sabato 30 aprile 2011

Litania di A. Gallerani e Spazio Privato di I. Contini

Per questo fine settimana, vi lascio i compiti a casa.
Io vi segnalo altri due testi e voi, da bravi, ve li leggete e poi... mi fate il riassunto, come si diceva a scuola. Anzi visto che il riassunto ve lo farò io, voi mi direte cosa ne pensate. Anzi ve li leggete e basta. Oppure ve li scaricate solamente. Oh, insomma fate un po' voi!
I due testi sotto osservazione oggi sono: Litania di Alessio Gallerani, ed. Feedbooks e Spazio privato di Isabel Contini, ed. Kultvirtualpress.
Cominciamo, naturalmente, dal primo, cioé dal racconto di Alessio Gallerani, di cui potrete trovare qualche altra notiziola anche qui.
Sinossi (farò io una sinossi della sinossi ufficiale, che è lunghissima!)
Siamo nel 216 A.C., ma siamo anche oggi. In un piccolo paese della bassa padana, vicino Bologna, Chiara, che ha la capacità di far riaffiorare dai meandri del tempo il passato di un oggetto, solo toccandolo, è assalita tutte le notti da spaventosi incubi. E questo dono la fa star male, perciò non vuole usarlo. Gianrico, suo ex amante, archeologo spiantato si concentra sul suo lavoro anche per dimenticarla, ma nello stesso tempo non si vuole rassegnare alla perdita di lei.
In un altro tempo, ma nello stesso perimetro spaziale, avviene qualcosa di terribile: uomini si massacrano, nel folto di un bosco. Un’epica battaglia di cui si è quasi persa la memoria e di cui Tito Livio ci lascia solo un paio di righe. L'azione si svolge nella Selva Litana. E l'eco lontana giunge terribile fino al presente. Con quel che segue e che è meglio vi leggiate altrimenti vi tolgo la sopresa.
Un bellissimo racconto, ambientato a Bologna e dintorni, con riferimenti topografici chiarissimi a chi abita quei luoghi e a chi, ad esempio Glauco, ama ambientare le proprie storie da quelle parti. A capitoli alterni il racconto si svolge via via illuminando un tratto della storia e soprattutto il come e il perché i personaggi sono legati e collegati: quelli di allora con quelli di ora ma anche quelli dei nostri giorni tra di loro. Anche l'esposizione verbale, che usa la seconda e la terza persona narrante alternativamente, riesce a far entrare nel clima della vicenda. I personaggi vivono di vita propria, raccontati con pochi tratti ma che li rendono riconoscibilissimi e perfettamente aderenti alla storia, senza sbavature. Ci stanno tutti, insomma.
Tutto è giocato tra realtà storica e paranormale, ma dalla vicenda sembra uscir fuori l'idea che molto più spesso di quanto ci sembri, le due cose si intrecciano, e a volte coincidono perfettamente. Proprio come in questo caso dove una vendetta aspetta più di venti secoli per maturare.
La forma italiana è più che buona, cosa rara di questi tempi.
Insomma: placet guadagnandosi un bell'8.
E veniamo a Spazio privato, di Isabel Contini.
Sinossi:
Quasi tre mesi. Un "diario" realistico e intenso che pizzica corde d'erotismo in uno spaccato moderno e riconoscibile. Tra amicizia, amore, e il fluire quotidiano delle piccole e grandi sconfitte, dei piccoli e grandi "tradimenti", nostri e della vita.
In questo racconto non succede niente. Niente inteso come cose strane, come siamo abituati ad aspettarci noi che leggiamo storie 'in un certo modo'. Non ci sono mostri, né viaggi nel tempo, né assassini pandemici e giallognoli. Ma nello stesso tempo succede tutto, tutto quello che, in piena normalità, può accadere ad una ragazza che vive oggi e che non riesce a separare la propria intimità (anche fisica) dalle storie che corrono fuori di lei. E anzi queste stesse storie la coinvolgono al punto da farle perdere spesso di vista il punto di partenza, cioé la propria individualità. Tutte storie vere, come dice l'autrice, dove l'unica cosa ad essere mascherata, sono i nomi, per un'evidente questione di privacy.
Anche questo racconto è ben scritto e la lingua italiana ci fa una bella figura. Se proprio c'è un appunto da fare è che è breve. Ma anche questa annotazione è... un punto a favore di Isabel: perché avremmo voluto sapere ancora di più di lei, della sua storia, dei suoi amici, del suo lavoro.
E' vero che ci sono alcune scene esplicitamente erotiche, ma questo non cambia il mio giudizio: a me personalmente non piace che si spiattelli l'intimità così davanti a tutti, ma mi rendo conto che ognuna di queste situazioni è funzionale ai personaggi e alla vicenda.
Giudizio: placet, con un 7,5 ben conquistato.
E così non mi resta che auguravi un buon week end e lasciarvi con un po' di musica... romantica!
TIM

venerdì 29 aprile 2011

Due chiacchiere tra amici

rubata da qui
Oggi solo qualche notiziola sparsa, raccatata qua e là, tra rete, libri e sporadica attualità (che non vuol dire niente, ma è bella l'assonanza).
Cominciamo con una notizia che fa male al cuore, almeno al mio. Ma penso che anche molti di voi soffriranno. No, non è che oggi Kate Middleton si sposa, questi sono fatti suoi, peggio per lei. E poi a noi che ce frega?
E' che in India hanno chiuso l'ultima fabbrica di macchine per scrivere.
Quando l'ho letto, la prima reazione è stata di stupore: non avevo mai pensato seriamente che ci potesse essere un posto al mondo dove materialmente assemblassero macchine da scrivere. Ho sempre pensato che spuntassero da sole là, dove servivano.
Hai un'idea in testa che ti ronza da giorni? Ok, aspetta un po', falla crescere. Quando sarà bella matura e pronta ad uscire, ti troverai davanti al'improvviso una bella macchina da scrivere, rossa fiammante, pronta a ricevere i tuoi polpastrelli e guidarli tra le lettere, le virgole, le interlinee giuste. E la tua storia verrà fuori senza difficoltà, già corretta ed editata, perché questi ultimi sono lavori che devi fare solo se hai una testiera e un monitor, freddi, senza cuore. La macchina da scrivere crea con te, soffre con te per la tua storia e vuole che sia perfetta, proprio come è nata nella tua testa.
Sapete che ho scritto anche un raccontino sull'argomento, e infatti non mi è venuto granché, sicuramente perché ho abbandonato la mia Olivetti per far spazio al PC, che già pronunciato così sa di futuristico, ma senza il calore di una storia vera.
La seconda non è una notizia, ma una citazione. Ve la trascrivo, poi ne svelerò l'autore.
Qui è bene a sapersi che gli editori generalmente non si curano più di tanto se un libro è buono o cattivo, utile o dannoso; per essi basta, onde poterlo smerciar facilmente, che porti in fronte un nome celebre o conosciutissimo, perché questo serva a dargli la spinta e sotto le ali del suo patrocinio possa far grandi voli.
Mi direte: è facile, è Alex , o Ariano o Glauco, o qualche altro scribacchino incazzato nero contro l'Editoria plutocratica e accentratrice.
E invece, no.
Lo stile un po' retrò non vi dice niente? siamo nell'altro secolo, anzi nell'altro ancora, quando un certo Pellegrino Artusi cercava di far stampare il suo La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene. E così alla fine, dopo una serie infinita di rifiuti, anche da case editrici di amici e conoscenti, decide di mettere le mani al portafoglio e di far stampare a sue spese mille copie di quello che sarebbe diventato un best seller, anzi il best seller, il libro di cucina per antonomasia. Dal 1891, anno di prima stampa, al 1910 si susseguirono ben 14 edizioni e al momento il libro ne ha avute 111, in quasi tutte le lingue del mondo, con un milione di copie vendute!
E dire che ci fu chi gli chiese 200 lire (dell'epoca!) per la stampa e, naturalmente, la cessione dei diritti d'autore. La storia non cambia e si ripete: gli editori, spesso, sono una malarazza che non si estiguerà mai.
E' tutto, miei cari. Vi lascio con una risposta esilarante ad un domanda importante: la morte è la fine?
TIM

