venerdì 12 luglio 2013

Comunicato stampa della Tim Guerrini & Ass.

La Tim Guerrini & Ass. (?) comunica quanto segue:

premesso:

- che il presente blog è attivo ormai, tra alti e bassi, nella salute e nella malattia, in ricchezza e in povertà, da 4 anni;
- che sono stati pubblicati più di 500 post;
- che si sono sostentute epiche battaglie, tra ritirate frettolose e vittorie schiaccianti;
- che si sono fatti molti amici e (qualche) nemico (ma senza arrivare mai a vie di fatto, cosa d'altra parte molto difficile se non impossibile, veleggiando attraverso una fibra ottica);
tenuto conto de:

- la cronica mancanza di idee che ultimamente sta attanagliando (e come se attanaglia!) il gestore del presente blog;
- lo scarso tempo, a prescindere dal resto, che gli rimane dopo aver svolto le quotidiane attività pscio-fisico-intellettuali (anche calcolando una riduzione oraria di alcune peculiari opere di natura prettamente umana nonché la quasi totale cassazione di quelle a scopo più specificamente riproduttivo);
- le mutate condizioni intellettuale, debordanti verso malattie che, purtroppo, cominciano ad andare di moda dopo i 50 anni (perdita della memoria, obnubilamento di facoltà mentali e psichiche, alopecia ferox più varie ed eventuali - un ultracinquantenne che non si sveglia ogni mattina con un nuovo acciacco dovrebbe essere portato d'urgenza in ospedale per un doppio chek up);
- il mutante cambio di interessi evidenziato negli ultimi180-183 giorni;
- l'impossibilità a seguire tutte le masturbazioni cerebrali di numerosi e vari colleghi del famigerato blocco C (senza riferimento alcuno e quindi senza offesa ma solo nello spirito di caz****amento del presente post);

delibera:

la chiusura a tempo (in)determinato del presente blog.

Letto, approvato, sottoscritto e patapim e patapam. Di base.



TIM

 









mercoledì 3 luglio 2013

La lunga estate calda del commissario Charitos, di P. Markaris

Erano anni che cercavo qualcosa di nuovo, un autore che mi dicesse qualcosa, che non fossero i soliti (ma sempre validissimi) scrittori classici, e nei classici ci metto anche i contemporanei: Macchiavelli , Mankell... .
Finalmente, dalla solita bancarella, è spuntato Petros Markaris, che oltre ad avere come persona un'aspetto simpatico è anche bravo.
Ho tenuto un po' questo volume in libreria perché volevo leggerlo con calma, dopo aver terminato un volume doppio di Massimo Lugli. Solo che Lugli è stato, per me, una delusione, e dei due romanzi presenti nel libro sono riuscito a stento a finire il primo. Poi è andato a riposare sullo scaffale dei cattivi: quelli di cui liberarsi il prima possibile.
Così, in cerca di consolazione, mi sono buttato sul commissario Charitos, e stavolta c'ho visto giusto.
Andiamo per ordine e vediamo un po' di che parla questo 
La lunga estate calda del commissario Charitos.
Dalla quarta di copertina: Il commissario Charitos ha appena festeggiato i successi universitari dell’adorata fi glia Caterina, quando la giovane, partita per una breve vacanza a Creta, cade ostaggio, insieme agli altri trecento passeggeri del traghetto El Greco, di un gruppo di misteriosi terroristi. Sono momenti drammatici per Charitos, richiamato precipitosamente ad Atene, dove nel frattempo è entrato in azione un efferato serial killer, che scova i suoi bersagli nel mondo della pubblicità. Per porre fi ne alla catena di omicidi il pazzo esaltato esige la soppressione immediata di tutti gli spot trasmessi in TV e in radio, che giudica immorali e corruttori. È panico tra le emittenti che vedono lo spettro del fallimento ed esigono la tempestiva soluzione del caso. L’unico appiglio per le indagini è l’arma utilizzata: una Luger tedesca del 1941. Chi può ancora, dopo tanto tempo, possederne una? Rasserenato per l’avvenuta liberazione di Caterina, Charitos può dedicare ogni energia e la sua proverbiale sagacia a stanare il killer, con un’intuizione: se ci fosse un legame tra i due avvenimenti, l’atto terroristico e gli omicidi seriali?

