa del postribolo anni '20 (prestazione semplice 30 cent. - doppia 50 cent. - mezz'ora ... e così via) alla vecchia zappa arruginita; dal gadget anni '70 (formaggino mio, calendario brillantina linetti. ...) al vecchio 78 giri di 'mettete voi un nome'. E poi, naturalmente, ci sono i banchetti dei libri usati! Ieri, causa tempo uggioso e un po' nebbioso, non c'erano i miei pusher di fiducia, una coppia di allegri cinquantenni che arrivano col loro furgoncino bianco, piazzano i banchi già preparati all'esterno e all'interno le pareti del mezzo diventano scaffali per le collezioni di fumetti: sali sul furgone e ti ritrovi nel mondo di Tex Willer che sfida a duello I fantastici Quattro. Dicevo che sono i miei pusher di fiducia perché valutano il libro per quello che è: comprano quelli che gli porto a un quarto del prezzo di copertina e me li vendono a metà. Inoltre gli puoi 'ordinare' i libri che ti servono e appena li recuperano, te li mettono da parte per il mese successivo. Ieri, dicevo, non c'erano e così mi sono dovuto accontentare di girare solo per gli altri banchi. E qui c'è chi è più onesto e valuta le merce per quella che è; chi invece ti compra magari tre libri ad 1 euro e te li vende a 1 euro al pezzo (a prescindere da cosa ti sta vendeno: l'edizione rilegata del 1940 o l'Harmony 2010); chi fa solo scambi (3/2 libri dati per 1 preso); c'è addirittura chi offre 5 libri per un euro, e qui si che puoi fare grossi affari, perché magari ci trovi edizioni particolari o addirittura vecchie stampe anni '50 di Urania o vecchissimi libri dell'Editrice Nord o di una casa editrice di fantascienza (di cui non ricordo il nome) di Verona che penso abbia stampato per pochi anni se non mesi. Ma ci trovi anche chi fa il furbo e ti appiopperebbe copie più che rintracciabili come se fossero pezzi unici e quindi a prezzi esorbitanti.
Ma tant'è. Ieri ho fatto un po' di spesa, portandomi a casa: Il talento di Lyon di Anne McCaffrey (perché mi interessa il tema del potere-psi, che dovrebbe essere il tema del libro e che mi ricorda Philip Dick), Urania del 1996; I figli di Medusa di Theodor Sturgeon (che è uno degli autori che amo di più), altro Urania Collezione del 2004; La pattuglia del tempo di Poul Anderson (che raccoglie 9 racconti lunghi o romanzi brevi che narra le avventure di una pattuglia di 'avventurieri temporali' mandati a 'sistemare' faccende a spasso nel tempo), ancora Urania ma serie Argento del 1995.
Ho cominciato a dare un'occhiata a Poul Anderson, ma ho letto troppo poco per dare un giudizio. Spero di farvi sapere qualcosa a breve. Se poi qualcuno di voi ha gia avuto tra le mani uno di questi libri, mi dica qualcosa, magari evito di perdere tempo con una grossa schifezza. Anche perché voi non lo sapete, ma tutti questi libri sono solo un diversivo: è che devo riprendere 'La trilogia di Valis' (ho letto il primo volume) e per farlo ci vuole mente fresca, allenata e spirito pronto. E per ora non ci sono.
Oggi sono nostalgico.
TIM
(la foto è presa da qui.)

sabato 6 novembre 2010

Segnalo ...

Ieri volevo segnalare il post che Glauco aveva pubblicato, ma volevo anche dare spazio al mio articoletto appena prodotto. Oggi, come promesso, segnalo questo post dell'amico bolognese. Interessante anche la discussione che è nata da quelle parole su ... la parola: evidentemente la funzione partecipativa e comunicativa di un blog regge ancora bene. Quasi esilarante poi (è però anche vero che si dice: si ride per non piangere!) il filmato dell'intervista sulla lettura tra i giovani.
E poi, bolognese per bolognese (o quasi) ...
TIM

