martedì 30 ottobre 2012

Anch'io sono choosy!

Relax!
Eh sì, ho scoperto che anch'io sono choosy!
E dire che non l'avrei mai pensato!
I fatti.
Qualche giorno fa discorro amabilmente con una conoscente che di professione è maestra. Si discute, inutile dirlo, delle 24 ore settimanali che verrebbero richieste ai docenti di scuola media superiore. Da qui il discorso cade (ma senza farsi male!) sugli orari dei maestri; sul fatto che hanno praticamente 2/3 mesi di vacanza pagata all'anno, più tutti i ponti possibili e immaginabili; sul fatto che i loro scioperi siano indetti tutti di venerdì e/o lunedì, con conseguente fine settimana lungo. Ecc. ecc..
Ed è qui che mi becco il rimprovero: la conoscente-maestra mi dice che non mi dovrei lamentare, perché almeno io posso scegliere quando andare in vacanza, mentre loro sono obbligati a fare le ferie solo in estate! 
Oh, me tapino! Non sapevo di essere una razza privilegiata, che deve prendere qualche giorno di riposo solo ed esclusivamente le prime due settimane d'agosto (periodo di minor affluenza di clientela e quindi di minor perdita d'incassi), e che non viene neanche retribuito in quel periodo nonostante abbia sgobbato tutti i santi giorni dell'anno, tranne le domeniche e le feste comandate, finora e finché le leggi non cambiano!
E così avvenne che ho scoperto di essere choosy!
Ora un ultimo affondo.
Siete tutti invitati a casa mia per la sera del 31 ottobre. Grande festa a base di pizza alle verdure grigliate fatta in casa, olive nere e verdi sott'olio, formaggi e salumi di zona accompagnati da pane ai cereali, sempre di produzione domestica; e per finire, le famose ciambelle fritte che fa mia moglie! Il tutto innaffiato da vino a kilometro (più o meno) zero.
Quindi, tutti in salone a vedere un bel film


A spasso con Daisy, con una grandissima Jessica Tandy e un superlativo Morgan Freeman. E nel frattempo potremo far fuori l'ottima crostata ai frutti di bosco uscita sempre dalle manine sante della mia dolce consorte!
E alle undici, tutti a casa per il meritato riposo.
Come dite? Halloween? in che senso: Halloween? è la festa di Halloween? non so, non mi risulta. Ma se preferite andare ad infrattarvi in qualche discoteca o qualche altro posto fra maschere in pura plastica, dentoni finti, costumi più o meno orripilanti, a mangiare hamburger di pura razza... (di che razza sarà quella carne?), fate pure. Contenti voi...

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Avviso ai naviganti. Molto probabilmente il Garage osserverà una luuunga pausa. Per quanto possa non fregarvene niente, volevo solo rassicurarvi: non ho contratto alcuna brutta malattia frequentando oscuri figuri, né sono in procinto di passare su Sky a 29,90 al mese. Con ossequi.

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TIM


lunedì 22 ottobre 2012

Alcune cose...

Basta con la
violenza sulle zucche!
* Perché se defeco io tutti a dire: che puzza! che schifo!. Se invece la fa una mucca o un cavallo è tutto un coro di: che buon odore di natura! Quanto buon concime per la terra! Basta con la discriminazione! Amate gli uomini come fate con gli animali!
* Vorrei portare Chuck Norris davanti al Parlamento e fargli fare una dimostrazione della sua bravura nelle arti marziali. Non ai parlamentari, ma sui parlamentari.
* Da qui fino al 1° novembre voglio vedere le zucche solo in un piatto con la pasta o impanate e fritte. Al massimo scaldate con la mentuccia e un filo di olio extravergine d'oliva. Ogni altro uso sarà gravemente sanzionato!
* L'altra sera ho provato a vedere Resident Evil in tv. Ho resistito fino al primo tempo. E ho capito una cosa: che zombie e vampiri vanno bene solo per decerebrati e/o pisciasotto. Ma chi può avere paura o stare attaccato al video per cose come quelle?*]
* Strettamente collegato col precedente. Qualche giorno fa ho aperto il mio ereader e ho fatto un po' di pulizia. Ho eliminato decine di file di roba autoprodotta del tipo: Tristitia, Carni Lacerate, I miei incubi, Sfamami... . Ma che roba ho letto finora? Speriamo di esserne uscito, altrimenti raggiungerò Lele Mora da don Mazzi per la disintossicazione e il recupero!
* Ma Dio che, dicono, vede e sa tutto, può essere accusato di violazione della privacy?
* La differenza tra un politico (serio) e Berlusconi è che il primo esprime le proprie idee e ha i suoi seguaci ed elettori; il secondo, invece, si appropria delle idee degli elettori e le espone come sue geniali trovate. Possiamo chiamarlo populismo?
* (questa è vecchia e strausata, ma sempre efficace e attuale, specie in questo periodo di debacle) Ho pochissime certezze nella vita; la prima e più importante è che non ho certezze.
* Guccini si è chiuso in mulino di registrazione la settimana scorsa (dopo qualche settimana di prove) e il suo nuovo cd uscirà il 27 novembre. E allora tutti i discorsi sull'enorme lavoro che sta dietro a certi capolavori musicali? Sulla ricerca spasmodica della perfezione fino all'ultima nota? che sia mancanza di ispirazione e professionalità? o semplice spocchia?



Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente, 
non m'importa dei giudizi della gente. 
Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale, 
odio guerre ed armamenti in generale. 
Odio il gusto del retorico, il miracolo economico 
il valore permanente e duraturo, 
radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies, 
frigo ed auto non c'è "Ford nel mio futuro"! 

(F. Guccini - Il sociale e l'antisociale - 1967)

* (su suggerimento involontario di Luca Morandi) C'è qualcuno che vuole adottarmi a distanza? Costo poco: con un abbonamento di soli 19 euri e 90 centesimi al semestre vi farò compagnia telefonicamente nelle fredde e buie sere d'inverno, raccontandovi tante belle storie che riempiranno il vostro cuore (e le mie tasche). Costo per minuto: 12 centesimi più IVA; max 15 minuti. No telefono erotico.

