venerdì 28 febbraio 2014

Oltre il velo di Maya, ovvero: vivi la tua vita!

Una delle grandi conquiste, spirituali ma anche scientifiche, dell'uomo contemporaneo è l'aver compreso che la realtà non è e non può essere limitata solo a ciò che si vede e si tocca. Non solo, ma che la realtà vera, quella che da' senso al nostro esistere, non è quella che abbiamo sotto gli occhi.
La nostra vita, cioé, non sarebbe che un'illusione della realtà reale.
Universalmente si parla di questa realtà invisibile come di ciò che sta oltre il velo, sottintendendo il velo di Maya. In sintesi, è la nostra vita ad essere il velo.

Oggi, ancora una volta con l'aiuto di un articolo apparso su Visione Alchemica, cerchiamo di approfondire l'argomento da un punto di vista particolare, quello di Vincenzo Bilotta.
(I brani e le parole in corsivo sono mie sottolineature)

OLTRE IL VELO DI MAYA

Maya è un termine comunemente usato nel buddismo e nello yoga per indicare l’illusione, lo stato di sogno nel quale la maggior parte delle persone oggi vive. Uno dei film che ne parla chiaramente è MATRIX, un film bello sotto diversi punti di vista. Se si vuole l’azione, contornata da tanti effetti speciali, c’è, ma se si hanno OCCHI PER VEDERE E ORECCHIE PER SENTIRE si trovano diversi spunti evolutivi e dei validi strumenti per il lavoro su di Se.

Cos’è la realtà? O, meglio, qual’è la realtà? E’ reale ciò che viviamo ogni giorno o è solo una materializzazione delle nostre forme pensiero che creano un ambiente idoneo a vivere ciò che sembrerebbe essere inizialmente solo il frutto delle nostre fantasie? Molti vivono in uno stato di sonnambulismo che li porta a pensare e ad agire da semplici macchine programmate dall’alto (Tv, scuole, chiese, genitori, amici, attori, partner) e questo è ormai cosa risaputa e scontata.

Per fortuna già molte persone VIVONO in maniera spontanea ed hanno abbandonato la meccanicità derivante dalla programmazione ricevuta (subita?) nel corso della crescita. Tante altre vanno capendo il meccanismo tortuoso nel quale sono invischiate, la ragnatela illusiva che le tiene intrappolate in un sistema di convenzioni alle quali ci si adegua in modo automatico senza nemmeno chiedersi il perché né l’utilità di ciò.

In giro si sente dire: “gli altri fanno così, non vedo il motivo per cui io debba fare diversamente!”. Questo atteggiamento serve solo a creare degli automi prodotti in serie che hanno congelato la loro capacità logico-creativa e si sono adeguati alla massa. Questa non è Vita vissuta da persone libere. Questa è sopravvivenza! Eppoi ci lamentiamo delle malattie, dei divorzi che aumentano, della violenza, dell’inquinamento…. Noi siamo parte del Tutto.
Come possiamo pretendere che le cose vadano al meglio se non siamo disposti ad Essere felici e a condividere la nostra felicità con gli altri? Tutto parte da noi, SEMPRE. Si possono trovare mille scuse per vivere ancora nell’illusione oppure intraprendere la strada del cambiamento, dell’evoluzione. Il mondo di oggi è basato sulle scuse che abbiamo trovato per lasciare tutto così com’è.

Se vogliamo che il mondo di domani sia diverso, è necessario smetterla di trovare scuse e iniziare a trovare una ragione per cambiare vita, per cambiare quello che non ci fa sentire bene con noi stessi, per cambiare il mondo. Per farlo bisogna AGIRE. Le belle parole, da sole, non portano tanto lontano, al massimo possono commuovere. Ciò che cambia è un’azione.

Una sola azione può cambiare tutto il mondo conosciuto in maniera massiccia e risolutiva. Basta che alziate ora stesso i vostri occhi dallo schermo e guardiate il vostro lampadario per accorgervi di come una singola azione abbia portato, dopo vari tentativi, all’invenzione della lampadina da parte di Thomas Edison. Pensate se egli non avesse deciso di agire. Magari qualcun altro lo avrebbe fatto in seguito o, magari, saremmo ancora coi lumi a petrolio…. Chissà…. Agire porta al cambiamento.

Ciò che blocca tanti è la paura di agire nell’illusione di fallire. Vedete? Sempre lì pronta a sabotarci quest’illusione. Ma se si chiama così ci sarà un motivo no? Illusione è l’opposto di realtà quindi, adesso, vi chiedo: riuscite a prendere a calci l’aria? No, vero? A respirarla si, ma quello è un altro discorso! I nostri pensieri sono solo proiezioni mentali frutto di esperienze reali o di fantasie create dal cervello.

