martedì 31 luglio 2012

Alcune cose che...

(qui)
io ho quello col gufo!
... mi va di raccontarvi.
Manca pochissimo alla partenza per le vacanze. Il costumino, non a braghetta con le strisce bianche e azzurre (azzurre da pronunciare alla bolognese, con la zeta che vira pesantemente verso la esse) è già nel trolley, sto redigendo la lista di libri da portare (magari ve lo dico dopo), aggiungendo gli ultimo ebook al Cybook e cercando da più di due settimane gli occhialini da immersione. Non pensate che io faccia pesca subacquea o che altro! assolutamente, non so neanche nuotare! ma è che, tra l'altro, non so stare con gli occhi aperti sott'acqua e allora ricorro alla maschera.
Così, prima del post prechiusura, voglio tediarvi con qualche considerazione dettata più dal caldo che altro.
Fa caldo!
Ieri sono stato in un paesino della Brianza a trovare amici e parenti vari. Viaggio in treno allucinante! all'andata, complice uno sbaglio della linea dovuto anche all'indicazione errata di uno sportellista alla stazione, impiego quasi 4 ore per un viaggio da due scarse. Oltre a questo, tutti i vagoni avevano l'aria condizionata a palla, tanto che ho dovuto coprirmi per non congelare sul posto ed essere scambiato all'arrivo per un filetto di stoccafisso da 80 chili! Il ritorno invece è andato un po' meglio, senza errori, ma in compenso nessun vagone aveva l'aria condizionata, per cui sono arrivato a casa immerso in un bagno di sudore, tipo sauna ma senza la parte fredda! Bah!
Agonia del segnalibro.
Coll'avanzata della lettura elettronica, con le diatribe tra cartaceisti e digitalisti, nessuno forse pensa che, come per tutte le cose toccate dalla modernità, qualcuno ci rimette sempre. E questa volta tocca ai nostri amici segnalibro! Forse qualcuno ricorderà lo scorso anno un bel post di un amico blogger, che non sono riuscito a rintracciare (ma se qualcuno se lo ricorda, lo dica) sui segnalibro. E proprio ieri, osservando una signora usare una striscia di stoffa ricamata a mano come segnalibro, mi veniva in mente che questi utilissimi e, spesso, bellissimi oggetti che ci hanno seguito per tutta la nostra vita di lettori, stanno per andare in pensione, diverranno obsoleti. Come si sentiranno? staranno forse facendo una campagna sotterranea e silenziosa contro l'avvento dei lettori digitali? pregheranno perché la tecnologia vada in tilt tutta e nello stesso momento in tutto il mondo? Non lo so, anche perché i libri di carta ci saranno ancora e per sempre, finché morte non ci separi da loro. E ci sarà sempre una biblioteca dove l'odore della carta sarà forte e invitante. E loro saranno lì, a dare il loro contributo, come sempre, in tutta umiltà.
Allora rispettiamo e conserviamo i nostri segnalibro: è una questione di civiltà! (campagna a cura della ADSL: Associazione a Difesa del SegnaLibro).
Zingarate!
E non mi riferisco, purtroppo, al capolavoro di Monicelli. Non ho mai provato tanto schifo per il calcio in vita mia neanche ai tempi di quell'evasore e (ex?) drogato di Maradona. Non parlo del calcio di quelle migliaia di ragazzi e non più ragazzi che ogni domenica si scarrozzano a proprie spese per le strade d'Italia per giocare i tornei interparrocchiali, interaziendali e chi più ne ha più ne metta. Non quello degli sfigati fantozziani che tutte le settimane con qualsiasi tempo al lunedì sera hanno la partita di calcetto con gli amici. Parlo del calcio che risponde non al fischio dell'arbitro o alle folate di vento che fanno deviare la traiettoria del pallone, ma ai soldi, all'economia, all'investimento. Parlo, insomma, dell'affaire Ibrahimovic (da qui le zingarate). Questo poverino ha accettato di essere considerato un semplice lavoratore stagionale (come i tunisini e marocchini che arrivano senza permesso di soggiorno per essere sfruttati dai buoni bianchi italiani a pochi centesimi la cassa di pomodori raccolti) pur di realizzare il sogno di una vita: giocare, questa volta, nel PSG. Che poi tre anni di contratto non sono una stagione e che per farlo prenda, solo di stipendio, 14 milioni e mezzo di euro all'anno, è secondario; e se per permetterglielo bisogna ricorrere a questi mezzucci che gli permettono di evadere la tassazione, diventa anche terziario. Per piacere: tutti quelli che mi verranno a dire sacrosantamente che sono stufi di pagare tasse su tasse, di essere sfruttati, ecc., mi dimostrino di non possedere un abbonamento allo stadio o a qualche sky, premium, ecc., per vedere questo e altri truffatori tirare calci al pallone! E che giochino in Francia, non cambia il concetto.
Ho detto, e alla prossima.




Zingarate... quelle vere!


TIM



martedì 24 luglio 2012

W la nicchia!

Attenti osservatori
della... nicchia!
E non mi state a fare battute volgari e indecenti, perché voi sapete che io so a cosa voi state pensando!
Recita il Dizionario Fondamentale della lingua Italiana De Agostini alla parola nicchia: incavo praticato nel muro per collocarvi statuette, vasi e simili
Ora, riflettevo qualche giorno fa, le nostre case-blog sono piene di discussioni strabocchevoli e spesso furiose su chi legge cosa. Su un certo tipo di lett(erat)ura che farebbe bene alla salute e altra che invece creerebbe decerebrati cronici.
Tutto bello e tutto santo, le faccio anch'io e anch'io ho le mie ideuzze personali che spesso spammo con generosità a destra e a manca.
Ma, quando sento parlare di scrittore di nicchiagenere letterario di nicchia, e (di conseguenza) lettore di nicchia, mi viene in mente che nelle nicchie si piazzano le statue. Di conseguenza ognuno ha i suoi santini (e non parlo di Gianluca!) e guai a chi glieli tocca!




Così*:
non esiste che Fabio Volo!
l'insuperato E.A.P.!
l'insuperabile Stephen King (quindi il primo potrebbe trovare un degno successore che lo possa superare; il secondo, invece, resta lì e non teme alcuna concorrenza)!
l'inarrivabile Glen Cooper (che anche se non lo conosce quasi nessuno è proprio il massimo; anzi forse proprio per questo: così non si può oggettivamente paragonare ad alcuno e resterà sempre lassù, nell'olimpo dei migliori)!
l'eccellente Dave Zeltserman (che mi si intorcina la lingua a pronunciarlo, ma pare funzioni)!
la scrittrice maledetta Susanna Tamaro (ognuno ha i suoi gusti)!
sbavo per Jack Kerouak!
conosco a memoria Joyce (paura!)
e Pirandello? dove lo mettiamo Pirandello?
... e via discorrendo.
Allora, in conclusione, chi è il più grande scrittore di tutti i tempi? e qual'è la migliore opera letteraria di sempre? Ma quella che vi piace, no!
E a proposito di scrittori e di opere letterarie che mi piacciono, eccone uno da non perdere. Esordiente? giovane scrittore? emergente? Non lo so, so solo che mi piace, e proprio in questi giorni ha vinto anche il premio Urania 2012: signori e signore, uno dei miei sant... scrittori preferiti: Alessandro Forlani!**
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Aggiornamento veloce: Alessandro Forlani raddoppia e vince anche il Premio Kipple 2012 sempre con lo stesso romanzo, che ha per titolo I Negromanti ma sarà pubblicato da Mondadori in Urania di Novembre come I senza Tempo.
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E con questo è tutto.
Alla prossima con, forse, un post della serie Alcune cose che...

