mercoledì 29 dicembre 2010

Un post lungo ... un anno!

Forse quelo che leggerete di seguito sarà un po' confuso, senza filo logico, perché in effetti non volevo impostare in questo modo il pezzo di fine anno. In verità volevo solo fare gli auguri e basta, una bella musichetta allegra, o meditativa o che altro, e via. Anche perché ormai sono già con la testa a Bolzano, città che adoro, per dove partiro domani mattina e dove trascorrerò la fine dell'anno con mia moglie, sperando di non trovarci gialli infetti (ma già la foto di fianco è poco incoraggiante) e strani tipi conosciuti sul blog. Poi ho letto il post di Ariano e allora mi sono detto: ma sì, un minimo di conti li possiamo fare. In fondo lo devo a tutti voi che mi avete accolto nella famiglia dei blogger (chedo venia se mi ci metto anch'io) e mi avete dato la possibilità di fare un bel po' di strada nel campo della scrittura e della lettura.
Dunque, anzitutto quest'anno ho cambiato lavoro; ora gestisco una cartoleria. Questo non ha significato solo un lavoro più leggero fisicamente (alla mia età non si può pretendere molto da tutti gli ossicini e muscoletti che mi tengono in piedi), ma soprattutto mi ha dato molto tempo libero da dedicare a questo blog, visto che in negozio c'è naturalmente il PC e internet. Navigare è così diventata una bella abitudine giornaliera (ma senza darmi dipendenza!) che mi ha permesso di conoscere tanta bella gente -che poi siete voi- che si interessa delle stesse cose che piacciono a me. Non voglio fare nessun nome, per non dimenticare nessuno, ma basta che guardiate la bandella laterale sotto la scritta "Provate a guardare anche qui" per sapere chi sono. E c'è anche qualche altro che è nella mia lista di letture quotidiane ma che, per adesso, non compare tra i buoni. Voglio nominarne solo uno (a parte Ariano di cui sopra, ma era solo per l'aggancio), perché è stato tramite il suo blog che ho conosciuto tutti gli altri: Alex von Girola.
Sapere che tutte le mattine vedrò tanta gente, scambierò con loro una frasetta rilassante o un'idea costruttiva, mi fa molto piacere e da' un'iniezione di gioia in più alla giornata.
Sempre spinto dall'entusiasmo che circola in questo gruppo di scalmanati -che siete sempre voi, ho ripreso alla grande a scrivere, non perché abbia prodotto di più, ma perché ho portato a termine cose lasciate a metà da anni (tra cui il famoso racconto lungo che prometto sempre ma che non vi do' mai da leggerere) e soprattutto perché mi sono detto: per la miseria, guarda questa gente che, pur non facendo gli scrittori per vivere, riesce a raccontare storie così buone e con tanta semplicità; allora forse non bisogna avere un nome su una copertina cartonata alla Feltrinelli per essere un bravo scrittore. Forse basta solo saper narrare, come fanno loro. E mi sono buttato anch'io. Ho imparato piano piano i vostri segreti di scrittura, da uno questo, dall'altro quest'altro e ho capito che in fondo non mi interessa avere un posto su uno scaffale (spesso è solo come avere un loculo al cimitero!), ma un posto nella memoria di chi mi legge questo sì. E tramite la rete ho cominciato a condividere le mie cose. So che molti di voi non hanno ancora avuto modo di leggere niente di mio, ma qualche feedback (si dice così?) c'è stato e sono stato contento che non mi abbiate detto di aver avuto strani fenomeni gastrointestinali dopo la lettura!
In quest'anno ho incontrato gente che, al di là della facciata, mi ha dato consigli su tante cose anche extra scrittura, si è interessata a me, mi ha addirittura regalato dei libri (e qualcuno anche senza far parte del mio giro blogger! vero Nick -questo lasciatemelo citare!)

Ed infine, ma solo in ordine temporale, non posso non citare il Survival Blog che al di là dell'interesse che ha suscitato in tanti di noi, mi ha dato una spinta in più nell'avventura di 'onesto lavoratore della penna' come oso definirmi.
Dicevo, rispondendo al post di Ariano, che non faccio propositi per il nuovo anno perché il proverbio dice che di buoni propositi è lastricata la strada dell'inferno. Ho dei desideri, questo sì, riguardo il lavoro, la salute, la mia famigia, ma penso siano quelli che abbiamo tutti e che si potrebbero sintetizzare in: un po' di pace e serenità. Che sono le cose che auguro a me e a tutti voi, belli e brutti, milanesi e romani, bolognesi e friulani, siculi, sardi, napoletani; ho dimenticato qualcuno?
So che questa è scontata come colonna sonora per un post di fine anno, ma è una delle cose migliori, a mio avviso, degli ultimi decenni. E poi quei due sono troooppo forti!
Auguri! Ci si risente lunedì prossimo, 3 gennaio 2011. Io sto partendo ... binario 2 ... il treno 43567 di trenitalia per Bolzano è in attesa di ...

TIM
(la foto l'ho presa qui)

martedì 28 dicembre 2010

Uno, due e ... tre City!

Signori e signore, ladies and gentleman, sono onorato di presentare una nuova rivista nel mondo della fantascienza italiana: CITY !
Ops un momento, non è una nuova rivista. E' una vecchia rivista, qualcosa mi ricordo anch'io. Ma allora come stanno le cose? Sentite, sapete cosa facciamo? lasciamo la parola all'editoriale di Mario Sumiraschi che ci spiega meglio la questione (se non lo sa lui che c'ha messo la fatica!).
Si ricomincia da tre ...

Perché dal numero tre? Innanzitutto una spiegazione: negli anni '80 uscirono due numeri di City fanzine, quella aperiodica, con le bellissime copertine di Tiziano Cremonini e con la presenza di autori come Nicoletta Vallorani, Donato Altomare, Alex Voglino, Sergio Giuffrida, Claudio Asciuti, et alter.
I due fascicoli li potete leggere nel nostro sito. [CITY1 e CITY2] È da lì che riprendiamo e la numerazione progressiva ci riunisce con il bel tempo passato.
Il club City portava con sé un grande numero di appassionati e professionisti e la rivista era inserita in un progetto che comprendeva: pubblicazioni periodiche e non, conferenze, convegni, incontri, attività ludiche, biblioteca, rapporti nazionali e internazionali, promozione letteraria ed editoriale.
Riproporci oggi è ovviamente dialogare in una società diversa, con culture e tecnologie che hanno spostato i centri di interesse verso altri lidi, utilizzando una nuova lingua che esterna e ingloba una comunicazione che non ha più frontiere.
Decisamente diverso è stato editare una fanzine cartacea negli anni '80; il confronto con l’oggi, in cui una webzine viene prodotta con le tecniche informatiche e spedita in formato elettronico, ci mostra un’escursione di qualità formali davvero enorme. I vantaggi sono tanti, soprattutto nel settore grafico e con la possibilità potenziale di essere letti da un pubblico maggiore.
Ma il nuovo progetto City cerca di mediare tra un passato che ancora guarda alla ricerca letteraria, al fascino utopico e distopico, alla consapevolezza della sf come narrativa d’anticipazione in grado di far ragionare, di far arricchire la propria cultura e con la modernità che usa un linguaggio fatto di immediatezza, immagine, continuo ribaltamento, “guerriglia marketing”, consumo e interdisciplinarietà.
Le proposte di questo numero si inseriscono appieno in questa programmazione.
Allora avete capito? La cosa importante è che finalmente possiamo lustrarci gli occhi con questa bellissima realtà italiana rimessa a nuovo, con tanto di tiè a chi da per morta la cultura fantascientifica nel bel paese. E' bello poter navigare all'interno della webfanzin, con tutti quei clic da fare per scoprire pagine interne, esterne, ubicate forse su qualche altro pianeta. Voi cominciate pure a fare conoscenza con questi vecchi/nuovi amici, che io intanto vado a finire di leggere il bellissimo racconto di Giorgio Ginelli. Allora, dove ero rimasto? Ah si: Sul pianale della macchina del tempo erano accatastate alcune casse di vino ...
TIM

lunedì 27 dicembre 2010

Cronache da un altro mondo 7

Ecco un'altra pagina di diario. E' arrivata ieri, ma solo oggi ho aperto la posta.