A volte accade che a condizionarci non siano esperienze realmente vissute ma soltanto immaginate in quanto il cervello non fa distinzioni tra fantasia e realtà. Se immaginiamo una pietanza squisita, infatti, ci verrà l’acquolina in bocca pur non avendo davanti il piatto! Ecco quanto è potente un’illusione!!!! Noi possiamo scoprire la REALTA’ solo se decidiamo di uscire dal velo di Maya, non prima. Ciò che c’impedisce di scoprirlo sono i pensieri riguardanti il cambiamento i quali, mettendoci paura, riescono a condizionare le nostre azioni. L’unico modo che abbiamo per scoprire ciò che è REALE consiste nello sperimentare nuovi percorsi di vita e nuove strategie che ci portino a capire cosa si nasconde dietro questo misterioso velo che avvolge l’umanità dalla notte dei tempi.

Juan Segundo

sabato 22 febbraio 2014

C'è un numero per ognuno di noi: il profilo numerologico

L'argomento di oggi è: la numerologia. O meglio, un aspetto divertente ma anche di grande interesse della numerologia: scopri il tuo numero personale, quello che ti contraddistingue e ti descrive, e che ti può aiutare a migliorare nella vita.
E non potevo far altro, anche per questo post, che affidarmi alla competenza e serietà del blog Visione Alchemica da cui spesso e volentieri rubo articoli e argomenti.

Proprio per questo motivo, permettetemi di dedicare anche solo poche righe a questo blog; ma basta andare a darci un'occhiata per capire l'importanza del progetto e l'impegno con cui è portato avanti.
Patrizia, il nome senza volto ma con una grande anima che firma gli articoli per il sito, ci dice quali sono i suoi scopi:

In questa pagina condividiamo indicazioni, scritti, pensieri e riflessioni di chi ha vissuto da ricercatore, non per emulare l’autore ma bensì per incoraggiare chi sta per porre il primo passo sul sentiero dell’autoconoscenza. Pubblicheremo ogni briciola di verità e per alcuni potrà non esserlo, è giusto così, ognuno troverà la Sua verità, questa è l’utilità del conoscere il pensiero di chi ha già ricercato, allenare il proprio discernimento, sentire se risuona dentro di noi, risvegliare il nostro intuito, la nostra guida interiore, questa è solo una delle modalità per percorrere il “retto sentiero” del lavoro alchemico ... .
Seguo Visione Alchemica anche attraverso facebook, così da rimanere aggiornato su ogni sua pubblicazione. E invito anche voi, se già non lo fate, a mettere tra i vostri contatti questa pagina.

Dopo queste doverose precisazioni, veniamo all'argomento del giorno.
Da Visione Alchemica copio l'introduzione e il metodo per calcolare il proprio numero.
Sarebbe opportuno conoscere tutti i propri numeri, quelli che fanno parte del nome e del cognome trasformando le lettere in numeri ma il computo più semplice è quello del numero del Destino, è già un’utile indicazione, benché sia l’interazione tra tutti i numeri a delineare un profilo completo e coerente, se una persona ha l’1 nel destino avrà certamente le caratteristiche del numero ma se nelle altre posizioni dovessero esserci dei 7 potrebbe essere indirizzato verso un percorso più introspettivo e spirituale e aggiungendo dei 2 potrebbe essere un leader più sensibile e meno deciso, sono tante le variabile, tante quanti sono i numeri.
Il Destino rappresenta il percorso di vita, la chiave per vivere bene e realizzare la nostra natura profonda. Considerando quanti e quali sono i numeri che rientrano in uno studio numerologico, bisogna considerare il numero del destino un’indicazione importante, rappresenta l’immagine completa della persona a livello fisico, emozionale e spirituale. Questo numero accrescerà la sua importanza nella nostra vita, durante il nostro percorso, sia inconsapevolmente attraverso circostanze apparentemente non decise da noi, sia consapevolmente attraverso l’azione della nostra volontà, sensibilità, pensiero ed azione. E’ il numero che identifica il potenziale risultato di questa vita, il seme che può dare il suo frutto o restare inattivo. E’ il nostro Dharma che privilegia la consapevolezza e la libertà piuttosto che il concetto di obbligo, la via della giusta azione che permette all’uomo di evitare la sofferenza, accettando di sua spontanea volontà la conoscenza di sé.
Il numero del Destino si ottiene sommando i numeri della data di nascita riducendo la cifra ottenuta ad un solo numero. Esempio: Nato il 25.6.1980 2+5+6+1+9+8+0+=31 3+1=4).
Vi lascio ora i link utili per andare a sbirciare il proprio numero e quello delle persone che vi stanno a cuore: vedrete quante sorprese!

Il potere dei codici numerici: prima parte
Il potere dei codici numerici: seconda parte
Numero 1
Numero 2
Numero 3
Numero 4
Numero 5
Numero 6
Numero 7

Numero 8
Numero 9

Buona lettura... e lasciate il vostro commento qua sotto!

Juan Segundo

mercoledì 19 febbraio 2014

Oggi va di scena lo Shatsu

... e poiché ho trovato un ottimo articolo, esauriente e scritto in modo semplice di Valter Vico, grande esperto nell'argomento, ho pensato che è meglio lasciare direttamente la parola a lui, senza aggiungere assolutamente nulla.
Buona lettura!