venerdì 5 novembre 2010

Facciamo un po' di silenzio

Non sappiamo cosa sia successo realmente (e forse non si saprà mai) a Subiaco; non tanto la dinamica materiale quanto quella psicologica. Cosa abbia spinto il Maresciallo dei Carabinieri -irreprensibile ed equilibrato, a detta dei colleghi, a sparare contro le figlie e poi ad uccidersi. Con molta probabilità un altro 'giorno di ordinaria follia', un momento in cui uno come noi, esasperato da tutto ciò che di negativo è costretto a sopportare dalla vita e, soprattutto, dagli altri, non riesce a restare al di qua della sua porta mentale e decide di 'uscire'. Sicuramente non è Facebook in sé ad aver messo in mano all'uomo la pistola o ad aver ucciso la ragazza e il padre, ma pare che il suo utilizzo sia stato la causa dell'ennesima lite finita come sappiamo. Questo blog non è una testata giornalistica, non mi interesso direttamente di etica, non sono un moralizzatore, non sono neanche capace, in questo momento, di fare un'analisi sociologica o psicologica precisa dell'accaduto. Allora mi sono messo nei panni di quelle ragazze, e di tutti i ragazzi e non che passano ogni istante della loro giornata col telefonino in mano in attesa della vibrazione che gli annuncia che il suo compagno di banco (che è seduto al suo fianco) ha voglia di una coca cola; o a chattare con la propria ragazza prima di incontrarla di li a pochi istanti; o a giocare con la PS3 in attesa di chissà cosa. E ho detto: ma cosa passa nella loro (ma anche nostra) testa che li/ci fa vivere dentro questo mondo virtuale? che ci obbliga, spesso compulsivamente, a 'mandare una mail', 'inviare un sms', 'messaggiare su FB', e altre cose che neanche conosco, quando non ce n'è effettivo bisogno? E' forse l'horror vacui che ci fa girare la testa quando non c'è qualcosa che ci riempie quell'istante? E' la voglia di 'comunicare'? ma cosa intendiamo in questo caso con comunicare? Troppe domande con poche risposte, almeno da parte mia. E allora mi sono chiesto (un'altra domanda!): come sarebbe per una settimana, per due giorni, per un'ora, non collegarci ad Internet (se non per lavoro), non mandare messaggini, neanche quelli con le sole faccine, non postare alcunché sul blog, addirittura non usare il telefonino se siamo in casa e abbiamo a disposizione l'apparecchio fisso (a prescindere dal costo della telefonata), scrivere una lettera a mano invece che una mail? Vogliamo fare una prova, proprio noi?
TIM

giovedì 4 novembre 2010

Bagliori di Lovercraft

Forse non è un caso che in questo giorni si siano incrociati nelle mie letture due libri, o meglio due racconti lunghi.
Perché dei giovani talenti spesso si dice: ancora un po' di esperienza e si farà. Io penso che di qualcuno di nostra conoscenza si possa ormai dire: si è fatto (e non nel senso maligno che sicuramente immaginate voi!).
Troppi enigmi per l'inizio di un semplice post di un blog approssimativo e generalista come il mio? Allora ricominciamo da capo.
I due racconti.
Uno è del buon H.P. Lovercraft: Colui che sussurrava nelle tenebre, testo sopraffino, elegante e allo stesso tempo massiccio, di un horror che ancora non è diventato solo sangue e mostriciattoli fini a se stessi di tanta produzione, specie cinematografica, degli ultimi anni. D'altra parte parliamo del 1930 e a quell'epoca le parole avevano ancora un senso.
Il secondo racconto. E qui arriva la sorpresa. Mi direte che chiamare in causa HPL per un autore (per ora) amatoriale come lui è troppo, e che io non sono esperto e competente per fare simili paragoni. Forse avete ragione (ma di questo non mi interessa; io non sono pagato da nessuna casa editrice per scrivere queste cose). Ma se ritrovi le atmosfere e i personaggi -anche se con 100 anni di differenza- dei miti di Cthulhu, compresa la strizza di voltare pagina e vederti spuntare fuori un angelo decaduto che in una caverna fa strani giochi con una modella e potrebbe volere te come prossimo, allora, per me, siamo quasi sullo stesso piano. Dico quasi più che altro per non far montare la testa al nostro eroe; e anche perché, in verità, non siamo di certo ai livelli del maestro dell'horror. Però la strada e la stoffa c'è già tutta.
Leggere Colui che sussurrava nelle tenebre e Bagliori da Fomalhaut (che potete scaricare gratuitamente
qui) fa viaggiare nello stesso mondo. Almeno per me è stato così. Avrete finalmente capito che sto parlando di Alex 'von' Girola e del suo ultimissimo lavoro, quello che ci ha regalato per Halloween. E devo dire che regalo più azzeccato non poteva farci.
E ho detto tutto, come direbbe il buon De Filippo di Totò, Peppino e la Malafemmina.
Qualche pecca? Certo che c'è, ma si tratta (come sempre) di pochezze: errori di battitura, sviste. Per il resto tutto fila liscio che è un bijou, in pieno stile dell'austro-ungarico che conosciamo.
E dopo aver letto Bagliori potrete rispondere alla mia domanda: allora, è stato forse un caso incrociare i due lavori? esiste veramente il caso?
TIM