giovedì 28 aprile 2011

Scandalo al Fun Cool

SCANDALO AL FUN COOL
Dai nostri inviati Manunzio Scianna e Turiddu Sompani.
A scorrere la classifica finale del Fun Cool non si può che restare inorriditi! L'importante evento annuale organizzato dal sig. Raffaele Serafini ha emesso le sue sentenze e ancora una volta, e dobbiamo dire anche purtroppo, non possiamo che stigmatizzare i risultati resi pubblici ieri.
Non v'è chi non vede come già l'enormità del tempo impiegato dalla giuria per leggere e votare i mini racconti doveva far pensare che ci fosse sotto qualcosa. Segno evidente dei sicuri maneggi che hanno posto in essere loschi figuri come, ad esempio, Nick Parisi. Ma come è possibile che un terrunciello arrivato fresco fresco possa occupare addirittura il 16° posto con quella frase delirante e senza senso (L'arte di arrangiarsi. Sapete tutti che siamo senza viveri su questa maledetta isola da settimane, quindi smettetela di protestare e non chiedetemi di abbassare il machete che ognuno sopravvive come può)?
Ce lo chiediamo noi e sicuramente tutta la gente sana di mente che ancora legge le pagine di questo sito dove la letteratura vola alta. Come è possibile che il suddetto affossatore della lingua italiana possa precedere gente come Enzo Milano (18), Gianluca Santini (35), Ariano Geta (38), Ferruccio Gianola (39)! Per non citare che alcuni tra i più noti.
E soprattutto, e so che questo vi sembrerà impossibile, ma sta proprio qui l'enormità e la chiarezza dello scandalo con cui abbiamo etichettato la notizia nel titolo, come è possibile che il racconto di Temistocle (Sgarri. Non fu tanto l’avermi soffiato da sotto il naso il Porche che avevo appena arraffato, quanto quell’ultima risata: non doveva proprio farla davanti alla canna del mio ferro puntato contro di lui.) occupi solamente il 116° posto? Ma è possibile che nessuno abbia colto i chiarissimi riferimenti ad autori come Ercole Sportelli e Maria Pia del Bosco Introna, che con la loro prosa aulente stanno facendo rifiorire la letteratura italiana? Ma si sa che in Italia tutto, anche i concorsi letterari, è preda di nepotismo e clientela, tanto che lo stesso autore partecipante aveva paventato sin da subito la possibilità di combine e minacce per l'esito del concorso.
Riteniamo a questo punto di aver dimostrato l'inaudita irragionevolezza di certuni verdetti e di poter quindi, in tutta sincerità, ripristinare la verità storica e letteraria di un'ingiustizia che grida al cospetto di Dante Alighieri e Maurzio Belpietro!
Ad maiora!
(Al solo uso della redazione. NON pubblicare con l'articolo: non fare alcuna menzione anche nei prossimi giorni dell'iniziativa denominata I Corti, sponsorizzata dal Serafini. Ridicolizzare e stroncare in eventuali recensioni gli scritti dello stesso Serafini.)
(solo per l'autore: NON pubblicare. Quando ci paghi? Eravamo rimasti d'accordo che avresti saldato ben prima della pubblicazione di questio articolo. Attento! con noi non si scherza!)

P.S.: questo è serio: Turiddu Sompani è un personaggio di un bellissimo libro di Scerbanenco, Traditori di tutti, che vi consiglio. L'ho scelto forse perché, come i due "articolisti", non aveva nella storia una coscienza e una vita molto pulite!
TIM

martedì 26 aprile 2011

Ma sì, facciamoci un('altra) bella risata!


rubata da (guarda un po'!) qui
 Ma allora è proprio vero quello che tutti abbiamo pensato? Che ci stanno prendendo per i fondelli?
Sembrerebbe proprio di sì.
E' inutile intasare i nostri blog nei prossimi giorni con discorsi su discorsi su nucleare-non-nucleare, è l'energia del domani o quella che ci chiuderà le porte al futuro, nel senso domani saremo tutti morti-contagiati-storpi-zombizzati. Altro che Pandemia Gialla con relativi sopravvissuti!
Semplicemente: non possiamo decidere. E noi che ci eravamo illusi di vivere in una democrazia! E che ieri abbiamo celebrato la festa dell liberazione!
Qui non si tratta più di sganasciarsi dalle risate per qualche clown che racconta barzellette in giro per l'Italia e il mondo.
Qui si tratta di noi, di me, di te, che abbiamo una Costituzione, che all'art. 48 dice: Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge. E' vero che qui si parla del diritto di voto personale, ma che differenza fa se si tratta di uno o di 60 milioni? A uno, come a 60 milioni, è stato impedito di andare a pronunciarsi sul tema (in questo caso) nucleare; e speriamo che non facciano lo stesso per la questione acqua. E che siamo noi? dei civilmente incapaci? O siamo stati condannati penalmente per qualche cosa? O siamo stati indicati come moralmente indegni dalla legge?
L'art. 50, sempre di quella cosa che chiamano Costituzione e che guida il nostro vivere civile, dice che Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità. Non sono forse, i referendum, petizioni chieste e accettate? Qualcuno ha chiesto (i promotori referendari), qualcuno (l'Ufficio Centrale per i referendum e la Consulta della Corte Cosrtituzionale) ha detto che si poteva chiedere e hanno accetttato, e una data è stata stabilita. Nonostante tutto sia stato fatto secondo i crismi della legge, non se ne farà niente.
E perché? Perché secondo i nostri politici siamo un branco di pecoroni (con tutto il rispetto per gli ovini) che si fanno portare dal primo vento che arriva (leggi: incidente alla centrale in Giappone) e quindi non possiamo essere obiettivi nelle nostre scelte.
Quindi:
1. per il referendum non possiamo votare perché siamo scemi e incapaci di intendere e di volere;
2. i candidati alle elezioni non li possiamo scegliere perché sono già stati indicati dai vari partiti in base alla legge elettorale e noi voteremo solo il gruppo che poi a sua volta ci dirà... chi volevamo votare.
-Un inciso illuminante: lo sapevate che alle prossime elezioni comunali di Milano il capolista per il PDL è tale Berlusconi Silvio nato il 29.10.1936? E che la signora Letizia Moratti sarà sindaco (se la lista vincerà) perché il detto signor Berlusconi è solo uno specchietto per le allodole? tutti lo sanno, anche quelli che voteranno quel partito, ma a nessuno sembra fregare niente se si viene preso per i fondelli così.-
E allora, se non possiamo più neanche dire la nostra nei soli modi che ci sono rimasti, dov'è la democrazia?
Gaber cantava che libertà è partecipazione e che la democrazia è l'unica alternativa alla dittatura. Se due più due fanno quattro, allora non so se viviamo ancora in un paese libero e democratico.
TIM

