lunedì 23 dicembre 2013

In ascolto di Dio: 1 Gv 1,1-4

Seconda parte dell'articolo sulla lettura della Bibbia.
Oggi proveremo a mettere in pratica ciò che abbiamo detto sullo schema nello scorso post.
Scelgo questo passo perché parla in qualche modo del Natale, cioé del momento in cui, per convenzione, diciamo che Gesù, Figlio di Dio, nasce in questo mondo.
Anzitutto troviamo un posto tranquillo e comodo e leggiamo il passo scelto dalla nostra Bibbia. Per facilitare riporto qui il testo: è la prima lettera di Giovanni, al capitolo 1 i versetti da 1 a 4.

1 Gv 1,1-4
1. Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita 2 (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), 3 quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. 

Cerchiamo di fare un piccolo riassunto:
Il Verbo della vita si è fatto visibile a tutti. Chi scrive questa lettera e il suo gruppo hanno avuto l'esperienza di poterlo vedere e toccare con le proprie mani e di ciò hanno reso testimonianza, annunziandolo a tutti, affinché coloro che ascoltano possano essere in comunione con loro.
Essere in comunione con loro significa essere anche in comunione col Padre e col Figlio Suo Gesù. Questo essere in comunione provoca una gioia perfetta, ed è per questo che essi sentono l'esigenza di scrivere di queste cose.
Questo momento del nostro discorso è servito a vedere quali sono i singoli punti affrontati dal passo di Giovanni e penso che ognuno di voi possa aver avuto un primo chiarimento: cosa c'è scritto veramente in questi versetti.
Possiamo saltare il passo successivo, e cioè inquadrare storicamente l'autore e il passo, perché in questo momento non ha grande importanza ai fini della comprensione spirituale.
Passiamo ai riferimenti biblici paralleli dei singoli versetti. Per fare questo è bene avere la Bibbia davanti.
Questo non è un passaggio inutile, anzi è quello, secondo me, tra i più importanti, perché come vedremo subito ci chiarisce cosa intende la Bibbia (quindi la Parola di Dio!) quando scrive alcune parole.
Sulla mia Bibbia (uso quella chiamata Bibbia di Gerusaleme) trovo che il primo riferimento è all'inizio del vangelo di Giovanni e poi a 1Gv 2,13: in principio era il Verbo, e il Verbo era Dio e il Verbo era presso Dio: la persona fisica che lui e il suo gruppo hanno conosciuto, visto e toccato è proprio Colui che è esistito sin dall'inizio, dal momento della Creazione (fin dal principio 1Gv2,13), quindi non può che essere Dio; non una persona qualsiasi, uno dei tanti che giravano (e girano ancor oggi) per le strade del mondo a promettere miracoli e salvezza!
Altro versetto che la mia Bibbia mi suggerisce è Gv 20,20.25.27. Siamo ai giorni successivi alla resurrezione di Cristo: Gesù, per convincere i suoi discepoli (in particolare Tommaso) di essere lo stesso uomo che aveva seppellito poche ore prima, mostra loro le piaghe del costato e addirittura propone al discepolo incredulo di toccarle con mano. 
Ecco allora che Giovanni vuol dire: noi vi stiamo parlando non di un uomo inventato, o di un fantasma; e non abbiamo sognato. No! Quest'uomo è proprio lo stesso che è venuto in mezzo a noi, ha predicato, fatto miracoli, insegnato. E noi l'abbiamo incontrato prima e dopo la sua morte!
Lo stesso concetto viene ribadito dall'altro riferimento: Lc 24,39.
Degli altri passi paralleli citati dalla mia Bibbia, mi soffermo su Gv 15,27 (perché altrimenti andremmo tropo per le lunghe, ma voi andate pure a guardarveli): anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio dice Gesù ai discepoli. Essere testimoni significa essere con Gesù fin dall'inizio non tanto in senso cronologico (perché ognuno può scegliere sinceramente Gesù come suo Signore anche un istante prima di morire!), quanto nel senso di, diremo noi con termine moderno, "nella buona e nella cattiva sorte", cioè sia quando si tratta di essere perseguitato e ucciso, sia quando si tratta di riunirsi tutti insieme e vivere momenti di pace, serenità e amore incondizionato.
Poi, con riferimento al versetto 2, trovo il passo tratto dalla stessa lettera al capitolo 5 versetto 20: Gesù è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E, continua, noi siamo nel vero Dio e nel Suo Figlio, che è la vita eterna. Per capire bene questo versetto dovremmo ricorrere ad altri passi della Bibbia dove si spiega cosa significa: essere in Dio, ma lo spazio è poco. Potete andare voi stessi a guardarli; ve ne cito solo un paio: 1Cor 8,6 e At 17,28.
E passiamo al versetto successivo. Parliamo della testimonianza: i passi paralleli citano Paolo e la sua conversione (At 26,26); Pietro e la necessità di rendere testimonianza quando si riceve il dono di essere figli di Dio e di appartenere alla sua comunità (At 4,20); la comunione con Dio è anche la comunione con i fratelli che condividono la stessa fede (che deriva dall'insegnamento e dalla testimonianza degli Apolstoli) e gli stessi gesti quotidiani (At 2,42-43).
Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta dice il versetto 4. A questo possiamo accostare  il versetto 11 del capitolo 15 del vangelo di Giovanni: Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. E poi ancora il versetto 12 della 2 lettera dello stesso Giovanni: l'apostolo non vuole scrivere con l'inchiostro le cose che ha da dire, ma andare a dirle a voce, personalmente, perché la gioia sia piena. Insomma: c'è gioia nello stare insieme parlando delle meraviglie di Dio, come nel leggerle da una lettera.
E per oggi mi fermo qui.
Mancano ancora due punti al nostro schema: riassumere l'insegnamento che si è appreso e pregare Dio che ci aiuti a calarlo profondamente in noi e a metterlo in pratica.
Questo sarà l'argomento del prossimo post.
Nel frattempo provate anche voi a fare la lettura di questo passo (o di un altro a vostra scelta) e poi ditemi che difficoltà avete eventualmente incontrato o cosa invece vi ha facilitato.
E siccome la terza parte di quest'articolo sarà pubblicata sicuramente dopo il Natale, faccio a voi i migliori auguri per questa ricorrenza.