27 dicembre 2015

Un altro rumore; questa volta davanti a me, forse dietro una delle auto parcheggiate dall'altro lato della strada.
Un altro infetto? Un uomo o una donna? Come avrei dovuto comportarmi?
I miei occhi girano tutto dattorno alla ricerca di qualcosa con cui difendermi, qualcosa di appuntito e lungo, per tenere a distanza: non ho voglia di ritrovarmi faccia a faccia con una cosa come quella di un minuto prima.
Contemporaneamente cerco di capire da dove viene il rumore, un misto tra un lamento e un raspare.
D'un tratto l'udito chiede passo alla vista e catalizza l'attenzione del mio cervello.
“Signore!”
Guardo alla mia destra, da dove mi sembra arrivi la voce: ma non c'è più alcun suono. Passa del tempo, in cui mi accorgo che si è alzato il vento perché ne sento il passare tra gli sportelli aperti delle auto abbandonate.
“Signore!”
Ecco di nuovo quella voce. E' possibile capire dal solo suono se si tratta di un uomo o un mostro?
“Bravo, signore! Sei stato bravo …”
Da dietro una vecchia C3 argento, coi finestrini rotti e il cofano alzato, spunta un ragazzino, che sta continuando a parlare.
“... brutto, era brutto e cattivo e mi faceva paura, ma tu …”
Sta venendo verso di me.
“... l'hai fatto stare buono. Sono contento!”
In quel momento la mia mente comincia a volare, a staccarsi dalla realtà, mi porta lontano nel tempo, ad un altro bambino che si avvicina pericolosamente, in un'altra guerra, una guerra fatta di bombardamenti, carri armati, di aerei, una guerra di uomini contro uomini, di russi contro americani. Ma quella era una guerra finta, una guerra raccontata dalle pagine di un libro, un libro bellissimo ma pur sempre una finzione. E lì, il bambino che si avvicinava con l'orsacchiotto in braccio è un 'modello tre' e porta morte. Non avrei fatto l'errore del maggiore Hendricks, non mi sarei fidato di un modello 3 dei Gialli, perché loro si sono fatti furbi, se è vero quello che scrive lo Spadaccino.
Ma non c'è solo il maggiore Hendricks ad occupare il mio cervello col suo: attento, è una trappola, non ti fidare.
“Ti sei fatto male? Hai la manica sporca di sangue.”
Ora si è fermato a due passi da me. Ha un paio di pantaloni stazzonati, un bomber amaranto e un paio di scarpe che fanno a pugni col freddo e la neve.
Da qualche parte si fa spazio con prepotenza un'altra immagine. La prima linea dell'esagramma 29 bussa alla mia mente: l'aiuto di un amico sarà decisivo, prima che la situazione ti sfugga di mano.
Mi volto alla ricerca di qualcuno o qualcosa che possa essermi amico e mi possa aiutare. Ma non c'è niente e nessuno.
Poi guardo di nuovo davanti a me, e lo vedo: il bambino.
Forse non ho davanti un modello 3, ma l'avverarsi del presagio dell'I Ching. E' lui l'aiuto.
Questa storia deve avermi fatto andare in pappa il cervello, cosa vado pensando! Un bambino …
“Io mi chiamo Carlo”
… un aiuto in quest'apocalisse …
“E tu come ti chiami?”
… dove la parola d'ordine è: sopravvivi!
Mi devo fidare. In fondo non ha ferite, sangue sparso per il corpo e cose così. Sembra normale.
“Bruno, mi chiamo Bruno. Dove sono i tuoi genitori?”
Mi guarda, come se stesse cercando di ricordare. O di dimenticare.
“La mamma non lo so; il papà è tornato una sera a casa e aveva gli occhi strani, si muoveva come una molla e si è chiuso nella stanza con mamma. Poi ho sentito urlare tutti e due e allora sono scappato via. Quando sono tornato non c'era nessuno. Ho aspettato tutta la notte, ma non li ho visti più. Forse avevo fatto il cattivo …”
Non è un mostro, ne sono quasi sicuro. A meno che non siano diventati tanto furbi da arrivare ai risultati che ho davanti, quel bambino non è infetto.
“E cosa hai fatto dopo?”
“Ho aspettato un po'. Poi ho cominciato a bussare ai vicini ma non rispondeva più nessuno. E alla fine ho capito che forse non c'erano più persone.”
La sua innocenza aveva corso un bel pericolo.
Si ferma un attimo, poi riprende:
“Ti posso dire un segreto?”
Faccio cenno con la testa.
“Ho pianto quando sono rimasto solo. Ma non lo dire alla mamma quando l'incontriamo. Lei non vuole che io pianga. Dice che devo essere sempre forte e coraggioso quando succede qualcosa.”
Penso proprio che Carlo possa essere l'amico dell'esagramma 29.
Mi racconta di aver mangiato per giorni i biscotti e la Nutella che aveva a casa; poi dall'alto dei suoi dieci anni aveva preso il portafoglio della mamma ed era andato a fare la spesa.
All'inizio era tutto a posto, poi pian piano nei negozi c'era sempre meno gente e cominciava a vedere per strada brutte persone, come quello che avevo ucciso io, con la stessa faccia che aveva il suo papà quella sera.
Così, quando usciva, cercava di stare attento. E il giorno che era andato al market a comprare le cose da mangiare e non c'era nessuno, neanche Anna la cassiera, aveva portato via tutto senza pagare.
“Ho fatto una cosa brutta? Io avevo fame.”
No, non aveva fatto una cosa brutta, gli dico. La cosa brutta è quella che c'era attorno a lui, che aveva invaso il mondo di tutti noi. Ma questo non glielo dico.
Forse cercando di spiegare a Carlo quello che è successo, lo capirò meglio anch'io.

venerdì 24 dicembre 2010

E' il mio turno ...





BUON NATALE !

TIM


P.S.: non sarò in linea fino a domenica sera (ho internet solo al negozio), quindi se non risponderò a qualcuno è solo perché non ci sono. A lunedì prossimo!

mercoledì 22 dicembre 2010

Vi regalo un ... Poster!

Ecco il mio regalino per Natale. Poiché molti amici blogger l'hanno già fatto, lo faccio anch'io. E questa è l'unica cosa che ci accomuna; poi, naturalmente, i loro lavori sono di un altro pianeta rispetto al mio, quindi ... accontentatevi. Anche stavolta dovete andare sull'altro mio blog (come sapete non ho ancora imparato a inserire un PDF direttamente da Blogger. E che ci volete fare!) e scaricarvi l'ultima fatica che ho messo in rete. In effetti Poster è il primo racconto che abbia mai scritto, siamo nel 1980 (ecco perché la doppia data sulla copertina), primo anno di università. All'inizio era una paginetta e mezza scritta con la Olivetti di mio padre, sì, proprio quella del Metabolismo, poi via via con gli anni e la 'maturità letteraria' (si fa per ridere!) è diventato quello che avete sottocchio. C'è chi dice, e insiste, che è il mio lavoro migliore, e magari è pure vero. Di sicuro ci sono molto legato perché mi ricorda i miei 20 anni, e la scrittura li rivela tutti. Ma non ho voluto modificarlo, riscrivendolo con lo stile dei 50. E forse è meglio così, ditemi un po' voi. Spero che abbiate una ventina di minuti da concedergli e che vi piaccia. Poi, l'importante è che passiate un sereno Natale, anche senza il mio Poster!
(Questa invece sì che è un capolavoro come poche!)
TIM

