venerdì 29 ottobre 2010

A che punto siamo

Si, ho scritto proprio 'a che punto siamo' e non 'sono' non perché voglia usare il plurale maiestatis, ma perché penso che, specie per il blog, tutto quello che facciamo è anche 'per' e 'con' gli altri. Ma questo è un altro discorso.
A che punto siamo, dicevo. Ho appena finito di leggere i due lavori di Alex 'von' Girola e di Ariano Geta, e di questo vi ho parlato qui e qui. Nel frattempo sto facendo un lavoretto per un amico blogger (sempre roba  di una certa importanza, almeno per me); e sono in procinto di sapere se dovrò lavorare alla prefazione per un altro amico (questo non di blog, ma che conosco in carne ed ossa, anzi 1,90 di carne e ossa!) che entro Natale pubblicherà un libro di poesie con la casa editrice Mursia. Ma di questo progetto vi parlerò quando uscirà in libreria.
Nel frattempo ho tre lavoretti miei che mi fanno l'occhiolino ogni volta che mi avvicino alla scrivania e, come le sirene di Ulisse, cercano di accalappiarmi. Finora ho sempre resistito (eh, certo, non ho avuto tempo!) ma prima o poi capitolerò e a qualcosa metterò mano.
Uno è un racconto lungo, un'ottantina di pagine, forse la cosa più 'grossa' a cui ho dato fondo finora da quando scribacchio. E' un racconto su un viaggio nel tempo, anzi anche su quello, perché il tema che ho cercato di affrontre è, in fondo, un altro. Ma spero lo vedrete a breve: ne sto facendo una riscrittura dopo che un amico ci ha dato una lettura e mi ha fatto qualche appunto.
Il secondo è quello sull'incontro con la vecchina del book crossing ante litteram di cui vi ho parlato qui: finalmente ho cominciato, ma è ancora tutto da scrivere.
Infine un lavoretto che, per ora, non ha un tema preciso. Mi piaceva l'idea di un passaggio temporale e di un mondo parallelo, ma attualmente sono fermo 'con le quattro freccie' come direbbe 100% Brumotti.
Bene. L'aggiornamento sui miei lavori è tutto qui. Solo due parole sui libri che ho sul comodino. Uno è Hyperion di Dan Simmons, che mi affascina, più per la scrittura che per la storia, anche se poi di storie ce ne sono più di una, e chi lo conosce sa di che parlo. L'altro è Canone Inverso di Paolo Maurensig, iniziato ieri sera e ... vedremo.
Per ora, buonanotte a tutti.
TIM