sabato 23 aprile 2011

Sindrome... pasquale

rubata qui.
e vi consiglio di andarvi a leggere il testo
Ieri, serata da poltrona e tele, stranamente, visto che sto acquistando una allergia pruriginosa e dolorosa al tubo catodico.
E così quando mi ritrovo a leggere tra i programmi, e in prima serata, film come Sindrome cinese, non posso che buttarmici a pesce. E la domanda sorge spontanea: è possibile che per vedere qualcosa di interessante (almeno per me) debba aspettare la concorrenza della via cricis di Ratzinger su rai minzolini? Però mi va bene così.
Perciò è stato un piacere riguardarmi i 122 minuti di questo film con Jane Fonda nei panni della giornalista, Jack Lemmon in quelli dello scienziato pentito e Michael Douglas a fare il cinereporter indipendente, che raccontano di come le centrali nucleari  per quanto possano essere sicure (dicono loro!) hanno tanti e tali di quei talloni d'Achille che basta un bullone messo male e diventano killer spietati. E' vero che siamo nel 1979 e da allora la sicurezza dovrebbe aver fatto passi da gigante, ma con quelle cose non si scherza, perché quando accade l'imprevisto o l'imprevedibile, e se accade vuol dire che è possibile, non ci puoi mettere un cerotto come la sbucciatura delle ginocchia di tuo figlio e finisce lì. La storia, mi sembra, conferma.
E non mi voglio soffermare sui giochetti che i nostri governanti stanno facendo in questi giorni sul nucleare e ora, pare, sulla privatizzazione dell'acqua; per i quali argomenti, mi sembra, dovremmo essere chiamati a dire la nostra tra qualche mese. Ma le dittature sono fatte così: hanno sempre la soluzione pronta per toglierti la possibilità di decidere; basta farlo col sorriso sulla bocca, distogliendo l'attenzione: panem et circenses.
Solo un'annotazione "tecnica" sul film: l'assenza quasi di commento musicale. Noi ormai siamo abituati a pellicole in cui la colonna sonora è quasi più importante del film stesso e anche se il personaggio principale sta andando in bagno tra spasmi colitici, ti bombarda con accompagnamenti di chitarra e basso, magari con la voce di Frank Sinatra che canta Stranger in the night in versione rap (!!). E invece qui, mentre il professor Lemmon viene inseguito dai cattivi e si rifugia nella sua centrale di Ventana, neanche un suono, solo le auto che si inseguono e lo stridore delle gomme. Un capolavoro!
Cambiamo argomento e veniamo alle note dolenti.
Appena torno a casa devo fare una disinfestazione del mio Cybook. Sì, perché ieri pomeriggio ho avuto la sventura di leggere (ma devo confessare di non avercela fatta fino alla fine) L'intreccio di universi paralleli, un ebook di Antonio Lo Gatto pubblicato da La Tela Nera in un anno che non ricordo e che forse è meglio anche dimenticare.
Se volete sapere come non si scrive un racconto (o romanzo, fate voi), vi consiglio vivamente di (provare a)leggere quest'ebook: mentre veniva scritto la lingua italiana era scuramente in vacanza, le descrizioni sono da bambino di I° elementare (ma non lo dite a mio nipote di 5 anni che spesso mi spara delle locuzioni da perfetto dizionario della Crusca!), gli argomenti sono quanto di più pruriginoso (e quindi appetibile per certi lettori) ci possa esistere.
E dire che l'autore (Roma, 21 aprile 1988) nasce con la passione della scrittura che col passare del tempo coltiva sempre di più fino a diventare un'esigenza di vita, come egli stesso dichiara. Sapete che io dico sempre: non so se, cosa e come abbia scritto in seguito l'amico, ma se le premesse sono queste, non fa di certo ben sperare. Ho qualche altro suo lavoro nella pancia del mio ereader e voglio comunque dargli un'altra chance, ma viste le premesse ci spero poco.
Bene, sono alla fine.
Mi aggrego a tutti quelli che finora vi hanno fatto gli AUGURI per questi giorni di festa: che possiate essere felici, rilassarvi e divertirvi, perché vi voglio tonici quando ci risentiremo, martedì.
E non mangiate troppo! e, in particolare, non mangiate gli agnelli!
Ciaoooo!
TIM

giovedì 21 aprile 2011

Nunavut vs La signora dei lupi

Oggi doppia segnalazione, doppia razione di racconti. Me le gioco così, in barba al fatto che dividendo il post in due parti avrei potuto fare più ascolti. Ma che ci volete fare, io sono così, vi voglio bene... e mi voglio male, ma non sono masochista!
Ma andiamo con ordine.
Il primo racconto è Nunavut di Samuel Marolla del 2011 (fresco fresco)
Vediamo anzitutto di che parla; anzi ce lo dice direttamente Marolla:
Jackie Sonnino, camionista italo-canadese, sta effettuando le ultime consegne di legname lungo le lunghissime strade che si snodano, solitarie, fra le foreste del Manitoba. Sarebbe una normale giornata di lavoro, se non fosse per alcuni piccoli, disturbanti segnali: la radio che parla di “incidenti” al confine fra Stati Uniti e Canada, un misterioso black-out, fughe in massa di animali… Sì, qualcosa sta decisamente andando per il verso sbagliato, Sonnino lo capisce molto bene, soprattutto dopo aver soccorso una figura misteriosa emersa dal fitto dei boschi. Perché è dalle foreste, antichissime e misteriose, che è nato tutto. E l’unica possibilità di sopravvivenza sarà la fuga verso nord, verso la terra desolata del Nunavut, dove il vecchio Morgan gli rivelerà quello che lui ha già capito da un pezzo: “qualcosa di brutto è venuto fuori dalle foreste…”
Penso che non ci sia bisogno di ricordare chi è Samuel Marolla, perciò non lo farò. Vi do' in pasto solamente la sua risposta in un'intervista (oddio, mi sono perso il link!) dove alla domanda: cosa significa occuparsi di horror, candidamente risponde: significa comunque fare la cosa più infantile, sana, genuina e bella del mondo: parlare di mostri, ovviamente.
Ovviamente. E ovviamente perché lui è uno di quelli che ci sa fare, con la scrittura e con l'horror. Questo racconto (scaricabile gratuitamente, quindi osate pure avvicinarvi) ha solo 40 pagine, ma vi assicuro che sono 40 pagine di puro terrore. E volete sapere una cosa? non si vede mai un mostro, non ci sono mai suoni o luci che ti abbagliano all'improvviso e dietro c'è l'orco. Il nemico non si vede mai. E' sempre tutto normale, a parte 'qualcosa' che cerca di aprire una porta, ma non si vede mai niente.  Le foreste di Nunavut hanno la stessa consistenza di terrore di quelle de L'acchiappasogni, terrore che non si esaurisce dopo le prime pagine, ma che persiste, che dura fino alla fine, quando Sonny resta da solo, solo con quella terra maledetta, infestata da demoni senza volto, forse come quelli che affrontiamo anche noi ogni giorno nel chiuso delle nostre anime, di cui non sappiamo niente ma che sentiamo onnipresenti.
Mi sono divertito a leggerlo, anzi ci sono proprio entrato dentro, ho fatto il tifo per Jack Sonnino e quando è sparito inghiottito dal Nord (cè' sempre un altro Nord alla fine della strada) ho sperato per lui.
Qualche svista evitabilissima con un ultimo giro di editing non guasta il buon sapore della lettura, ma un granello in più di attenzione potrebbe essere gradito.
Solo un'annotazione obbligatoria e doverosa: l'impaginazione è del solito Matteo Poropat.
Voto? un bel Placet da 9 pieno.
E ora mi farò sotto con  Il colosso addormentato, acquistato per ben 99 centesimi dallo shop del sito. Speriamo di non aver buttato i soldi! con questi tempi di crisi...
E veniamo al secondo prigioniero di oggi, anch'esso appena sfornato dall'autore.
Parliamo di La signora dei lupi di Enzo Milano. Anche questo è scaricabile gratuitamente.
Enzo Milano, classe 1979 della provincia di Milano, come si autopresenta, ha all'attivo un bel po' di lavori a partire dal lontano 2007. Visitando il suo sito troverete tutto lo scibile su di lui e tra le altre cose scoprirete che sta lavorando ad un ebook a episodi di ambientazione Rinascimentale... ma non troppo, e che ha già pronto un romanzo noir/soprannaturale, che dovrebbe essere pubblicato l'anno prossimo.
Ma veniamo a questo La signora dei Lupi.
Sinossi:
Julia, figlia di una meretrice in fin di vita, cerca disperatamente di farla curare, o perlomeno di salvarle l’anima. Ma tutto ha un prezzo, troppo alto per loro. Si rivolge alle poche persone con cui ha a che fare: il proprietario del bordello dove lavora la madre e il comandante della Guardia cittadina.
Non ricevendo che offese e delusioni, decide quindi di provare con la benevolenza degli Dei romani, orientandosi al tempio della Venere Pompeiana. Dopo l’ennesimo e scottante fallimento, non gli rimane altro che affidarsi all’offerta ricevuta dal misterioso Rasenna, proprietario dell’inquietante casa del Fauno.
C’è un’ultima possibilità per sua madre ma, per ottenerla, Julia dovrà scendere a patti con un temibile personaggio: Aita, il Re dell’Oltretomba etrusco.
Sicuramente non siamo allo stesso livello di Marolla, ma questa non è una svalutazione. Sono autori diversi, con stili diversi, e a me piace di più il primo. Tutto qui. E si sa che io giudico solo in base ai miei gusti personali. Questo è il mio garage e ci scrivo quello che mi pare. Se non vi va, potete non aprire quella serranda e starvene fuori..
Comunque c'è da dire che la storia regge benissimo per buoni tre quarti, ma poi quando tutti i nodi vengono al pettine e si arriva allo scontro finale tra dei-demoni-umani, mi pare che si faccia un po' di confusione. Lo scontro che dovrebbe essere epico, nel vero senso della parola, sembra invece scritto per arrivare al più presto alla fine, per chiudere il discorso. L'eruzione del Vesuvio, siamo a Pompei nel 79 d.C., più che da sfondo pare diventi parte attiva -che sarebbe una bella idea, ma solo per tagliare il racconto. Ecco, è uno di quei casi in cui il finale, secondo me, indebolisce il tutto. Per il resto i personaggi sono abbastanza pieni e anche se in sole 50 pagine arrivano a maturazione.
Sicuramente placet ma non raggiunge il 7 pieno.
Alla prossima.
Però, a ripensarci, lo rivedrei volentieri, magari dopo aver riletto Nunavut.
TIM