Juan Segundo

    martedì 17 dicembre 2013

    In ascolto di Dio: leggiamo la Bibbia (prima parte)

    La tua Parola, Signore, è lampada ai miei passi (Sal 118,105)
    Oggi voglio proporvi un metodo di lettura della Bibbia * che si basa su un altro antichissimo ma anche attualissimo sistema, che ha fatto scoprire i segreti della Sacra Scrittura agli uomini saggi del passato e da' l'opportunità di farlo ancora oggi a noi. Parlo della Lectio Divina, che moltissime comunità e singoli credenti utilizzano per confrontarsi con la Parola di Dio.
    Lo schema che vi do' (come d'altra parte la Lectio Divina) parte da alcuni presupposti.
    Anzitutto noi crediamo che la Bibbia è la storia di un popolo e del suo rapporto con Dio; ma ha la caratteristica di essere... a due facce: è la narrazione dell'uomo che scopre Dio nella sua vita e in quella della sua gente; e allo stesso tempo sono le parole che Dio mette in bocca e nel cuore del credente per fargli raccontare quella stessa storia. Ecco perché quando ci mettiamo davanti ad un passo della Sacra Scrittura sappiamo che in quelle parole è Dio che ci parla.
    Secondo presupposto. Spesso mi son fatto una domanda, e l'ho sentita fare a tanti: se Dio è il creatore dell'universo e quindi della terra tutta, perché dovremmo acoltare ciò che dice la Bibbia e trascurare quello che c'è invece scritto nei testi sacri delle altre religioni? Noi siamo forse superiori a loro o il nostro Dio è più bravo di quello degli altri?
    Sicuramente il Dio dei cristiani è lo stesso di quello degli induisti o dei musulmani, se è vero che Dio è Uno e Tutto.
    E per molto tempo non ho saputo dare una risposta chiara e, almeno per me, convincente. Poi ho incontrato questo pensiero di M.A. Omraam:
    Dato che (alcuni) mettono l'accento sullo sviluppo dei centri spirituali (i chakra), in occidente si sente sempre più affermare che seguendo gli insegnamenti orientali si avanza meglio sul cammino della luce che non attenendosi alla tradizione giudaico-cristiana. Ebbene, non è affatto così. Si possono ottenere gli stessi risultati seguendo la tradizione giudaico-cristiana, in cui si contano innumerevoli santi, grandi Maestri e Iniziati. Studiando e meditando l'Antico e il Nuovo Testamento, quanti mistici, filosofi, pensatori e artisti hanno creato una cultura che può nutrire gli occidentali altrettanto bene, se non addirittura meglio, di altre tradizioni che sono loro estranee. I cristiani possono trovare nella Bibbia e in tutte le opere ad essa ispirate ciò di cui hanno bisogno per la propria realizzazione spirituale. È perché non l'hanno approfondita che vanno a cercare altrove. E poi si vantano di seguire un insegnamento orientale... che a sua volta non viene approfondito!
    ... e ho capito che Dio parla a noi occidentali attraverso questi 72 libri nello stesso modo in cui parla agli orientali attraverso i testi sacri induisti, taoisti, ecc. Come dire: ad ognuno il suo! E ognuno è libero di riferirsi a qualsiavoglia scrittura, perché tanto è sempe lo stesso Dio che parla.
    Chiariti questi due punti, per me importanti, veniamo a questo metodo di lettura.
    Per praticarlo basta armarsi di una Bibbia (una qualsiasi, quella che normalmente si usa), di carta e penna (se si vuole) e di un po' di tempo e pazienza.
    Oltre, naturalmente, della voglia di farlo.
    Cominciamo.
    1. Scelgo un posto dove nessuno può disturbarmi per almeno una mezz'oretta; ma chi ci riesce può farlo anche sul tram o sul treno, non importa il luogo esteriore ma quello interiore.
    2. Prendo la mia Bibbia (spero che ognuno di voi abbia una Bibbia propria o comunque nella propria disponibilità, altrimenti che cristiani saremmo!) e scelgo il passo da leggere. Può essere un testo che mi piace molto o che mi ha colpito l'ultima volta che l'ho letto. O posso decidere di leggere un libro intero e quindi cominciare dal primo versetto. O, ancora, come si usa fare in molte comunità, aprire la Bibbia a caso e leggere. In questo caso si potrebbe porre una domanda a Dio e con questo sistema cercare una risposta.
    3. Faccio qualche istante di silenzio e preghiera, in cui chiedo al Signore che illumini la mia mente e il mio cuore per accogliere al meglio al sua parola.
    4. A questo punto leggo il passo, anche più di una volta, fino a quando sono certo di aver capito quello che ho letto.  Spesso, infatti, si tratta di brani così conosciuti, ascoltati tantissime volte, che automaticamente penso già alla conclusione e non riescoa cogliere la novità che il testo si porta sicuramente dietro. Se leggo adesso un brano della Bibbia che ho già letto una settimana fa, Dio mi parla nuovamente adesso, non fa una replica di quello della settmana scorsa! Il brano deve essere completo, avere un senso: se cioè si tratta di un fatto della vita di Gesù devo leggerlo per intero, non posso farlo a metà. Man mano che capisco quel che c'è scritto, mi appunto qualche semplice pensiero sul mio quaderno.
    5. Cerco, con la stessa Bibbia che ho in mano, di farmi un'idea del contesto storico in cui quel passo è stato scritto e di ciò di cui parla. Una qualsiasi Bibbia avrà un'introduzione ad ogni libro e delle note a pie' di pagina che mi possono aiutare. Anche ora segno su carta ciò che ho capito.
    6. Poiché uno dei principi più importanti della Scrittura è che la Bibbia si spiega con... la Bibbia, cerco tutti i riferimenti biblici che trovo ai bordi del testo (o nelle note in basso) e li leggo. Sono i passi in cui quello stesso concetto spirituale o culturale o quello stesso personaggio sono stati trattati in altri libri. Posso segnarmi i versetti sul mio quaderno o cercare di ricordarli. Es.: sto leggendo il vangelo di Giovanni, cap. 17, versetto 17:
      Consacrali nella verità. La tua parola è verità. (Gv 17,17)
      La mia Bibbia mi rimanda a diversi versetti, tra cui uno che dice:

      Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente di vero cuore, gli uni gli altri. (1Pt 1,22)
      Anche senza andare troppo in la' (sto facendo solo un esempio) capisco che la Parola di Dio è verità e che possiamo santificare le nostre vite leggendo e mettendo in pratica la Parola che trovo nella Bibbia. E, ancora, che la Parola di Dio ci spinge ad amarci intensamente di vero amore. Posso poi andare a leggere qualche versetto di riferimento che può venirmi in mente lì per lì. Questo 'lavoro' serve anche ad imparare sempre più passi della Bibbia, anche quelli sconosciuti. Ecco: semplicemente da un riferimento, mi si sono chiariti due versetti e mi è stata rivelata una grande verità.
    7. Una volta fatto questo, cerco di capire il concetto di fondo, la verità che Dio vuole trasmettere attraverso quel passo.
    8. Quindi, in spirito di preghiera, anzitutto ringrazio Dio perché ha voluto parlarmi; poi confronto quel che ho appreso con la mia vita e cerco di interrogarmi se la mia esistenza è al passo con quel che mi è stato detto o devo fare ancora tanta strada. Presento così al Signore la mia esistenza e gli chiedo di suggerirmi quel che devo fare per essere consapevole e coerente con quel che ho letto. Termino questo momento di ascolto della Parola ancora ringraziando Dio per avermi tenuto amorevolmente a colloquio con Lui per questo tempo e per quello che ha voluto rivelarmi sulla mia vita.
    Ecco, in breve, i momenti di questo metodo di lettura della Bibbia. 
    Vi invito a provarlo e a farmi sapere se vi sembra semplice, se c'è qualcosa che non è chiaro e quant altro.
    La prossima volta sceglierò un brano e, usando questo metodo, ne farò una lettura. Se vorrete suggerirmi un testo che vi piace, sarò ben lieto di accontentarvi.