TIM

P.S.: quelle che avete appena letto sono, come sempre, provocazioni. E come sempre hanno un fondo di verità, almeno per me. Quindi niente rotture di maroni e levate di scudi pro o contro qualcuno/qualcosa, please!
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*] non so se Resident Evil viene considerato dai soloni del genere un capolavoro o un'emerita stro***ata. In tutte e due i casi il mio giudizio non cambia.

sabato 20 ottobre 2012

Cinquant'anni e più

qui
Forse è proprio questo la causa di tutto, parlo dei cinquanta e più.
Parlo di anni che passano, di tempo che si accorcia.
Ma si accorcia rispetto a cosa? E poi: di quanto?
Già, se da una parte la morte è l'unica cosa certa della vita, dall'altra è l'unica di cui non ne sappiamo la scadenza fino all'ultimo istante. Non è come aprire il frigo, tirare fuori uno yogurt e dire: scade il tot del mese prossimo, può ancora aspettare.
Tutti questi pensieri mi ballano per la testa da un po' di tempo. Non perché abbia paura di morire: quando arriva, chiudi gli occhi ed è fatta, chi s'è visto s'è visto e anche se non hai finito di pagare le rate del mutuo, non te ne può fregare di meno.
Ma è che senti che ti mancano le certezze, tutte quelle che hai avuto fino a quel momento, senti che la voglia di restare in piedi scivola via. 
Sì, lo so che ci sono persone che continuano a combattere anche a 80-90-100 anni, che sono soddisfatti della propria vita e non si fermano di fronte a niente. Ma il mondo è bello perché è vario, e ognuno ha avuto la propria vita: è nato, cresciuto, si è formato in situazioni diverse.
Anch'io ho attraversato le mie età, ho avuto i miei momenti, e ora è così.
Ecco perché dicevo: saranno i cinquanta e più.
Sempre più spesso mi soffermo a riflettere sulle occasioni perse (forse perché il tempo scorre e col tempo panta rei?). Sempre più spesso vivo nell'ansia di voler arrivare presto ad un momento in cui potrò dire: ok, questa è quella definitiva, la città definitiva, la cerchia di conoscenti/amici definitiva, l'attività definitiva; quelle cose, insomma, che ti danno sicurezza.
Ecco, dopo i cinquanta e più ti mancano anche le sicurezze.
Certezze e sicurezze sono quelle cose che ti fanno dire: io sono io e sono qui, non in un altro posto e non in un altro mo(n)do.
Vi faccio un esempio.
Da bambino la fede era qualcosa di astratto per me, pur essendo vissuto in un ambiente in cui il lato femminile della mia famiglia era credente e ultrapraticante (o forse proprio per questo?). L'adolescenza e l'età della ragione mi hanno visto crescere nell'ateismo di cui ho approfondito negli anni le basi filosofiche, umanistiche, sociologiche. Poi dopo i vent'anni ho avuto la svolta: mi sono fatto trascinare  in un gruppo cristiano di base dove ho cominciato a vedere le stesse cose ma dall'altra parte della barricata e mi sembrava di aver trovato la quadra: anche da questa parte c'era qualcosa che dava senso a tutto. Sono andato avanti così per molto tempo, diciamo una ventina d'anni, in cui l'entusiasmo per queste risposte alle domande della vita andava però via via scemava, in cui più approfondivo e più mi rendevo conto che il mio interesse non era per qualcosa che stava lassù (o dentro di me), ma per l'aspetto culturale: tutto era riconducibile ad una simbologia accattivante, ogni cosa acquistava significato non perché era rivelata, ma perché, al contrario, rivelava sé stessa attraverso il disvelamento di una maschera. Mi sono convinto che ogni passo della bibbia (o di qualche altra scrittura sacra)  non è altro che come un sogno da interpretare; ogni fatto o versetto non sono altro che un cappotto, una maschera,  messi ad una realtà, un modo per esprimere i fatti della vita, la quotidianità, per cercare di darle un senso. Ma era appunto un senso.
Negli ultimi 10-15 anni mi sono assestato in questa nuova situazione di ateismo. Dico nuova perché diversa da quella dei miei vent'anni: adesso c'è disillusione, non più ricerca; adesso  mi sembra che ogni cosa sia scontata, in modo quasi fatalista. E ogni volta che mi trovo a riflettere su realtà altre, la mia mente si rifiuta di ricominciare tutto daccapo, mi rimanda un unico messaggio: hai già visto, esplorato, sviscerato, hai scelto la strada della disillusione.
Mi rendo conto, dopo aver riletto ciò che ho scritto finora, che può sembrare che tutto si risolva in un dilemma: fede in, fede out.
No, non è così, questo era solo un esempio. Il mio discorso è più vasto, è onnicomprensivo, abbraccia ogni aspetto della vita.
Prendiamo la politica. Sono stato un 15-20enne normalmente all'assalto e normalmente di sinistra. Anche se, come avverte Guccini: ... a vent' anni è tutto ancora intero, perché a vent'anni è tutto chi lo sa, a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età. 



E negli anni ho dato contenuti a questa mia convinzione politica, tanto è vero che è una delle poche caratteristiche che mi è rimasta: ancora oggi mi definisco un comunista, uno però che ha avuto l'accortezza di scendere dal carro quando il PCI è stato ammazzato e di rimanere a piedi ma in compagnia di tanti compagni sciolti. Nonostante questa mia ferma convinzione, se oggi mi chiedete cosa ne penso di Monti e Napolitano, vi rispondo tranquillamente (e convintamente) che sono stati quelli che ci hanno salvati dalla bancarotta e dalla guerra civile. Capito cosa voglio dire? forse no, perché può sembrare una contraddizione; ma dal mio punto di vista non lo è. E nonostante questo credo che proprio i partiti che hanno appoggiato finora il governo Monti voluto da Napolitano (quindi anche il PD) siano quelli che stanno decidendo in questi giorni come rimettere l'Italia con la testa sotto la cacca per i prossimi vent'anni. Senza un altro Monti (comunque si chiamerà il prossimo presidente del consiglio) non c'è futuro in Italia e per gli italiani. Perché non bisogna aspettare che i buoi siano scappati per chiudere le porte e quando c'è da prendere una medicina amara, bisogna prenderla. D'altra parte non possiamo pretendere che un governo rimetta in piedi una nazione in meno di una anno quando i partiti c'hanno messo vent'anni per distruggere tutto. E penso pure che una delle peggiori minacce che abbiamo in questi tempi che precedono le elezioni sia il qualunquismo di Grillo. Ma avete provato a contare quanti luoghi comuni riesce ad infilare in un paio di frasi? penso che Grillo sia semplicemente il nuovo Mussolini o il nuovo Berlusconi.
Torno all'argomento principale del post: i cinquant'anni e più.
Se ora mi trovo a vivere queste difficoltà (disillusione, incertezza, mancanza di passione) potrebbe essere perché, come diceva un mio professore di psicoterapia (ciao, Lorenzo!) c'è gente che vive senza cuore, dal collo in su. Forse io sono di questi: uno che in ogni cosa va cercando sempre un motivo, che disseziona tutto ciò che ha davanti, anche i sentimenti.
O forse è perché ho cinquanta anni e più; forse perché è normale, a quest'età, cadere in certi abissi, avere paura di invecchiare male, temere che arrivi l'Alzheimer e si porti via il poco che resta.
La maggior parte di voi che seguite questo blog è più giovane di me, ma so che con alcuni condivido l'età anagrafica. Perciò vi chiedo se anche per voi è così, se anche voi avete queste sensazioni, queste paure, queste insicurezze. E a tutti chiedo cosa ne state facendo della vostra vita, come la state costruendo e cosa vi aspettate dalla vostra maturità.
Chiedo troppo? 