mercoledì 20 aprile 2011

I Racconti del male

Correva l'anno (che poi dove vanno tutti di corsa 'sti anni?) 2002 quando Luigi Boccia e Nicola Lombardi, con la partecipazione straordinaria di Emilio Ardolino per la copertina e Michele Urciuolo alla grafica, assemblano questo I racconti del male per le edizioni Macabro Show che, a quel che mi risulta, non sono più per così dire raggiungibili(qualcuno ne sa qualcosa?).
Ed è proprio de I Racconti del male che voglio parlare. Dieci autori, dieci storie. Nomi conosciuti e altri meno o per niente, almeno alla mia ristretta capacità di ricerca. Gente che col tempo si è fatta un nome nel ramo, e altri che, probabilmente, hanno lasciato solo qualche piccolo segno nel panorama della scrittura italiana.
Non mi soffermo qui sugli autori, per la qual cosa ci vorrebbe un post per ognuno, ma vi dico quale racconto mi è piaciuto e quale meno, come sempre dal mio personalissimo punto di vista.
Su tutti metterei Bara di vetro di Arthur Cochran col suo fluttuare a metà tra il futuro e il passato, dove forse il passato siamo noi, uomini di questo tempo, con le nostre diavolerie avvenieristiche, ma tanto avvenieristiche ache alla fine ti chiedi se andiamo davvero verso una civiltà più evoluta o torniamo ad un medioevo buio.
Il terrore più puro ti tiene per... lo scroto quando cominci a capire quello che succede in La Macchina delle ossa del bravo Elvezio Sciallis. Una scrittura fine, cesellata, che ti accompagna per gradi verso il finale che non sai se sia a sorpresa o se si poteva capire da tanti piccoli indizi (ma sì, dai, era impossibile che la vita di un Luigi Lanteri qualsiasi potesse cambiare così, all'improvviso!).
Bello anche il misticismo alcolizzato di Eva, in Prega per me di Luigi Boccia, dove una madre ha una cura particolare per il figlio a cui la Bibbia da imparare a memoria non va proprio giù.
Il rapporto tra il ricercatore (peccato non ci sia il nome, avrebbe dato un tocco in più di realismo) e la donna venuta dal lontano passato, in Mummia di Fabio Giovannini, in arte Ivo Scanner, è senz'altro particolare, ma non mi ha trasmesso grosse emozioni.
Lo stesso vale per La leggenda della bambina bianca di Mario Pozzi, che vorrebbe richiamare, sin dalla citazione iniziale, le atmosfere lovercraftiane, ma non punge molto; forse proprio perché vuol mettersi apertamente sulla scia del Maestro e ci aspetteremmo perciò di più.

Molto bello invece il racconto sullo straziante amore di Paul per Marie che Gordiano Lupi ci regala in La pelle bruciata: un amore che fa compiere l'impossibile, anche a costo della vita, anzi più della vita, a costo della sofferenza.
Il brevissimo Taglio di Roberto Saporito è quasi un divertissement, specie per il finale tra l'umoristico e l'amaro: ci sono vendette che si consumano fredde e altre che vanno servite calde calde, praticamente in diretta.
Il serial killer di Polaroid scritto da Antonio Tentori, sinceramente non mi è piaciuto, quasi scontato e senza particolari guizzi narrativi che gli potevano dare quel certo non so che' (avendo anche una trama abbastanza scontata).
Stesso discorso per Il Cubo di Paolo di Orazio che sinceramente non ho capito. Sarà che la piazzeta che ho sul cranio annuncia un rimbambimento senile incipiente, come la calvizie, ma mi sono sforzato, lo giuro, e alla fine ho mollato: ma di che parla? Chi è che entra e esce dal cubo? Penso si parli di bambini difficili, problematici, ma comunque se qualcuno lo sa, me lo faccia sapere, anche per toglierrmi la curiosità.
Resta Nicola Lombardi con L'ultima sera di ottobre: quello che accade nella "casa dei matti" è una rivincita, una vendetta, amara e sanguinolenta verso quelli di fuori, verso una normalità quortidiana che non capisce.
Un volumetto, si fa per dire trattandosi di un ebook, abbastanza buono, con una media da 6 e mezzo, ma con punte da 9 per Sciallis, Cochran e Lupi.

Un ultima annotazione. Scalpicciando per la rete alla ricerca dei link per i vari autori, mi sono imbattuto in questo NetEditor.it per pubblicare gratis racconti, storie, poesie... un altro sito dove inviare le proprie storie da mettere in rete gratuitamente. Non male, abbastanza fruibile; interessante la sezione Giochi Letterari.
E ora sono stanco. Sarà questo tempo che fa i capricci, sarà la fatica di aver riempito questa paginetta, sarà l'età che non mi permette molti sforzi, Ah, che sarà...
TIM

P.S.: so che non c'entra niente, ma è un'ultimora che non posso perdere. Ma questo è ancora sport? a pensarci bene anche questi sono storie, racconti del male, anzi che fanno male!

martedì 19 aprile 2011

Velina dal MinCulPop prot. nr. 34r567: controllare Zweil

Comunicazione interna n. prot. 34r567
Oggetto: segnalazioni riservate
La presente per segnalare, come già comunicato da veline anonime e riservate (sic!) dei signori Glauco Silvestri e Alex Girola,  l'iniziativa di tale Zweilawyer (per gli uffici competenti: prendere nota del nome e fare accurata ricerca sul soggetto: professione, cartella esattoriale, gusti preferiti della pizza).
Trattasi di pubblicazione di lista aperta riguardante scrittori-blogger (per gli uffici competenti: fare accurata ricerca su tale categoria, che risulta, da precedenti informative ricevute, altamente eversiva dell'ordine editoriale precostituito) conosciuti e non, che vengono supportati attraverso apposita pagina del succitato blog.
Tale segnalazione è d'obbligo trattandosi di argomento sensibile, attenzionato già a suo tempo da personalità di primo piano del re**me, che sono seriamente preoccupate per la correttezza dell'informazione che il popolo riceve su detti delicati argomenti.
Non dimenticare che la cultura va incoraggiata e controllata perché sia di vera edificazione alle nuove generazioni, le quali potrebbero subire scandalo da iniziative così liberali e quindi contrarie alla strategia del re**me.
TIM