Il cuore dello Shiatsu è come il puro affetto materno:
la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita”.
(T. Namikoshi)
Shiatsu è un termine giapponese che significa letteralmente “pressione con le dita (e le mani)” (Shi = dito, Atsu = premere).
L’esperienza della pressione è basilare a livello vitale: la pressione del liquido amniotico durante la gravidanza, la pressione interna del corpo, la pressione atmosferica.
Lo Shiatsu idealmente nasce e si sviluppa dal gesto naturale e spontaneo di portare la mano e di premere sulla zona dolente ovvero dalla ricerca di un abbraccio che avvolge, stringe, protegge e sostiene per liberarsi dal dolore e dalle proprie angosce.
La specificità di questo metodo manuale di trattamento di origine giapponese, che lo differenzia da ogni altra tecnica a mediazione corporea, è quella di basarsi sulla pressione esercitata in modo progressivo, graduale, calibrato e rispettoso senza generare dolore.
Dal punto di vista pratico, a differenza di altre tecniche, lo Shiatsu non richiede di spogliare la persona o di utilizzare oli o creme: ciò rende più comodo e facile l’approccio.
Può essere eseguito anche sulla sedia a rotelle o sul lettino.
Roberta, utente del Centro Diurno Colombetto per disabili psichici di Moncalieri (To), dopo il trattamento Shiatsu dice: “mi piace quando ti appoggi”. Con una sola frase ha colto il senso profondo dello Shiatsu e della relazione di scambio che lo caratterizza.
Apparentemente uno dei due attori del trattamento, l’Operatore Shiatsu (“tori” in giapponese), ha un ruolo attivo, mentre il Ricevente (“uke” in giapponese) è passivo. In realtà l’Operatore Shiatsu non utilizza la forza per premere, ma il suo peso appoggiandosi al Ricevente che lo sostiene. Quindi il ricevente è “abile” all’interno della relazione. I ruoli si invertono e ciò crea fiducia reciproca, la fiducia di essere sostenuti e di poter sostenere. La fiducia nella natura, nel miracolo della pressione che agisce senza che nulla venga apparentemente fatto.
Ho notato nella mia esperienza come siano soprattutto le persone più fragili a recepire questo aspetto così primordiale dello Shiatsu, forse perché, finalmente, sperimentano nella pratica la possibilità di sentirsi utili e di sostenere un’altra persona.
Lo Shiatsu non è un terapia perchè non combatte una patologia, ma tende invece a sostenere e valorizzare l’energia vitale e le risorse positive della persona considerata nella sua interezza di corpo, mente e spirito. Lo Shiatsu è un valido strumento evolutivo, educativo e pedagogico perché il Ricevente non è mai puramente passivo. Ogni singola azione (pressione) eseguita instaura un meccanismo di stimolo-risposta (feedback) nel quale l’Operatore Shiatsu esperto guida il ricevente alla (ri)scoperta di sé, delle proprie sensazioni, delle proprie tensioni e delle proprie risorse psico-fisiche inespresse favorendo il flusso armonico dell’energia vitale attraverso il dialogo pre-verbale e non-verbale, mediato da una forte componente di accoglienza, contenimento e di sostegno fisico, inseriti in un movimento fluido ritmato dalle pressioni.
Fra Operatore Shiatsu e Ricevente si instaura una comunicazione non verbale profonda ed intensa, ma rispettosa e rilassata, nella quale entrambe le parti possono esprimersi e divenire “abili”.
Nell’addestramento dell’Operatore Shiatsu e nell’impostazione del metodo di lavoro rivestono particolare importanza i seguenti aspetti:
  • relazionarsi alla persona nella sua globalità
  • stimolare e sostenere le risorse positive della persona
  • non provocare dolore
  • non forzare mai la relazione, rispettare i limiti e le possibilità della persona
  • essere progressivi
  • non stimolare eccessivamente, non stancare
  • attivare la percezione di sé e la sensibilità protopatica (unitaria) della persona
  • adattarsi alla situazione della persona predisponendo il setting in funzione delle sue necessità (ad esempio, la posizione di trattamento sarà sempre quella più comoda per il Ricevente in particolare in relazione a limitazioni nella mobilità)
  • il trattamento Shiatsu non è mai standard, ma ogni passaggio ed ogni sequenza viene sempre personalizzata in base alle caratteristiche specifiche della persona in ogni singolo momento ed in ogni singolo punto su cui viene esercitata la pressione
  • sensibilità al contatto (feedback fisico)
  • ascolto” non-verbale dei segnali psico-fisici (feedback comportamentale)
  • in presenza di patologie, particolarmente se gravi o acute, richiedere preventivamente il parere del medico curante
  • massima collaborazione con le eventuali figure sanitarie coinvolte
  • non interferenza con le eventuali terapie in corso