TIM

venerdì 19 ottobre 2012

I racconti di Marco Vergerio: Nuove (de)generazioni

Marco alle prese con
la difficile arte del
nutrimento del corpo...

Siamo agli sgoccioli di questo blog, e non posso non proporre ancora un racconto di Marco Vergerio, di cui avete letto, e spero apprezzato, altri lavori qui.
Questa storia è più recente delle altre e si vede anche nell'impostazione più allungata del testo. Pur senza anticipare niente, troverete qui l'ansia, l'eccitazione e, forse, la delusione di un uomo che si lascia trascinare da (insane) passioni inconfessabili. O forse si lascia prendere da un gioco innocente ma che la cosiddetta società civile, nel sulla sua ipocrisia, non accetta. Il linguaggio crudo non è messo lì per acchiappare il lettore, ma è interno, organico alla storia. Anche le immagini, che sembrano buttate allo sbaraglio, rientrano alla fine in un paesaggio non solo naturale, ma dell'anima. Almeno questo è quello che vedo io; poi mi farete sapere voi, se ne avrete voglia.
Vi lascio ora a questo


Nuove (de)generazioni
Quella ragazzina mi aveva davvero smosso qualcosa sotto la cintura quel sabato, si aggirava maliziosa e spersa per il supermercato accompagnandosi ad una donna in età con cappello e pelliccia. Fosse la madre o la nonna non avrei davvero saputo dire, ma la ragazzina non doveva avere la maggiore età; sicuramente aveva quella della ragione.
Forse era davvero la madre, una figlia avuta in tarda età con genitori vecchi nasce vecchia, non c’è niente da fare. Camminava su e giù per la Bennet con i piedini infilati in stivaletti col mezzo tacco che arrivano poco più in su del polpaccio e che lo coprono fasciandolo e imborchiandolo e lasciando a vista solo la punta e il tacco. Le gambe sode e morbide insaccate in collant spessi color carne sotto una gonnellina corta e svolazzante che terminava con un provocante pizzo nero; coperta dalla vita in su da una giacca a vento scura, sciarpa e capelli a caschetto.
Non so perché, il viso era davvero acerbo e fanciullesco, ma niente del resto poteva essere di una femmina poco più che bambina. Intendiamoci, normalmente non amo le ragazzine, preferisco le donne un po’ più vecchiotte, soprattutto quelle senza pudore in jeans stretti e tacchi alti a mostrare culoni e bocce molli infilate in catafalchi reggiseni rinforzati.
Ma quella, davvero, mi stava facendo bollire il liquido del cervello. Passai cinque volte a guardar formaggi e yogurt, tre a toccare e sdegnare pacchetti di carne in polistirolo e plastica trasparente, additai caramelle gommose e pasticche di liquirizia del re e lanciai sguardi languidi e pietosi come il cane da appartamento. La ragazzina ricambiava, non con malizia, ma con curiosità, quella curiosità infantile, come se stesse guardando qualche raro esemplare di insetto morto spiaccicato sul parabrezza del motorino nuovo per la promozione. Io cominciavo il delirio. Ad ogni passo dietro di lei, che lasciava la madre-nonna indaffarata a scegliere zucchine, il mio estro saltava come il grillo parlante e proprio come un grillo parlante indecente e sadico mi sussurrava all’orecchio: valle vicino! Più vicino, odora la sua fica profumata di fiori e merluzzo fritto, toccala, sfiora quelle gambe di ottone e quel culo di alabastro, spogliala, cercala! Sotto al giubbotto i seni piccoli e vivaci, i capezzoli rosa e appuntiti, baciala! Del suo bacio senza esperienza con la lingua timida fra i denti.
Mi lanciai diretto alle casse con ancora metà della lista da spuntare, pagare in fretta e uscire e aspettare. Diedi l’ultimo sguardo a madre e figlia mentre anche loro si mettevano in fila poco più avanti di me mentre stavo pagando il conto, le avrei aspettate fuori e le avrei seguite fino a casa. Non sapevo ancora cosa stessi cercando o quanto in là mi sarei spinto, sapevo solo che quell’impulso irrefrenabile che come una scarica elettrica partiva dalla base della spina dorsale e inondava il cazzo fino a far vibrare il prepuzio, in quel momento stava dettando le leggi. E non ci avrei potuto mettere becco. La piccola sapeva ed era curiosa, fottutamente curiosa. Quando uscirono dal supermercato stavo fingendo di armeggiare col telefono, mi vide e sorrise. Salendo in macchina, fortunatamente vicino all’ingresso dove mi ero messo a sorvegliare, allargò un poco le gambe infilandosi al lato passeggero; e ancora quello sguardo. Guidai a distanza di sicurezza fin quasi fuori città badando di non essere visto nel buio freddo della sera che ormai stava cadendoci addosso come una colata di catrame gelido.
Abitavano in una villetta a schiera di quelle tremende con la tavernetta e la mansarda e un minuscolo giardino. Il cane. Dovevano avere un cane, se no mancava qualcosa nel quadretto di periferia di provincia. Se avevo interpretato bene i suoi segnali la ragazzina sarebbe uscita a menare il cane per una pisciata, il problema era se avevano il gatto.
Attesi in auto per almeno quindici minuti con una batteria bebop nelle tempie ed un gonfiore spropositato nei pantaloni, ma poi successe. La ragazzina uscì col bastardo e si diresse decisa verso di me, io, uscendo dall’auto e accendendomi una sigaretta, l’attesi tremando.
- Ciao. - Mi disse. - Ti ho visto alla Bennet, sei un tipo strano tu.