L'urlo di Glauco

Sarò breve. Stanotte ho passato una nottataccia. Io, che soffro nell'immaginarmi in posti stretti e bui (ma non sono claustrofobico, forse solo un po' logorroico, che peraltro non c'entra niente), ho sognato di trovarmi in una grotta e di non riuscire a vedere la luce da nessuna parte. Però ero sicuro che ci fosse qualcun altro vicino con me. E non era una vicinanza rassicurante. E così tutta la notte a girarmi e rigirarmi nel letto e ogni volta che riuscivo a prendere sonno, ero di nuovo là sotto. Poi ho capito: avevo ancora sul comodino il raccontino di Glauco, che avevo letto subito prima di prendere sonno. Sentite, c'è poco da fare, ci vuole del mestiere a racchiudere un incubo in tre paginette e mezzo, o per lo meno io non ci sarei riuscito sicuramente. Ma io non faccio testo. Perciò vi invito vivamente ad andarvelo a scaricare ma, se volete un consiglio, leggetelo di giorno, o comunque lontano dalle ore notturne. Io vi ho avvertito. Attenti a quella grotta.
TIM

lunedì 20 dicembre 2010

Cronache da un altro mondo 6

Ecco un'altra pagina di diario dal mondo di chissà dove e di chissà quando:



20 dicembre 2015
Sono come bocche aperte, mute, zittite da una alterazione della realtà improvvisa.
I negozi di corso Prestinari. Li rivedo ora, dopo non so più quanti mesi, tutto il tempo che sono rimasto chiuso in casa. Perché finalmente sono uscito e ora li sto rivedendo, questi negozi, sono ancora qui, al loro posto, ma vuoti, per lo più saccheggiati, sventrati, come donne violate in una guerra qualsiasi, quando i vincitori passano e decidono che la loro razza è la migliore del mondo e devono perpetrarla ad ogni costo.
Ma questa non è una guerra, così come non è un'invasione straniera; i nemici non hanno una faccia diversa dalla mia, non hanno una divisa di un altro colore. Il nemico potrei essere io stesso se dovessi incontrare la persona sbagliata ed essere preso a morsi come un ossa da un cane.
Li rivedo e li riconosco, i negozi.
La panetteria di Lina, che per cinquant'anni ha sfornato pane profumato per tutti.
Il bar di Michele, dove sono cresciute generazioni di quindicenni in attesa del prossimo videogame da testare.
L'ufficio postale, che a inizio mese si riempiva di anziani che in fila aspettavano di ricevere la pensione con già in testa le spese urgenti da fare, i conti da saldare, e con il resto il fiore da portare sulla tomba di lui o di lei che se ne sono andati troppo presto.
E' strano come non abbia mai pensato, mai fatto caso a queste cose prima, quando con passo veloce uscivo solo per andare da qualche parte, per sbrigare qualche commissione, quando la vita era normale. Adesso non ho una meta precisa; ora sono qui solo perché devo capire cosa è rimasto del mondo attorno a me e cosa mi resta da fare per sopravvivere.
Ho una sola urgenza: evitare gli infetti, scoprire dove sono, farmi una mappa della loro presenza per sfuggirli.
Prima, prima che la realtà che avevo sempre conosciuto cambiasse all'improvviso, subisse quest'alterazione violenta, prima che i nemici invadessero queste strade e ne facessero scempio (delle strade, dei negozi, degli uomini e delle donne), prima il mondo aveva un senso. O almeno cercavo di scoprirne uno; e anche se quello che trovavo non mi piaceva più di tanto, cercavo di farmelo andare bene, perché comunque non potevo cambiarlo a mio piacimento. O così almeno avevo sempre pensato.
Ora, invece, dovrò essere io a dare un senso a tutto.
Intanto continuo a camminare al centro della strada. Non c'è nessuno e l'aria frizzante col primo sole del mattino è padrona delle macchine abbandonate, rovesciate, ridotte a carcasse bruciate (probabilmente c'è stata una scaramuccia qui). La natura, invece, ha continuato a fare il suo corso e la neve venuta giù nei giorni scorsi riempie ancora le fioriere e le aiuole. Gli alberi hanno perso le foglie, ma dentro si stanno preparando alla nuova stagione, con l'orologio dello yin che scorre verso la pienezza dello yang. Chissà se anche l'umanità saprà superare il cardine d'equilibrio e ricominciare a costruire una realtà positiva. Ci vorrà una bella scossa (1) In qualche modo Ariano ha ragione, continuo a pensare. Eravamo 'uomini razionali ridotti a zombie col cervello atrofizzato dalla televisione'. Non posso però concedergli che quest'invasione dell'animalità e dell'istinto nel “mio” mondo sia definitiva, integrale. Penso che sia una conclusione indebita. Vuol dire che la vera natura dell'uomo è “solo” quella di un animale che sfama i suoi istinti ed è felice così?
Non c'è vento, ma sento una porta sbattere, da dentro il negozio che era stato l'edicola di Gino. E' un rumore ritmico e ripetitivo e anche se so che non dovrei, mi avvicino alla porta.
Vedo che all'interno tutto è, naturalmente, sottosopra. Il gadget di una rivista per bambini, un orsetto in peluche protagonista di qualche cartone animato, è poggiato in bella mostra sul bancone, come fosse l'avatar di Gino, che lo sostituisse nella consegna di periodici e giornale.
Resto per un attimo immobile a fissare la scena surreale, dove un animale ha preso il posto di un uomo, così come sta avvenendo in quasi ogni parte del mondo, almeno per quel poco che si riesce a sapere dalla rete.
E' pericoloso rimanere troppo tempo lì dentro, anche perché non ho esperienza di infetti per sapere come si comportano, se sono tanto intelligenti (o istintivi?) da tendere una trappola o se invece non si preoccupano di mostrarsi apertamente.
L'unica volta in cui ho incontrato un giallo è stato con Laura, ma era presa dall'inseguimento di Luca (come a dire: a pasto già iniziato) quindi quell'occasione non fa testo.
Dalle notizie degli amici blogger ho letto che non sono molto furbi, non tendono a farsi scoprire, ma sono abbastanza stupidi. Io però non voglio rischiare, perciò è meglio che vada, che esca dall'edicola. Mi blocco solo un attimo a guardare la data di una copia di Repubblica posata sul bancone: 15 gennaio 2015. E', probabilmente, l'ultimo giorno in cui il mondo ha vissuto una parvenza di normalità. Continuo a fissare quella prima pagina con una foto enorme di un Giallo che sul tetto di una Ferrari Testarossa fiammante banchetta con la mano di un uomo in giacca e cravatta probabilmente ancora vivo; forse è il proprietario dell'auto perché ha una gamba ancora incastrata nel finestrino, come se fosse stato appena tirato fuori a forza.
Guardo e riguardo la foto e la mia mente costruisce scenari di piccole apocalissi nostrane, drammi di persone troppo deboli fisicamente per reagire alla forza bruta di quegli esseri a metà tra l'uomo e l'animale.
Mi viene in mente il verso di una canzone di quarant'anni fa: ma perché, perché io sono un uomo? Ma perché oltre al sangue caldo di un cavallo ho anche il peso di un cervello? Forse chi l'ha scritta voleva parlare della troppa cerebralità con cui spesso affrontiamo la realtà quotidiana, senza calore umano, empatia; di certo non poteva immaginare che a distanza di tanto tempo quelle parole potessero suonare stonate, quasi macabre.
Faccio per girarmi verso la porta e andare via, ma la mia curiosità mi spinge ad afferrare la copia del giornale per leggerlo con calma dopo. In quell'istante vedo con la coda dell'occhio che qualcosa salta fuori da dietro il bancone e mi viene addosso.
E' finita, è il primo pensiero che ho, questa volta non ci posso fare niente. Non sono mai stato un tipo atletico, non ho mai frequentato una palestra, non … insomma non sono mai stato abituato allo scontro fisico, violento. E' inutile cercare di reagire, è meglio lasciarsi andare al destino, tanto andrà come deve andare.
E invece è solo un maledetto gatto spuntato da chissà dove, che salta sul bancone e fugge via dalla porta.
La paura mi paralizza solo per qualche attimo, poi immediatamente riprendo conoscenza e balzo anch'io fuori dal negozio. Resto un momento a riprendere fiato e mi accorgo che ho in mano la copia del giornale, e resto a guardare nuovamente la foto, senza un motivo preciso.
Ed è proprio ora che imparo la prima regola di questa nuova giungla che è diventato il mondo: mai abbassare la guardia.
Non faccio in tempo a sentire il rumore che qualcosa mi colpisce alla spalla e mi getta a terra. Mi giro sulla schiena e mi ritrovo una creatura che sta sopra di me e sta avvicinando la sua bocca verso il braccio che istintivamente ho messo tra me e lui.
Non so' chi o cosa mi abbia spinto, ma d'impulso infilo il giornale nella sua bocca e mi rotolo di fianco. L'infetto resta imbambolato, accusa il colpo. Io invece lo guardo e la paura, o forse l'odio verso di lui e tutto ciò che rappresenta, tirano fuori da me un coraggio che non sapevo di avere. O forse è solo incoscienza. Alla mia destra c'è un piccolo segnale stradale, di quelli provvisori che mettono quando ci sono lavori in corso; lo sollevo con tutte e due le mani e comincio a calarlo con forza sulla sua testa, sul collo, sulle spalle. Forse è morto ma io continuo a dare colpi, non mi rendo conto neanche che potrebbe essere pericoloso se qualche schizzo di sangue dovesse lordarmi. Smetto solo quando non ho più forza nelle braccia e il segnale mi cade dalle mani. Mi lascio andare sul marciapiede a pochi passi da quella creatura che, prima di essere trasformato in un mostro da qualcun altro, era stato magari un medico o un insegnante, o qualcuno che aveva fatto del bene agli altri. E io, forse, l'ho ripagato così. Ma è la legge della giungla, di questa nuova giungla: mors tua vita mea. Non valgono più le leggi e le convenzioni di prima.
Sto ancora guardando l'infetto mentre mi alzo lentamente; guardo i vestiti, cerco di toccarmi nelle parti scoperte per assicurarmi che non ci sia sangue che potrebbe contagiarmi. Vedo a qualche metro di distanza una fontanina e prego dentro di me che dia ancora acqua, per potermi lavarmi. La raggiungo e giro il rubinetto e solo allora mi accorgo che ...