mercoledì 27 ottobre 2010

L'ultimo libro del Maestro

Avevo scaricato il libro di Ariano Geta all'inizio di quest'anno, ma non avevo mai iniziato seriamente a leggerlo, preso da mill'altre cose. E non sapevo quanto facessi male. L'ultimo libro del Maestro è una rivelazione. Non nel senso che letteriamente si da' a questa parola ('il libro che ha rivelato un maestro' e panzane del genere), anche perché conoscevo già lo scrivere di Ariano e l'avevo sempre apprezzato. E' una rivelazione ii libro in sé, la sua storia, la filosofia di vita che c'è sotto, anzi dentro le pagine, racchiusa nelle vite dei personaggi che popolano il romanzo.
Non so se avete mai letto o sentito parlare di Tutto sotto il cielo di Matilde Asensi, una scrittrice che raccontando una vicenda descrive ambienti storici diversi. In "Tutto sotto il cielo" affronta la Cina degli inizi del '900. Bene, scordatevi quel libro e la sua autrice. La narrazione di Ariano si svolge negli anni della Dinastia Han (dal 200 a.C circa ai primi anni dell'era cristiana) e vi catapulta in quell'epoca sin dalla prima pagina. E la sensazione che ho avuto (sapete ... la mia lettura 'di pancia') è stata quella di essere sempre vissuto io stesso in quegli anni.  Qui si fa sul serio, altro che la finzione storico-letteraria della Asensi!
Prima di cominciare a parlarvi del libro, vi dico che potete scaricare qui gratuitamente il nostro romanzo, e vi consiglio di farlo immediatamente, per averlo sotto mano già da stasera e metterlo subito sulla vostra poltrona preferita o sul comodino, come siete più comodi, perché iniziare L'ultimo libro del Maestro significa volerlo finire al più presto.
Di che parla la storia? io non sono bravo a fare riassunti, perciò lascio la parola ad Ariano: La Cina degli imperatori Han è scossa da una misteriosa cospirazione. Mei Hing e Li Yu, due spie dell’esercito, devono scoprire chi si nasconde dietro questo complotto, e si troveranno coinvolti in un disegno che minaccia non solo il potere politico ma l’intera civiltà cinese….
All'interno di questa trama trovate una spy-story piena di momenti di azione sfrenata e colpi di scena, ma alternata a momenti di pura riflessione filosofica e lirismo non sdolcinato (per questo vi mettevo in guardia dal libro della Asensi). L'ultimo Libro del Maestro, infatti, non è solo una storia da raccontare e da leggere tutta d'un fiato, ma è una riflessione sull'uomo, la sua vita, le sue azioni personali, pubbliche, anche politiche. Una storia che sembra scritta da un cinese, imbevuto delle teorie confuciane ma che vuole andare oltre questi paletti ideologici, e che diventa capace di adottare quella visione del mondo per farne una chiave di lettura per la nostra società occidentale degli anni 2000; specie quando si parla di intercultura, integrazione razziale e di progresso civile e sociale. Ma Ariano non scade nella pedanteria, nel sociologismo e nel cattedraticismo di tanti scrittori (o pseudo tali) di oggi. Egli cura i particolari narrativi, storici e linguistici, che non sono mai fini a se stessi, denotando una preparazione e una conoscenza degli argomenti eccezionale. Pur essendo una narrazione complessa, tutto si incastra alla perfezione e un particolare gettato lì, ad esempio, a pagina 20 ve lo ritrovate risolto magari a pagina 100. Il tutto, dicevo, narrato con l'attenzione di chi ragiona con la mentalità di un orientale: i suoi personaggi sanno trarre insegnamenti dai fatti e dalla natura, tutto si muove in linea con la consapevolezza che ogni cosa ricomincia, niente è definitivo, ma viaggia e si muove in circolo dall'est all'ovest, dallo yin allo yang.
Una pecca? piccola ma facilmente risolvibile: il finale. A sorpresa sì, ma troppo conciso. Due paragrafi sono pochi per una storia di questa portata. Sembra quasi che Ariano abbia avuto fretta di finire. Ma forse è solo una mia impressione e lui avrà avuto i suoi buoni motivi.
Senza adulazione e falsi incensamenti, e senza d'altra parte voler scontentare nessuno, posso dire che questo è il miglior ebook degli amici scrittori-blogger letto finora (e sottolineo 'finora'). Ed è senz'altro migliore di tanti altri libri 'stampati' che ho comprato e subito rivenduto o perduto in qualche scaffale della mia libreria. Parafrasando quello che dicevo scrivendo del libro di Alex Girola: una domanda, 'sorge spontanea': ma perché Ariano non trova un editore disposto a pubblicare le sue cose?
Ho trovato questa nella mia memoria musicale: forse può ricordare in qualche modo la Cina, anche se più moderna rispetto a quella di Ariano.
TIM

Gratis non la da più nessuno! (almeno in Italia)