* i nomi sono messi a caso; ognuno piazzi quello del suo sant... scrittore preferito!
** per Alessandro: a parte ti invio fattura per spot.


TIM

giovedì 19 luglio 2012

Vent'anni e dovrebbe sembrare ieri

-qui-
19 LUGLIO 1992 - 19 LUGLIO 2012


Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

(Franco Battiato)

... ora come allora...


TIM

martedì 17 luglio 2012

Una piccola storia ignobile, di A. Perissinotto

Di questo libro non posso che dirne bene.
Mi ha preso fin dalle prime pagine e mi ha tenuto, così, piacevolmente sospeso fino alla fine.
Sto parlando di Una piccola storia ignobile di Alessandro Perissinotto*.
Cominciamo col riassunto (da IBS), anche per capire cosa abbiamo in  mano:
Anna Pavesi è una psicologa, tira avanti con qualche consulenza per una cooperativa. Un giorno si presenta da lei Benedetta Vitali, manager rampante della Milano bene, tormentata dal senso di colpa nei confronti di una sorellastra, Patrizia, da sempre abbandonata al suo destino e appena morta, travolta da un'auto pirata. Quello che Benedetta chiede ad Anna è di aiutarla a ricostruire nel ricordo l'immagine della sorellastra, dato che persino la salma è scomparsa. Intrecciando il tessuto della buona società con le trame dell'emarginazione e dell'abbandono, l'autore si spinge fino al cuore nero della vicenda, dove si annida la banalità del male, dimostrando che spesso, dietro il disegno oscuro dell'omicidio, non c'è l'estetica perversa del serial killer, ma solo la brutale normalità di una piccola storia ignobile.
È il primo volume della trilogia che ha per protagonista Anna Pavesi**, la psicologa semidisoccupata che si fa coinvolgere in un lavoro che non è il suo (l'investigatrice), ma che riesce a svolgere sempre al meglio, anche grazie alla sua professione.
Ma non aspettatevi arzigogoli psicologici, profiler da canali rai-mediaset e via dicendo.
Niente di più umano e normale ho trovato in queste pagine, se non questa donna piena di fragilità, appena separata da un marito che, forse, ancora ama o comunque di cui ha bisogno, e non solo per risolvere il caso.
Non una parola fuori posto, non una descrizione ridondante o tanto per allungare il brodo. E se c'è insistenza nel parlare di paesi-strada (nel senso che si tratta di posti dove le poche case sono infilate lungo l'asfalto di una qualche provinciale) o nel descrivere la brughiera nebbiosa, ti accorgi che spesso è una rappresentazione dell'anima più che del paesaggio, ma senza compiacimento, senza scadere nel luogo comune.
Dei pochi personaggi attorno a cui ruota la storia (la psicologa, l'ex marito, la sorella della vittima, un paio di medici, qualche prostituta, il datore di lavoro di Patrizia e qualche altro) se ne parla in modo calibrato, facendo in modo che il loro carattere venga fuori dalla narrazione, più che dalla descrizione (show don't tell? si dice così?). 
Gli attrezzi del mestiere Perissinotto li usa tutti, anche quello di spargere nelle pagine indizi che sembrano portare alla soluzione, ma che poi, via via, si sciolgono con la stessa semplicità e chiarezza con i quali erano venuti fuori. Tanto che a poche pagine dall'epilogo mi sono chiesto: ma allora chi è il colpevole? E alla fine, in questo narrare che unisce un presente e un passato, divisi anche graficamente nel testo, scopri che la soluzione era lì, a portata di mano; e che, quasi quasi, c'è anche un lieto fine.
E ancora. Spesso si è discusso, anche nei nostri blog, di come sia difficile o importante saper scrivere di un personaggio di sesso diverso dal nostro. Ebbene, il binomio Perissinotto-Pavesi è perfetto e in molte pagine mi è parso di vivere questa storia nel corpo e nella testa di una donna.
Cosa dire ancora? Niente, se non invitarvi a prendere in mano questo libro e leggerlo, anche se non siete amanti del giallo, perché (a mio modestissimo parere, eh!) è una sobria lezione di scrittura. Poi ognuno avrà altri orizzonti, più importanti, più altisonanti, ma questo volumetto (250 pagine in edizione economica) ha tutto quello di cui c'è bisogno per farti dire: ho letto un bel libro! E a riprova di questa sensazione, mi è venuta voglia di rimetter mano alla storia lunga del mio Bacone, che era ferma da qualche mese.
Del libro (che ha vinto la terza edizione del Premio Camaiore di Letteratura gialla) esiste anche una versione ebook a 3 euro e 99 (che comunque mi sembra un prezzo eccessivo, tenuto conto che si trovano tranquillamente in giro copie di usato, o addirittura l'edizione Superpocket a 5,60).
Per finire, solo una curiosità. Avevo iniziato a leggere, insieme a questo libro, Continuum  di Gianfranco Nerozzi. Ma già dopo le prime pagine ho capito che questo aveva una marcia in più. Certo, sono due tipi diversi di lettura, ma il noir di Perissinotto mi ha acchiappato subito, forse anche per la sua minore complessità di trama e di sceneggiatura. Quanto prima vi farò sapere qualcosa anche di Nerozzi.
Il libro, in sintesi: placet. Voto 8,5.
Non potevo non chiudere con questa canzone.


TIM

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* per curiosità, andate a dare un'occhiata alla pagina che presenta il suo libro sulla scrittura creativa e, soprattutto, la pagina su  le trame del poliziesco. Veramente interessanti.
 
** gli altri titoli sono L'ultima notte bianca e L'orchestra del Titanic

sabato 14 luglio 2012

Alcune cose che so... di me (5)

NG: Bene, con oggi finiamo 'st'intervista che sta diventando interminabile.
TG: ti sei scocciato!
NG: non so tu, ma io devo lavorare! ho una portineria da mandare avanti in commissariato. Senza di me sta andando tutto a rotoli, non vedi che anche tu non hai più messo mano a niente. E poi se tu non scrivi, io, Bellagamba, la Garrone  non esistiamo! Quindi questa è l'ultima.
TG: va bene. L'argomento di oggi?
NG: eravamo rimasti d'accordo che si parlava di politica. Quindi: destra o sinistra?
TG: naturalmente sinistra!
NG: mi vorresti dire che tipi come Bersani, Franceschini e via dicendo ti rianimano lo spirito?
TG: ma che dici! io sono un illuso della sinistra. Non dalla sinistra, ma della sinistra. Quando penso alla politica il mio cervello va subito a Berlinguer, a canzoni come La locomotiva e Modena, a quadri come Il Quarto Stato. Non posso non pensare a Pertini che ha il coraggio di dire: svuotate gli arsenali e riempite i granai, ed era presidente della Repubblica.