(nota 1): la scossa, o il tuono, l'eccitante è il primo trigramma della serie yang negli I Ching. Ha il senso di dare una mossa violenta alle cose per rimetterle in moto.
T.

giovedì 16 dicembre 2010

Una musica per il Survival Blog

Gentili sopravvissute ed egregi sopravviventi, ormai il SB ha preso il largo e, ammettiamolo, siamo stati bravi e non ci siamo fatti mancare niente: storie coinvolgenti, toccanti, piene di lacrime e sangue, dure al limite dello splatter, ipertecnologiche e agresti, futuribili e bucoliche. Abbiamo i nostri contributi foto e video (persino il trailer); e se ho dimenticato qualcuno o qualcosa fatevi vivi! ahahah, scusate la battuta involontaria!), la nostra Guida alla Pandemia, persino un canale ufficiale per il feedreader, che non so cosa sia di preciso e che ho scoperto esistere solo questa mattina. Ma qualcosa manca. La musica. Così mi sono chiesto: quale potrebbe essere la colonna sonora dei sopravvissuti e delle loro storie? A me sono venute in mente le classiche musiche da film horror e simili, ma non ho una grande cultura musicale che vada oltre i cantautori anni 70-80 e i gruppi dello stesso periodo (anche perché penso che dopo di allora non ci sia molto). Così ho pensato di chederlo a voi, che ne sapete sicuramente più di me: quale potrebbe essere, secondo voi, la colonna sonora ideale? Spaziate pure dalla classica alla metallica, dalla dance alla techno; componete pure qualcosa voi se lo sapete fare. Potete rispondere come commento a questo post o sui vostri blog, magari anche motivando la scelta e linkando il brano dove possibile. Non c'è limite di tempo e di spazio e soprattutto ... non si vince niente!
(Questa non c'entra niente, ma mi è piaciuto il video)
TIM

martedì 14 dicembre 2010

Cronache da un altro mondo 5

E' ancora lui e il suo diario. Comincio ad aver paura che questo tizio si stia cacciando in un brutto guaio, sempre che non ci sia già fino al collo.


14 dicembre 2015


Linee. Spezzata, intera, spezzata, spezzata. Gli I Ching. Ancora linee: intera, spezzata. Esagramma 29. Linea mobile: 6. Diventa esagramma 59.


Alla fine dovevo decidere, se andare o restare. E mi sono affidato agli I Ching. L'ho sempre fatto, ma non si trattava mai di vita o di morte; come ora. Ho chiesto al destino (attenzione: sto ammettendo che esiste un destino; è una scelta precisa) e il destino mi ha risposto. Due volte il segno dell'acqua, nel linguaggio degli I Ching è l'esagramma 29, ma è anche doppio pericolo, crisi, caos primordiale, trappola. Come quella in cui mi trovo da quando è iniziato tutto. C'è un cambiamento? Sì, linea mobile 6: le cose non si possono fare da soli. C'è una speranza? Sì, la stessa linea: la situazione non è per niente bella ma si sopravvive. Non si dice che c'è vita o la salvezza definitiva, ma sopravvivenza e questo mi basta. Allora devo uscire da qui, dal mio bunker. E poi? L'esagramma derivato 59: il vento sopra l'acqua. La dissoluzione, ma anche la sicurezza; i viaggi propizi, ma anche le contrarietà. Devo uscire ed iniziare un viaggio che come ogni viaggio lungo e forse infinito porterà difficoltà. Il vento soffia sull'acqua e crea le onde, scuote il mare caotico e inquietante che sta in me, e in te e in ognuno e fa straripare ogni emozione, spazza via ogni certezza. Un maelstrom interiore che salta via dalle pagine di Poe e piomba nella mia anima, un gorgo nero e minaccioso che rimesta il fondo buio e limaccioso del mio spirito. Quest'apocalisse mi sta costringendo a fare i conti con i miei anni, con le mie colpe, le paure innate e quelle fiorite con lo scorrere dell'esistenza. Sta tutto venendo su; e mi vuol portare giù. Così il viaggio diventa un modo per scappare dai Gialli e dal vecchio che c'è dentro di me.

E' un'inondazione, che dapprima incute timore e terrore, ma che alla fine, dopo averla trascinata e sballottolata, lascia la mia barca spirituale su un terreno elevato, lontano dal marciume della terra piatta. L'importante, ripetono gli I Ching, è restare concentrati sulle intenzioni iniziali, qualunque cosa accada; l'importante è mantenere l'equilibrio anche se ci saranno momenti di instabilità, di paura, la voglia forte di tornare a rintanarmi in casa. E bisogna anche fare in fretta: la prima linea ammonisce: prima che la situazione ti sfugga di mano, l'aiuto di un amico sarà decisivo. Per ora non ho amici che qui ed ora mi possano prendere per mano e condurre su una strada sicura. I blogger che ancora rispondono sono pieni di consigli per tutti. Ma questa è una guerra dove ogni nemico è diverso, ogni campo di battaglia è nuovo; e soprattutto il nemico sta puntando non Alex o Nick, non Ariano o Luca, ma proprio me. Un amico, se ci sarà, dovrò trovarlo lì fuori, dove la prima mossa sarà: imparare a sopravvivere. Ho un'unica certezza, per il momento: porterò con me gli I Ching. Ancora una volta mi hanno risposto, per ora sono l'unico amico fedele che ho.