Lasciamo stare il pugno a Capezzone; lasciamo stare l'Italia al 67° posto al mondo (dopo il Ruanda) per 'percezione della corruzione' -che vuol dire che questo è solo la sensazione che gli italiani hanno, ben altra è la realtà!; lasciamo stare le tette al vento della conduttrice in prima serata al Grande Fratello e tutte le altre porcate in fascia protetta. Lasciamo stare tutte queste fesserie.
Voglio parlare della cultura in Italia. Non un discorso 'alto' (come ci impapocchiano i politici), ma una cosa terra terra. Stanotte non riuscivo a dormire, così accendo quell'aggeggio infernale che è il televisore e resto ipnotizzato dalla lezione di UniNettuno su Rai2. Conosco il programma, so' che va in notturna, ma non mi ero mai soffermato ad ascoltarne una lezione. Essendo (ahimé!) laureato so cos'è una lezione universitaria, ma questa mi ha colpito per la sua chiarezza. Allora mi sono detto: se riesco a capirla nonostante il rimbambimento senile che avanza e la perdita quasi totale della memoria, forse posso fare qualcosa, per esempio seguire l'intero corso di laurea attraverso le videolezioni e i testi consigliati pur senza iscrivermi all'università. Anche perché, mi dico, se le lezioni sono fruibili gratuitamente tramite TV lo saranno anche via internet. Così questa mattina vado sul sito dell'UniNettuno e cerco di vedere come fare. Ma, sorpresa!, di gratis non c'è niente, neanche la possibilità di scaricare quello che ho visto appena qualche ora fa! Allora vado su Google e digito 'corsi universitari gratis' 'corsi di laurea gratis' e via dicendo. Finalmente trovo diversi siti che propongono questo servizio, ma aprendoli mi accorgo che si tratta sempre, purtroppo, di una università americana. Leggo però che i corsi, tutti gratuiti, comprese le video lezioni ecc., sono tradotti in diverse lingue, quindi fruibili anche da me che non capisco una mazza di inglese.  Ma, altra sorpresa, tra tutte le lingue di cui esiste la traduzione dei corsi, non c'é l'italiano. E così resterò nella mia beata ignoranza. Non è che qualcuno mi può dare qualche dritta in proposito? Anche perché, evidentemente, almeno in Italia, gratis non la da più nessuno! ... e parlo della cultura.
... e mi consolo con questa canzone - mito della mia giovinezza, sfortunatamente andata.
TIM

sabato 23 ottobre 2010

Prometeo e la guerra - 1935

Finora non vi avevo mai parlato, nelle riflessioni 'di pancia' sulle mie letture, di un libro 'che non c'è'. Niente paura, non c'è nessun mistero da svelare, quindi non vi aspettate giornalisti, guardoni e osservatori del cielo notturno. E' un libro 'che non c'è' in libreria, che non trovate cioè, almeno per il momento, sui normali scaffali. Potete però scaricarlo gratuitamente qui oppure, se siete amanti dell'odore e del fruscio che fa la carta, comprarne una copia in copertina morbida qui. A questo punto, se avete già linkato (che brutta parola! come si potrebbe dire in italiano?) avrete capito che sto parlando di uno dei lavori di Alex 'Von' Girola: "1935".
E' il primo volume di una trilogia 'ucronica' (che vuol dire che succede qualcosa in un determinato periodo storico, ma, senza forzare troppo la mano, in modo plausibile e coerente, i fatti si svolgono in maniera diversa da come sono realmente andati) che ha come protagonisti, oltre al professor Enrico Raddavero, genovese in missione a Milano, tra gli altri anche i Prometei, esseri assemblati da cadaveri che hanno dato un forte contributo alla vittoria dell'esercito di un Impero Centrale che Alex ha trovato su qualche carta geografica (ma da quale libreria si serve?).
Dopo aver celiato un po', ora veniamo alle cose serie.
"1935" è un libro, un libro serio. Un libro che dice qualcosa di sensato, che ha alle spalle un lavoro enorme di ricerca delle fonti (provate ad andare sul blog di Girola dei mesi scorsi e troverete decine di post di 'preparazione' su macchine da guerra, studi scientifici e storici e quant'altro), che ha un incipit da thriller storico coi controfiocchi, una trama che non lascia spazio alle pause  e non risparmia i colpi di scena -a pagina 139 ce n'è uno da far sobbalzare dalla sedia. E il bello è che tutto quello che ci scorre sotto gli occhi appare più che credibile, quasi normale. L'intreccio fila senza sbavature e alla fine ti dici: però, e se fosse andata davvero così? perché l'Impero che Alex 'il prussiano' descrive, sembra quasi di toccarlo con mano per come è raccontata la vita quotidiana, i luoghi storici (città, campagna), i personaggi e i mezzi di trasporto. Il buon McNab Girola non si fa mancare niente, neanche una spruzzatina di rosa, anche se il professorino protagonista è timido e non va molto in là (è autobiografica la cosa?). E quando arrivi alla fine della storia, ti accorgi che non è veramente finita, perché c'è ancora un bell' 'atlante storico ucronico' di una decina di pagine, a cui è difficile, se non conosci la storia 'vera', non credere. D'altra parte un 'dramatic personae', con tutti i personaggi -reali e inventati- precedeva la narrazione.
Cosa c'è ce non va nel libro? sinceramente, non ho trovato niente che un piccolissimo editing non possa lavare via.
Dicevo prima che "1935" è l'inizio di un trilogia di cui esiste già il secondo volume ("1936"), anche questo scaricabile gratuitamente. Il terzo e ultimo tomo ci è stato promesso come regalo di Natale. Non ho ancora dato fondo a "1936", a causa di un arretrato pauroso di roba da leggere, ma sono sicuro che non verranno meno le premesse e poi voglio proprio vedere dove atterrerà il Marchetti 71 su cui Enrico Raddavero è stato caricato a viva forza.
Una domanda, 'sorge spontanea' come direbbe Lubrano: ma perché Alex (e come lui ne conosco tanti altri, di cui parlerò a breve!) non trova un editore disposto a pubblicare le sue cose? Ma a me va benissimo così.
Dottor Girola, gradirebbe questa? (è una delle mie esecuzioni preferite, insieme a quella di Ella Fitgerald).
TIM