NG: una roba che non c'è più, insomma. Praticamente vivi di sogni.
TG: no, non vivo di sogni. La sinistra che bivacca in Parlamento, o almeno la maggior parte di essa, non è sinistra, è solo un accozzaglia di gente che con la scusa di venire incontro alle moderne domande dell'uomo sta cercando di sistemarsi per la pensione, a pensare male. A volergli dare fiducia, invece, direi che è gente che non sa da che parte cominciare, non ha idea di quello di cui c'è bisogno in Italia e cerca di far passare il tempo senza decidere niente in attesa delle prossime elezioni. Avevo un collega di lavoro che diceva sempre, quando qualcuno cercava di insegnargli qualcosa: io non voglio imparare, altrimenti poi sono costretto a lavorare! Ecco, così fanno questi! Ma le domande minime dell'uomo, da questo punto di vista, sono sempre le stesse: un lavoro decente, onestamente pagato, un sistema-stato che ti dia ciò di cui hai bisogno, una nazione di cui essere orgogliosi, grandi aree dove far giocare i propri figli e nessun sacchetto della spazzatura in mezzo alla strada. È chiedere troppo? È vivere in un modo di sogni? Se in Francia Hollande vuol tassare del 75% i redditi sopra il milione di euro, perché non si può fare in Italia? Forse perché la maggior parte dei politici importanti guadagna tanto?
NG: vedi che sei un illuso?
TG: se questo significa essere illusi: sì, sono un illuso. Io sono rimasto a: da ognuno secondo le proprie possibilità e ad ognuno secondo i propri bisogni. Sono rimasto alle scuole di partito dove tra un pistolotto del segretario e un'immagine di Gramsci (a quei tempi non c'erano i poster a colori) insegnavano anche a leggere, scrivere e far di conto. Oggi queste cose (leggere, scrivere e far di conto) non le fanno neanche a scuola. E che non mi vengano a dire che erano altri tempi. Quanti segretari e maggiorenti di partiti di sinistra hanno mai avuto a che fare con situazioni reali di degrado, analfabetismo? Ma quale politico sa che in Italia, oggi, il 12% della popolazione è analfabeta? sono 6 milioni di persone! Il 36%, cioè 12 milioni di persone non ha nessun titolo di studio! e solo il 7% è laureato. * E un uomo senza cultura è un uomo preda del primo imbonitore che passa.
NG: sì, va bene, va bene, non ti accalorare che poi ti sale la pressione. E della politica in generale, cosa pensi?
TG: cosa dovrei pensare? con gente che osanna Bossi segretario a vita nonostante abbia confessato di aver rubato al partito per rifarsi la casa e sistemarsi la famiglia, che discorsi vuoi fare? o con gente (anche parlamentari!) del PDL che dopo vent'anni ha l'occasione per la prima volta di un atto democratico come le primarie, ma poi arriva il Berlu e gli dice: ok, avete scherzato abbastanza, ora io sono tornato e silenzio tutti!, di cosa vuoi ragionare? al massimo di fich... i fioroni e burlesque!
NG: e quindi?
TG: Gramsci! è lui che bisognerebbe studiare,anche perché veniva (come Berlinguer!) da una terra, la Sardegna, dove la gente si impegna, lotta, e soprattutto fà fatti non parole. 
NG: ma non hai risposto alla mia domanda: la politica?
TG: se la politica è l'arte di governare (e Aristotele diceva che l'uomo è un animale politico per sua natura), allora ci sto, nel senso che accetto il ruolo della politica nella vita di un popolo. Governare significa tenere il timone della barca, cioè fare in modo che non vada a sfracellarsi sugli scogli, ma arrivi sana e salva in un porto. Questo modo di intendere la politica mi piace. Hai mai sentito il discorso di Pericle agli ateniesi?


NG: vedi, continui sempre a citare cose del passato! Nell'era di internet...
TG: se internet aiuta a realizzare le cose che aiutano l'uomo a progredire (un progresso vero!), ben venga, altrimenti è meglio bruciare tutti i computer del mondo.
NG: ecco, è arrivato il grande inquisitore!
TG: ma quale inquisitore! io ho nella mia vita delle priorità e se qualcosa m'intralcia, la levo di torno. Io ho un profilo facebook (si dice così, no?) ma potrei cancellarlo se mi rendessi conto di passare più tempo a seguire i nuovi messaggi che, ad esempio, a leggere e scrivere. È vero che ci sono modi sani e modi malati di usare la tecnologia e che questa è un mezzo e non un fine, un'opportunità e non un pericolo, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà, e lasciare ragazzini di 8-10 da soli davanti ad un monitor di computer con un collegamento ADSL acceso è da mostri, non da genitori. Perché ci lamentiamo dei pedofili che adescano i ragazzini/le ragazzine se poi li lasciamo così indifesi? Anche questa è politica sana.
NG: mi pare che possiamo chiudere qui, che dici?
TG: beh, veramente... 
NG: senti, facciamo così: se avrai qualche altra cosa su cui sputare sentenze, mi richiami e facciamo un'altra sessione di domade. Ok?
TG: mmmh, facciamo come dici tu. Senti, prima di chiudere volevo ringraziare alcune persone che...
NG: ma chi vuoi ringraziare! mica hai pubblicato un libro! Anzi, a proposito, ora di filato a scrivere, che mi sento tutto rattrappito!

(Struscio di sedie e una porta che si apre e richiude. Voci in lontananza, attutite. Rumore di auto che si mettono in moto e si allontano)

TIM

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* dati Università Nazionale Lotta contro l'Analfabetismo