    Juan Segundo

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    * Vi lascio il riferimento ad un sito che trovo molto ben fatto e che io stesso uso tutte le volte che devo consultare la Bibbia. Troverete, oltre ai testi completi della Bibbia nelle varie traduzioni (cattolica e protestante), anche la possibilità di fare una ricerca su singole parole, singoli versetti, un dizionario bibblico, la spiegazione di passi difficili e moltiossime altre cose interessanti. Il sito è questo.

    martedì 10 dicembre 2013

    I Salmi: le parole della preghiera che Dio ci ha dato

    Senza accorgercene, abbiamo fatto un piccolo percorso in queste due settimane.
    In questo post avevo parlato della preghiera e della meditazione come dei due cardini del cammino spirituale. E in due brevi articoli (qui e qui) ho cercato di dire qualcosa sulla meditazione.
    Tocca ora alla preghiera
    In quel primo post ho scritto: 
    La preghiera è fatta anche di preghiere. Per esprimere i nostri sentimenti a Dio possiamo usare parole già scritte, che sentiamo nostre; o farci guidare dal momento e parlare cuore a cuore con l'Altissimo. Non importa il modo in cui prego, l'importante è farlo. E se mi viene più facile esprimermi con preghiere di altri (che sia il padre Nostro, il rosario mariano, un mantra buddista), devo sapere e credere in ciò che pronuncio con le labbra. Ma se prego veramente, arriverà il momento in cui quelle parole imparate a memoria diventeranno poche, povere, perché sentirò che per parlare con qualcuno che amo dovrò usare parole mie, specie quando il colloquio si fa più intimo.
    Io, quando penso alle preghiere, corro subito con la mente ai Salmi.
    Chi è cristiano praticante li conosce già, perché fanno parte della liturgia quotidiana di tutte le chiese, cattoliche e protestanti.
    Ma ritengo che tutti sappiamo che quello dei Salmi è uno dei libri dell'Antico Testamento biblico; quindi è patrimonio comune a ebrei e cristiani.
    Ed infatti i Salmi sono la preghiera tipica, direi quasi ufficiale (lo è sicuramente per il clero cattolico) per le religioni che si richiamano a Jahve-Dio. 
    Vi do subito alcuni link per aiutarvi a capire qualcosa in più di questo meraviglioso e unico libro di preghiere.
    1. Qui trovate un vero e proprio corso biblico sui Salmi. Trovate un'introduzione abbastanza ampia e poi la spiegazione salmo per salmo. Si tratta di un documento cattolico, perciò troverete una particolare insistenza nel collocare anche la chiesa cattolica, insieme a Cristo, come colei che viene preannunciata in quei testi dell'Antico Testamento.
    2. Questo sito è ancora utile come introduzione alla lettura e preghiera dei Salmi. Viene da un movimento, sempre cattolico, che parte a differenza del precedente, da un cammino di cristianità fatto soprattutto da famiglie e persone fino ai 40 anni.

    3. Infine ecco la pagina che vi consiglio caldamente. Si tratta del libro di Davide M. Turoldo e Gianfranco Ravasi, qui in libera lettura, che esiste naturalmente anche in forma classica (cartacea) e che io ho e uso spesso. Qui, dopo una breve introduzione, i Salmi vengono tradotti in una versione poetica, quindi a volte diversa da quella che conosciamo; ce ne viene data una spiegazione spirituale e si conclude con una preghiera che richiama i temi del salmo.