venerdì 22 ottobre 2010

Amico Libro

Guardate un po' cos'ha scovato il buon Glauco!? E' semplicemente geniale, e dovrebbe farci riflettere su come intendiamo il nostro futuro, soprattutto il peso che diamo nella nostra esperienza alle 'nuove tecnologie'. Per noi sono un mezzo o un fine? le usiamo o ci facciamo usare?
Che dite?
TIM

lunedì 18 ottobre 2010

Un concorso per duri e puri

Un concorso per duri e puri, dicevo. E non poteva che venire in mente ad Alex Girola. Ormai è un po' di tempo che il nostro ha venduto il cervello in cambio di un motore di ricerca su tutto ciò che è 'ucronico', 'distopico', 'prussico' e via dicendo, col risultato di aver già partorito due tomi (qui e qui) di una trilogia che vi raccomando -io sono a metà del primo e non vedo l'ora di sedermi tutti i giorni davanti al monitor a ingollarmi la mia razione giornaliera di assemblati, misteri e battaglie futuribili). E non potete perdervi tutti gli interventi del suo blog dove mano mano spiega come è arrivato al risultato, post che sono godibili, specie per gli appassionati, quasi quanto i romanzi.
Dopo questa buona razione di meritata pubblicità, torno brevemente al motivo di questo post: il concorso. Non sto a perdermi in chiacchiere perché se avete già cliccato sul primo link, quello del blog di Alex, avrete già letto di ciò di cui si tratta. Quindi chi ha voglia si rimbocchi le maniche e aderisca (per me non c'è speranza: non saprei da che parte cominciare con l'ucronia e poi, se avete letto qualcosa dei miei lavoretti - per adesso solo qui e qui-, sapete che è roba da poco). Solo una piccola sottolineatura che forse sfugge a prima vista: il dr. Alex Girola mette in palio dei soldi, quelli veri, palanche, piccioli che caccia dalle sue proprie tasche, e non è poco, di questi tempi! evidentemente ci tiene molto a questo suo concorso. Non deludiamolo.
(La foto si riferisce al capolavoro ucronico di P.K. Dick, L'uomo nell'alto castello o La svastica sul sole, come volete. Questa è invece un po' di buona musica.)
TIM