Comunemente accomunato a Maigret e Montalbano questo commissario mi sta simpatico.
È veramente una persona normale: si arrabbia quando mi arrabbierei io; se ne va con la coda tra le gambe con la stessa naturalezza e lo stesso opportunismo; sopporta una moglie bravissima cuoca ma di uno scassac***i tremendo; ha una figlia che studia, poi si laurea, poi si sposa con un medico ospedaliero.
Non trovo altri aggettivi per descrivere tutta questa situazione: normale.
Unica concessione alla stravaganza: guida una Fiat 131 Mirafiori ormai spolmonata e sul punto di lasciarlo definitivamente a piedi; e per questo è fatto segno alle frecciatine dei colleghi e familiari, tanto che la moglie si rifiuta di salirvi.
La mitica 131 Mirafiori!

Così nel commissario Charitos mi sono potuto rispecchiare tranquillamente, in un uomo senza alcuna particolare dote innata e/o supereoistica, senza machismo all'americana; solo scarpinare e raccogliere informazioni, qualche buon colpo di fortuna e una grande umanità.
Charitos si trova perfettamente a suo agio ad Atene (altra protagonista del libro) e in Grecia, almeno quella di qualche anno fa, probabilmente lontana da quella degli ultimi semestri terribili. E ha metabolizzato la lunga storia di guerra, violenza, dittatura che il suo paese (anche se è nato in Turchia da padre armeno e madre greca, ha la cittadinanza ellenica) ha vissuto.
Sì, è vero che tutta la storia si risolve per un caso fortuito, ma la trama è talmente ben costruita, sempre nella semplicità, che non ci si fa caso e si pensa che, in fondo, lui se lo merita; è come in quei giochi da sagra paesana: tanto batti contro la pentolaccia che alla fine qualcosa ne viene fuori.
Si parlava prima di colleghi famosi: Montalbano, Maigret. Spesso questi accostamenti sono solo fumo pubblicitario (quanti nuovi King, Follet, Poe sono usciti fuori in questi ultimi anni dalle fascette dei libri? e di quanti poi ce ne siamo veramente ricordati?). Questo è il primo libro che leggo di Markaris e con il commissario come protagonista, ma con Charitos il paragone è strameritato.
Il libro sicuramente placet. Voto: 8.

TIM


lunedì 1 luglio 2013

Il "boh!" che rende saggio l'uomo e migliore il mondo

Margherita Hack, 1922-2013
Un paio di giorni fa è morta Margherita Hack.
Non c'è bisogono di dire chi sia stata e cos'abbia fatto, visto che era conosciutissima in Italia e all'estero.
Margherita Hack è una di quelle persone che ho sempre stimato, apprezzato e, perché no, amato, per quel suo carattere schietto, aperto, per quella sua simpatia contagiosa.
E l'ho fatto sempre, in ogni momento della mia vita, quando professavo il mio ateismo e quando ho ripreso a cercare in fondo all'anima scintille del divino.
Perché l'ho sempre stimata e apprezzata? 
In un'intervista tratta da un documentario che era stato già programmato in onda nei prossimi giorni, la scienziata toscana parla, tra l'altro, della formazione dell'universo. Dice che noi esistiamo sulla terra grazie all'energia che viene dal sole, il quale è nato al momento della creazione dell'universo, il quale universo nasce... e qui Margherità Hack si è fermata e ha pronunciato forte e chiaro un boh! seguito da un sorriso.
È stranoto a tutti che la Hack era atea, e sono stati famosi i suoi battibecchi con scienziati credenti, ed esponenti della teologia cattolica e non. Ha esposto il suo ateismo in tutti i suoi libri e le sue interviste (era, tra l'altro, una grandissima divulgatrice scientifica). Eppure penso che quel boh! accompagnato dal sorriso dica più d'ogni altra cosa, perché indica che, da buona scienziata, nella sua esperienza una porta aperta all'ignoto (inteso come: ciò che non si conosce ancora) è rimasta sempre. 
Questo è ciò che io apprezzo sempre in tutti gli uomini e le donne che incontro (e perciò anche in lei): trovare una porta sempre aperta.
Nella mia vita ho cambiato idea decine di volte e su decine di cose anche importanti, anche essenziali. E ogni volta che l'ho fatto, l'ho fatto con convinzione, accogliendo o meno una posizione fino in fondo.
Penso che lasciare una porta aperta ad altre idee non è segno di debolezza, ma di forza. Perché significa confrontare le proprie certezze, metterle alla prova e, quindi, farle diventare sempre più forti. Oppure rendersi conto che ciò che abbiamo pensato finora era sbagliato, in tutto o in parte.
Questo boh!, questa porta aperta, secondo me sono la forza dell'uomo e del mondo, sono l'arma che il saggio ha per fare la sua rivoluzione e rendere migliore il mondo.

TIM
 

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