- Non più strano di altri, ma i tuoi ti fanno uscire così, da sola, la sera?
- Si perché? Questo è un quartiere tranquillo e poi c’è Roscoe. - Indicando il cane. - Senti, ho bisogno di ricaricare il telefono, qui dietro c’è una tabaccheria… se mi metti venti euro… quando torni te lo faccio con la mano.
- Cosa stai dicendo? Sei matta ragazzina, mi vuoi inguaiare?
Stavo recitando proprio male e la mia mano sinistra era ambiguamente infilata nelle tasche dei calzoni mentre con la destra fumavo spargendo cenere ovunque sulla strada
- Senti vecchio. - Disse lei. – Se ti va qui dietro c’è la tabaccheria, appena ricevo il messaggio della ricarica ti aspetto dietro a quella siepe che intanto faccio fare a Roscoe i suoi bisogni, se non ti va puoi anche andare a fare in culo.
Chiusi la macchina e sgambai in direzione dei tabacchi con in mano un post-it giallo con il suo numero scritto a penna con grafia tonda e voluttuosa, non mi sembrava vero ma, cazzo, farsi masturbare così, con questo freddo, dietro ad una siepe non era esattamente il massimo ma la forza di attrazione che avevo per lei era più forte di quella di gravità e dirigendomi sul luogo dell’appuntamento mi sembrava di galleggiare come se fossi sulla Luna o proiettato nello spazio profondo su un qualche asteroide senza controllo e orbita.
Aveva ricevuto il messaggio e mi stava aspettando con il cane legato all’alberello che le stava a fianco, quando mi vide il bastardo iniziò a frignare e guaire ma la ragazzina lo tranquillizzò arricciando le labbra e emettendo un suono a metà tra un guaito lui stesso e un complimento che si fa ad un neonato; il cane, ipnotizzato, si rilassò sdraiandosi sulla terra umida.
- Bravo, la ricarica l’hai fatta, adesso vieni, te lo sei meritato.
- Come ti chiami. Dissi io.
- Jessica, e tu?
- Io mi chiamo Filippo. Quanti anni hai, non mi stai inguaiando vero?
- Senti se non ti fidi puoi anche tornartene da dove sei venuto, di anni ne ho quasi diciassette e no, non sono qui per ricattarti, mi basta che fai il bravo, a scuola lo facevo sempre ma i miei amici sono degli stronzi, cercano sempre di riprendere col telefonino e poi ti sputtanano su internet e con tutta la scuola.
Dicendo così mi mise una mano in mezzo alle gambe, aprì la lampo e me lo tirò fuori. La ragazzina ci sapeva fare nonostante l’età, avevo visto giusto al supermercato, così mi lasciai definitivamente andare mentre lei menava il su e giù del piacere. Venni copiosamente sul prato bruciato dall’inverno.
- Ora devo andare, tu copriti e vattene.
- Voglio rivederti, Jessica, dobbiamo farlo ancora, posso darti più soldi se ti servono.
- Senti coso, il mio numero ce l’hai, solo sms, non mi chiamare, se ti vedo girare qui intorno racconto che mi hai molestata e ti faccio arrestare ok? Non mi sembri un pazzo maniaco, ti prego non farmi cambiare idea se no comincio a gridare subito, qui.
- Va bene, va bene, magari ci rivediamo al supermercato.
Si girò come un soldato sui suoi tacchi e la vidi dondolare verso casa con il cagnetto che le faceva le feste tutt’intorno. La sua padroncina era tornata da lui e aveva finalmente mollato il ciccione ad asciugarsi sulla strada.
Tornai in macchina ed entrai svuotato di corpo e di mente, accesi una sigaretta e, frugandomi in tasca, trovai la lista della spesa da finire.
Avevo ancora tempo, misi in moto l’auto e mi diressi di nuovo verso il supermercato.

 TIM

mercoledì 17 ottobre 2012

Le interviste possibili: Eddy Mazzarini

È lui o non è lui?
Cerrrrto che è lui!

Lo scorso anno, ai tempi delle interviste possibili, ci eravamo persi un pezzo importante di questa galassia della bloggosfera: Eddy Mazzarini.
Diciamo che la mia richiesta era arrivata in un periodo molto impegnativo della sua vita.
Cerchiamo di ricostruire la vicenda.
Qualche mese prima (presumo 6-7), il nostro Eddy era stato chiamato ad esibirsi in alcune acrobazie di stampo propriamente maschile che (miracolo della scienza e della tecnica!), in collaborazione stretta con un altro essere umano di sesso diverso, hanno prodotto un Eddyno in miniatura. Il quale ha cominciato da subito a scassare i timpani. E sì, sono inconvenienti che capitano. Tra l’altro pare che tra un vagito e l’altro, l’esserino abbia anche espresso velati apprezzamenti per taluni loschi figuri di cui il genitore aveva fatto conoscenza in gioventù. Ma di questi personaggi ci parlerà l’Eddy originale più in là.
Ora Eddy si trova qui, dall’altra parte di un lungo cavo coassiale (si chiama così?) e sta per svelarci alcuni misteri che riguardano nell'ordine: il quinto mistero di Fatima, la percentuale di colesterolo di Vasco Rossi e le sorti del governo italiano.
Andiamo ad incominciare.

Per farla breve: si identifichi.
Sono nato a Treviso 35 anni fa e da allora continuo a rimanere piantato duro in queste verdi terre. Sono spostato da 2 anni con Sonia e ho un bimbo di un anno di nome Leonardo che è il mio tesoro più grande.
Sono un programmatore di computer nel senso più ampio del termine. Dal 2007 cerco, assieme ad altri tre grandi amici, di far funzionare una piccola software house di nome Graphite. Non chiedetemi di mettervi a posto il pc, perché di hardware ci capisco una mazza...