martedì 10 luglio 2012

Tre libri e un po' di monnezza

Che schifo che sta diventando
questa città! questi dovrebbero essere
i bidoni per la carta, ma c'è di tutto!
E qui è ancora pulito!
So che qualcuno aspettava la quinta e ultima parte dell'intervista che Nino Geremicca mi sta facendo su alcune cose che so di me, ma oggi non sono abbastanza arrabbiato per pontificare su qualcosa, perciò me la cavo con tre brevi pareri su alcuni libri che ho finito di leggere da poco.
In effetti avrei di che arrabbiarmi, visto che venendo qui ho dovuto assistere ad alcune scene che non dovrebbero appartenere ad un normale paese civile. Parlo del tizio che, fermo ad un incrocio, getta il mozzicone della sigaretta dal finestrino; dei soliti automobilisti incivili senza cintura di sicurezza e col telefonino attaccato all'orecchio (qualcuno di voi ne avrà già abbastanza di queste lamentele; immaginatevi io!); della massa enorme di spazzatura abbandonata fuori dai bidoni, semplicemente perché la gente continua a infischiarsene di fare la differenziata e non ha ancora capito perché non ci sono più i bidoni per gettare i vecchi sacchi neri pieni di ogni schifezza possibile e immaginabile -con tutto il rispetto per le persone civili che ci sono anche lì, sembra di stare a Napoli o Palermo ai tempi di monnezza selvaggia-; della puzza di escrementi liquidi e solidi dei cani che col caldo diventa insopportabile oltre che portatrice di malattie. Questa città sta diventando invivibile!
Ma veniamo all'argomento del post: i tre libri. E anche qui non ci sono proprio buone notizie.
Cominciamo con Gazpacho. La prima indagine di Manfredi Altavilla di Orazio Minneci.
Non me ne voglia l'autore, ma voi sapete che io sono abituato a non usare guanti di velluto quando qualcosa non mi è piaciuto, non per spocchia, ma perché non mi piace pensare una cosa e scriverne un'altra. Avevo comprato questo libro perché, come sapete, cerco sempre nomi italiani (per me) nuovi da scoprire, e perché i volumi della Robin Edizioni non mi hanno dato quasi mai fregature.
Purtroppo, forse anche a causa delle attese, il libro non mi è piaciuto. Mi sarei aspettato molto di più. La trama non decolla mai, probabilmente a causa della scrittura tendente all'umoristico usata dall'autore (che in effetti ha al suo attivo diversi gialli comici per ragazzi) e che sembra privilegiare meno la storia che la parola con cui è raccontata.
I personaggi (a parte il protagonista) sembrano sfiorati appena dalla trama: restano lì a fare le statuine, ingessati nelle loro macchiette.
Il mistero viene alla fine svelato ma sembra quasi passare in secondo piano rispetto a... già, a cosa? Mi sembra che si spanda su tutto il libro un senso di evanescenza e inconsistenza, che la storia non affondi mai veramente sull'acceleratore. Insomma, ho terminato la lettura solo per vedere dove andava a parare; e anche qui non sono stato fortunato.
Come dico sempre in questi casi, non ho letto nient'altro dei Minneci e può essere che abbia scritto anche dei capolavori, ma questo testo non l'ho proprio digerito.
Il libro: non placet. Voto 5.
Secondo cadavere da sezionare: Mamma Lupara. Le inchieste del commissario Lo Cascio, di Franco Enna (pseudonimo di Francesco Cannarozzo). Sì, lo so che è stato definito il Simenon italiano, che Camilleri ne tesse le lodi, che è stato il terzo italiano a vedersi pubblicato nel 1955 nella collana Urania un romanzo. Ma questo non mi fa cambiare idea sul libro letto: non mi è piaciuto.
Ne avevo parlato, pur senza farne il nome, nell'ultimo post pubblicato, da cui riporto il giudizio sommario dato: "una storiella rabberciata, dove la soluzione spunta fuori dal nulla o quasi; personaggi alla Carolina Invernizio (con tutto il rispetto per la signora!) con descrizioni lialesche; incongruenze sia nella trama che nell'esposizione dei personaggi". Resto di quell'idea e accomuno questo Mamma Lupara a Gazpatcho di cui sopra: anche se da angolazioni diverse, entrambi mi danno l'impressione di rispondere a schemi prefissati, a stereotipi.
Qui il maresciallo, vedovo, combattuto tra l'altro fra l'amore per la figlia e quello per la tabaccaia, sembra uscito da un libro inizio secolo (ecco il mio accenno a Liala), sia nella scrittura che nei contenuti. E la scena finale, con la commozione dell'uomo davanti alla ragazzina che finalmente accetta la donna che dovrebbe prendere il posto della madre morta, richiama alla memoria i libri di Rosemunde Pilchner. 
Si potrebbe salvare, rispetto al precedente libro, la trama, che qui è un po' più marcata e si riesce a seguire meglio; ma nel complesso è ugualmente insufficiente.
Il libro: non placet. Voto 5,5 (mezzo punto in più per la maggiore esperienza che, a tratti, si intravede vede).
E veniamo, invece, ad un libro che mi è piaciuto, anche se non è un capolavoro. 
Furia cieca, di Clyde Phillips, non è un libro da leggere a tutti i costi, ma rispetta tutti i canoni del giallo (a mio modo di vedere!) pur senza scadere nel compitino da svolgere al meglio. 
A differenza dei precedenti due volumi, la trama scorre bene, affiancata dalla presentazione dei personaggi che non diventa pesante e viene diluita per tutto il libro. E, soprattutto, il colpo di scena finale da un senso ulteriore alla storia. Arrivati infatti a tre quarti di libro, col colpevole al sicuro, mi sono chiesto di cosa potevano mai parlare le altre pagine. E qui l'autore mi ha stupito con la sua trovata che potrebbe sembrare tirata per le orecchie, tanto per aggiungere pagine a pagine, ma che invece (sempre secondo me!) diventa una storia quasi parallela, che getta una luce nuova su tutto il resto. 
C'è molta azione in tutto il libro, specie nel finale, ma non è un vuoto mostrare i muscoli dei protagonisti; la poliziotta e il suo amico/collega/amante non diventano eroi solo perché riescono a fare i salti mortali e ad uccidere il cattivo dopo un bell'inseguimento.
Il libro: placet. Voto: 6,5.
Sto leggendo ora altri due libri: Continuum, di Gianfranco Nerozzi e Una piccola storia ignobile, di Alessandro Perissinotto. Non vi voglio anticipare niente, perché sono solo all'inizio, ma per ora il secondo batte il primo: 1-0. Vedremo come va a finire.

TIM

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* ho omesso di riportare le trame dei libri, perché il post sarebbe diventato ancor più chilometrico di quello che è; ai link, comunque, potrete trovare i rispettivi riassunti.

sabato 7 luglio 2012

Alcune cose che so... di me (4)