T.

lunedì 13 dicembre 2010

Tempo di predizioni ... gratis

Si capisce che anche questo 2010 sta finendo perché in qualsiasi trasmissione televisiva c'è l'esperto di turno che ci dice quello che faremo nel prossimo anno perché l'ha visto nelle carte, nell'oroscopo o nella tazzina del caffè; e naturalmente ci invita a comprare il suo libro. Specie se vogliamo sapere se la Canalis sposerà Clooney o se Berlusconi continuerà a fare il bello e il cattivo tempo (beh, per quest'ultima cosa non c'è bisogno dei tarocchi).
Io leggo gli I Ching. Per chi non li conoscesse, invito ad andare qui, almeno per un primo approccio e per farsene un'idea.
Per chi, invece, li conosce già non posso che confermare la validità di questo che più che un metodo di divinazione, è un sistema (empirico) per inserirsi nella realtà della nostra storia e sapere a cosa andiamo incontro, sempre tenendo conto che ognuno è poi libero di barcamenarsi come vuole di fronte alla realtà. Io non penso che sia tutto segnato, ma che all'interno dell'alveo del fiume della storia io posso decidere se andare verso la riva destra o sinistra e fermarmi un po' a riflettere, se farmi trascinare dalla corrente in piena, se continuare ad andare ma rallentando la corsa.
Io credo in questo metodo perché lo adopero quasi ogni giorno e finora ho sempre sperimentato la sua veridicità, nelle cose grandi come nelle inezie quotidiane (anche se per queste ultime non vado a chiedere a nessuno).
Certo mi potreste dire che non ho titoli per trattare di queste cose, ed è vero: io sono uno qualunque. Ma certamente gli studi di Jung e il fatto che lui, uno dei padri fondatori della psicologia e della psicoanalisi, li usasse quotidianamente nella sua pratica medica, potrebbero essere un punto a favore. Per non parlare di altri scienziati e, perché no, scrittori che di questo hanno parlato. Non vi dice niente il nome di Philip K. Dick?
Ma non sono qui per far pubblicità agli I Ching (non ne hanno bisogno), bensì per proporvi, più modestamente, una consultazione gratuita per il nuovo anno. Volete sapere a che punto della vostra vita siete e dove potreste andare il prossimo anno? C'è un punto particolare per il quale siete curiosi di sapere qualcosa? Ebbene, scrivetemelo (tramite commento ma anche in privato naturalmente) e io vi risponderò a stretto giro di posta ... elettronica. Il tutto gratuitamente. E poi fatemi sapere come è andata a finire.
E' tutto.
TIM

Cosa sappiamo dei bollini?

Volevo segnalare un interessante post di Daniele sui vari bollini a garanzia dei prodotti che consumiamo. Quanti di noi sono in grado di capirci veramente qualcosa?
TIM

venerdì 10 dicembre 2010

Cronache da un altro mondo 4

Un'altra pagina del diario di T., il sopravvissuto dell'altro mondo.


10 dicembre 2015
Non posso più far finta di non sapere quello che sta accadendo dietro quella porta.

L'ho visto coi miei occhi. Anzi i miei occhi hanno visto in quegli occhi la cosa che ha preso il posto di Laura, o che la abita, ancora non lo so. Non so se Laura è la dentro, da qualche parte, che lotta per liberarsi, come una posseduta; o se quella cosa è ormai Laura, completamente sostituita, soggiogata, senza più voglia di combattere.
Come quando vedevo mio padre prima e mia madre poi: tutti e due nascondevano nel corpo che ho sempre conosciuto, magro, ossuto, quel male che mangia la carne, e non lo vedi direttamente; ne scopri solo i segnali esterni, ma non lo puoi guardare negli occhi e dirgli: cosa fai li dentro? Lasciali in pace, brutto porco, lascia stare questa carne stanca.
Ho visto in quegli occhi, quelli di Laura, un animale sogghignante, una iena che pregustava un pasto succulento. E ho visto, o forse ho voluto vedere per un attimo, una donna sconfitta. O forse mi sono sbagliato.
A questo punto devo organizzarmi, devo inventarmi una strategia. Devo cercare di capire cosa c'è veramente là fuori.
Dai blog arrivano notizie diverse.
C'è chi, come Alex, ormai è in fuga da settimane, ha abbandonato tutto e sta scappando forse senza neanche sapere lui da cosa, visto che questa cosa è dappertutto lui vada.
Chi, come Giuseppe e altri, si sono stabilizzati e hanno fortificato il proprio luogo, come in un nuovo medioevo. E come in un nuovo medioevo hanno ricominciato a vivere della terra che coltivano, a scaldarsi col calore del fuoco.
Chi, come Edu, ha fatto il salto e ha preferito arrendersi agli infetti, anzi è passato dalla loro parte, abbandonando un'umanità che forse ormai è destinata a mutare, a cedere il passo ad una specie nuova che abiterà e dominerà la terra tra qualche decennio, come dice Ariano.
Devo imparare a capire i segnali, come quelli del cancro di mio padre e mia madre. Se vedo un uomo con un libro in mano, posso essere sicuro che sia ancora della mia stessa natura? I Gialli, gli infetti, hanno ancora un'anima, una personalità? Sono capaci di qualcosa che vada al di la del semplice istinto? O sono solo animali che difendono il loro territorio e hanno come unico obiettivo quello di procurarsi il cibo quotidiano? Gli abitanti di tutte le case che sto vedendo ora dalla mia finestra, che hanno addobbato i loro balconi con le luminarie natalizie, sono ancora umani, solo perché condividono un segno con qualcun altro?
E se si fossero solo fatti furbi e usano questi mezzi per attirare i sani, nascondendosi dietro qualche parvenza di normalità?
Quanti interrogativi!
Ho messo lo stereo a volume basso per evitare che orecchie che dovrebbero sentano che qui c'è musica. Ad un infetto verrebbe mai in mente di ascoltare Archie Sheep, come me in questo momento, per il semplice gusto di farlo, di farsi trascinare dal suo sax? Ascoltare della musica è un segnale che lì c'è un essere umano?
Devo imparare a capirle queste cose. Devo imparare a capire cosa significa essere sano ed essere infetto, non solo fisicamente.
Voi che siete lì fuori, in rete, che mi leggete, mi potete aiutare?
Ne va della mia vita.
(un aggiornamento: ho trovato questo sul blog di Alex. E' impressionante. Guardatelo solo se avete uno stomaco forte. Attenzione, è tutto vero, diffondetelo il più possibile, tutti devono sapere.)
T.

Trovi le precedenti pagine di diario qui o cliccando sul link della bandella laterale col link "Cronache da un altro mondo".

giovedì 9 dicembre 2010

5 minuti di estasi: una segnalazione

Non siete ancora passati dal blog di Glauco? Vi consiglio calorosamente (vista anche la stagione fredda!) di farlo, perché qui ci trovate un vero e proprio capolavoro, sia per il testo che per l'interprete. Non avete ancora capito di cosa sto' parlando? Non vi dico di più. Buttatevi a capofitto in una vera emozione, breve e intensa. Grazie Glauco e grazie E.A.P.
TIM

martedì 7 dicembre 2010

Cronache da un altro mondo 3

Altro messaggio. Copio e incollo.

7 dicembre 2015


E' stata una scena orrenda. Solo ora riesco a scriverne. Avevo già le chiavi in mano quando ho sentito i rumori. E' stato un attimo e Luca, l'inquilino del piano di sopra, è comparso dalle scale. Scappava inseguito da Laura, la moglie. A Luca mancava un braccio dal gomito in giù, e lasciava una scia di sangue sui gradini. Laura veniva dietro, aveva in mano il braccio del marito, i capelli scarminati ed era completamente nuda; aveva la pelle itterica.
Sono rimasto impietrito, con la mano sulla maniglia della porta, non riuscivo a pensare a niente. Ho rischiato quando Laura (in quel momento l'ho rivista con le due figlie, bionde come lei, accompagnarle per mano a scuola), si è fermata sul pianerottolo, a due metri da me, e mi ha fissato. Erano i suoi occhi a fare la differenza più che la sua nudità. Mi ha sorriso, un sorriso di cortesia, come sempre nei nostri incontri, ma carico di follia. Poi ha rivolto lo sguardo verso il marito che scappava e con un grugnito ha ripreso a inseguirlo. Si è formata una pozza di sangue nel posto dove si era fermata. Dopo qualche secondo ho sentito un urlo e rumore di ossa spezzate.

A quel punto, avevo preso coscienza di una cosa: avevo incontrato i gialli, li avevo visti all'opera.

E allora ho cominciato a tornare su questa terra e con un balzo a piedi uniti sono tornato in casa; ho chiuso la porta d'ingresso, sbarrandola con la cassapanca. So' che non servirà a molto se una forza della natura come l'essere di prima dovesse decidere di farmi una visita per sentire che sapore ho. Ma mi fa sentire più sicuro.
Sono passati diversi giorni e mi sveglio ancora di notte con la visione del braccio di Luca in mano alla moglie e quel rumore di ossa rotte. Per questa volta è tutto. Spero di potervi dare altre notizie. Vorrà dire che sono ancora vivo.