venerdì 15 ottobre 2010

Anime nere

So che tutte le mattine prima delle 8.30 e il pomeriggio dopo pranzo, Ariano fa un giretto da queste parti. Così, anche per lui, ho deciso di scrivere finalmente questo post che avevo in mente da qualche giorno. D'altra parte non si può non scrivere qualcosa dopo aver letto "Anime Nere", a cura di Alan D. Altieri .
Premetto, anche se penso ormai non ce ne sia bisogno, che le mie non sono 'recensioni', 'critiche letterarie' o altro; non ne sono capace e lo lascio fare volentieri ad altri. I miei sono commenti 'di pancia', le emozioni e le sensazioni che vengono fuori dopo la lettura di un testo. E di emozioni questo libro di quasi 400 pagine ne regala molte; anzi più che di emozioni, che potrebbero evocare placidi ruscelletti montani o tramonti in riva al mare, è meglio parlare di 'pugni nello stomaco'.
Del libro potrete trovare tutto ciò che volete qui, compresa l'intervista al curatore e una sinossi dei singoli racconti. Io cercherò solo di guidarvi dentro la lettura, come uno che vi dice: guarda, per me questo è da leggere immancabilmente, di quest'altro puoi farne a meno, questo non è male.
Due parole sul volumetto in se', proprio nel senso materiale di oggetto da tenere in mano: mi piace, perché questi prodotti della 'Piccola Biblioteca Oscar Mondadori' hanno quel non so che di approssimativo con le loro pagine tagliate male e i quinterni 'squinternati', che dice: non fermarti alla copertina o all'impaginazione che è secondaria, aprimi e gettati nella storia che c'è dentro.
E di storie 'Anime Nere' ne racconta molte, 18, tutte da leggere in una ventina di minuti ciascuno. Quindi anche se siete in pausa pranzo, o aspettando il vostro turno per un colloquio di lavoro (ahiahiahi), o nella sala d'attesa del dentista (doppio ahiahiahi), apritelo pure, anche perché la cattiveria e la rabbia che troverete in molti di questi lavori potrebbero far passare in secondo piano anche il trapano del cerusico o il classico 'le faremo sapere'.
In queste storie trovere medici ai limiti del sadismo -o oltre- mediatico; tranquille giornate di una famiglia allargata di campagna; qualche storia ambientata 'tempo fa'; una spy-story con finale pirotecnico tra i carruggi genovesi; un po' di tortura vecchia maniera e con finale a sorpresa; una storia di uomini e, soprattutto, donne primitivi; un moderno icaro; e tanto altro. Il tutto condito con molto sangue e molta rabbia non repressa.
Non vi dico altro se non che:
- iniziate subito con 'Paziente zero' (Rosati) o 'I lupi muoiono in silenzio' (Di Marino);
- ma se volete va benissimo anche cominciare con 'Qualcuno di troppo in famiglia' (Macchiavelli) o 'Dita nell'acqua' (Nerozzi);
- divertitevi tranquillamente con 'Sed efficiente malum' (Leoni) e 'Tufanaltorab' (Arona);
- qualche piacere lo danno anche i salti nel passato di 'I fratelli della costa' (Evangelisti), 'Arduino e i pellegrini' (Pastor) e 'Carne e pietra' (Salvatori);
- se avete tempo date un'occhiata a 'Sosta vietata' (Crovi; un po' prevedibile)
Per il resto, secondo me, potete anche fare passo, ma ognuno ha i suoi gusti.
Nel complesso, comunque, 'Anime nere' placet.
E ho detto tutto.
P.S.: questa è la seconda versione del post. Nella prima infatti avevo commesso il grossolano (e involontario) errore di attribuire la cura del libro a Danilo Arona. Me ne scuso con tutti gli interessati e i miei amici lettori.
TIM