NG: penso che con oggi potremmo anche chiudere, che dici?
TG: sei tu l'intervistatore. Se hai terminato le domande!?
NG: andando, vedendo, come si dice al paese mio. Bene, oggi parliamo di tutte le fesserie (N.d.R. nel testo originale il termine era più colorito: **--**--) che hai fatto con il commissario Bacone.
TG: eh, ce ne sarebbe da parlare! A mia, quasi, discolpa devo dire che all'inizio la storia era nata per essere solo un breve racconto e di stampo prettamente umoristico, dove l'aspetto del mistery era solo accennato. Poi lavorandoci su, invece, è venuto fuori questo personaggio un po' particolare con tutta la sua corte dei miracoli, e mi è sembrato naturale farne una piccola serie, incoraggiato non solo dalla lettura dei grandi scrittori italiani e stranieri che hanno creato personaggi indimenticabili: Simenon-Maigret, Mankell-Wallander, Macchiavelli-Sarti, Biggers-Charlie Chan, solo per fare qualche nome; ma anche  dall'esempio di un amico blogger che ha dato vita ad un personaggio ben riuscito e a cui auguro tutto il bene possibile: Glauco Silvestri col suo Mauro Bianchi. Certo ogni commissario o maresciallo che viene fuori dalla pena di qualche autore ha le sue stranezze, le sue idiosincrasie; nessuno leggerebbe un racconto dove un poliziotto fa semplicemente le cose di ogni giorno, senza avere i suoi drammi personali, le sue moine, le sue caratteristiche. Il mio Francesco Bacone è uno a cui piace capire non solo e non tanto chi è stato a fare qualcosa, ma soprattutto come c'è arrivato, cos'è che lo ha spinto ad agire in un dato modo.
NG: però, già quel nome, Bacone...
TG: sì, forse hai ragione, anche a me quel nome non piace molto, è forse troppo particolare, troppo fuori dall'ordinario. Comunque ormai è andata, non posso di certo cambiarlo. Dovrei cambiare proprio personaggio, ma lo rifarei uguale, quindi... e poi lui stesso ci scherza su: nel racconto lungo su cui sto lavorando (anche se è fermo da 3-4 mesi!) parlando con una ragazza ricorda che ha lo stesso nome del filosofo che morì di polmonite mentre faceva esperimenti sul congelamento dei piselli! Ecco... questo nuovo racconto, dicevo. Prima ti ho detto che l'idea di Bacone era nata come racconto essenzialmente umoristico; ed infatti i due racconti brevi pubblicati finora (È solo un gioco, commissario Bacone! e Una gita fuori porta per il commissario Bacone) sono risultati quasi macchiettistici, anche se ognuno ha un protagonista diverso vicino al commissario (Monika Garrone e Gennaro Bellagamba) e per ognuno ho lavorato per tirar fuori la loro personalità. Questi due lavoretti mi sono infatti serviti a conoscere meglio, ad esempio, la bonomia e la saggezza di Bellagamba e la pignoleria e l'irruenza della sovrintendente Garrone. 
NG: io però resto sempre nella mia portineria!
TG: calma! non ti ne sei accorto che ti sto portando con me nella storia breve che sto scrivendo in questi giorni? quella con protagonista... l'amico che sai tu?
NG: beh... sì, è vero!
TG: ecco, quindi anche tu avrai il tuo momento di gloria! anche se...
NG: anche se, cosa? non facciamo scherzi, eh!
TG: non ti preoccupare, niente scherzi! Ma vorrei tornare un momento al nuovo racconto lungo. Ecco, dopo questi testi più leggeri, vorrei con questo lavoro (di cui qualche amico ha già letto la trama e i primi due capitoli) cambiare rotta e dare una svolta più matura al commissario Bacone. Cambierà anche qualche personaggio, così come si è intuito dal racconto con Marika Garrone.
NG: ma Stefano Conci, non c'è mai? eppure è il tuo vice!
NG: ecco, Conci è uno che mi è stato sulle scatole fin dall'inizio!
NG: ma l'hai scritto tu così!
TG: hai ragione, ma era funzionale al Bacone da operetta dell'inizio. Adesso diventa ingombrante e chissà che non riesca a farlo fuori... elegantemente. 
NG: in che senso?
TG: vedrai, c'è tutto un discorso di favori fatti a qualche capo e... ma vedrai tu, come lo sistemo!
NG: tu perché scrivi?
TG: ah, cambiamo registro così, all'improvviso?
NG: beh, te lo devo chiedere.
TG: hai ragione. Ti risponderei volentieri con le parole di Guccini: se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie: di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...


Non sono uno di quelli che dice che sei uno scrittore se hai il sacro fuoco dentro che ti costringe a scapicollarti alle due di notte per mettere su carta un'idea che ti è spuntata in testa. Anche se un paio di volte è capitato anche a me, ma l'urgenza era dovuta solo al fatto che avendo perso la memoria (sarà la senilità precoce?) sicuramente il giorno dopo avrei scordato ogni cosa. Ora io ho molto tempo per scrivere, perché stando in negozio 8-9 ore al giorno riesco ad avere ampi buchi di tempo per dedicarmi a riempire pagine e pagine di word. Ma io non sono uno scrittore, né uno scribacchino né altro, quindi ho tante idee in testa, ma alla fine non le trasformo in niente di plausibile o vagamente passabile. L'unico lato positivo è che sono consapevole di questo. Capita anche a me di dire ogni tanto, dopo aver terminato (o abbandonato) qualche libro: dopo aver letto questo penso di avere qualche chance anch'io. Mi è capitato proprio ieri di aver dato fondo ad un giallo del 1972, di uno scrittore (ormai morto da 20 anni) anche abbastanza famoso ai tempi, con alle spalle una ventina di libri pubblicati e di aver avuto una reazione del genere: una storiella rabberciata, dove la soluzione spunta fuori dal nulla o quasi; personaggi alla Carolina Invernizio (con tutto il rispetto per la signora!) con descrizioni lialesche; incongruenze sia nella trama che nell'esposizione dei personaggi. Eppure è stato pubblicato nella collana del giallo della Longanesi! Ma comunque, così vanno le cose, e a me non interessa vedere il mio nome sulla copertina di un libro!
NG: quindi confermi i motivi che mi hai dato prima? scrivi quando sei arrabbiato (N.d.R.: anche qui il termine era più colorito) andando a cercare nella vita della gente?
TG: si... diciamo pure così, anche se scrivo anche quando non sono arrabbiato, altrimenti avrei il fegato a pezzi se fossi sempre sulla corda. Ecco io non posso vedere quelli che si atteggiano a scrittori maledetti, sempre fotografati con un bicchiere in mano e una pupa sulle ginocchia. Che lo fanno per farsi pubblicità è un conto, altrimenti mi fanno solo ridere! E comunque la frase di Guccini era sopratutto per introdurre la bellissima canzone del video!
NG: senti, io avrei ancora qualche domandina sulla politica, la società, cose così, insomma. Facciamo per la prossima volta o vuoi che la finiamo qui?
TG: mi sa che siamo già lunghi adesso, quindi penso che forse è meglio rimandare. E poi così ho un altro post già fatto!

(... continua... )

TIM

giovedì 5 luglio 2012

Alcune cose che so... di me (3)