Lo Shiatsu è una disciplina evolutiva, una “terapia dell’essere”. Scopo primario dello Shiatsu è che la persona prenda coscienza delle proprie risorse e possibilità e che possa vivere al meglio la propria condizione qualunque essa sia.
Lo stato di benessere, di quiete e di rilassamento che è tipicamente il risultato più evidente ed immediato del trattamento Shiatsu è una condizione necessaria, ma non sufficiente al raggiungimento di tale risultato. Per l’Operatore Shiatsu Professionista è solo il punto di partenza per un lavoro profondo e personalizzato di attivazione specifica delle capacità evolutive della persona attraverso la stimolazione mirata delle sue risorse energetiche.
Il valore curativo del contatto fisico è ormai universalmente riconosciuto. Lo Shiatsu, per la natura specifica del gesto, va oltre il semplice contatto fisico: la pressione va “in profondità” dal punto di vista fisico e simbolico del temine.
La pressione esercitata è perpendicolare, quindi la sua azione è diretta, geometricamente ed idealmente, verso il “centro” della persona. In ogni gesto l’Operatore adegua la sua posizione appoggiando il peso del proprio corpo rilassato e stabile a quello del Ricevente. Ad agire è quindi la forza di gravità, non la forza fisica dell’Operatore. Il vettore di forza della pressione parte dal “centro”, il centro di gravità, dell’Operatore ed è diretto verso il “centro” del Ricevente. L’Operatore “si sbilancia” appoggiandosi al Ricevente, il Ricevente si “apre” completamente lasciando cadere le barriere e si instaura una relazione profonda di scambio non verbale.
La nozione di Centro è basilare in tutte le Discipline Orientali e rappresenta la connessione con la parte più profonda di sé, laddove, attraverso la consapevolezza unitaria di se stessi, si attivano le energie di autoguarigione della persona. Dal punto di vista fisico il Centro viene individuato, in prossimità del centro di gravità del corpo, nel punto denominato Dan Tien (“il campo del cinabro” in cinese, Tan Den in giapponese) ovvero nell’Hara (l’addome per i giapponesi).
In questo modo “la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita”.
Dal punto di vista scientifico sono noti l’effetto curativo del contatto fisico di per sé, l’effetto antalgico della pressione in sé e la produzione di endorfine a seguito della sollecitazione dei punti energetici dei meridiani
Per una comprensione più generale dei meccanismi di funzionamento dello Shiatsu, Shizuto Masunaga, uno dei principali maestri di Shiatsu, che era anche psicologo e conosceva le teorie neurologiche occidentali, propone una teoria molto suggestiva legata ai meccanismi della percezione.
Quando la persona è in salute, nel senso più ampio del termine, dal punto di vista fisico, psichico, emotivo e sociale, ha una percezione unitaria (“protopatica”) di sé e la sua energia vitale fluisce liberamente in tutte le sue manifestazioni. La malattia è innanzitutto una “malattia dell’anima”. Il processo che, a partire da uno squilibrio energetico, potrà portare nel corso del tempo ad un disagio fino ad arrivare ad una patologia in senso stretto, si manifesta innanzitutto nella percezione di una separazione: “Ce l’ha con me, non mi vuole bene”, “Il dottore ha detto che ho la cistifellea” (la mia cistifellea è altro da me), ecc.
La percezione discriminante, “epicritica”, è ovviamente necessaria ed è parte integrante dalla vita, ma la percezione “protopatica”, unitaria, di sé è la base di ogni processo di guarigione, di “guarigione dell’anima”. E’ la classica dialettica di opposti complementari che gli orientali chiamano Yin e Yang.
La sensibilità “protopatica”, unitaria, è caratteristica della enterocezione, la percezione interna del proprio organismo. E’ tipicamente una percezione sfumata, poco chiara, in cui i confini sono labili, dove il fisico e lo psichico non hanno confini chiari.
Quando dico che “una persona mi sta sullo stomaco” sento lo stomaco contrarsi. A questo livello “protopatico”, secondo Masunaga andrebbe ricercato il punto d’unione fra il livello fisico, il livello psichico ed il livello energetico dell’essere umano.
La pressione statica dello Shiatsu, per le sue modalità specifiche, provoca innanzitutto l’attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico donando alla persona una sensazione generale di benessere e di relax, ciò consente di rivolgere la propria attenzione alla enterocezione protopatica di sé innescando i processi di riequilibrio energetico e di autoguarigione.
Masunaga, nel modo evocativo tipico degli orientali, chiama questo processo “eco della vita” o “due in uno”. La persona è una, corpo, mente e spirito sono uno, Operatore e Ricevente sono uno.
Riassumendo sinteticamente:
  • il semplice contatto fisico crea un canale di comunicazione non verbale attraverso il quale ognuno trasmette all’altra persona il proprio stato psicofisico. E’ fondamentale saperlo fare con un atteggiamento accogliente, rilassato, stabile e centrato
  • la pressione dello Shiatsu agisce in profondità stimolando la percezione protopatica generale delle due persone coinvolte nel trattamento “facendo scorrere le sorgenti della vita”
Si tratta di gesti semplici e spontanei a cui tutti possono essere addestrati, o meglio di cui tutti si possono riappropriare, in tempi brevi.
Elena, infermiera che lavora in camera operatoria, dopo aver seguito un corso introduttivo di Shiatsu per infermieri, dice: “la cosa più importante che ho imparato e che ora faccio regolarmente sul lavoro è di tenere per mano i pazienti in attesa di essere operati. Non sai quanto li tranquillizza ed anch’io riesco ad essere più rilassata.
Sergio, tecnico di radiologia (anche lui ha partecipato ad un corso di Shiatsu per infermieri pur non essendo infermiere), dice: “conoscere lo Shiatsu mi aiuta anche nella mia professione. A volte basta anche un leggero contatto fisico: appoggiando semplicemente una mano sulla spalla la persona si rilassa, lascia andare giù le spalle ed anche la lastra toracica viene meglio.
Anna, infermiera al pronto soccorso, dice: “corro per tutto il turno di lavoro, però almeno adesso mi ricordo ogni tanto di fare un bel respiro profondo e quando ci sono quei rari momenti di calma ne approfitto per fare un po’ di Shiatsu alle spalle ai colleghi, loro si rilassano, ma anche io e poi sono meno scorbutici con i pazienti.
Queste sono le basi dello Shiatsu e del suo effetto generale. L’Operatore Shiatsu professionale agendo in modo specifico sulla rete dei punti e dei meridiani energetici, che secondo la tradizione orientale rappresentano le varie espressioni vitali della persona a livello fisico, psichico, emotivo e spirituale, è in grado di modulare il trattamento per stimolare in modo mirato e non generico e quindi più efficace.
Il metodo tipico di lavoro, secondo lo stile “Zen Shiatsu” di Masunaga, prevede schematicamente:
  • una prima fase di valutazione energetica tramite palpazione delle zone riflesse dell’addome o della schiena allo scopo di individuare i meridiani che risultano più sbilanciati nella persona in quel momento (“kyo”, deficit, e “Jitsu”, eccesso)
  • il trattamento Shiatsu mirato di tali meridiani con tecniche specifiche di tonificazione, nelle zone in deficit energetico, e di dispersione, nelle zone in eccesso o blocco energetico
  • una fase finale di ricontrollo tramite palpazione delle zone utilizzate nella valutazione iniziale. Le variazioni riscontrate, in particolare un miglior equilibrio generale con attenuazione dei deficit e degli eccessi, è indice dell’efficacia del trattamento: lo stimolo è stato adeguato, la risposta ha attivato un processo di consapevolezza psico-fisica e di riequilibrio energetico che si svilupperà nel corso del tempo
Come caso concreto di intervento con lo Shiatsu riporto il progetto innovativo al Centro Diurno per disabili psichici Colombetto di Moncalieri (To) iniziato nell’ottobre 2009 e che prosegue tuttora e si articola su vari livelli d’intervento in parallelo:
  • cicli di trattamenti Shiatsu agli utenti del Centro
  • addestramento specifico per il personale
  • partecipazione di un utente della struttura, accompagnato da un’educatrice, ad un corso introduttivo di Shiatsu per anziani sul territorio
Un’esperienza come questa dimostra praticamente il grande valore evolutivo dello Shiatsu a livello personale, sociale e lavorativo per tutte le persone che ne sono coinvolte.
Dice Emanuela, educatrice:
<< Mi colpisce, ogni settimana, l’ambiente che si crea nel breve arco di una mezz’ora, il silenzio che ti avvolge in un’atmosfera rilassante, in quello spazio temporale nel quale ognuno, anche chi osserva dall’esterno, recupera il proprio sé fisico, e lo mette in comunicazione con il sé mentale.
Le signore che ricevono i trattamenti si lasciano andare e si fidano, ed è proprio questo legame di fiducia che si è instaurato, uno degli aspetti più importanti. La fiducia passa attraverso gli sguardi, attraverso il totale abbandono, il lasciarsi andare dietro la guida di qualcun altro, che non insegna alcunché, che non ti dà consigli o suggerimenti, ma semplicemente ti aiuta a voler bene a quel corpo che, a volte, è più di ostacolo che di sostegno.
E riflettevo sul fatto di quanto, un’esperienza come questa, ci aiuti a non dimenticare l’importanza dei gesti, affettivi, emozionali, più incisivi, a volte, di tante retoriche parole. I messaggi importanti passano attraverso tanti canali, non soltanto quello verbale, e quando ci si confronta ogni giorno con la disabilità, si impara che, in fondo, non esistono limiti se non quelli che le persone si impongono.