mercoledì 13 ottobre 2010

Rabbia e sangue

Sono molto arrabiato, quasi rabbioso, quasi come i lupetti di Alex. Sono arrabbiato per tutto quello che succede a me e al/nel mondo. Nel mio piccolo e nel grande attorno a me. A cinquanta metri e a cinquecento e cinquemila kilometri di distanza attorno a me. Arrabbiato perché devi subire le angherie e i soprusi della gente e vedere altri costretti a subire le stesse cose. Apri la TV per vedere un telegiornale e ti sbattono in prima pagina la violenza gratuita di zii pedofili, ultrà teste di c...o di qualsiasi nazionalità ed etnia, donne in coma per una lite per la fila alla biglietteria, velati e non tanto velati ricatti e minacce politiche a base di dossieraggi, smentite dei dossieraggi, scoop e pseudo scoop. E soprattutto vedi che poi alla fine in galera non ci va a finire sul serio nessuno, che un processo per stupro dura tre anni e il tizio viene scarcerato seduta stante perché condannato a meno del richiesto per stare dietro le sbarre o perché il richiesto l'ha già scontato, ecc.. Sempre più spesso mi chiedo se non abbiano ragione i fautori della pena di morte o quelli che girano di notte (e anche di giorno) per farsi giustizia da soli, che vanno ad incendiare le macchine per ritorsione, che quando ti incontrano per strada e non li fai passare anche se hai tu la precedenza, ti guardano come per dire: so tutto di te, chi sei, dove abiti, quanto porti di mutande. Sembrano tutti cani arrabbiati.
Sulla copertina del mio blog c'è una bellissima foto di Gandhi. A volte la guardo e mi chiedo: ma come si fa? come si fa a non reagire quando nel mio lavoro (come qualcuno sapraà sono in una cartoleria) devo subire i soprusi di insegnanti che obbligano i genitori a servirsi di alcune cartolerie quando dicono: prendete il libro della mia materia, non vi do' il titolo tanto la cartoleria X lo sa? e io? che quel libro ce l'ho? ho perso più di qualche cliente per un giochetto del genere. O quelle bidelle che fermano (materialmenete: 'fermano'!) i genitori e li invitano ad andare a comprare in quello specifico negozio! Sembra di essere tornati agli anni 70-80 quando ti fermavano per strada e ti davano i santini dei candidati da votare con tanto di faccia e numero! Per questo e per tanto altro sono arrabbiato, quasi rabbioso, anzi forse proprio rabbioso! Come quando ti entra in negozio il ventenne sbarbatello che mangia un maxi panino da cui spunta qualunque cosa e, sempre masticando e fregandosene della gente che sto servendo, mi dice: ho molta fame, mi dai cinque euro? e quando lo mandi abbastanza gentilmente e prenderlo in quel posto, ti guarda e, continuando a mangiare, esce e sbatte la porta che quasi quasi viene giù tutto.
Per questo e per tantissime altre cose sono arrabbiato.
TIM

lunedì 11 ottobre 2010

Troooppo forte!

Immaginate una cosa come questa come spot per tutti quei marchi 'italiani' che producono all'estero, spece nei paesi dove è forte lo sfruttamento del lavoro minorile? e pagata dai marchi stessi? Troooppo forte!
E grazie anche a Renato.
TIM

giovedì 7 ottobre 2010

Ehi, amico ...