(Fuori Campo: NG e TG parlano animatamente:
TG: cos'è 'sta sparata che sbatti la porta e te ne vai, così, nel bel mezzo dell'intervista!
NG: e a te quello che hai detto ti sembrano cose da dire? quelle cose sul siciliano, le donne? Mi hai fatto diventare uno stereotipo. Anzi nel commissariato io sono proprio uno stereotipo, una macchietta, non un personaggio!
TG: ma ti ho fatto così di proposito, anche Gennaro... Gennaro Bellagamba è fatto così, è una caratterizzazione: tu fai il siciliano e lui il napoletano!
NG: questa non è una caratterizzazione, è proprio una macchietta della peggior specie, da avventure di serie C! e poi non mi piace il mio personaggio! troppo chiuso, introverso...
TG: senti, sono io lo scrittore e decido io chi dovete essere e come! Se non ti va bene, trovati un altro autore. Ma, pensa un po' una cosa: se io ti scrivessi in un modo diverso non saresti più tu! saresti un altro! tu esisti perché io ti scrivo così!
NG: troppo complicato! voi gente che avete studiato nei libri alti riuscite sempre a fregarci, quelli come noi che siamo ignoranti! e poi fai troppe polemiche nelle risposte all'intervista, sembra che stai su una cattedra a fare lezione!
TG: ascolta: ci stanno aspettando, non potremmo tagliare il discorso e continuare con l'intervista? Ti devo pregare in ginocchio?
NG: va bene, ma dovrai parlare anche di tutti gli sbagli che hai fatto scrivendo di Bacone, Bellagamba e compagnia bella!
TG: accordato, ma ora andiamo!
Una porta si apre e si richiude, scroscio di sedie e poi:)
NG: siamo rimasti alla domanda: tu credi in Dio?
TG: così dicendo tu presumi che un dio esista!
NG: no! che vai dicendo! invece è proprio quello che voglio sapere da te!
TG: allora la domanda dovrebbe essere: tu credi a dio?
NG: e perché?
TG: perché se dici: credi in dio, è come dire, ad esempio: tu credi nella tecnologia? cioè: credi nel potere che la tecnologia ha, in ciò che può fare? se invece dici: credi alla tecnologia: vuoi dire: credi che la tecnologia esiste? Lo stesso è con dio; dire: credi in dio presuppone la sua esistenza. La domanda invece dovrebbe essere: credi a dio?
NG: ricominciamo con le polemiche?
TG: non sono polemiche! è per la precisione! comunque tagliamo corto, la mia risposta è: no. In questo momento della mia vita non credo che esista un dio personale, così come si ritiene rivelato dalle scritture di tutte le religioni. 
NG: che vuol dire: in questo momento?
TG: sai già che la mia costante è l'incostanza, quindi vuol dire che ci sono stati altri periodi della mia vita in cui ci ho creduto e anche alla grande, ma ora come ora sono tornato agli anni della gioventù quando ritenevo che il mondo non sia stato creato né sia governato da alcun essere superiore. Con tutto ciò che ne consegue.
NG: e allora della chiesa cosa pensi?
TG: a parte il fatto che, a questo punto, sarebbe qualcosa basato sul nulla, dovremo comunque partire dalla buona fede di chi ci crede e la guida. Ma qui c'è un altro discorso da fare.
NG: e cioè?
TG: cioè chi comanda, o governa come vuoi dire tu, la chiesa si è allontanato dallo spirito che avrebbe dovuto fondarla. Insomma è vero il vecchio detto che i preti, i vescovi e il papa dicono: fate quello che dico ma non fate quello che faccio! È vero che ci sono preti che hanno fatto e fanno molto per l'umanità e normalmente si trovano sempre in contrasto con le gerarchie se non quando, come nel caso di Mons. Romero, viene fatto ammazzare dai suoi stessi confratelli perché il suo modo di fare era troppo scomodo per gli altri vescovi.
NG: in che senso?
TG: perché appena arrivato mise a disposizione dei senza tetto di San Salvador la casa del vescovo e la curia; andò a dormire con una brandina nella canonica dietro l'altare della cattedrale e mangiava con le suore. Vendette la sua croce pettorale e il bastone da vescovo d'oro e tutti i gioielli e le proprietà della diocesi e col ricavato aiutò i poveri crearsi un lavoro. Non aveva un'auto propria e si muoveva a passaggi, andando a celebrare la messa nei villaggi più sperduti. E tutto questo gli attirò le ire degli altri vescovi dell'america latina. Chissà perché, un giorno, un cecchino l'ha ucciso mentre celebrava la messa e il suo successore buttò all'aria tutto quello che lui aveva fatto e riprese la vecchia storia fatta di collusione col potere politico, di appoggi e favori.
NG: non sapevo queste cose...
TG: quindi anche se non credo a dio, credo però in persone come questa; e per conseguenza non posso accettare tutti quei preti e prelati che dicono che non è possibile che la chiesa si spogli di quello che ha per aiutare davvero chi ha bisogno. Per non parlare dei pedofili e di tutte le altre cose. Il fatto è che hanno troppo il culo attaccato al potere e ai privilegi!
NG: ma allora se nella chiesa ci sono persone come quella di cui mi hai parlato, vuol dire che anche che esiste un dio che li manda qui sulla terra!
TG: no! queste persone possono aver avuto una motivazione "religiosa - cristiana". Ma allora Gandhi? ha dato tutto se stesso per la sua gente, fino a morire ammazzato pure lui, ma non era cristiano. E se vogliamo restare in quella che possiamo chiamare storia, anche il Buddha Sakyamuni... 
NG: chi???
TG: quello che chiamiamo tutti Budda, il Budda storico, l'uomo realmente vissuto. Il Budda si dice abbia compiuto gli stessi miracoli di Gesù, ma cinque secoli prima. E allora chi era il vero dio? Quindi il discorso non è quello. E poi io ho fatto l'esempio della chiesa definita cattolica, quella romana, del papa, per intenderci, ma il discorso può valere per qualunque altra chiesa. Ogni chiesa o comunità religiosa per definizione deve conservare un messaggio iniziale e mantenerlo nei secoli; ma proprio perché è un'istituzione umana va incontro a fallimenti. E più è grande più diventa preda del protagonismo, della sete di potere. Guarda in Italia tutti i danni che ha fatto e sta facendo la chiesa cattolica, o in America alcune chiese protestanti come stanno osteggiando le riforme di Obama. Ma, continuo a ripetere, questo non ha niente a che fare con il fatto di credere nell'esistenza di un dio. Come direbbe la filippa...
NG: la filippa???
TG: la De Filippi!, come dice lei: per me è NO. In queste cose non puoi fare un ragionamento o dare delle spiegazioni, anche se ci sono stati teologi e filosofi che hanno cercato di spiegare l'esistenza di dio con ragionamenti vari. Questa è una questione di cuore non di cervello. Poi chiunque può decidere di fare il bene in nome di un dio a cui crede; e allora: ben venga. Ma nessuno mi convincerà mai che un dio esiste perché una persona si comporta bene in suo nome.
NG: ma tu come ti poni allora di fronte a queste cose?
TG: diciamo che ho molta simpatia per il buddismo, ma certamente non quello di matrice religiosa. Senti, penso che per oggi può bastare così. Che ne dici di riprendere domani?
NG: ok, allora alla prossima!