    Ma perché pregare con i Salmi?
    Perché è Dio stesso che ci ha dato quelle parole!
    Se la Bibbia è la parola ispirata di Dio, anche se passata nel crogiolo della cultura dei vari tempi, allora è Lui stesso che ha dettato proprio quelle parole al popolo ebraico. Infatti ogni atto liturgico pubblico e preghiera privata del singolo israelita era fatta (e spesso cantata) con quelle parole.
    Se già li conoscete o provate a scorrerne qualcuno, vi rendete conto che i 150 Salmi abbracciano tutti i temi della vita umana. Ad esempio:
    - la fiducia (salmo 5: Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Tu li proteggi e in te si allieteranno quanti amano il tuo nome);
    - l'angoscia (salmo 60: Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera. Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore viene meno, guidami su rupe inaccessibile. Tu sei per me rifugio);
    - il ringraziamento (salmo 9:  Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo.); 
    - la richiesta di perdono (salmo 50:  Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia  colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio).
    In questa pagina troverete uno schema da cui poter scegliere il salmo adatto al vostro stato d'animo, alla vostra richiesta. 
    Ma, se mi permettete, voglio darvi un piccolo consiglio: andate a leggere i Salmi dalla vostra Bibbia e, su un quaderno o foglio a parte, segnatevi la corrispondenza tra il salmo che avete letto (o con cui avete pregato) e le sensazioni che vi ha suscitato o il motivo per cui avete scelto quello. Alla fine avrete il vostro piccolo libro di preghiere diviso per argomenti e saprete quale andare a prendere in ogni momento.
    Se inizierete ad usare le parole dei salmi, vi accorgerete che, pian piano, anche quando vi rivolgerete a Dio in un colloquio personale, lo farete con le parole e le similitudini che trovate in quel libro divino. Perché Dio conosce le nostre debolezze e le nostre gioie, i nostri crucci e i nostri problemi, e per ognuno ha dato a noi una preghiera.
    Un'ultima cosa, che è più una questione tecnica che altro. Vi potrà sembrare strano trovare nella vostra Bibbia una doppia numerazione per i salmi. Ciò è dovuto al fatto che la tradizione cosiddetta 'dei LXX' (quella greca, da cui deriva la latina e quindi la nostra) ha diviso alcuni salmi della tradizione masoretica (quella ebraica) in due parti e altri invece li ha accorpati. Ciò ha portato, appunto, ad una doppia numerazione a partire dal salmo 9 e fino al 146. Ma una volta che avrete imparato a riconoscere il vostro salmo, non avrete alcun problema: quel che è importante non è il suo numero, ma come esso vi avvicina a Dio! Comunque, anche per semplice curiosità, a questa pagina trovate uno specchietto che facilita la ricerca.
    Per ora penso che queste poche e semplici righe possano servire quanto meno a creare in voi una santa curiosità e, se già non lo fate, possano spingervi ad andare a conoscere la meraviglia e la ricchezza dei Salmi.
    In una prossima occasione proverò a fare una breve spiegazione di qualche salmo, magari di quello che vorrete suggerirmi voi.
    Vi lascio con... un salmo, forse uno dei più famosi, il 50/51 (la doppia numerazione!). Qui sotto trovate il testo (nella traduzione che tutti abbiamo di più nelle orecchie) e una musica d'accompagnamento composta dalla Comunità di Taizè: potrebbe essere una bella esperienza seguirlo contemporaneamente con gli occhi, le orecchie e il cuore!





        Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
    nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
        Lavami da tutte le mie colpe,
    mondami dal mio peccato.
    Riconosco la mia colpa,
    il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
        Contro di te, contro te solo ho peccato,
    quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
    perciò sei giusto quando parli,
    retto nel tuo giudizio.
        Ecco, nella colpa sono stato generato,
    nel peccato mi ha concepito mia madre.
       Ma tu vuoi la sincerità del cuore
    e nell'intimo m'insegni la sapienza.
        Purificami con issopo e sarò mondo;
    lavami e sarò più bianco della neve.
       Fammi sentire gioia e letizia,
    esulteranno le ossa che hai spezzato.
        Distogli lo sguardo dai miei peccati,
    cancella tutte le mie colpe.
        Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rinnova in me uno spirito saldo.
        Non respingermi dalla tua presenza
    e non privarmi del tuo santo spirito.
        Rendimi la gioia di essere salvato,
    sostieni in me un animo generoso.
        Insegnerò agli erranti le tue vie
    e i peccatori a te ritorneranno.
        Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
    la mia lingua esalterà la tua giustizia.
       Signore, apri le mie labbra
    e la mia bocca proclami la tua lode;
        poiché non gradisci il sacrificio
    e, se offro olocausti, non li accetti.
        Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
    un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
        Nel tuo amore fa grazia a Sion,
    rialza le mura di Gerusalemme.
        Allora gradirai i sacrifici prescritti,
    l'olocausto e l'intera oblazione,
    allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
     Juan Segundo

    sabato 7 dicembre 2013

    Le parole per un mondo nuovo

    Quante volte vi è capitato di aver visto un bel paesaggio durante una gita, o affacciandovi dalla vostra finestra di casa, e vi è venuta la voglia di prendere album, matita e colori e di volerlo riprodurre? 
    O quante volte avete raccontato ad un amico un sogno o un fatto accadutovi?
    In breve: avete ricreato, col disegno e con le parole, una realtà vista e vissuta.
    È la magia del segno e delle parole.
    Dio ha fatto lo stesso: vuole partecipare Se stesso, l'immenso Amore che è la Sua essenza (lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque Gn. 1,2) e descrive con le parole le creature che ancora non esistono e a cui Egli stesso darà vita perché possano ricevere il Suo dono. 
    Il libro della Genesi, infatti, inizia con queste parole: 
    Dio disse: «Sia luce!» E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno. (Gn 1,3-5)
    E il Vangelo di Giovanni, fonte di illuminazione e meditazione per chi vuole entrare nei misteri della vita divina, ripete:

    Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. (Gv 1, 1-4)
    Anche noi, perciò, ogni volta che parliamo, facciamo come Dio.
    Questo ci fa capire quanto siano importanti le parole e quanto, quindi, sia importante fare attenzione a cosa diciamo e a come lo diciamo.
    D'altra parte ognuno di noi ha fatto esperienza del parlare (o dell'esprimersi attraverso il linguaggio non verbale dei segni e dei gesti del corpo) delle persone che ci circondano. Non siamo forse in grado di capire chi abbiamo davanti dal modo in cui parla e si muove? Esiste una vera e propria scienza che è in grado di insegnarci a scoprire chi è il nostro inerlocutore da questi segni.
    E la psicologia ci aiuta a scoprire gli aspetti nascosti di noi proprio analizzando le nostre parole, il nostro modo di muoverci e interagire.
    In sintesi: ciò che siamo dentro traspare sempre da come lo trasmettiamo agli altri.
    Tutto questo per dire che: se vogliamo creare attorno a noi un mondo d'amore, pace, solidarietà, dobbiamo cominciare con l'esprimerlo, materializzarlo con le nostre parole e i nostri gesti.
    Ciò non vuol dire che se sono arrabbiato non debba manifestarlo. Gridare o dire pacatamente il disagio che ho dentro aiuta a portarne un po' all'esterno. * Ma naturalmente devo sapere con chi posso farlo, se la persona che ho davanti può capire ciò che sto esprimendo.
    Tutto è come un circolo: se ho pace e amore dentro di me sarò capace di renderli visibili col mio parlare e il mio comportamento. E se attorno a me gli altri riescono a precepire un mondo di pace e amore, a loro volta ne trarranno beneficio e ne trasmetteranno a me.
    Un'ultima, piccola, osservazione.
    Siamo bombardati sui social network di articoli su metodi (molto spesso a pagamento!) per riuscire a trovare la calma e la pace interiore; su come attivare centri particolari del nostro corpo che come per magia ci daranno la tranquillità. Fatta salva la buona fede, devo dire che i principi sono giusti: io stesso vi ho proposto tre post sulla meditazione e sui suoi benefici (qui, qui e qui). Ma troppo spesso si tratta di scorciatoie, di false piste.
    Costruire dentro e fuori di noi un mondo diverso, pacificato, è un cammino lungo e difficile; ma non impossibile.
    Cominciare coll'usare le giuste parole e dirle con il giusto tono è un buon primo passo.
    Impariamo a disegnare nel nostro ambiente gli scorci di serenità e beatitudine che vediamo o sogniamo nel nostro spirito.
    È un modo per essere, insieme a Dio, creatori di un nuovo mondo.

    Juan Segundo
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    * Uno dei metodi migliori per scaricare la tensione è quello di andare in un posto isolato e urlare a squarciagola finché si riesce; o farlo mentre si è in auto, naturalmente quando nessuno può sentirci e vederci. 

    martedì 3 dicembre 2013

    La meditazione nella vita quotidiana. Un contributo di Daniele Lapenna

    Il maestro Thich Nhat Hanh gioca con un bambino
    Come si dice nei migliori giornali, riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo di Daniele Lapenna sulla meditazione nella vita quotidiana,
    Blogger pugliese trapiantato (felicemente) in Sardegna, Daniele è anche progettista ed elaboratore della nuova, belissima, veste grafica di questo mio sito.
    Prima di lasciarvi alla lettura del suo articolo, voglio ringraziarlo per averci fatto conoscere la sua esperienza; questo è lo spirito del nuovo Garage: condividere ciò che si pensa e si fa in materia di spiritualità.
    Ecco il contributo di Daniele.


    "Spesso pensiamo di vivere nel presente, ma la nostra mente vaga nei ricordi
    di ieri o nei progetti del domani".
    Così parlava il Buddha 2.500 anni fa. Non diceva nulla di speciale. E lui lo ripeteva sempre.

    MEDITARE
    Se cerchiamo su un vocabolario il significato di "meditare", troviamo: - fermare a lungo e con attenzione la mente sopra un oggetto, un'idea, un argomento, ecc., per intenderli e indagarli
    - preparare nella mente qualcosa che si intende realizzare; progettare
    - considerare con profonda attenzione un oggetto, un'idea, un argomento, ecc.
    - riflettere

    Dunque, se tu mediti su un oggetto o una sensazione, stai effettuando una meditazione. Giusto? Eppure la definizione di "meditazione", nello stesso dizionario, dice altro:
    - il meditare
    - raccoglimento dello spirito intorno a verità della fede
    - predica o scritto di argomento religioso o filosofico su cui si medita

    Strano che manchi la spiegazione "sollevarsi dal terreno librando nell' aria"! Io definisco la meditazione altro se non "tutto ciò che dovremmo fare in ogni secondo della nostra vita ma che non facciamo mai".

    MEDITAZIONE NELLA VITA QUOTIDIANA

    Io sono "entrato" nel Buddhismo grazie agli insegnamenti del maestro Thich Nhat Hanh, un monaco vietnamita di scuola Zen. Ha vissuto la guerra del Vietnam, ha conosciuto Martin Luther King il quale lo propose come Nobel per la Pace, ed infine si è stabilito in Francia dove ha fondato il Plum Village.
    Il maestro Hanh riesce a spiegare in una maniera incredibilmente semplice in cosa consiste l'insegnamento base del Buddhismo (rendendolo comprensibile a chiunque) che poi non è altro che il modo semplice per vivere cercando di godere appieno di tutte le cose belle.