Finestra su 'un altro mondo'

Un breve aggiornamento per indicizzare (si dice così?) le mail che sto ricevendo settimanalmente da un mio probabile omonimo che dice di abitare un mondo parallelo. Mondo che, da quello che scrive, non deve essere messo proprio bene. Così, da oggi, potrete trovare in questo post tutti gli aggiornamenti. Sarà facile arrivarci anche perché ho messo un gadget nella bandella laterale con la foto che trovate di fianco e che sta diventando il segnale di arrivo delle mail: cliccando sarete rimandati qui. Questi sono gli 'ultimi arrivi':
Per chi volesse poi seguire storie di altri sopravvissuti 'da un altro mondo' può andare su questo sito di un certo Alex 'von' Girola che pare faccia da centro di raccolta e smistamento per sopravviventi.
Un saluto e alla prossima.
TIM

sabato 4 dicembre 2010

Cronache da un altro mondo 2

Ancora uno strano messaggio, questo pomeriggio. Discutendo tra amici qualcuno mi ha parlato di questi fantomatici 'mondi paralleli'. Non ci ho capito molto, però comincio ad credere veramente che esistano, che non sia tutta un'invenzione. Comunque sia, anche questa volta pubblico quello che ho ricevuto. A proposito la foto che vedete di lato è quella originale, che ho ricevuto con il testo della mail. Non mi vorrei sbagliare, ma sulla bandiera rossa è riprodotto il volto del Che. Mah.

4 dicembre 2015
Quanto tempo è che non mangio un panino integrale ai cereali con la mortadella? Quel profumo di buono e genuino! Come quello dell'aria fresca del mattino, quando la notte è stata fredda e il sole arrossa l'oriente. Le camminate per i viali della mia città, la brina sulle auto, le mani in tasca per non congelarle e la sciarpa tirata fin sul naso. L'odore di cappuccini e brioche che esce dai bar in quell'attimo in cui un cliente apre la porta per uscire dopo aver fatto colazione. Maledizione! Sono stato tra quelli che non hanno creduto al governo che consigliava di andare nelle zone 'sicure' (vorrei sapere quanti di loro lo hanno fatto, bastardi!). E quindi eccomi qua, barricato in casa, costretto più dalla paura che da una necessità vera, perché io di persone strane ne ho viste veramente poche, anche se non bisogna fidarsi quasi di nessuno. Ho letto in questi giorni notizie di gente che invia offerte di aiuto, comunità di sopravvissuti che invitano a raggiungerli in posti sperduti. Voi vi fidereste? Spesso sono amici blogger con cui fino a pochi mesi fa si discuteva di libri, ci si scambiava racconti. Ma ora? Ora che basta poco per essere infettati, che l'incubazione dura un paio di settimane e ci vogliono almeno due mesi per essere sicuri che un volontario della Croce Rossa non si sia tramutato definitivamente in Giallo, beh, allora preferisco starmene rintanato in casa. Ho fatto una grossa scorta di alimenti conservati, barrette energizzanti, acqua minerale. La corrente elettrica, per fortuna, va ancora abbastanza normalmente (ve l'avevo detto che la mia è quasi un'isola felice) e io posso tenermi aggiornato con quello che resta della rete e dei blog. Per adesso le giornate passano, lente, ma passano. Finalmente ho il tempo di fare una cosa che ho sempre avuto voglia di fare. Lo so, è stupido, anche tenendo conto anche del fatto che sicuramente nessuno la leggerà, visto che siamo destinati all'estinzione, o meglio a lasciare il posto a esseri privi di un'anima, di una coscienza. Sto scrivendo la mia autobiografia. Quante cose tornano alla memoria riandando indietro! Di quante persone ritrovi i volti e le vite! Forse questa maledizione chiamata pandemia non è poi tanto disgraziata, almeno se non devi fuggire continuamente come Alex, Glauco, il Vampirologo, Luca. Ti lascia tutto il tempo di pensare, ricordare, magari piangere per un occasione persa, per una persona andata. Se alla fine di questa storia tutto potesse tornare come prima, forse molti di noi avrebbe deciso di cambiare vita. O forse resteremo gli stessi bastardi di sempre, se è vero che la natura umana è corrotta.


Ho letto di Ariano. E' forse l'unico che apertamente dice di aver 'cambiato bandiera'. Probabilmente è stato il dolore per aver dovuto uccidere la sua compagna. L'amore è così: ti fa fare ogni cosa, anche la meno logica. Penso che sia stato un modo quasi per punirsi, per continuare a farla vivere. E' buffo, mi fa ricordare una vecchia canzone (anche brutta per la verità) che cantavano un ciccione nero e una tizia italiana: “Un corpo e un'anima”. Così è la vita.

Alex scriveva, una delle ultime volte che sono riuscito ad avere sue notizie, che questi Gialli sono quasi inattivi a temperature molto basse. Glauco raccontava di un Giallo che, semicongelato, non ha reagito ad un umano e si è lasciato tirare giù a calci. Magari per ricominciare dovremo inventarci un mondo sotto congelamento, almeno fino a che l'ultimo mutante non sia stato scoperto ed eliminato.
Ho scoperto che Alex ha messo a disposizione il suo blog per tutti quelli che vogliono lasciare un messaggio, far sapere che fine hanno fatto. Ve lo linko, magari trovate notizie di qualcuno che conoscete; cliccate qui.

Alla fine, però, voglio rischiare. Vedo l'alba dalla finestra della mia cucina. E' troppo bello. Ho preparato il cappotto e la sciarpa di là, sul divano in sala. A monte tutto! Devo ricominciare a vivere! Magari la fuori scoprirò che si può anche stare, magari mi accorgerò che di Gialli ce ne sono pochi o niente, e che basta farsi i fatti propri per essere lasciato in pace. Voglio rendermi conto, vedere con i miei occhi. Tra due minuti sarò fuori. Qualche dio o la mia buona stella mi proteggano. Mi vesto e apro la porta. E' arrivato il momento di … cos'è … un rumore, dal piano di sopra, sembra un tramestio concitato, un grido soffocato, qualcuno che …
T.

giovedì 2 dicembre 2010

Survival Blog: la creatività al potere

Io non amo particolarmente Giovanni Pascoli, anzi se qualcuno mi dovesse chiedere: dimmi il nome di un poeta che non avresti voluto mai conoscere, potrei fare il suo. Ma oggi mi servono alcuni suoi versi da 'L'Aquilone' per una parafrasi: c'è qualcosa di nuovo, oggi, ... in rete. Sì, perché quel geniaccio di von Girola per festeggiarsi il compleanno ne ha fatta un'altra delle sue. Per la verità l'idea è stata 'collettiva e spontanea' da parte di tutto il giro di loschi figuri e blogger che interagiscono col tizio in questione. Il quale però ha messo a frutto la sua esperienza e ha fiutato la drittata (incalzato da tutti: solo lui poteva mettere in piedi una cosa grossa come questa). Ed ecco allora il Survival Blog: un esempio di scrittura comune, guidata da Alex che ha tracciato un solco cronologico e narrativo abbastanza preciso, all'interno del quale ognuno si può inserire a modo suo, col suo stile, anche dal proprio blog. Non so dove il prussiano sia andato a trovare tutte quelle informazioni che leggerete, ma ho il sospetto che dietro quella faccia da bravo ragazzo si celi un'entità aliena calata in mezzo a noi per carpire i segreti delle nostre anime e utilizzarci per i suoi sporchi scopi: pare che sia  il compito che gli hanno affidato quando è stato caccciato dal suo mondo e perché possa rientrarci; insomma è qui in punizione. Ma la cosa migliore da fare è che clicchiate qui e cominciate subito a prendere carta e penna (o direttamente la tastiera, se preferite). L'appuntamento è per i prossimi fine settimana. Facciamoci trovare tutti pronti. Non vorrei sentirmi bussare alla porta alla mezzanotte di domenica e scoprire che c'è qualcuno che reclama la mia parte di storia accompagnato da un  Giallo ematofago.
TIM
(la foto è saccheggiata dal blog di Alex)