... anche oggi è andata. Buonanotte!
TIM

mercoledì 6 ottobre 2010

Altre notizie dall'Italietta 2

E poi dicono che in Italia non finisce tutto a tarallucci e vino!
TIM

Altre notizie dall'Italietta

Parto dall'ultimo post di Alex per alcune (amare) riflessioni. Ieri entra in negozio un ragazzo sui vent'anni per fare un fax. Non si dovrebbe sbirciare nelle carte che i clienti ti danno per fotocopie e simili, ma in questo caso mi porge entrambe le copie del certificato medico per malattia, sia quella per l'INPS (che riporta la natura del malanno) che quella per il datore di lavoro (che non la riporta per la privacy) e mi chiede di inoltrarle via fax alla ditta per la quale lavora. Pensando che non fosse informato sulla prassi (è già capitato in altri casi), gli faccio notare che non deve inviare quella per l'INPS al datore di lavoro perché la ditta non è tenuta a sapere il motivo della sua malattia. Il ragazzo, tra uno starnuto e un colpo di tosse, mi risponde che lo sa, ma lui è a tempo determinato e il suo capo vuole sapere che cosa ha tramite la certificazione del medico, non accontentandosi di una semplice giustificazione da parte sua; altrimenti ... è facile immaginare che il tempo da determinato diventerà concluso. Se 'schiavo' è, cito testualmente dal vocabolario: chi è privo della libertà personale e dei diritti civili, e appartiene ad altri come una cosa, possiamo parlare di 'schiavitù' in casi come questo? Giornalmente vengono da ma da una a tre persone che inviano fax alla ricerca di un lavoro che gli dia la possibilità di mantenere moglie e figli; pur tenendo conto che alcuni sono, purtroppo per loro, 'clienti fissi' per questo servizio, posso calcolare almeno un ventina le persone al mese che si affidano ad un curriculum inviato a chissacchi, magari un padrone come quello del ragazzo di cui sopra, per potersi esprimere attraverso un lavoro e guadagnarsi anche il pane. Ci hanno detto che la crisi è ormai alle spalle, finita; sicuramente lo è per quel 29.5% di giovani disoccupati e per tutti gli altri 'senza lavoro': per loro non c'è più 'crisi', c'è definitivamente il lastrico. Non c'è sicuramente mai stata, poi, per quel migliaio di persone che 'lavorano' a Camera e Senato e che paghiamo migliaia di euro al mese per contare quanti voti il partito avrà in quella seduta, fare in modo di evitare di finire in galera, rilasciare dichiarazioni esclusive a giornali e porta a porta varie, intrallazzare con la qualunque per sputtanare l'onorevole 'nemico' dell'altra sponda; farsi insomma solo ed esclusivamente i cazzi loro (ops ... si può dire 'onorevole'?).
Questa è democrazia?
TIM

sabato 2 ottobre 2010

Lettere

Come avevo già detto in qualche altro post, mi trovo a gestire la biblioteca di mio padre con tutto quello che c'è dentro: libri, appunti, lettere, fatture vecchie di 50 anni (per fortuna pagate!) e quant'altro. E rileggere la sua corrispondenza con i genitori, con quella che sarebbe diventata poi sua moglie (nonché mia madre), con amici e conoscenti, mi ha fatto riflettere su una cosa: oggi, nell'era di internet, posta elettronica, telefoni e ancor più telefonini, che traccia resterà dei nostri legami e delle nostre relazioni? Negli anni cinquanta mio nonno scriveva a mio padre, che lavorava in un'altra città, di dare più spesso sue notizie, perché a casa erano preoccupati per il fatto di sapere qualcosa della sua salute e della sua vita solo da quelle lettere che ricevevano ogni due-tre mesi; dalla corrispondenza tra mio padre e mia madre, prima che si sposassero, traspare tutto l'amore che c'era nella loro unione; e così di seguito.
E oggi, cosa resta dell'amore detto tra innamorati (o anche: come si dice l'amore tra fidanzati oggi) se ci si scambia trenta messaggini al giorno, dieci telefonate (per il buongiorno, la buonanotte e 'sto arrivando')? ci dobbiamo fidare di Federico Moccia?
Avremmo avuto le "Lettere dal carcere" di Gramsci o gli epistolari di Manzoni, Leopardi, e affini? Cosa avremmo conosciuto della guerra vera, quella raccontata dai soldati che dal fronte scrivevano a casa? Cosa resterà della vita privata dei personaggi pubblici dei nostri giorni?
E' vero che può anche non fregarmene niente di come vivono Costantino, Mara Maionchi e Maria De Filippi, però qualche personaggio della cultura può farmi piacere conoscerlo nell'intimo attraverso le lettere agli amici o ai familiari, lì dove dici davvero quello che pensi e non puoi mentire perché l'altro ti conosce forse meglio di te stesso.
Io non scrivo più lettere, ache se non è che ne abbia mai scritte molte, neanche via mail. Ma è forse anche perché le mie (poche) amicizie sono tutte nel posto in cui vivo. E quelle 'di blog' non necessitano di carta penna e busta affrancata. Lavorando in una cartoleria posso dire che c'è ancora gente che mi viene a chiedere carta da lettere o qualche penna che scorra bene per la corrispondenza, ma è molto poca.
E voi come siete messi?
Buon fine settimana.
TIM
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