-Il mio Leopardi, le tue teologie: "Esiste Dio?" Le risate più pazze-


TIM

martedì 3 luglio 2012

Alune cose che... so di me (2)

(... continua... )
NG: Bene, dove eravamo rimasti? ah. sì, la scrittura. Tu che sei uno scrittore...
TG: andiamoci piano con le categorizzazioni. Io non sono uno scrittore.
NG: Sì, ho letto tutte quelle diatribe su scribacchini, scrittori, artigiani, ecc... . Io sono un tuo personaggio, quindi tu scrivi, con tutto quello che ne consegue. E senza masturbazioni cerebrali o cose così. Dicevo: tu che sei uno scrittore... va bene, tu che scrivi (sei contento?), a quale autore ti ispiri?
TG: perché, per scrivere bisogna per forza ispirarsi a qualcuno? Io scrivo come mi viene. Che poi il mio modo di esprimermi sulla carta possa somigliare a quello di qualcuno famoso, non sono fatti miei, ma di chi legge. Io non mi preoccupo di queste cose. Quando ho finito un racconto o un paragrafo o una scena, io la rileggo a voce alta; se mi piace il suono che sento, bene; altrimenti correggo.
NG: ma non c'è un autore che ti ispira di più?
TG: ho già risposto prima, ma il fatto che mi piaccia come scrive Simenon, non vuol dire che voglia scrivere come lui. Anche il canguro mi piace come animale, ma non giro per le strade saltando con un bambino nella borsa!
NG: con te certe volte non si può ragionare...
TG: prendere o lasciare!
NG: continuiamo che è meglio. Cosa ne pensi dei gay?
TG: sono categorie che la nostra mente adotta per razionalizzare, ma come ogni realtà non è né buona né cattiva. Esiste l'uva bianca, quella nera, quella fragolina, ecc.. Sono aspetti diversi della stessa realtà. Allo stesso modo esistono gli uomini, le donne, i gay, i transessuali e via dicendo: aspetti diversi dell'essere umano. Finché un uomo (in senso lato) non mi si presenta davanti con una pistola per uccidermi (che poi non vedo perché dovrebbe!) per me può fare quello che vuole nella vita. Sopporto di calpestare lo stesso suolo italico di gente come Berlusconi, Bossi, moltissimi preti e vescovi (ho detto moltissimi, non tutti!), non vedo perché non debba accettare di andare a fare una passeggiata con gente che fa male a nessuno. Quando faccio la fila in posta, non chiedo mai alle persone che ho a fianco se sono gay; ma se qualcuno cerca di passarmi davanti non guardo in faccia a nessuno: caucasico, africano, leghista, gli dico un caloroso: ehi tu, faccia di c::o! chi vuole fregare?
NG: ho capito il concetto. Le donne.
TG: In che senso?
NG: cosa pensi delle donne.
TG: ma che cavolo di domande fai? Mi piacciono se sono belle. Anzi ti rispondo con i versi di Cecco Angiolieri: Si fosse Cecco com'i' sono e fui, - torrei le donne giovani e leggiadre: - le zoppe e vecchie lasserei altrui. Ti sembro troppo cinico?
NG: no, però così non ci fai una bella figura! Così facendo vorresti dire che le donne sono solo il corpo che hanno?
TG: senti, se mi trovo davanti una bonazza bionda simil svedese e un catorcio che starborda lardo da ogni piega, è normale che l'occhio cade sulla prima! Sfido chiunque a dire il contrario; in quel caso propenderei per aspetti di perversione. Se poi parlando insieme, scopro che il catorcio è una persona intelligentissima, sensibilissima e tutti gli altri issimi che vuoi, naturalmente cercherò la sua compagnia. Ma non mi puoi dire che tu (che tra l'altro sei siciliano!) preferisci di prim'acchitto il catorcio alla bonazza!
NG: anche messa così, la cosa non ti fa onore! specie a te che dici di essere di sinistra!
TG: a quest'aspetto non siamo ancora arrivati, quello politico, dico. E comunque non si tratta di fare onore. Nell'antica Grecia, i personaggi importanti avevano tre donne: la moglie ufficiale, quella che portavano in rappresentanza quando andavano alle feste, quella intelligente e bella, da far vedere per fare bella figura, insomma; poi c'era quella che badava alla casa, capace di risolvere ogni problema pratico; e alla fine c'era quella con cui fare figli, sana di corpo e di mente e capace di crescere la prole come si deve. Oggi come oggi sarebbe impossibile una cosa di queste, anzitutto per il divieto della legge, e poi perché economicamente dovresti avere i soldi di un emiro.
NG: continui a darti la zappa sui piedi! per te, allora, le donne sono oggetti da spostare a tuo piacimento?
TG: come sei materiale e insensibile! Le donne, come ho detto nell'altra parte dell'intervista, sono un aspetto della realtà che è l'essere umano! Volevo dire che i nostri punti di vista cambiano con le epoche e le culture. Sempre in Grecia, e nello stesso periodo, esistevano città dove vigeva il potere matriarcale, così come c'erano regimi matriarcali, anche durissimi, in zone dove oggi, sotto la cultura islamica, la donna è costretta a coprirsi completamente davanti ad estranei. Era una convenzione culturale. E qui mi faccio una domanda che tu sicuramente non mi faresti. Te la scrivo su un pezzo di carta, altrimenti non riesco graficamente a dividere la domanda dalla risposta. (pausa)
NG: leggo: qual'è stata la materia di studio che più ti ha entusiasmato e ti ha dato qualcosa durante il curriculum degli studi? che domanda è questa?
TG: non ti preoccupare, sono io che devo rispondere. Sicuramente è stata l'antropologia culturale coi suoi antropos, etnos, kronos e oikos.
NG: e cioè?
TG: ho imparato che ogni aspetto di una cultura deve essere spiegato secondo questo quattro fattori: l'uomo-individuo, l'uomo-collettività, il tempo, l'ambiente-società, che permettono di sezionare una situazione, e contemporaneamente, collegandosi tra loro, ricompongono il quadro unitario e spiegano l'evento che interessa. In altre parole se vuoi sapere perché un africano si comporta in un determinato modo e un brasiliano in un altro, devi capire la loro cultura, personale e comunitaria. Quando negli anni '50 i meridionali arrivavano a Torino e trovavano i cartelli con su scritto: non si affittano appartamenti ai meridionali, il motivo era da ricercare nel fatto che un calabrese, ad esempio, aveva almeno 3-4 figli, cosa inconcepibile per un piemontese puro, che quindi aveva paura di una massa umana che invadeva, spesso, appartamenti concepiti per 2 massimo tre persone.
NG: tu dici che così è?
TG: io dico che così è!
NG: visto che ci siamo: che ne pensi degli extracomunitari o comunque di quelli che arrivano dall'estero?
TG: io divido le persone tra quelli che lavorano onestamente e pagano le tasse e quelli che non fanno né l'uno né l'altro. Se un rumeno viene in Italia a rubare, deve essere rispedito a casa sua e se un italiano fa la stessa cosa deve andare in galera. Andare e starci. Se Maradona, extracomunitario, deve dare tot milioni di euro di tasse allo stato italiano, è giusto che se ne stia a casa sua, visto che ormai è scappato dalle proprie responsabilità; in pratica dovrebbe essere un ricercato per evasione fiscale. Ma se vuole venire a Napoli per una partita commemorativa, che porti tutti i soldi che ci ha rubato non pagando le tasse e poi può fare quello che vuole, pure il bagno a Mergellina nudo! E lo stesso vale per gli italiani che non pagano le tasse: se vuoi stare qui devi pagare, altrimenti il mondo è grande, fila via e non farti mai più vedere e, soprattutto, lascia qui tutto quello che hai!
NG: ma sei proprio arrabbiato col mondo intero!?
TG: non solo col mondo intero, ma con l'universo creato!
NG: a proposito dell'universo creato, credi in Dio?
TG: e se questa la pubblicassimo la prossima volta?
NG: ok, alla prossima.Noi però intanto continuiamo!
TG: certo, allora qual'era la domanda... ?