Oddio, veramente una guardatina al PC mi farebbe comodo: è saltata la scheda audio, mi si aprono sempre finestrelle con discinte lavoratrici della notte che vorrebbe cosare con me anche se ho cercato la parola Rita Levi Montalcini su Wiki, e ogni tanto si impianta tutto. È grave, dottore? Mah… Comunque, parlando di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuto? I tuoi come hanno influito nelle tue scelte?
Ho cominciato da piccolissimo a leggere Disney, poi, visto che non mi bastavano più le brevi storie che trovavo in Topolino e Paperino, sono passato a Tex Willer che mi passava mio zio quando terminava la sua lettura mensile. Tex mi ha accompagnato per 5/6 anni fino a che nel 1991 non ho scoperto Nathan Never. Da allora ho cominciato a leggere tutto ciò che l'almanacco annuale della fantascienza consigliava e ho capito cosa voleva dire amare un genere.
Sono sempre stato, fin da bambino, un grande appassionato di film. Mia mamma mi mandava a letto alle 21 ma io rimanevo nascosto in corridoio a guardare la tv fino alla fine dello spettacolo che veniva mandato in onda. Adoravo i filmissimi di Canale 5. Poi sono passato all'adorabile Zio Tibia e da allora mi accorsi che mostri, vampiri, alieni, e bestie varie erano la mia grande passione. X-Files ha sigillò il pacchetto.
I miei genitori non mi hanno mai appoggiato da questo punto di vista ma io sono come un ariete e si fa fatica a fermarmi se qualcosa mi prende sul serio.

Ecco, adesso si chiarisce chi sono i tipi di cui blatera l’Eddyno ogni tanto! Ma ora come sono cambiati, se lo sono, i tuoi gusti?
I miei gusti sono rimasti pressoché gli stessi. Oggi nella sf cerco di più la speculazione e la filosofia, mentre nell'horror cerco di più la cattiveria e lo sberleffo nell'affrontare argomenti difficili.
Da quando vidi Pulp fiction di Tarantino, cominciai ad appassionarmi al genere noir\pulp, di cui ho letto molto ma visto poco cinema.

A Treviso non sono mai stato, ma mi piacerebbe farci una visitina. A te piace la tua città? e come ti ha eventualmente influenzato?
Adoro Treviso. La vivo poco ma è una città bellissima. Peccato che ci siamo riempiti di stereotipi razzisti che nulla hanno a che vedere con la maggior parte della popolazione.
La provincia di Treviso è sempre stata ricca di lavoro, e questo si è rivelato negli anni un grande punto di forza. Io, personalmente, ho sempre trovato questo fiore all'occhiello un punto di debolezza. Mi spiego meglio: negli anni la “corsa all'oro” si è trasformata in un loop viziato alla ricerca di maggiore ricchezza, lasciando per strada alcuni valori fondamentali per una società. Uno di questi è stata la cultura. Chi come me viveva nella profonda periferia, ha convissuto per anni con la frase “no sta'ndàr a studiàr che no serve gnente, laora che xe mejo!” (Non studiare che non serve a nulla, pensa a lavorare che è meglio), ottenendo come risultato una ignoranza di base vergognosa. Fortuna vuole che io sia sempre stato attaccato ai libri, ai fumetti e all'informatica che mi hanno, a loro modo, salvato la vita.

Chi ti sta intorno si interessa alla tua attività di blogger?
Mia moglie è orgogliosissima delle mie passioni. Mio figlio spero lo diventerà. Ma non ci credo...

Nonostante tutti i tuoi proclami sul tuo modo di essere, penso che avrai degli amici. Come li scegli? e loro, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog?
Non ho amici interessati al mio blog, a parte il mio prossimo aiutante, il caro Zad.
In ufficio conoscono le mie passioni e mi chiedono spesso consigli di lettura e cinematografici. A volte andiamo anche al cinema assieme.
Sono un tipo molto aperto e gioviale e quindi faccio amicizia facilmente. Ultimamente però scelgo le amicizie con attenzione ma poi va sempre a finire che incontro un Temistocle a caso...

Grazie per il complimento! ... era un complimento, vero... ? Boh! Sarai sicuramente a conoscenza del fatto che ci sono alcuni i quali dicono che esiste un dio o comunque qualche entità che ha creato tutto e ci ha organizzato la vita, nel bene e nel male. Tu sei credente?
Tra le mie tante curiosità c'è sempre stata la religione e la filosofia. Non credo in nulla ma ci spero.
Conosco le tradizioni e le divinità di almeno una decina di religioni ma nessuna di queste ha mai rispecchiato le mie convinzioni.
Però ho sempre sperato di diventare, un giorno, vittima di abduction... ma poi, dopo la nascita di Leonardo, ho cambiato leggermente idea.

Ah, della serie: Extraterrestre, portami via! Ma dai! Si sta così bene in mezzo a noi! E poi se vai via tu chi ci racconta i film? Ma, qui sulla terra, c’è un personaggio a cui ti senti particolarmente legato e/o che ha influito e influisce sulle tue scelte?
Sono un piccolo imprenditore e se devo essere sincero ammiro enormemente il compianto Sergio Bonelli. Un signore coerente e solido nelle sue scelte. Che poi si sono rivelate pure vincenti in molti caso. E fa lavorare un pacco di gente. Se non è un esempio questo!

Come saprai su questa terra c’è un entità geografica (forse un po’ meno sociale e politica) chiamata Italia. Quella di oggi ti piace? quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?
Italia? Cos'è?
A parte gli scherzi l'Italia di oggi non è male, ma viviamo in una tale confusione che è spaventosamente difficile orientarsi.
Pregi: l'intelligenza che si trova nelle pieghe invisibili della società.
Difetti: la stupidità che si trova nelle distese visibili.
Potenzialità: la tecnologia e la cultura.
Cosa pensi dei flussi migratori che stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?
Ben vengano, se correttamente gestiti. La multirazzialità è la chiave del futuro. Ma io sono da Treviso, non posso capire certe cose.

Ora una domanda che ti potrà sembrare fuori tema (in verità l’ha aggiunta Eddy e io obbedisco! N.d.E.): perché hai acconsentito a rispondere a queste domande?
Perché mi faccio sempre mediamente i cavoli miei, ma quando l'intervistatore è Tim... tutto il resto è noia! Grazie Tim.