    Ecco un esempio tratto da uno dei suoi libri.
    Stai lavando i piatti (presumendo che tu non abbia la lavastoviglie o che tu non voglia usarla per due piattini). Nell' atto del lavarli, si presume tu sia consapevole di ciò che fai e che tu sia in contatto col presente. Vivi il presente. Invece, quasi sempre, non è così. Mentre stai sciacquando sotto l'acqua il bicchiere, stai pensando a qualcosa che dovrai fare dopo, ad una persona, a situazioni del passato, che, non puoi negarlo, ti distraggono dall'atto che stai svolgendo. Le tue mani sono lì, ma la tua mente altrove.
    Possiamo paragonare la situazione all'attimo in cui un tizio muore e la sua anima esce dal suo corpo e si allontana. Come essere dunque in contatto con la realtà? Bisogna vivere ed esser consapevole di tutto ciò che fai in ogni istante della giornata, non solo di ciò che fai tu, ma anche di ciò che fanno tutte le persone che hai attorno, anche quelle che ti passano accanto mentre cammini per strada. E' come avere una mente sempre vigile a tutto. Cosciente. Consapevole.
    E non vuol dire essere in tensione, in allerta. Assolutamente! Si tratta di "vedere con la mente", entrare in contatto con la realtà. In povere parole: Esserci.

    VITA INCONSAPEVOLE

    Vuoi esempi in cui riesci ad esser consapevole ma, di tua volontà, preferisci evitare la situazione e continuare e "non esserci"?
    Ora, ad esempio, stai leggendo questo testo. Nel mentre, hai pensato a qualcosa che non c'entrasse nulla con ciò che è qui scritto? La tua mente ha vagato per un pò, oppure sta già vagando.
    Siamo stressati, veloci, distratti, incoscienti del presente... Stai cercando informazioni in Web, e spesso ti fermi al titolo di un articolo: leggi due righe, e poi o condividi su dei siti internet, oppure cerchi altro materiale. Se hai un attimo libero, devi impegnarlo con qualcosa che non ti faccia pensare. Su un social network non ci sono persone con le quali parlare, così tu cambi sito. Sei connesso ovunque, dappetutto, raggiungibile e "raggiungente" qualsiasi persona. Ma poi, perché? Per riempire la vita di cosa?

    Ci sono dei fenomeni psicologici chiamati "nodi mentali" che ci impediscono di vivere la nostra vita serenamente. Sono: desiderio, rabbia, ignoranza, turbamento, nostalgia, rimorso, dubbio... Perché si chiamano nodi? Perché quando si insinuano nella tua mente, tu non cerchi di quietarlo o di esaminarlo, no, tu continui a rafforzarlo, e stringerlo sempre di più.
    Se hai una persona che ti ha fatto male, crei il nodo della rabbia. Più pensi a quella persona, più il nodo si stringe. Pensa se ci sono tante persone che ti fanno  arrabbiare: avresti una testa piena di nodi! Peggio delle reti dei pescatori!
    In quegli attimi, non sei presente. Non sei cosciente. Non sei consapevole. Il pensiero di rabbia offusca così tanto la tua mente da ignorare tutto il resto.

    MEDITA ANALIZZANDO

    Quindi, per meditare basta soffermarsi su una sensazione che nasce in noi ed analizzarla: chiediamoci "perché provo questa sensazione?", "che cosa ha fatto di brutto quella persona a me stesso?", "perché quella persona agisce così?", "avrà sofferto anche lui in passato?" ma soprattutto "cosa mi porta di concreto, di utile, questa dipendenza che ho nei confronti di questa malevola sensazione?".
    In quel momento, già sei consapevole della sensazione che copre la tua mente. Lo stesso accade quando i problemi li ha una persona con la quale stiamo parlando. Anche se fosse una persona cattiva. Immaginiamola a disagio, triste, sofferente, e proveremo persino pietà.

    CONSIGLI

    La prossima volta che lavi i piatti, che pulisci il giardino, che parli con una persona, che ascolti una persona, che ti lavi, che mangi, che cammini, cerca di essere in contatto con la realtà.
    Il passato ormai è andato, e seppur ha condizionato il tuo presente, ormai non tornerà più.
    Il futuro deve ancora sopraggiungere, e fissarlo di continuo non ti permetterà di crearlo bello e piacevole. Se non ricordo male, poi, il futuro è figlio del presente, e nipote del passato. Dunque per creare un futuro bello, bisogna che il presente, suo padre, sia consapevole, sia attento, stia bene, altrimenti crescerà suo figlio, il futuro, in modo non corretto, creando danni a colui che lo vivrà.