lunedì 18 aprile 2011

Poe, Borges e Francesco Guccini: niente paura è Il Progetto Babele


rubata da qui
Iniziamo la settimana parlando di scrittura.
E di cosa altro volete leggere in un blog che si occupa essenzialmente di scrittura?
Dunque, forse non tutti sanno che... esiste un sito che si chiama Progetto Babele.
Era il lontano (nell'era di internet ieri è come il 1945!) 2002, quando Marco Roberto Capelli ha un'idea: perché non dare a scrittori, più o meno noti, che già bazzicano su internet, la possibilità di far conoscere i loro lavori?
E qui parte subito una piccola polemica, con tutte quelle realtà che proprio in quel periodo stavano venendo fuori, quelle definite siti contenitori, dove chiunque può mandare un proprio scritto e se lo vede pubblicare, a prescindere dalla qualità. Nel PB, invece, verranno accolti solo lavori scelti, selezionati. E infatti, volete un esempiodi alcuni tra gli autori sinora pubblicati? Gordiano Lupi, Corrado Augias, Sabina Marchesi, Valerio Evangelisti, Michael Hoeye, Fernando Sorrentino, Isabella Bossi Fedrigotti, Francesco Guccini, Gery Palazzotto, Tullio Avoledo, Nanni Balestrini, Arturo Pérez-Reverte, Piersandro Pallavicini, Mikkel Birkegaard. E scusate se è poco.
Ma Progetto Babele non è solo questo, è anche articoli di critica letteraria, interviste e speciali su scrittori affermati; forse per questo motivo si può catalogare soprattutto come rivista letteraria in formato digitale.
C'è poi  una sezione Traducendo Traducendo che presenta autori spesso poco noti o provenienti da aree linguistiche poco conosciute in Italia, e un'altra dedicata alle Riscoperte.
Interessante anche il settore Audiolibri, nella quale è possibile scaricare le versioni audio di alcuni dei racconti pubblicati sulla rivista.
Al momento sono usciti una ventina di numeri della serie regolare e sette speciali, per un totale di circa 2000 pagine. E, udite udite!, tutti sono scaricabili gratuitamente dal sito.
Per chi continua ad amare la carta frusciante e odorosa, dal 2003 in collaborazione con la casa editrice Stampalibri è possibile acquistare anche le copie cartacee della rivista.
Ma non è finita qui. Esistono anche I Libri di Progetto Babele che (come dice la presentazione) mostrano "al di fuori di quelle che possono essere le mode e le tendenze del momento, autori che, davvero abbiano qualcosa da dire". Il tutto è stampato per i tipi della Edizioni Simple Macerata (che poi sono sempre quelli della Stampalibri).
Volete un assaggio della rivista? Bene, eccovi un'intervista a Francesco Guccini e una biografia di J. L. Borges (giacché il titolo della fanzine è un omaggio allo scrittore argentino).
E visto che noi siamo di una certa razza, ecco a voi un vecchia intervista al fondatore pubblicata in La tela nera e un articolo da titolo improbabile: Il racconto deduttivo di Poe ed Il Labirinto svelato di Borges.
Per noi scribacchini c'è anche la pagina delle segnalazioni di concorsi letterari, sempre aggiornata.
E poi c'è il Forum, la Chat, la Stazione di servizio per aspiranti scrittori (questa per me cade a fagiuolo!)...
Che volete di più dalla vita? no, no, niente risposte scontate, niente pubblicità sul mio blog, tranne quelle utili, come appunto questa per il Progetto Babele.
Attenti a quel basso!
TIM




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sabato 16 aprile 2011

Eva di Glauco Silvestri

Devo dire che il mio (e anche nostro) amico Glauco sta diventando sempre più bravo.
Non dico che è il miglior scrittore vivente o il più bravo tra quelli emergenti o 'non-pubblicanti-su carta-che fruscia'. Ma dico, e penso a ragione, che i segni che la sua scrittura continua a maturare ci sono tutti.
Prendete il mio giudizio con le molle, come sempre: primo perché è mio amico e quindi anche inconsciamnete questo può influenzare le mie parole; secondo, come continuo a ripetere fino alla nausea, perché non sono un critico letterario ma un semplice lettore. E come semplice lettore devo dire che sono rimasto soddisfatto dal suo ultimo lavoro, Eva, che cronologicamente viene dopo Adamo, e di cui è il seguito narrativo.
Ma facciamo le cose per bene, quindi lascio a lui la parola per una sinossi del lavoro:
Eravamo rimasti a un Adamo sconfitto dal proprio padre. E' Eva a ricondurre il figliol prodigo sulla Terra. Qui è 'costretto' a regnare e a seguire i voleri del padre. La Terra, di fatto, non è più un territorio neutrale tra inferno e paradiso. Per di più Eva è incinta e, il figlio che porta in grembo potrebbe realmente diventare la chiave necessaria ai demoni infernali per fare ritorno al territorio che gli fu precluso dopo la sconfitta di Lucifero per mano dell'arcangelo Michele. I tre arcangeli non rimangono con le mani in mano e, nonostante il loro arrivo giunga in ritardo, fanno di tutto per impedire che i sogni di gloria dei demoni possano divenire realtà.
Ho trovato in Eva personaggi raccontati con un accresciuto spessore. Leggi, e ti sembra di esserci, di toccarli e di vivere le loro emozioni, tanto anche le semplici descrizioni sono plastiche. Anche il ribaltamento dei ruoli classici non da' problema. I demoni, che dovrebbero essere i cattivi, acquistano una valenza quasi positiva col loro sforzo, fino all'assurdo di un omicidio apparentemente crudele e privo di senso per la nostra sensibiità umana e buonista, di dare un significato al nostro Mondo, perennemente chiuso nella lotta tra Paradiso e Inferno. E coloro che in una nostra visione tradizionalista e religiosa sono i buoni, i Santi, anzi degli Angeli, addirittura degli Arcangeli, li vivi come pietre d'inciampo sul cammino dei nostri eroi verso la riuscita del loro piano.
Penso ad un dialogo a pagina 28 che riassume un po' il senso di questo secondo capitolo della storia che Glauco racconta: "La terra è un luogo neutrale... " dice ad un certo punto l'arcangelo Raffaele. E Adamo risponde: "Questa non è più una terra neutrale... Qui regnamo noi, io e la mia compagna... Sta nascendo una nuova razza, qualcosa che non avevate previsto". E, purtroppo, spiega anche tante realtà della nostra società vera, reale, a cominciare dal fatto di cronaca del tassista ucciso a Milano per aver involontariamente investito un cane, come lo stesso Glauco fa dire ad un personaggio.
Tutto questo è racchiuso in un palcoscenico come Bologna, che già da sola aiuta ad immaginare, con le sue viuzze, i suoi portici, i suoi palazzi, una lotta tra il sacro e il profano, il buio e la luce.
Il personaggio che più resta vivo nella memoria, è sicuramente Elah, figlio di Adamo ed Eva, anch'egli frammezzo a uomini e demoni e proprio per questo quasi un cavallo di Troia di un mondo che vorrebbe trovare una dimensione nuova.  Ma non dico altro per non svelare la trama.
C'è qualcosa che, comunque, non mi ha convinto, che (come è venuto fuori anche scambiando qualche mail con Glauco) l'autore non è riuscito a mio parere ad esprimere narrativamente al meglio. Ad un certo punto della lettura pare che l'ordine di due capitoli (Trappola e Segnali) sia invertito. E' vero che sin dall'inizio i personaggi compiono balzi nel continuum spazio-temporale, ma è sempre ampiamente spiegato o per lo meno si capisce. In questo caso, invece, sono rimasto perplesso e solo dopo la sua spiegazione ho capito il gioco sottinteso (ma può anche essere che i miei neuroni siano sul viale del tramonto). L'idea sperimentata era ottima, ma forse Glauco ci deve lavorare ancora su per ottenere un risultato migliore.
E' vero, ci sono anche le inevitabili sviste di battitura, qualche ripetizione, tutte piccole cose che un editing 'esterno' possono facilmente eliminare; come si suol dire: quattro occhi fanno meglio di due.
Avevo poi accennato a Glauco di alcuni punti che potevano essere approfonditi, ma ripensandoci a mente fredda, per essere un racconto di settanta pagine c'è tutto quello che ci doveva essere, niente di più o di meno.
Certo, adesso siamo rimasti appesi: cosa accadrà ora a questa strana famigliola? Speriamo che il nostro amico bolognese ci sveli presto il finale e speriamo che lo faccia con la stessa professionalità e originalità con cui ci ha dato Eva.
Il mio giudizio finale? placet, sicuramente placet e un bel 9 non glielo leva nessuno! E lo stesso voto si può dare alla bellissima copertina di Luca Morandi.
E tra paradiso e inferno...
TIM