Non vorrei che questa tua ultima osservazione sembri una velata pubblicità ad una nota azienda telefonica! Tra l'altro, vorrei raccontare un simpatico aneddoto (si dice sempre così!). Non ricordo più quale mio intervistato mi raccontò che quando disse agli amici di aver risposto alle domande di Tim, molti pensarono che si trattava proprio del noto gestore! Potenza delle sigle! Ma per finire, la domanda clou, quella più importante di tutte, quella per cui molti hanno rinunciato a rispondere a tutte le altre mie domande: una cosa che vorresti restasse di te.
Siccome io sono immortale, credo che questa domanda sia inutile!

Esatto, lei ha vinto un viaggio su Venere! E siccome è immortale, avrà tutto il tempo che vuole da aspettare! Ahahahahah!

Divertente davvero, in linea con la persona aperta e simpatica che è uscita fuori da questa piccola intervista.
Ora ci sarebbero le note dolenti. Note nel senso materiale del termine. Come tutti sanno ogni intervistato ha l’obbligo morale e giuridico di indicare un brano musicale che in qualche modo lo rappresenti. La mancanza di tale dato porta a sanzioni severissime di cui non sto qui a parlare. Eddy ha fatto la sua scelta (che io peraltro disapprovo totalmente)  e quindi vi tocca ascoltare questo



Lo so, molti di voi staranno ricorrendo ad emetici di ogni tipo e/o a sostanze più o meno stupefacenti per allontanarsi dalla trista realtà. Ma, da un tipo come Eddy, cosa vi aspettavate?

BVZTim*

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* non ho cambiato nik; è solo che questo è il nome col quale mi apostrofa Eddy: Buon Vecchio Zio Tim. Ma da ora in poi ho avuto il permesso di chiamarlo BVDOZE (Buon Vecchio Dio Onnipotente Zio Eddy). Definizione sua!

martedì 9 ottobre 2012

Le interviste possibili: (Messer) Alessandro Forlani

.. è proprio lui...

Come ampiamente sbandierato a destra e a manca, ecco la sorpresa riguardante Alessandro Forlani: un'intervista possibile come quelle che hanno infestato il mio blog lo scorso anno, coinvolgendo una ventina di malcapitati amici (non so quanti siano rimasti tali dopo la pubblicazione della stessa!) blogger. Ed ora tocca a lui, che è diventato da poco un altro dei miei riferimenti di lettura.
Come sempre le domande mirano a conoscere l’uomo più che il personaggio, perché penso che sia importante sbirciare al di là di quello che si vede normalmente.
E poiché anche dietro Alessandro Forlani vincitore del premio Urania 2012, c’è un uomo, scopriamolo insieme. Magari capiremo che oltre ad essere bravo ci è anche simpatico.

Bene, cominciamo con qualche notizia anagrafica.
Sono nato a Pesaro (PU), dove vivo, il 25 maggio 1972. 163cm di bassezza (anche morale); occhi castani, una decina di chili di troppo e pochi & non-morti capelli. Segno zodiacale Gemelli, ascendente Bilancia. Professione: Prof (quello di Mignolo e la Conquista del Mondo). Stato civile: stilita.

Mmmh, mi sembra che, a parte il tuo definirti stilita, sei umano come uno qualsiasi di noi. Quindi anche tu hai avuto una normale infanzia, con i consueti cambi di pannolini, orecchioni e varicella compresi. Se è così, e parlando di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuto? C’era lo zampino della tua famiglia nelle tue scelte?
Quand’ero piccolo mia madre mi addormentava leggendo favole: Il vestito nuovo dell’Imperatore è ancora oggi la mia preferita. Mio padre e mio nonno mi portavano al cinema: ho visto i classici Disney ma anche cose che voi bambini non potete (soprattutto non dovreste) neppure immaginare: per esempio Saturn 3 di Stanley Donen. Assistere a sei anni a Star Wars: Episode IV sul grande schermo ti cambia la vita; idem leggere a quattordici La Storia Infinita di Michael Ende. Oppure, anziché obbligarmi a nanna, i miei genitori mi permettevano di assistere con loro ad orrori in prima serata quali L’abominevole Dottor Phibes o L’invasione degli Ultracorpi: ne seguivano notti d’incubi, ma valeva la pena. Sono stato adolescente con gli episodi di Indiana Jones, i film migliori di Tim Burton, il “Dungeon & Dragons” delle scatole rossa/blu/verde e una passione per l’occultismo come alternativa a quella dei Paninari per i capi Best Company. Per il resto, sarò onesto benché snob, “sono cresciuto” con Dante Alighieri letto come si leggerebbe Lovecraft e viceversa; ho pogato con J.S. Bach e Claudio Monteverdi ma non so il titolo di neppure una canzone dei Ramones o dei Nirvana; ho trascorso l’infanzia davanti alla tv con Spazio 1999 e i robottoni giapponesi, poi mi son stancato di guardarla. Quanto al cinema, lasciamo perdere: alle volte ho l’impressione di avere più ricordi cinematografici che di vita reale!

Se ti può essere di conforto, anche il mio orecchio non è mai stato sbatacchiato da Ramones e Nirvana (sarà un bene?), ma possiedo ancora oggi l’opera (quasi) omnia di Bach e Monteverdi, oltre che di qualche altra decina di autori classici. E ora, i tuoi gusti, come sono cambiati, se lo sono?
A quest’elenco si sono aggiunte (e si aggiungono) voci nuove via via che ne scopro. I testi/film/brani che mi piacevano allora mi piacciono ancor oggi; anche se di alcuni riconosco l’ingenuità, o l’essere datati.

Ho letto che vivi in un pezzo d’Italia che conosco personalmente poco (ho fatto qualche puntata ad Assisi, Camerino, mi sembra Fano); ma ho anche sentito che sono posti dove si vive anche bene. A te piace il posto dove sei cresciuto e/o dove vivi oggi? e come ti ha influenzato anche nella scrittura?
Pesaro è una piacevole cittadina di mare, incastonata fra due colli e una necropoli italica: da ragazzino ti garantisce avventure marinaresche e spaventi cimiteriali e silvani; da adulto apprezzi il clima, l’urbanistica, i tramonti, le passeggiate sui lungoviali. Ammetto che c’è dell’Innsmouth negli scorci del porto, e che nei vicoli del Ghetto, in centro storico, si aggirano golem. Io sono cresciuto a pochi passi da entrambi. Riguardo ai pesaresi, ahinoi, ci farebbe gran bene smettere i modi e la spocchia da cittadini del mondo e riconoscere con umiltà di essere provincialotti.