    Consiglio di leggere questi libri del maestro Thich Nhat Hanh:
    - "Respira! Sei vivo" e "Il Miracolo della Presenza Mentale",
    dove insegna come essere presente nella vita di tutti i giorni;
    - "Essere Pace", nel quale analizza il Sutra Prajnaparamita, ovvero l' analisi delle
    sensazioni e percezioni;
    - "Trasformarsi e Guarire", dove spiega, dividendo le sezioni in metodi di diversi punti, come praticare la Meditazione (quella in cui ti siedi e mediti consapevolezza). E' forse quello che consiglio di più se dovreste sceglierne uno. Tutti sono editi da Ubaldini Editore.

    Juan Segundo

    sabato 30 novembre 2013

    La meditazione dell'attenzione secondo Chopra

    Nell'articolo di ieri ho fatto qualche breve riflessione sull'importanza della preghiera e della meditazione nel cammino spirituale.
    Lì dicevo che ci sono molteplici modi di praticare la meditazione e che il migliore è sempre quello che a voi da frutti migliori.
    Oggi voglio proporvi un metodo semplice, quello dell'attenzione, così come viene proposto da Deepak Chopra, tratto da questo sito.
    Si tratta di brevissimi cenni, semplici da praticare e che servono quanto meno per iniziarsi alla meditazione, per cominciare a sperimentarne i primi frutti.
    Buona lettura e... buona pratica!

    La meditazione dell’attenzione è una tecnica semplice in grado di indurre un profondo rilassamento nella vostra mente e nel vostro corpo. Con il placarsi della mente, mentre voi rimanete ben svegli, crescerà in voi un livello più profondo e silenzioso di consapevolezza.
    1. Innanzitutto trovate un luogo tranquillo dove nessuno vi disturbi
    2. Sedete in silenzio e chiudete gli occhi.
    3. Inspirate ed espirate normalmente, ma portate dolcemente la vostra consapevolezza sul respiro. Non cercate di controllare o alterare la respirazione in alcun modo cosciente. Limitatevi a osservare.
    4. Osservate il vostro respiro; potrete notare in esso un cambiamento spontaneo. Possono esservi variazioni nella velocità, nel ritmo, nella profondità o forse il vostro respiro sembrerà fermarsi per un momento. Ancora una volta limitatevi a osservare senza cercare di provocare o influenzare alcun cambiamento.
    5 A tratti la vostra attenzione potrà allontanarsi dalla respirazione. Potrete avere altri pensieri, o rendervi, conto di rumori fuori della stanza. Se succede, riportate dolcemente l’attenzione sulla respirazione.
    6. Se durante la meditazione vi rendete conto di esservi focalizzati su qualche sensazione, stato d’animo o aspettativa, fate come fareste in presenza di qualsiasi altro pensiero e, con dolcezza, riconducete l’attenzione alla respirazione.
    7. Praticate questa tecnica di meditazione per quindici minuti. Alla fine mantenete gli occhi chiusi e restate seduti comodamente per altri due o tre minuti. Riemergete piano piano dalla meditazione prima di aprire gli occhi e riprendere l’attività.

    Consiglio di praticare la meditazione dell’attenzione due volte al giorno, ai mattino e alla sera. Se vi sentite in collera o agitati, potete anche usare la tecnica per qualche minuto durante la giornata, per ritrovare il vostro equilibrio.
    Nel corso della meditazione, potrete avere una delle tre esperienze sotto elencate (vi consiglio di resistere alla tentazione di elaborare valutazioni sulla vostra esperienza o sulla vostra capacità di seguire le istruzioni, poiché in ogni caso la risposta è «va bene così»):
    - potete sentirvi annoiati o inquieti, e la vostra mente si riempirà di pensieri. Questo vuoi dire che emozioni e stress profondi si stanno sciogliendo. Rilassandovi e continuando la meditazione, faciliterete l’eliminazione di queste influenze dalla vostra mente e dal vostro corpo;
    - potrete addormentarvi. Se vi succede, significa che c’è un forte bisogno di maggior riposo in altre ore del giorno;
    - potrete scivolare nello spazio di mezzo. Quando il respiro diventa profondo e sottile, potrete entrare nello spazio fra i pensieri, al di là del suono e al di là del respiro stesso.
    Concedendovi il giusto riposo, mantenendovi in buona salute e dedicando un certo tempo ogni giorno alla meditazione, potrete trovare un contatto significativo con il vostro sé. Potrete entrare in contatto con la mente cosmica, la voce che sussurra senza parole, che è sempre presente negli spazi fra i vostri pensieri. Questa è la vostra illimitata intelligenza interiore, il vostro genio autentico e supremo, che a sua volta riflette la saggezza dell’universo. Una volta posta la vostra fiducia in questa saggezza interiore, nulla sarà al di là della vostra portata.
    E qui un video molto interessante, con Deepak Chopra che ci guida egli stesso nella meditazione:



    Siate sereni e in pace con tutti!

    Juan Segundo

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