giovedì 14 aprile 2011

Le Cinque giornate di Milano e l'editoria virtuale






Ci sono tanti modi per farsi pubblicità libresca.
Questa è una, ma: 1. devi essere un principe; 2. avere le amicizie giuste e una rete RAI a disposizione; 3. avere una faccia  come il... diciamo una faccia tosta. A questo punto puoi fare quello che vuoi, anche scrivere un libro che tutti compreranno (perché è bello poter mostrare con orgoglio la costola di (omissis) scritto da (omissis) tra quella di Io sono leggenda e quella de Il barone rampante; perché sicuramente sarà quella che tutti noteranno), ma che quasi nessuno leggerà.
Oppure devi avere un amico che è amico di uno che viene pagato da una grossa (o anche piccola, il concetto non cambia) casa editrice per segnalare roba che la gente potrebbe comprare, a prescindere da chi e di cosa scrive. E lì, se l'ammanigliamento è di quelli giusti, ci potrebbe scappare la spintarella.
Oppure potresti scoprire che, che so, il padrone della mondadori-feltrinelli-einaudi è immischiato in un losco giro (sì, lo so che non è un'ipotesi ma la realtà!, ma facciamo finta) e scatta il ricattino. Ma questa possibilità è già più complicata, a meno che non siamo in un libro di Le Carrè.
Oppure... oppure si può fare diversamente. Il famoso passaparola, che vale sia per i libri cartacei che per quelli che vivono solo nell'etere e nei cavi coassiali che mandano e ci portano la linea internèt.
E a questo punto scattiamo noi. Scriveva Alex nella sua risposta al mio commento al suo post linkato (che detto così sembra complicato, ma non lo è): Io sono restio a far segnalazioni, perché non vorrei creare il solito circolo "io faccio un favore a te, tu fai un favore a me". Però quando le iniziative sono lodevoli e di qualità, sono il primo a far loro promozione.
Ecco, il discorso delle segnalazioni. Come avete potuto notare, ho preso sempre più spesso a fare segnalazioni di ebook, anche di pochissime pagine, che leggo in rete. Ebook di gente mai sentita nominare, ma che ha avuto il coraggio di far editare i propri lavori da Kult virtual press, Ebook Gratis, Scheletri, Edizioni Scudo, Lulu e chi più ne ha più ne metta (e se ne avete da segnalere, fatevi sotto). Tutti posti dove non paghi niente per far conoscere i risultati delle tue notti insonni e dei tuoi sogni infranti. Tutti posti dove, d'altra parte, chiunque può andare a pescare per farsi un idea di cosa gira in Italia sul versante: mi piace raccontare delle storie e voglio che chiunque le possa ascoltare (leggere).
Certo, tutta questa buona volontà non significa che poi, alla resa dei fatti, siano tutti capolavori o quanto meno siano scritti decentemente. Mi è capitato spesso di trovare roba che sono riuscito a seguire solo per le prime venti righe, poi ho schiacciato il tastino sinistro del mio Cybook e sono tornato al menu indice, con la ripromessa di liberare quanto prima un po' di memoria dal dispositivo.
Però l'editoria virtuale è un'opportunità, per chi scrive e per chi legge. Non è un ripiego rispetto alla carta stampata, anzi può essere una scelta alternativa importante.
E' chiaro che qui non sto prendendo in considerazione il discorso economico: chi vuol fare della scrittura un mestiere deve prendere altre strade, magari quelle un po' surreali del cappelletto di questo post. Oppure può dare in vendita ad un prezzo simbolico o per lo meno accessibile le sue cose. Ma su questo argomento non sono preparato, perciò per non fare brutte figure lascio la parola ad altri, se lo vorranno.
E così io continuerò a leggere e a segnalare, a scoprire belle storie (almeno per me!) e ad invitarvi ad andarle a linkare.
Perché così come la storia non si fa solo con Napoleone, Cesare Augusto e Berlusconi, ma anche col popolo delle Cinque Giornate di Milano che insorge in armi contro gli odiati austriaci (non me ne voglia il buon von Girola!), e che non ha un nome preciso, ma è solo 'il popolo milanese', allo stesso modo ci sono Pavese, Calvino, Poe, Dick e... mettete un nome voi, uno che conoscete, che è bravo davvero, ma che per sfortuna, per scarsi ammanigliamenti, per scelta, ha deciso di regalare le sue storie, o di metterle a 99 centesimi.
Ecco, a me piace leggere Dick e Pavese allo stesso modo come leggo i racconti del misterioso sig. X che di giorno magari fa il cartolaio (un mestiere a caso, eh!) o il bancario (altro mestiere scelto a caso!) e di sera scrive di strani fenomeni paranormali o di lupi un po' particolari.
E questo spiega anche cosa c'entrano le Cinque Giornate di Milano e l'editoria virtuale del titolo.
Infine un sogno: mi piacerebbe, e spero proprio di arrivarci, di poter ospitare nel mio blog lavori di persone che amano la scrittura e non hanno la minima idea di come rendersi visibili al vasto mondo della rete. Vorrei poter fare in modo che questo garage si riempia di milanesi alle Cinque Giornate della letteratura, dove il nemico da battere veste i panni di colui che è alla ricerca solo di chi gli farà vendere 100 mila copie in prima botta; di chi colui che chiede 6mila euro (questa è vera! purtroppo) ad un ragazzo che gli invia un romanzo che è da rifare completamente (l'ho letto) e gli assicura che venderà bene. E se poi la qualità non è eccelsa, pazienza, abbiamo letto dentro al sogno di qualcuno senza che questo abbia dovuto spendere 6mila euro.
Per oggi mi sembra che possa bastare così.
Quando la penna... uccide!
TIM


Aggiunta postuma: rispondendo ai vostri commenti, ho fatto caso di aver dimenticato di segnalare il blog del buon Glauco che ha tutta una pagina dedicata a coloro che pubblicano ebook gratis, che siano case editrici o singoli blogger.
TIM