Golem nel centro storico? Quelli che poi hai fatto apparire a Venezia? Deve essere stata un’esperienza non molto piacevole trovarseli davanti in carne ed ossa… anche se carne ed ossa per un golem forse non è proprio la definizione giusta. Comunque, tornando all’oggi, la tua famiglia si interessa a quello che fai in qualità di blogger, scribacchino, artista…
Blogger, no: i miei genitori (sono loro la mia famiglia: sono single e figlio unico) non s’interessano granché di web; sono contenti dei risultati da scribacchino benché il mio lavoro non sia per nulla del loro “genere”, non mi leggono volentieri. Artista?!
Come intervistatore devo pure solleticare la vanità insita nell’artista che è in te! Vorresti dirmi che sotto sotto non ti fa piacere? E i tuoi amici forse non ti considerano un artista, anche forse per sentirsi gli amici di uno che ha vinto un premio importante? Ecco, gli amici: come li scegli? e loro, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi?
Come loro scelgono me non lo so, e quasi quasi mi spaventa rifletterci. Dato il lavoro che faccio (docente universitario a contratto e insegnante presso scuole private, tutte fuori sede) non ho veri e propri “colleghi” con cui approfondire il rapporto. Le mie poche amicizie sono maturate nell’ambito di passioni comuni, specie il gioco di ruolo e wargame, e si nutrono del condividere le medesime. Poi ci sono le “affinità elettive”, le persone che nella vita hai avuto sempre vicine: io le conto sulle dita di una mano.

Sei credente? in un dio o in qualcosa che sta al di fuori di te?
No.

Netto e conciso! Ok, capisco che da quell’orecchio preferisci non sentire. Cambiamo allora argomento: da dove vengono fuori i tuoi personaggi e le tue storie? qual è un tuo personaggio, o lavoro, a cui sei particolarmente affezionato?
Circa i personaggi: preferisco le protagoniste femminili; mi accorgo di riuscire a dar loro uno spessore, e una statura eroica, che non ottengo coi personaggi maschili, che anzi il più delle volte mi riescono caricaturali. Forse è perché nel corso della vita ho visto più uomini che donne comportarsi in modo ridicolo, e in modo direttamente proporzionale al divenire ci-si-aspetta vecchi & saggi. Uso personaggi funzionali alle storie che voglio scrivere, ai temi che mi interessa discutere: i personaggi non sono mai al centro dei miei racconti, lo sono piuttosto gli argomenti, le idee; che siano le invenzioni spettacolari o riflessioni sulla nostra società. Dal punto di vista descrittivo mi limito, perciò, ai pochi tratti essenziali. Le storie sono sviluppi fantastici e fantascientifici di pensieri e osservazioni sul mondo che mi circonda, sulla vita che osservo, negli aspetti e implicazioni che più mi arrovellano. E che, ovviamente, non mi illudo di risolvere né di spiegare con un racconto. Dico sempre che il mio lavoro migliore è il prossimo, ovvero quello che devo ancora scrivere.

Teoria interessante: l’importante è la storia e i personaggi sono funzionali alla narrazione. Io ho sempre pensato partendo dal contrario: c’è qualcuno che fa qualcosa e da questo nasce la storia. Ma c’è un personaggio o un fatto (storico, politico, religioso, sociale) a cui ti senti particolarmente legato e che ha influito e influisce sulle tue scelte?
Direi il XVII secolo in generale.

Leggendo i tuoi racconti e i tuoi romanzi si spiega tutto, ed anche in modo perfetto e piacevole. Facciamo allora un salto nella camera del tempo e veniamo ad oggi: ti piace l’Italia contemporanea? quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?
La nazione fa schifo. Non mi sento di aggiungere altro.

Anche qui sei come il taglio di un rasoio perfettamente affilato! Non insisto. Affrontiamo la prossima domanda: cosa pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?
Ben vengano: la Storia è melting-pot. Sono convinto però che non si possano tollerare, da parte delle Istituzioni, fenomeni di ghettizzazione, chiusura ed estremismo delle varie comunità, culture e professioni rispetto alla Costituzione e le Leggi della Repubblica. Con ciò intendo per esempio il degrado dei campi Rom; oppure, nelle nostre aule scolastiche e d’ospedale, il divieto di indossare il burqa ma anche, finalmente!, togliere dalle pareti quei c…o di crocefissi.

Ho sentito, in proposito, qualche giorno fa una giusta osservazione da parte di un islamico che vive e lavora da anni nel nostro paese: se i mussulmani vivono qui, pagano le tasse come tutti gli altri (anzi, assistendo alle ultime vicende politiche, forse più degli altri) è giusto che lo Stato provveda ai loro bisogni anche di culto, con la costruzione di moschee dove c’è richiesta, così come si danno fondi per la costruzione di chiese cattoliche. Questo per dire come siamo ancora uno Stato profondamente non laico. E anche il discorso dell’esenzione dall’IMU per i luoghi cosiddetti di culto, con la coda del pronunciamento di ieri del Consiglio di Stato, confermano questa realtà: la breccia di Porta Pia resta lontana nel tempo e nella coscienza degli italiani! Per concludere questa chiacchierata, dimmi una cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te.
La nostalgia di avermi letto.