Juan Secundo


lunedì 17 febbraio 2014

Ancora sulla cabala.

Eccoci qua per un altro appuntamento con la cabala, così come ci viene presentata da Monica Angeli, che ormai è ospite fissa di questo blog.
Invito, con quest'occasione, chiunque di voi lettori volesse arricchire queste pagine con articoli su argomenti che conoscete bene e che vi stanno a cuore, di farvi avanti. Accetto ogni contributo che faccia crescere il blog e porti una parola nuova a tutti. Grazie! 

Torah è una parola ebraica che significa insegnamento, istruzione, legge. Anche se la parola legge evoca qualcosa di negativo da mettere in pratica, e quindi ci trasmette un’idea di un Dio che punisce i trasgressori, in realtà è il contrario: si tratta infatti di un grande dono di Grazia che Dio fa’, affinché l'uomo possa vivere in un giusto rapporto con lui. Parliamo qui della Santificazione della vita umana secondo la volontà di Dio.
La Cabala ci dice che il primo libro della Torah è stato scritto da Adamo, e che esso descrive, tra le altre cose, gli aspetti dello sviluppo dell'anima (vedi l’articolo qui).
Dopo Adamo venne Abramo, il quale scrisse il libro della Creazione; quindi fu la volta di Mosé.
Mosé, oltre a scrivere la Torah “Segreto della Rivelazione dell'Universo per se stesso”, ebbe il dono di poterlo rivelare in modo tale che raggiungesse l'intera razza umana. Egli fu il primo cabalista a creare una scuola intorno a lui e, seguendo il suo esempio,  dopo di lui ogni cabalista fece un gruppo di discepoli.
Insieme allo studio del mondo superiore, Mosè si occupò dell'introduzione pratica nel mondo di questa superiore rivelazione, seguendo le conoscenze acquisite nel mondo superiore, usando in modo nuovo le forze che aveva trovato. Egli fu capace di organizzare tutte le forze che davano forma al suo mondo per fare dell'esodo una realtà. Descrisse la sua metodologia in un libro chiamato Torah.
La Torah è l'incontro fra la parola di Dio e quella dell'uomo e fu rivelata a Mosè e donata al popolo sul monte Sinai, essa contiene 5.888 versi e 79.976 parole, le leggi e i comandamenti insieme con la storia d'Israele dalla creazione del mondo fino alla morte di Mosè, prima dell'ingresso del popolo d'Israele in Terra Promessa.
La Torah designa il Pentateuco i primi 5 libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Il primo libro, la Genesi, racconta la storia del l'uomo, dalla creazione alla vita di Giuseppe e il suo soggiorno in Egitto. Il secondo, l’Esodo, racconta la schiavitù del popolo d'Israele e la sua uscita d'Egitto. Il terzo libro, il Levitico, tratta del culto. Il quarto libro, Numeri, racconta la storia delle prove e delle rivolte degli Ebrei nel deserto. Infine il quinto libro, il Deuteronomio, riassume le leggi ebraiche e le ultime raccomandazioni di Mosè che muore prima dell'ingresso degli Ebrei nella Terra Promessa.
La Torah è interamente scritta a mano su grosse pergamene.
Abbiamo visto che la parola Torah in ebraico significa Luce o istruzione, cioè l'istruzione sull'arte di riuscire ad entrare nel mondo spirituale usando la Luce.
Attraverso questo Mosè e il popolo ebraico poterono assistere a visioni profetiche e ascoltare l'eterno suono dello Shofar di Dio * e vedere gli Angeli. La Kabbalah narra che quando Dio donò la Torah a Mosè ai piedi del monte Sinai, disse che nel caso in cui gli ebrei non l'avessero accettata, quel monte messo sarebbe diventato la loro tomba, e Dio avrebbe riportato il Mondo al caos primordiale.
Per gli ebrei, perciò, i giorni in cui venne donata la Torah furono persino più importanti dei giorni della Creazione, perché è a partire da questo episodio che nel mondo iniziarono ad esservi anche stabilità e sicurezza.
Quando venne donata la Torah, fu diffuso nel mondo un senso di eternità, tutti gli animali stettero in silenzio, gli uccelli non emisero più versi, i buoi non muggirono e il Monte Sinai miracolosamente fiorì. In quell’istante si presentarono migliaia di Angeli, i quali convennero che la Torah dovesse essere assegnata al popolo d'Israele.
Il libro della Torah è scritto per aiutare le persone ad avere la rivelazione completa dell'universo, per aiutarle a comprendere che si vive in un minuscolo frammento dell'universo. Un discepolo che studia questo libro in modo appropriato, seguendo la metodologia di Mosè, gradualmente si avvicina al suo livello con l'aiuto della Torah. Si dice che qualsiasi uomo che vive su questa terra, con l'aiuto degli studi della Torah, può ottenere il livello di conoscenza di Mosè, cioè di oltrepassare nei suoi sentimenti questo mondo e raggiungere la sensazione del Reame Superiore.
La Torah ha molti commentari
Il più importante, Mischna, che significa ripetizione, insegna le leggi dell'Universo, descrivendole come leggi di questo mondo. Un secondo ha per titolo I Comandamenti. Si tratta di un'insieme di regole date da Mosè prima, e dai saggi poi; essi non si concentrarono sulla meccanica osservanza dei Comandamenti del nostro mondo, ma capirono la vera motivazione per cui queste leggi furono date all'umanità, e cioè per farci diventare sensibili ricercatori della natura del mondo spirituale e del nostro mondo e per essere capaci di utilizzare la natura dell’universo e le sue leggi in modo adeguato.

Juan Segundo
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* Lo shofar è un corno di montone usato come strumento musicale, che viene usato durante alcune funzioni religiose ebraiche.

lunedì 10 febbraio 2014

Visite e messaggi da Entità Spirituali. È tutto falso?