(... continua...)


TIM

lunedì 2 luglio 2012

Alcune cose che... so di me

Visto che nessuno mi ha mai intervistato, neanche per chiedermi se preferisco la dieta mediterranea o i cheesburger, ho pensato di fare da solo e di chiedermi alcune cose. Sarà un'intervista semiseria ma non troppo, quindi non vi scandalizzate se accanto a domande del cavolo troverete discorsi su cose più sensate.
Lascio l'incombenza di intervistatore a Nino Geremicca che ormai mi conosce abbastanza bene.
Nino Geremicca (NG): allora, per rompere il ghiaccio cominciamo con una domanda semplice semplice: Chi prende l'Inter? E poi, soprattutto, perché? (la domanda vale per qualsiasi altra squadra di calcio)
TG: non lo so e non me ne frega niente! Dovresti chiederlo ad una di quelle migliaia di persone che piange miseria perché la crisi l'ha messo in ginocchio, ma ha già fatto l'abbonamento allo stadio per il prossimo anno e sta decidendo in questi giorni quale televisione a pagamento scegliere per accaparrarsi il meglio della serie A, B, Sciampion League ed Europa League. Le bollette possono aspettare!
NG: prima di andare alle cose più o meno serie, perché è da un po' di tempo che hai scelto come immagine quella di Buster Keaton?
TG: come si fa a non amare Buster Keaton? E poi ognuno sceglie le sue muse, i suoi ispiratori, i suoi beniamini. Io ho scelto lui, l'uomo che non rideva mai. Come me, Keaton era uno che si teneva tutto dentro, che non esternava mai riso, pianto, gioia, emozioni. Anche Guccini gli ha dedicato uno dei suoi capolavori. Prova a sentire un po' più giù.



NG: un tuo difetto e un tuo pregio.
TG: non sono di quelli che dicono di parlare sempre chiaro, di essere onesti, ma che preferiscono mettere queste cose tra i difetti perché è così che li considera la società moderna. Non voglio fare la figura del falso modesto. Anch'io ho i miei difetti, quelli veri, quelli che spesso quando ti guardi allo specchio ti verrebbe voglia di sputarti in un occhio. Dunque: un difetto. L'incostanza, anzitutto. Inizio una cosa, anche sul blog, la porto avanti anche per settimane e poi, come d'incanto, mi stanco e passo ad altro. Insomma, a volte su di me non si può contare. Sto seriamente pensando di cancellare il mio profilo Facebook e quello su Tumblr. Ritengo che Tumblr (dal mio punto di vista!) sia un doppione di blog e se ultimamente non riesco a stare dietro al Garage, immaginate a Odette! Penso che questo basti per farmi cancellare dalle mail list e dai blogroll di più di qualcuno. Invece: un pregio. Sinceramente, non lo. Forse, come ho detto poco fa', il parlare chiaro, pane al pane e vino al vino, anzi vin santo al vin santo come direbbe Guccini! Sì, lo metto tra i pregi perché per me è un pregio. In questi giorni su Facebook sto scrivendo spesso sull'abbandono degli anziani d'estate, non per partito preso o per andare contro corrente, ma perché mi fanno ribrezzo tutti quegli spot in tv e quei post su FB in cui si urla contro l'abbandono dei cagnolini, ma nessuno si ricorda dei nonnini che subiscono la stessa sorte, e ce ne sono a migliaia, provate ad andare un po' in giro per i reparti di lungodegenza degli ospedali o delle cliniche private!. Se questo mi fa sembrare uno snob, evviva gli snob!
NG: ebook o libro di carta?
TG: la lettura!
NG: la domanda era un'altra, non svicolare: ebook o carta?
TG: ribadisco che a me piace leggere e basta, una buona storia può essere stampata su un foglio di carta o impressa sul visore di un ereader. Se proprio mi devo sputtanare, con la ghigliottina suol collo dell'out-out dico: cartaceo, per la gioia di moltissimi amici di cella! Ma ribadisco che per me non c'è differenza. Ho un Cybook da più di un anno e lo adopero quasi tutti i giorni, ma un libro di carta da sfogliare mi piace di più. Ultimamente ho trovato al mercatino alcuni volumi degli anni '60, volumi antologici con racconti che hanno fatto la storia del giallo, dal primo '900 a quegli anni, e l'odore della carta rimasta per decenni in una cantina chiusa mi ha mandato in sollucchero. C'è poi un volume di E.D. Biggers, Charlie Chan e il canto del cigno del 1972 e alcuni volumi del commissario Maigret degli anni '60 che ogni volta che li tengo in mano mi fanno tornare ad un tempo mitico, forse perché mi ricordano di quando avevo 13-15 anni. D'estate nella nostra casetta in montagna, passavo le nottate a leggere sotto la lampada col cappuccio in stoffa arabescata i gialli Mondadori, usati, di quegli anni e sognavo di vivere nelle strade abbandonate di Los Angeles o New York o nelle campagne francesi.
NG: un autore che preferisci.
TG: non ci può essere un autore che preferisco! tu sai che sono incostante per natura, l'ho già confessato, perciò come per tutte le altre cose ho attraversato diversi periodi: quello fantascientifico (che ha strascichi ancor'oggi; proprio ieri al mercatino ha acquistato il volume Pavana di K. Roberts, edito negli anni '60 da La Tribuna -casa editrice che ha dato molto alla vecchia SF anche italiana-, uno dei primi libri di ucronia), quello horror (che ho abbandonato), quello mainstream (soprattutto tra i 15 e i 30 anni), quello giallo (che ho ripreso da poco). Perciò non ti posso dare un nome. O meglio ti posso dire qualche autore che oggi leggo con piacere.
NG: va bene, purché sia uno.
TG: se proprio devo, dico Simenon. So che è un classico, morto da decenni e normalmente per fare i fighi si dice il nome di uno che non conosce nessuno se non qualche manico ossessivo delle biblioteche, di quelli che c'hanno gli occhiali a culo di bottiglia e girano anche d'estate con la sciarpa al collo e una maglietta di Che Guevara stinta, ma mi hai provocato e ti ho risposto. E non è neanche italiano!
NG: ok, ti concedo un italiano, per non farti sbavare di frenesia.
TG: com'è umano, lei! Allora se ho un altro colpo, mi sparo il nome di Loriano Macchiavelli. In verità anche qui qualche altro nome lo farei, ma tu hai detto uno...
NG: ho detto e confermo. Bene, ho pensato che per ora, anche se abbiamo fatto solo 3-4 domande, può bastare così, altrimenti non ci legge nessuno perché siamo troppo lunghi. E poi così ci tiriamo qualche altro post per riempire il blog. Io e te invece continuiamo l'intervista, adesso, e torniamo nei prossimi giorni con la pubblicazione del seguito, se qualcuno ci filerà ancora.
TG: appoggio.




(... continua, forse...)


TIM 

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