mercoledì 1 dicembre 2010

Biotestamento, donazione degli organi, eutanasia

Mi restano altri dieci anni da vivere. No, niente paura, non ho scoperto di avere una qualche malattia rara e incurabile, né ho visto tramite gli I Ching che nel 2020 ci sarà la fine del mondo.
Adesso vi racconto come è andata. Una decina di anni fa, era una bella giornata di sole e stavo passeggiando sul meraviglioso viale pedonale della mia città, quando, tra il pensiero di quello che avrei dovuto fare a breve e quello del fine settimana da trascorrere fuori città, mi si affaccia quest'idea: finirò di vivere a sessant'anni. Lì per lì non ci feci neanche caso. Poi il pensiero persisteva e quasi annientava tutti gli altri. Era diventato una certezza. Ma la cosa strana è che non mi procurava paura, ansia o altro: mi era quasi indifferente, come uno tra i tanti. Alla fine non ci pensai più: a volte il cervello fa brutti scherzi. Nel tempo, questo pensiero è tornato altre volte, sempre chiaro: la mia vita finirà a sessant'anni; e sempre senza portare appresso paure di alcun tipo. Ormai questa cosa è per me una certezza, che tradotta in termini attuali vuol dire: mi restano da vivere altri dieci anni.
In questi anni ho maturato alcune certezze riguardo all'evento della morte e ogni volta che sento notizie come questa, mi arrabbio. Possibile che ci possa essere gente che, al di là delle proprie credenze religiose (imposte o libere) non capisca che la morte come la vita è uno degli atti più liberi che ci possano essere? Una volta che l'uomo nasce, deve avere la possibilità di gestirsi l'esistenza come vuole, nel bene e nel male, se queste categorie (bene-male) possono essere applicate alla vita. E poiché la morte è parte integrante della vita, anche questa deve essere liberamente gestita. Con queste premesse non posso che avere questi convincimenti:
- biotestamento: ognuno deve essere libero di decidere, finché è in grado di intendere e volere, come porre fine alla propria vita. Gli esempi Welby - Englaro sono per me emblematici. Welby ha avuto la possibilità di essere cosciente sino all'ultimo e 'accompagnarsi' fino alla morte; Eluana Englaro avrebbe potuto esprime in modo vincolante e per iscritto le proprie scelte e motivazioni senza far trovare altri davanti a scelte difficili, tormentate e soprattutto con l'accusa di 'non fare il suo bene'. Allora si al biotestamento come documentoin cui si dica semplicemente: nel momento in cui si palesano certe situazioni io voglio che qualcuno 'stacchi la spina' per me. Chiaro, semplice, pulito.
- donazione degli organi: su questo ormai penso che l'opinione pubblica sia abbastanza daccordo. Io sono iscritto all'AIDO da più di vent'anni e ho nel portafoglio anche la tesserina del Ministero che arrivò tempo fa. Ritengo che la donazione sia un gesto di civiltà che nessun ragionamento, etico, religioso, politico, può negare; e se qualcuno lo fa ha tutto il diritto di farlo ma deve ammettere di essere egoista. Anche in questo caso la possibilità di vincolare quest'evento con un atto scritto e pubblico è importante e taglia la testa al toro, come suol dirsi. In questo caso la legge esiste ma non ho mai visto campagne informative su larga scala a suo sostegno. Probabilmente informare che con Mediaset Premium vedi più partite che con Sky e a prezzo più basso è più importante (o forse più lucroso).
- eutanasia: ritengo che se ci fosse stato un pronunciamento legislativo sull'eutanasia, storie come quella di Mario Monicelli, a cui ho accennato sopra, non potrebbero succedere. Un uomo sente quando è il momento di andarsene, se l'esistenza gli è troppo pesante. Non possiamo permettere che qualcuno continui a instillare nelle persone il terrore di scegliere come e quando morire, con la motivazione che 'la vita non è nostra' (e di chi è, allora? che ho campato finora a fare se non posso decidere? anzi a posto di chi, se la vita non è mia?), che dobbiamo rispettare leggi scritte e non scritte che ci proibiscono di vivere (e quindi morire) serenamente. Chi fa scelte diverse perché decide di continuare a vivere anche in condizioni disperate -magari con motivazioni di fede- ha tutto il diritto di farlo, può anche essere considerato in certi ambienti un 'eroe', un 'santo'; ma è una scelta sua ed è apprezzabile, ma a patto che qualcun altro che non la pensa allo stesso modo è posto nella condizione di agire diversamente. Allora tutti quelli che hanno dato consapevolmente la propria vita per la patria, sapendo di andare incontro a morte certa compiendo certe azioni di guerra, gli eroi e i martiri che tutti ammiriamo, hanno sbagliato? Non lo so, però so che hanno potuto scegliere liberamente.
Forse sono andato al di la dei limiti che mi ero imposto, quanto a lunghezza del post e sua corposità, ma ho cercato di esprimere in modo pacato le mie idee in materia. Mi scuso se ho urtato la sensibilità di qualcuno, ma chiunque è libero di rispondere nei commenti qui sotto.
TIM

martedì 30 novembre 2010

Anniversario

Sul mio comodino ho i libri che leggo prima del meritato sonno. Ogni volume (non più di 2-3 per volta) ha il suo segnalibro e uno di questi è una strisciolina di plastica trasparente con impresso il logo che vedete nell'immagine di fianco. Se qualcuno di voi lo possiede, o l'ha visto da qualche parte, sa che si poteva trovare solo ed esclusivamente nell'album The Wall. Si, perché io ho il mitico doppio album dei Pink Floyd. E oggi ricorre il 31 anniversario dalla sua uscita. Era mio dovere scrivere di questo, anche se normalmente non tratto di musica. Ma qui andiamo oltre la musica.
Non voglio parlare dell'album in sé, chi lo conosce sa che è un capolavoro, irragiungibile e bla bla bla, ognuno ci metta quello che vuole e sa. Non avevo comprato Animals del 1977 (lo feci in seguito e non me ne pentii), mentre comprai The Finale Cut del 1983, e di questo invece avrei fatto volentieri a meno. Ma The Wall è un discorso a parte. Io non conosco l'inglese, quindi la prima cosa che mi colpì fu la musica, già devastante di per sé. Poi un amico mi fece leggere la traduzione dei testi e allora mi resi pienamente conto di cosa avevo davanti. Non è per ostentazione che dico che quelle parole e quella musica rispecchiavano la mia esperienza di 19nne: ero preda al fervore esistenzialista, sul mio comodino c'erano sempre 'La nausea' di Sartre e 'Il mestiere di vivere' di Cesare Pavese; quindi sentir parlare di qualcuno che per rintuzzare i colpi della vita costruisce un muro attorno a se, al di là del quale ci stanno non solo i cattivi, ma anche quelli che lui vorrebbe accanto, mi tirava dentro come una rete da pesca fa con i pesci. Pian piano cominciai ad apprezzare The Wall come evento propriamente musicale, ed oggi è al primo posto nella mia classifica personale degli album conosciuti e ascoltati. Chissà quale album c'è al 'vostro' primo posto. Ma anche se nessuno mi risponderà non importa, in verità tutto questo era solo una scusa per farvi ascoltare un po' di ottima musica. Io ho scelto questa, e vi lascio con l'assolo finale. (Chissà chi sono e cosa fanno ora tutti quei bambini che 31 anni fa giocavano con le macerie. Chissà se avranno costruiti il proprio muro personale e se l'avranno poi buttato giù.)

Soli, o a coppie
Quelli che davvero ti amano
Camminano su e giù fuori dal il muro
Qualcuno mano nella mano
Qualcuno si riunisce in band
I cuori sanguinanti e gli artisti
Resistono
E quando hanno dato tutto ciò che potevano
Alcuni barcollano e cadono
Dopo tutto non è facile
Sbattere il tuo cuore contro uno stupido fottuto
Muro.
Grazie. Molte grazie. Buonanotte.
(Ieri sera si è suicidato Mario Monicelli; addio alla supercazzola. Con scappellamento a destra.)