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Nel 52 dopo Cristo l’apostolo Paolo, nel corso del suo viaggio missionario, lascia Tessalonica (l’attuale Salonicco) e arriva a Corinto.
Ma ha ancora nella mente e nel cuore le domande della comunità che ha appena salutato. Così decide di scrivere quella che è rimasta nella Bibbia come la “Prima Lettera ai Tessalonicesi”.
In modo particolare c’erano all’interno di quella chiesa alcuni dubbi e alcune idee errate riguardo alla seconda venuta del Signore Gesù, tanto che alcuni avevano smesso persino di lavorare credendo che la fine fosse ormai vicina.
E Paolo scrive così (4,13-8):
Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
Paolo (che aveva fatto esperienza diretta del Signore che gli era apparso mentre era sulla via di Damasco At 9,1-6) sa che il più grande ostacolo alla speranza è la morte. Infatti coloro che non credono pensano che con la morte finisca ogni cosa, perciò non possono avere fede perché non hanno la speranza nel ritorno di Gesù.
Ma, dice Paolo, i credenti non muoiono, così come normalmente si intende; essi, volendo usare un linguaggio umano, è come se dormono. Cioè sono in quello stato in cui sono presenti a noi ma non svolgono alcuna funzione diretta: non mangiano, non lavorano, non ci rispondono; eppure sono vivi.
Essi si addormentano in Gesù, cioè come Gesù che è morto (prima di lui la morte era la condizione normale dell’uomo) ma anche risorto (e questa è la novità che rende il credente  diverso dagli altri uomini sulla terra). Perciò verrà un momento in cui il Signore Gesù tornerà e prenderà con se definitivamente coloro che hanno creduto in lui e tutti quelli che, dalla nascita dell’uomo, avranno seguito i buoni dettami del proprio cuore.
Come avverrà questo?
Ecco che Paolo stupisce la nostra stessa fantasia, se non fosse che già nell’Antico e nel Nuovo Testamento di queste cose se ne parla continuamente.
L’Apostolo dice che Gesù ritornerà scendendo dal cielo con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio e prenderà (risusciterà) prima quelli che sono già morti fisicamente e poi quelli che ancora sono nel loro corpo materiale. E l’incontro tra Gesù e i suoi avverrà non in una qualche città, per quanto importante, o attraverso una qualche chiesa presunta eletta, ma sulle nuvole … nell'aria. E tutto avverrà come fosse un rapimento.
Dobbiamo pensare che quando si parla di questi aspetti (morte, resurrezione, ascensione… ) la Scrittura è molto precisa. Gesù insiste con Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente! (Gv 20,27). Lo stesso Gesù dice a Natanaele che se avremo fede vedremo il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo (Gv 1,51). Gesù non dice che il segno esteriore che la nostra fede c’è sarà un certo languorino nel cuore o un qualche slancio d’affetto particolare; dice che vedremo il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo!
Allora possiamo dire che quella visione descritta da Paolo ai cristiani di Tessalonica, dei credenti che verranno rapiti sulle nuvole e là incontreranno Gesù, può essere presa alla lettera!
Perché, allora, meravigliarci quando ci dicono che molti hanno apparizioni di entità angeliche? Che la scintilla di spirito divino che si è fatto conoscere a noi come Maria di Nazareth, la madre dell’uomo Gesù, continua a visitarci e a farsi vedere da molti?  Che dall’universo seguitano ad arrivare entità spirituali sotto varie forme, anche fisiche? E che queste ci parlano, ci fanno conoscere verità su noi, sul nostro mondo, sull’universo intero?
FotoCerto, non dobbiamo credere a tutto ciò che ci viene detto, ma ogni cosa deve essere vagliata alla luce della fede.
E perciò abbiamo un principio sicuro, che il Signore stesso ci da’: Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti. (Mt 7,15-20)
Li riconosceremo dai loro frutti! E quali sono i frutti?
Anche in questo caso ci viene in aiuto l’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Galati (5, 19-26): Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. Non siamo vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
In conclusione: non rigettiamo come false, per principio, le rivelazioni che ci vengono date; ma cerchiamo di capire se sono vere, valutando seriamente chi è che ce le da’.
Perché non può essere scelto da Dio per parlarci, colui che Dio non ce l’ha nel cuore e non fa frutti degni della fede!