martedì 12 aprile 2011

Mi cospargo il capo di cenere


rubata da qui
... e faccio outing. Questa volta me la sono andata a cercare.
Nel senso che, nonostante tutte le discussioni e i vostri consigli sul mandare in giro i racconti, sono stato proprio io a spedire una mail a Nadia con allegati due lavoretti che mi sembravano leggermente migliori di Un giorno lungo quarantanni. E la buona Nadia mi ha spedito attraverso lo stesso canale un suo parere su uno dei due: Il metabolismo dei glucidi.
Il quale parere suona così: "Il metabolismo dei glucidi" funziona decisamente meglio (di Un giorno, N.d.A.), ma il finale è basso. Manca il colpo di scena vero e proprio. Conosci la teoria dei sette prologhi e sei epiloghi? Viene usata tantissimo per spiegare i meccanismi della narrativa di genere... Questo era uno dei casi in cui sarebbe stato utile applicarla.
E passa poi a farmi un esempio di come potrebbe diventare il finale se...
Ecco, diciamo che messo così il suo giudizio non è poi tanto male. Anche perché finalmente ho capito una cosa, ed anche di una certa importanza: nella scrittura, come nella vita, non si può improvvisare. Bisogna (anche) studiare. E dire che ho passato quasi trent'anni sui libri a leggere, sottolineare, prendere appunti!
Come dicevo alla mia interlocutrice, finora non ho mai preso in mano seriamente un manuale di scrittura, perché tutti quelli a cui ho dato un'occhiata (in cartaceo o on line) erano dei semplici compendi di ortografia, grammatica e sintassi della lingua italiana accompagnati da qualche suggerimento sul come farsi pubblicare sicuramente un libro.
Ora, immodestamente, penso di non aver bisogno dell'ABC della lingua, perché mi sembra di avere un minimo di preparazione e con un buon dizionario sotto mano da consultare costantemente il gioco è fatto. Quanto ai suggerimenti, ritengo sia tempo sprecato, giacché non ha alcuna intenzione di mandare un manoscritto ad una qualsivoglia casa editrice. 
Quello di cui ho bisogno è invece un testo dove imparare i fondamentali, tipo la teoria dei sette prologhi e sei epiloghi di cui parla Nadia. Ora sicuramente esisterà un libro del genere, e magari l'ho sempre avuto sott'occhio e non ne ho mai approfittato (vero Simone?); comunque vada a questo punto devo e voglio fornirmi del prezioso strumento.
E visto che si torna a scuola, dovrò anche imparare come gestire al meglio questo blog. I più navigati di voi sicuramente useranno formule esoteriche che si tramandano di blogger in blogger tramite riti di iniziazione segretissimi tipo: abbinare la foto al titolo in modo da creare un contrasto o un'assonanza; usare nel post parole chiave tra le più ricercate in rete; non superare mai un certo numero di parole perché dopo un tot l'attenzione del lettore cala; e via di questo passo. Mi sembra che questo meccanismo si chiami SEO o giù di lì. Anche qui, mi devo mettere a studiare. Ho già trovato qualcosa tra gli ebook in libera lettura e dovrò cominciare a darci un'occhiata.
Bene, ce l'ho fatta, ho confessato. L'importante non è il quando di una cosa si prende coscienza, ma il fatto di arrivarci. E penso di esserci arrivato.
Sarà quest'aria di quaresima...
O di primavera!
TIM

Aggiunta postuma: naturalmente DEVO CITARE le lezioncine di scrittura di Glauco che sono già di per sé un testo anche se a puntate e work in progress: una miniera di suggerimenti a portata di mano! Doppia razione di cenere sul mio capo!





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sabato 9 aprile 2011

Dilemmi... editoriali o come scrivere un post troppo lungo che nessuno leggerà mai


Rubata qui
Istruzioni per l'uso: prima di cominciare a leggere questo post andarsi a ristudiare questo e soprattutto i suoi commenti, in particolare quelli di GlaucoAlex e Gianluca.
L'oggetto del contendere era: i propri vecchi lavori, o comunque quelli che non ci piaccio (più), devono essere lasciati ancora in libera lettura o vanno estirpati e gettati nell'oblio, perché nessuno possa più vederli?
Riassumendo, Glauco diceva che quando un racconto non ti convince (o lo consideri un dinosauro) evita di spedirlo in giro. Meglio spedire i nostri lavori migliori... per lo meno a nostro gusto personale. A sua volta Alex commentava: se si è dubbiosi su un proprio racconto, meglio non spedirlo in giro ;) Consiglio di farsi rappresentare solo dai pezzi più nuovi, quelli scritti dopo aver fatto esperienza. Io stesso dovrei togliere dal download i miei vecchi lavori, cosacce quasi imbarazzanti. E infatti lo farò. E poi aggiungeva: lavori troppo vecchi potrebbero seminare dubbi tra i lettori che conoscono meno un determinato scrittore (nel senso che magari non lo seguono via blog etc etc). Per questo son convinto che dovrebbero restare disponibili al download solo i lavori più maturi, o comunque abbastanza vicini allo stile "definitivo" (se mai esiste) dell'autore in questione... . Infine concludeva: Non credo sia tanto un problema di forma (per quanto in passato ero, ovviamente, giovane e inesperto), quanto di tematiche. In alcuni miei vecchi racconti affronto temi e generi che ora mi interessano assai meno, come il thriller o l'horror "onirico". Ma in fondo son contento di essermene interessato a suo tempo. Stare al passo con le proprie passioni è comunque appagante.
A questo punto Gianluca osservava: se a tuo parere (di Alex) è più una questione di interesse alle tematiche che di stile/forma, allora, a mio modesto avviso, non è molto utile togliere il download. Se magari sono generi che tu non affronti più, a un potenziale lettore che arriva sul tuo sito potrebbero interessare comunque.
Come sempre io dirò adesso la mia, ma non è un chiudere la discussione.
Secondo me dovremmo partire da un fatto: stiamo parlando di libri 'virtuali', che possono esserci o non esserci con un semplice clik. Ma se si fosse trattato di edizioni cartacee, questo tipo di discorsi non ci sarebbero neanche stati o sarebbero stati inutili. Immaginate Scerbanenco che agli inizi degli anni '60 va dai suoi vecchi editori e dice: statemi a sentire, finora ho scherzato, quindi ritiriamo dagli scaffali tutti quei romanzetti d'amore che ho scritto fino a ieri e lasciamo solo i polizieschi che darò ora in pasto al pubblico.
Noi possiamo dire: ritiro dalla lettura il mio XYZ perché non mi piace, è scritto come può fare uno scolaretto dell'elementare, o tratta di cose di cui ora non mi interessa più niente. Anche questa opinione è plausibile (nel senso di: a cui si può plaudire) ma solo perché possiamo andare a far sparire tutto con un colpo di mouse.
E visto che oggi, nel 2011, è possibile farlo ognuno è libero di menare colpi e fendenti su chiunque e qualunque cosa. Con questo abbiamo tagliato la testa al toro (per restare in argomento) e aperto forse uno spiraglio per un'altra discussione: come sono cambiate le possibilità per uno scrittore nell'era digitale. Ed è proprio il dibattito che gira forse di più in questi ultimi tempi nella rete.
Stabilito questo, facciamo un passo ulteriore e chiediamoci: possiamo (o dobbiamo) mettere in rete tutto quello che scriviamo? o se qualcosa ci sembra non proprio all'altezza dobbiamo attirarlo con uno stratagemma in bagno e dopo averlo catafottuto (come direbbe Camilleri) nel WC mettere in finzione lo sciacquone?
Ecco, poste le questioni, vado a pontificare.
1. Anzitutto ritengo che non tutto quello che scriviamo vada messo in libera lettura. Ma di questo penso siamo consapevoli tutti, ci rendiamo conto da soli quando qualcosa non merita forse neanche di stare nella cartella del descktop nominata: Racconti o I parti del mio pensiero o semplicemente: Ma chi me l'ha fatto fare. Questa potremo chiamarla, seguendo il buon Alex, una questione di forma (del testo).
2. Poniamo invece il caso di un lavoro che ha superato il nostro momento giudiziale ipercritico e ci guarda dal video chiedendoci: e 'mmo? che facciamo? hai intenzione di tenermi qui ancora per molto o posso avere l'onore di vestirmi di un bel PDF e andare a fare bella mostra di me in giro per il web? Penso che in questo caso, naturalmente, il lavoretto debba avere le sue chance. E qui torniamo a bomba: e se fra un lasso di tempo da qui all'eternità quel personaggio cominciasse a starmi poco simpatico e quella situazione a essermi proprio indigesta? E siamo alla questione di tematiche (affrontate nel testo). A questo punto penso che il lavoro debba restare agli atti. Quoto infatti Gianluca che dice che tutti hanno diritto a poter leggere un lavoro, anche per il semplice fatto di essere scritto.
Mettiamo altra carne al fuoco (acc., a saperlo che veniva così lungo e complesso questo post, ne facevo tre e li mettevo di seguito, così aumentavo anche il contatore. ma io sono buono... ). Mi viene anche in mente che noi possiamo scegliere. Mi spiego. Nessuno di noi, mi sembra, abbia un buon rapporto con gli editori, per motivi svariati, quindi nessuno ha il fucile puntato alla tempia del: mi devi consegnare 300 pagine entro due mesi, a che punto sei? e se scrive qualcosa è perché gli sembra una buona idea farlo per farla conoscere. Noi siamo liberi di pubblicare e non pubblicare, di sputtanarci o rimanere vergini sacrificali della letteratura.
E questa cosa mi sembra molto buona.
Allora, per ricapitolare il TIM-pensiero: io scrivo quello che parte come il romanzo che mi renderà un nuovo Dick; quando mi va ve lo metto sotto il naso, sia se che mi piaccia da morire, sia che non abbia trovato precisamente il bandolo della matassa ma d'altra parte oltre questo non riesco ad andare e non so che fare (anche perché qualcuno di voi mi potrebbe dare una dritta per rendere il tutto migliore); il lavoro resta lì, alla mercé di tutti i naviganti, che così potranno usufruire di qualche oretta di lettura, se vorranno andare oltre la prima pagina; oppure potranno avere un argomento di discussione con gli amici del tipo: ma hai letto l'ultima c***ta di TIM? e giù grasse risate.
Ecco, io ho finito. Dubito che molti di voi siano arrivati fin qui, ma se qualcuno ha avuto questo coraggio, vi chiedo un piccolo commento, del tipo: ok, non c'ho capito molto di quello che hai detto, però, a prescindere, penso che...
Buona domenica!
TIM