Glauco e il pianeta perfetto

Ahahah! Ahahah! Ahahah! Ma è divertentissimo! C'è da scompisciarsi dalle risate! Ma chissà perché per punizione l'abbiano mandato poi proprio sulla terra? Mah, vacci a capire, nella vita.
TIM

martedì 2 novembre 2010

Ho vinto un libro!

Vi ricordate il giochino letterario di Ferru? Dopo quasi un mese, ecco i vincitori! e il bello è che tra questi ci sono anch'io! Come ho già detto commentando quel post, è la prima volta che in vita mia vinco qualcosa. Non che sia un presenzialista o partecipalista (si può dire?), però vincere è sempre bello, specie quando si tratta di un libro. E io ho scelto questo. L'ho scelto perché, secondo il mio punto di vista, essendo racconti, su 180 pagine e 5-6 storie, anche se il west non è il mio forte e non conosco l'autore, qualcosa di buono da leggere ci sarà sicuramente; e poi magari saranno tutti un capolavoro -e se Ferru l'ha scelto come premio sarà sicuramente così. Qual'era il libro che io avevo proposto da 'spingere' in testa? naturalmente il secondo arrivato: Cent'anni di solitudine di Gabriel Garzia Marquez. Forse perché l'ho letto nel momento giusto, gli inizi degli anni '80 quando avevo poco più di vent'anni; forse perché la vicenda si svolge a Macondo, che era il nome della prima radio libera con cui ho collaborato (avevo una rubrica di jazz che forse non ascoltava nessuno, ma volete mettere poter dire con non chalance alle ragazze: si, lavoro per una radio libera); forse perché fa tanto 'di sinistra' dire di averlo letto (ma esiste ancora la sinistra, o è solo un'entità ectoplasmatica?); forse perché è veramente un capolavoro.
Tra i libri che 'sono arrivati in finale', devo dire la verità, ce n'è uno che non ho mai letto: Delitto e castigo, che poi è quello che ha vinto. Si, lo so che è un capolavoro della letteratura mondiale, però, sinceramente, non è il mio genere. Voi mi direte: ma se non l'hai mai letto, come fai a dire che non ti piace? boh, forse per questione di antipatia verso il genere o verso l'autore, o solamente perché mi resta poco tempo per leggere (diciamo 15-20 anni?) e voglio passarli andando sul sicuro. Il terzo classificato (Soffocare di Pulahniuk) devo confessare di averlo cominciato 2-3 volte; alla fine è tornato su una bancarella al mercatino dell'usato. Non ci siamo piaciuti a prima lettura, è tutto qui. Anche Pulahniuk sarà ormai un classico, ma insieme non quagliamo.
Tra tutti gli altri libri scelti (l'elenco è nel post di Ferru) non ho mai letto, nell'ordine d'arrivo: Alle montagne della follia, di H.P. Lovecraft (ma naturalmente conosco HPL e ho letto altro di lui); Il Richiamo della foresta, di Jack London (e anche qui, non ho mai letto questo grande della letteratura per ragazzi e non solo, ma che ci posso fare); Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austin; Ultima Luce, di Alan D. Altieri; Zia Mame, di Partick Tennis; Il Vangelo secondo Gesù, di José Saramago;Trilogia della città di K, di Agota Kristof; Quaderni di Serafino Gubbio, di Luigi Pirandello; Billy Bathgate, di E.L. Doctorow; Lezioni Americane, di Italo Calvino. Probabilmente leggerò Ultima Luce di Altieri, quando lo troverò dal mio usato di fiducia (si trova, si trova, basta non mollare). Degli altri, cosa mi consigliate di non mancare, conoscendo orami i miei gusti?
Questa, per esempio, era di quegli anni lì, quando 'lavoravo in radio' (porca pupazza, sembra una cosa seria detta così!). Qualcuno mi sa dire se la conosce? perché c'è tutto un album del buon Francesco così!
TIM

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