Bella considerazione, degna di uno scrittore di rango! (sono troppo servile?)
Prima di salutarti, penso di poterti ringraziare anche a nome dei miei 3 lettori. Ti abbiamo conosciuto anche sotto altri aspetti che non quelli meramente letterari; e d’altra parte queste informazioni ci aiutano a capire meglio i tuoi lavori.
In ultimo, propongo a chi ci ha seguito finora il brano musicale che hai scelto e che non poteva che essere di questo genere:



TIM
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Le altre interviste possibili le trovate sotto questa etichetta.

sabato 6 ottobre 2012

Alessandro Forlani e la camera del tempo


l'ho rubata dalla sua pagina FB,
ma non glielo dite!
(lui è il primo a destra, eh!)
Tra pochi giorni potremo acquistare in edicola un bel libro dal titolo I senza-tempo, di Alessandro Forlani; e sulla copertina, probabilmente, troveremo un bollino che ci avvisa che questo libro ha vinto il Premio Urania 2012.
Ma non è per questo che oggi vi propongo un post proprio sul cinquantenne (e sì, il tempo passa per tutti!) professore pesarese (Errata corrige delle 14.30: -- chiedo venia: di anni ne ha 40! --) che si presenta così sul suo blog: sedicente scrittore, è nato negli anni ’70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e XXI. Vive su vagoni TrenItalia, non risponde al telefono ma è colpa delle gallerie. Nerd, roleplayer e alchimista: ciò ne fa immancabilmente un autore di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, drammaturgia, cinema, scrittura e teatro. S’aggira fra l’Accademia di Belle Arti di Macerata, ScuolaComics Pescara e l'Università di Bologna (Polo di Rimini). Di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto va al cinema, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere così.
Sapete che la letteratura non è il mio forte: non saprei riconoscere un racconto di Verga solo dallo stile e confonderei tranquillamente Edgar Allan Poe con Liala (beh, proprio fino a questo punto no! ma avete capito cosa voglio dire!).
Tuttavia la scrittura di Forlani è veramente inconfondibile. Ed è per questo che vi voglio raccontare un paio di cosette su cosa lascia in me la lettura di un suo lavoro.
Come sempre vi do' qualche link dove andarvi a leggere qualcosa di serio e sensato sull'argomento, e non potevo che sceglierne un paio dall'interessante blog di Mauro Longo: quello sui racconti e quello sullo stile e il mondo di Alessandro.
Come immagino io la vita del professore? Anzitutto penso che non viva in una vera e propria casa: sapete, quelle cose con ascensori, androni, porte blindate e citofoni.
Ma che a notte fonda arrivi davanti al suo piccolo maniero immerso nelle sopraevelate di una tangenziale metropolitana a bordo di un automotiva lucente e sbuffante e col telefonino metta in funzione il sistema computerizzato che permette di azionare il ponte levatoio e accendere, contemporaneamente, le luci di casa e il forno a legna, dove un robotico domestico ha lasciato a mezza cottura la cena a base di patate aromatizzate e un qualche cosciotto d'agnello o cinghiale.
Forse neanche lui sa esattamente cosa troverà una volta entrato a casa, visto che il suo mondo è in continuo movimento e vive di vita propria, con personaggi che mutano (spesso anche fisicamente!) e prendono iniziative che possono anche non piacere.
Non che disdegni il mondo moderno, Alessandro Forlani, è solo che la sua visione del presente è l'unione perfetta di un passato barocco e di un futuro remoto, dove i verbi e gli aggettivi rispondono a leggi proprie, nascono dai suoni della strada e si sviluppano sulle melodie di Handel e dei Cranberries.
Se in un inseguimento un poliziotto cercherà di fermare il mostro di turno, non sarà una cosa scontata, ma

... due bipodi si lanciarono all’inseguimento del golem coi fucili mitragliatori ruttanti: ma i colpi esplodevano sulla schiena di argilla senza nulla ottenere, il mostro non si fermava.
A quel punto un ardito, temerario sergente tentò il tutto per tutto e si lanciò in un assalto: spinse il camminatore alla massima velocità, e la macchina fischiando e sbuffando avvinghiò la creatura in una mischia furibonda, tempestandola di pugni colle chele d’acciaio. Il golem rispondeva coi destri di fango: e Rialto divenne il quadrato di quegli immani prodigiosi pugilatori.* 
E gli ammennicoli che seguono ogni essere umano nella sua quotidianità?
L’indomani Rabbi T si trasferì coi suoi incunaboli, i suoi lambicchi, i pantacoli, le reliquie, gli amuleti, gli elisiri, i grimori, i talismani e le polveri, e insomma quanto occorre a praticare la qabbalah, dal segreto della sua sinagoga a una caserma dei Carabinieri in Giudecca. Qui gli si attrezzò una guardiola ad alloggio, di due celle si ricavò un laboratorio, della cappella militare cattolica si fece un tempio dell’ebraica religione: insomma tutto un braccio dell’edificio fu riservato al rabbino, tutto interdetto; ogni accesso guardato dai militari dell’Arma. 
Non male per un povero rabbino chiamato a salvare il mondo! E vogliamo parlare delle
motogondole scalatrici Sleipnir, orgoglio tecnologico delle truppe da montagna austroungariche 
che non sono semplici mezzi di trasporto, se
Rabbit ingaggiò quell’autonavi rampicatrici che pure lo sopravanzavano per massa e armamenti: le afferrò per le appendici d’aracnide e ne storse e ne schiantò l’acciaio. Prostratele calò il maglio a mezzo degli scafi, ne aprì i ventri blindati; cogli artigli forzò i boccaporti e ne trasse i piloti dai vani di manovra. Spacciò i più fortunati col lanciafiamme o col mitra: gli altri li stritolò, li triturò fra le mandibole d’argilla.
Steampunk? Fantascienza? Fantasy? Ucronia? Boh! Per me è solo il tipo che vedete a destra nella foto di copertina.
E così, se volete deliziare il vostro leggere in questo fine settimana, non avete che da guardare anche qui, dove in vetrina è parte del mondo fantastico e visionario di Alessandro Forlani.
In attesa andare in edicola agli inizi di novembre.
Spero che queste poche righe abbiano potuto suscitare un minimo di curiosità in chi ancora non conosce Alessandro, e siano state quanto meno sufficienti a spiegare come la vedo io a chi invece legge Forlani da tempo.
Un solo rammarico: non aver fatto in tempo ad acquistare, alla sua uscita, l'antologia forlaniana Qui si va a vapore o si muore, edita dalla purtroppo prematuramente scomparsa editrice Pyra.
E, infine, una sorpresa che riguarda sempre il nostro amico: ... E no! non posso dirvi niente, altrimenti che sorpresa sarebbe?

TIM
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* brani tratti da RabbiT, racconto presente nella raccolta steampunk del concorso indetto da Baionette Librarie, il blog del Duca Marco Carrara. Nello stesso libro è presente un altro racconto, altrettanto godibilissimo: Photophantastes.




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