TIM

sabato 27 novembre 2010

Cronache da un altro mondo

Ho ricevuto una mail questa mattina, da un utente sconosciuto, che si firma solamente T.. Questo T. farneticava di averla scritta da un altro mondo, anzi da un mondo che lui dice 'parallelo' al nostro. Visto che è così inquietante potrebbe essere anche vera (o forse voglio solo non pensare che sia qualcosa che sta accadendo a qualche chilometro da casa mia) e così la pubblico come mi ha chiesto.

26 Novembre 2015
Oggi sarebbe, anzi è, il compleanno di quel prussico di Alex. Chissà se l'aveva poi finita quella storia ambientata nei miei posti: Reggio Calabria, Crotone .... Non ha pubblicato tutte le puntate ma sono sicuro che ce l'aveva già lì, in canna, pronta ad essere sparata sul blog.
Già, il blog. Non so se sta pubblicando ancora, non riesco a collegarmi più con lui. Le poche volte che ho la fortuna di allacciarmi alla rete, come ora, cerco di lasciare qualche notizia di me, sempre con la paura di perdere definitivamente i contatti col resto dei blogger e del mondo.
Non ho riscontri di visite perché ormai quasi nessuno risponde più ai miei post e il programma contatore è andato e non sono riuscito a rimetterlo. Dovevo impegnarmi un po' di più a capirci d'informatica!
Glauco ha scritto che è riuscito a salvare la pelle con altri due e che ha dovuto sopprimere la sua compagna quando ha scoperto che era infetta. Che strizza deve aver preso a scoprire di aver rischiato grosso: magari in un momento di intimità lei avrebbe potuto morderlo e contagiarlo!
Per ora mi trovo in un posto che preferisco non rivelare, non si sa mai chi gira in rete; si vocifera che molti dei politici sopravvissuti siano passati volontariamente ai Gialli, facendosi mordere. Sanguisughe erano e sanguisughe sono rimasti! Maledetti! Vogliono prendere in mano la situazione e creare un governo di mostri. Che poi chi noterebbe la differenza con la politica di prima!
Ah, dimenticavo Ferru. Ho saputo per strane vie che starebbe organizzando con altri una sorta di centro di resistenza in montagna, dalle sue parti. Lui si occuperebbe di tenere i collegamenti da suo blog con eventuali gruppi di sopravvissuti; infatti riesce ancora a gestire il suo sito con mezzi di fortuna, collegandosi sempre da un posto diverso. Lui e la sua mania di volere sempre stupire! Prima o poi si farà beccare. I Gialli non perdonano.
Sta scurando e c'è una strana neve rosa. Speriamo che non abbiano infettato anche quella, come aveva scritto proprio Alex qualche tempo fa.
Per la storia, sono le 22,18 e sono ancora vivo.
T.
TIM

mercoledì 24 novembre 2010

Feuilleton blog

Dopo avervi segnalato un mio raccontino senza pretese, oggi vi ivnito a dare un'occhiata a tre racconti a puntate di altrettanti amici. Siamo solo alle prime battute per ognuno di loro, ma già si prospetta un'ottima lettura, anche conoscendo la caratura degli autori.
Il primo lavoro, in ordine assolutamente sparso, è di Glauco Silvestri, che in queste fredde giornate d'autunno ci porta nel deserto. A Milano invece ci fa andare Ferru Gianola, con una storia di vendette che arriva dal 2030; qui siamo già al secondo capitolo, ma è facile risalire all'incipit. Da Milano, o giù di lì, scrive invece Alex 'von' Girola, che con una delle sue storie dieselpunk-ucroniche ci spedisce nella (mia) natia Reggio Calabria; e solo per questo andrebbe segnalato. Che dire: i nomi sono delle certezze, quello che ho letto finora è ottimo, aspettiamo i rispettivi seguiti, nella speranza di non andare troppo oltre il Natale. Visto che la cultura odierna (letteratura, architettura, musica, moda) sta tornando indietro a scavare nei decenni passati, forse che stiamo tornando ai feuilleton di Salgari, Dickens, Dumas, Allan Poe, Stevenson, Collodi, e, per arrivare a oggi,  il grande King e il suo Miglio verde? (quanti nomi altisonanti! se fossi in quei tre avrei paura!). Lo scopriremo solo vivendo.
TIM

martedì 23 novembre 2010

Un raccontino per voi

Vi avevo promesso per fine mese un mio racconto lungo che era in fase di editing. Purtroppo non riesco proprio ad andare avanti nel lavoro (anche se si tratta in questa fase semplicemente di riscrivere il tutto tenendo conto degli appunti presi sulla prima stesura); c'è poco da fare: quando la testa non ti assiste, puoi avere le migliori intenzioni, ma non arrivi a nulla. Così, per mantenere la promessa di darvi in pasto qualcosa, ho ripreso un raccontino iniziato nel 2003 e concluso solo nel 2008. Non è niente di particolare; noterete, se avrete la bontà almeno di darci un'occhiata, che lo stile è sicuramente diverso da ora, più giocoso e spensierato, più surreale (a proprosito del discorso di stamane di Ariano), anche se risente di uno dei miei limiti naturali: la piattezza narrativa. Come vedete ho messo da solo il dito nella piaga, così evito a voi la naturale stroncatura o le frasi e i convenevoli di rito. So' di non valere granché come scribbacchino, ma come ripeto sempre, io sono solo un onesto lavoratore della penna (e questo non presuppone che sia bravo, ma onesto sì, io ce la metto tutta). Mi rendo conto che con una buona riscritura questo 'Castello al pozzo' potrebbe avere qualche chance in più, perché alla fine l'idea non è proprio da buttare, ma ci vorrebbe qualcuno davvero capace; purtroppo lui ha incontrato me .... Non vi dico niente sul contenuto; solo un'osservazione, che non ha niente a che vedere con il racconto: nella narrazione si immagina un tizio che da Vercelli va a Torino e paga 2 euro e 80 di autostrada. Domenica scorsa ho percorso la stessa tratta: ho pagato 4.10! In pochi anni è quasi raddoppiato il pedaggio!
Come sempre il link vi rimanda all'altro mio blog (da cui poi accedere al PDF), che uso solo per mettere in rete le mie cose, perché da questa piattaforma non ci sono ancora riuscito; abbiate pazienza, per me il computer è arabo! Anche stavolta la copertina è minimalista, non per scelta, ma per necessità: non sono capace di elaborare alcunché con nessun programma, non saprei proprio da che parte cominciare.
Ed ora, buona lettura, se ne avete voglia. Sono poche pagine ... si tratta di spendere non più di un quarto d'ora ... vi prego dateci un'occhiata ... fatelo per me ...
E alla fine, se proprio non vi è piaciuto, consolatevi con questa. Non ve ne pentirete, io mi ci perdo ogni volta che l'ascolto.
TIM

P.S.: C'è stato qualche problema di collegamento del link. Me ne scuso. L'ho rimesso, speriamo ora vada.

sabato 20 novembre 2010

Sul biotestamento: una segnalazione

Ancora una segnalazione. Questa volta di un post di Daniele sul biotestamento, sicuramente suscitato dallo scalpore sollevato, chissà poi perché, dall'intervento di Saviano nella trasmissione 'Vieni via con me' di lunedì scorso. Avevo intenzione anch'io di postare qualcosa a riguardo, magari allargando un po' l'orizzonte, ma per il momento vi segnalo l'articolo di Daniele, che ha il merito, comunque, di dire la sua su un argomento che sembra un tabù. Sarà che non si parla né di Avetrana, né della Tulliani (roba vecchia, ormai!), né della Carfagna e delle sue possibili dimissioni? O sarà che è soltanto una piccola storia ignobile?
TIM

venerdì 19 novembre 2010

Segnalazione

Vi chiedo solo un attimo di attenzione per segnalarvi questo concorso di Ferru Gianola, sempre attivo nel proporre interessanti giochini letterari di varia natura. Questa volta si tratta di buttare giù poche righe per dedicare un racconto al nostro autore preferito, spedirlo entro la mezzanotte del 6 dicembre dove dice lui e aspettare ... di vincere qualcosa. Perché anche stavolta si vince; e anche stavolta sono, udite udite!, amatissimi libri. Non vi trattengo oltre: cliccate subito sul link, seguite le istruzioni e buon lavoro!!.
TIM
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