Proprio ora arriva la notizia della morte di Sidney Lumet: Serpico, Assassinio sull'Oriente Express, Il Verdetto, Quel pomeriggio di un giorno da cani... .

martedì 5 aprile 2011

Facciamoci del male


immagine rubata qui
Oggi mi voglio far del male. Niente paura, non sono un masochista né un aspirante suicida. Ma mi sento anch'io un po'... spam.
Andiamo con ordine. Ricordate quando tempo fa ho parlato di Habemus papa, il romanzo di Lei&Vandelli? Beh, anche se non vi torna in mente non fa niente, potete andare a riguardarvi il link. Bene, dopo di allora la lei del duo, che non è Lei ma Vandelli (sì, lo so, la cosa è complicata ma è così: sono Nadia Vandelli e Maurizio Lei, sempre che non abbia capito male anch'io), la lei, dicevo, mi ha scritto un po' di cosette sue personali, io gli ho scritto le mie; normale corrispondenza insomma. Tra le altre cose sono riuscito, sotto tortura, a costringerla a leggere il mio racconto Un giorno lungo quarant'anni e proprio stamane mi è arrivata una sua letterina in cui mi dice che dopo matura e attenta riflessione ha pensato di farmi sapere quanto segue:
Hai un ottimo controllo della lingua, ma tendi a essere troppo ingessato, a scapito della spontaneità. Meglio il discorso indiretto, rispetto ai dialoghi: all'inizio mancano i "fondamentali", ovvero la coerenza che crea la tensione necessaria per far proseguire la storia. Il cattivo può anche apparire buono, comprensivo," possibilista", ma il lettore deve avere ben chiara la manipolazione che cerca di mettere in atto. Alza il livello il seguito, che però torna a cadere verso il basso col finale, un po' troppo scontato. Tendi a quello che gli sceneggiatori di fumetti chiamano "spiegone": i personaggi parlano o pensano quello che può essere mostrato. Nella narrativa di genere questo si cerca di evitarlo.
Ecco come si distrugge un brillante inzio di carriera letteraria. E' anche vero che lei (nel senso di Nadia, non di Lei) mi ha addolcito la pillola scrivendo che sono solo opinioni. E come tutte le opinioni risentono dei gusti personali, ma il messaggio è stato chiaro: non c'è un posto di operaio alla manutenzione degli scarichi industriali libero nei prossimi anni? E' anche vero che io per primo le ho confessato, senza bisogno di torura, che il racconto risente di una scrittura piatta e informe, che avevo deciso di darlo in lettura più per disperazione che per convinzione dopo un editing lungo e travagliato, e che alla fine si trattava solo di un dinosauro morente (l'ho definito proprio così, che poi che vuol dire? Boh! Però fa molto critico letterario!).
Ecco, questo è quanto.
Mi resta solo da annoiarvi con ciò che vi avevo promesso ieri e cioé dirvi quello che ho acquistato al mercatino dell'usato domenica. So' che alla stragrande maggioranza di voi non frega niente, ma ormai, perso per perso...
Dunque, per la modica ed equa somma totale di € 3,50 ho portato a casa: Morte dell'erba, di J. Christopher, un Urania del '98 (imbeccato dalla segnalazione di Alex di qualche giorno fa); Il meglio della S.F. II: l'olimpo dei classici moderni, a cura di G. Dozonis, Millemondi inverno 2009; un volume doppio de I Miti Novecento Mondadori del 2000 con i due capolavori di Ray Bradbury Fahreneit 451 e Cronache marziane. Mi sa che questa volta più di qualcuno di voi sta rosicando, quanto meno per il prezzaccio...
Ciao!
TIM
(P.S. per Nadia: naturalmente il tono è solo uno scherzo, a volte mi vengono così!)

lunedì 4 aprile 2011

Anche per me è lunedì...

Non è il massimo per iniziare la settimana, ma cominciamo con una brutta notizia, almeno dal nostro punto di vista. Stamane andando in centro ho visto un altro buco nero, un altro negozio sparito, e naturalmente è (anzi era) una libreria. In compenso, e questo peggiora la situazione, nella stessa zona, dall'inizio dell'anno, sono comparse altre due sale slot machine, scintillanti e in tiro come non mai; ho perso il conto di quante siano in questo momento a Vercelli, ma se volete mi informo. Sicuramente sono un multiplo esagerato delle librerie rimaste.
Ed ora veniamo all'argomento del giorno, che è quello di cui vedete la copertina a lato.
Non sono più abituato ad uno scrivere visionario e poetico, con tutti i survival blog, diari pulp e simili in circolazione. Intendiamoci, tutta letteratura con la elle (e volendo anche tutte le altre lettere) maiuscola, ci ho messo anch'io lo zampino, per quel poco che riesco. Ma in un autore che scrive anche di SF, una poesia non sciatta e stucchevole è difficile da trovare. Sto parlando di Ray Bradbury, l'avete capito, se non altro dalla copertina. Non voglio fare una recensione de I Fiori di Marte, non saprei da che parte cominciare, ma rileggere questi racconti è stato per me come un poter ri-vedere la realtà da un altro punto di vista, l'erba dalla parte delle radici.
Prendiamo il racconto La donna del prato, dove Will scopre Marie in piedi di notte nel suo prato. E Will capisce pian piano che Marie è sua madre; ma Marie non lo sa, forse perché Will è un fantasma e perché Marie ha solo diciannove anni e lo deve ancora concepire. O perché è Marie il fantasma, apparsa non nell'aspetto con cui è morta, ma in quello da giovane, quando Will non è ancora nato.
Oppure Garbati omicidi, dove Joshua Enderby e sua moglie Missy, ormai vecchi, nei garbati tentativi di uccidersi a vicenda ("so bene che ti sei fatta una piccola galoppata sulle mie costole l'altra notte, mentre armeggiavi col mio esofago") riescono seppur involontariamente a far fuori più di un ospite dei loro ricevimenti.
E come non sussultare davanti a frasi come "Mentre diceva ciò, il fattore prese a vangare la terra per seppellire la conversazione" da Il fantasma della macchina?
E che dire di Stanlio e Ollio che ripetono la scena del piano trasportato sulla scalinata a beneficio di due loro fan sfegatate, ma che vivono ai nostri giorni o quasi? e solo per sentirsi dire: noi vi vogliamo bene?
E il ragno vampiro di Finnegan, il ragno saltatore?
Ecco, questo è tutto per oggi. Volevo parlarvi anche dei miei acquisti di ieri al mercatino dell'usato. Ma questa è un'altra storia.
TIM
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