Juan Segundo

mercoledì 5 febbraio 2014

Gli I Ching: per conoscere il mondo e la storia

Sono diversi anni che studio e consulto l'I Ching, ma quando mi sono ritrovato davanti a questa pagina sapendo di dovervi parlare di questo argomento, sono caduto nel panico.
E ora cosa scrivo? Come faccio a descriverlo nelle poche righe che dovrò riempire per invogliare il lettore ad approfondirne la conoscenza?
Posso dire che è un metodo di divinazione? Anzitutto mi attirerei (giustamente) l'ira di molti puristi del suo studio e poi, comunque, ne darei un'immagine molto riduttiva.
Ne potrei parlare come di un libro di formazione spirituale? Anche, ma farei perdere quella dimensione sincronica che permette di farne una mappa per sintonizzarsi sul qui ed ora della storia del mondo.
E allora?
Ho deciso di usare parole mie, semplici, senza ricorrere a descrizioni tecniche, che invece lascio al bellissimo articolo di Valter Vico, profondo conoscitore e utilizzatore di professione (oltre che organizzatore di seminari teorico-pratici a cui, pur abitando a pochi Km di distanza da Torino, non riesco mai a partecipare!) degli I Ching.
Così, quando consulto gli I Cing, mi viene da ritrovarmi di fronte alla mia vita, così come scorre nel contesto della storia attuale e complessiva dell'umanità e dell'universo.
Sento che la lettura degli esagrammi, nel loro complesso e delle linee prese singolarmente, descrivono il mio stare in un punto e in un momento preciso: capisco come sono in rapporto a tuto ciò che mi circonda nel tempo e nello spazio.
Gli I Ching (letteralmente: libro dei mutamenti) non ti dicono se vincerai al Lotto o se la morosa ti dirà 'si' o 'che vai cercando!', ma ti potranno dire come si comporterebbe l'uomo saggio in quella circostanza, tenendo presente che tutto muta in continuazione ma che, contemporaneamente, tutto è interconnesso, sincronico.
Sincronicità è la parola chiave per gli I Ching.

Questo concetto, ideato da C.G. Jung nel 1950, descrive la contemporaneità di due eventi, non legati temporalmente tra loro, che tuttavia sono in rapporto.
Come a dire che nel momento in cui utilizzo le monete per formare l'esagramma, la sincronicità fa in modo che l'esito di quel lancio sia proprio la lettura di ciò che sta accadendo in quel momento nel mondo.
Jung utilizzava gli I Ching anche per fare le diagnosi, così come si faceva aiutare dal disegno dei mandala che dava da colorare ai pazienti. Qui trovate un suo brano dall'introduzione al libro degli I Ching.
Nel filmato qui sotto, invece (è in spagnolo, ma non ho trovato niente di simile in italiano!), diventa chiaro il meccanismo con cui si consulta l'I Ching.





Esagramma 11: La pace

Con il lancio delle monete formo così le linee intere e spezzate che a loro volta formano i 64 esagrammi che rappresentano 64 situazioni-tipo *; e ogni esagramma fotografa il momento in cui mi trovo: mi dice cosa sta succedendo dentro e attorno a me.
Ogni esagramma è composto da due trigrammi, che sono i segni dei processi naturali che avvengono nell'universo: cielo, terra, tuono, acqua, vento,  fuoco, lago, montagna.
Eccoli molto in breve:
1 K’ien: Il Cielo
Rappresenta la Forza, l’invincibilità, la produzione. Si abbina alla stagione dell’estate.

2 K'un: La Terra
Rappresenta la giustizia, la moltitudine, la dedizione, la produzione. Si abbina alla stagione dell’inverno.

3 Tchen: Il Tuono
Rappresenta la decisione e il movimento. Si abbina alla fine dell’inverno e l’inizio della primavera.

4 Souen: Il Vento
Rappresenta l’ indecisione e il dolore, le regole, i profumi. Si abbina alla fine della primavera e l’inizio dell’estate.

5 K’an: L’Acqua, il pericolo e l’abissale, i segreti, l’occulto. Si abbina alla fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.
 6 Li: Il Fuoco.
Rappresenta l’eleganza e la bellezza, l’intelligenza.Si abbina alla primavera.

7 Ken: Il Monte 
 Rappresenta la resistenza e la solidità ma anche i dettagli secondari. Si abbina alla fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno.
8 Touei: Il Lago
Rappresenta la decisione per l’amore o la separazione, la magia, l’amante. Si abbina all’autunno.


L'unione dei significati dei trigrammi da' così l'esagramma. 
L'I Ching mi invita, soprattutto, a saper agire con saggezza, sfruttando le possibilità che mi si presentano. È come se avessi a portata di mano, continuamente, un maestro spirituale che mi consiglia attingendo ai principi profondi del Tao Te Ching, a cui questo si rifà direttamente.

Voglio concludere dicendo che sono molti i personaggi dell'arte e dello spettacolo che hanno usato gli I Ching nella loro attività. Uno per tutti, sicuramente, Philip K. Dick
che utilizzando questo sistema di pensiero ha addirittura scritto un libro, La svastica sul sole,
in cui i personaggi stessi ricorrono agli I Ching per sapere come muoversi nella storia.

Spero di aver suscitato in voi una sana curiosità per gli I Ching.
E spero che il loro uso possa portare a voi i vantaggi spirituali e psicologici di cui potete avere bisogno, così come è stato per me.
Per qualsiasi altra cosa, chiedete pure nei commenti.

Juan Segundo


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* l'articolo di Valter Vico spiega perfettamente la tecnica e tutto ciò che può servire all'utilizzo degli I Ching.
** A questo indirizzo trovate il testo del Tao Te Ching in una veste veramente interessante.
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