martedì 28 maggio 2013

Di visitatori famosi e piccole soddisfazioni (forse)

Bill ha sempre avuto il pallino dell'elettronica!
Questo breve post è dedicato a... boh!
Io non ho molte visite al giorno, diciamo una decina di media in questi ultimi tempi in cui ho diradato i miei post.
Ma c'è qualcuno che, quotidianamente, viene a spulciare nel mio blog. A volte va ad argomenti particolari, a volte gira nell'archivio, raramente legge il post del giorno.
Ora non so da dove, effettivamente, l'omino (o l'omina!) arrivi, ma la provenienza del contatto (non so come si dice in gergo) dice Mountain View.
Ho rovistato su Wiki ed è uscito che in questa località nella contea di Santa Clara nello stato della California (U.S.A.) hanno i quartier generale le maggiori aziende mondiali di informatica ed elettronica. Stiamo parlando infatti della famosissima Silicon Valley. Tra queste aziende ci sono Google, Mozilla, la celeberrima Symantec e, per finire in bellezza, la Microsoft.
E allora lasciate che io sogni: credo che ogni giorno, un tipo chiamato Bill Gates, quando è stanco di guardare numeri, equazioni, di sentir parlare di quotazioni in borsa e programmi avvenieristici, si prenda una pausa di riposo, appena pochi istanti, e si colleghi al mio blog.
E trascorra due minuti in mondo fatto di piccole cose e grandi ideali, soprattutto di molti sogni.
È volere troppo?

(a proposito: qualcuno mi sa spiegare, seriamente, la cosa?)


TIM    

sabato 18 maggio 2013

Appunti per un'autobiografia (2)

questa macchina era d'acciaio, letteralmente!
Il tempo è diverso da quando io avevo vent'anni, oggi corre troppo veloce per i miei ritmi, fugge e mi sfugge.
E mi chiedo se son io che non riesco a stargli dietro o, effettivamente, è lui che ha accelerato di brutto, nel bene e nel male.
Guccini aveva appena pubblicato Eskimo e 100, Pennsylvania Avenue ed erano diventate subito la colonna sonora dei miei 18 anni.   
Io che sognavo Bologna piena di ragazzi in eskimo (io ce l'avevo verde!) che inneggiano a Marx-Lenin-Mao Tse Tung! e intanto festeggiavo il compleanno col riccio di caffè* che faceva mia madre.
Il riccio di caffè era buonerrimo, non c'erano altre parole. Si stava, io mio fratello e lei, un pomeriggio intero a sbattere insieme quantità industriali di burro e zucchero col tuorlo dell'uovo, intanto che dalla moka per 12 saliva l'afrore del caffè che doveva essere fortissimo, perché poi doveva andare a sposarsi col liquore che serviva ad inzuppare i savoiardi o, in alternativa, gli Athena rettangolari. Gli Athena, sì, proprio quelli nella scatola cubica in cartone giallo, da 5 chili.
Il tutto spolverato alla fine con un frullato di mandorle e nocciole a coprire. Ma, per me, senza il cacao, assolutamente!

il riccio di caffè...
Ecco, i miei 18 anni li ho festeggiati così, davanti al riccio di caffè, nella nostra casa in montagna coi parenti vicini e lontani, come si faceva una volta.

Di quel giorno mi resta nella memoria l'odore del caffè e una foto, scattata davanti al maggiolino di mio zio, con in braccio una bimbetta piccolissima, che non ricordo nenche chi fosse, e un cane che, per quell'anno, ci tenne compagnia e che poi lasciammo alle sue scorribande nei boschi quando tornammo, a fine estate, a casa.
Prima? Prima, nella mia memoria, c'è una valigia di cartone telato, a quadratini piccoli bianchi e azzurri. Quella valigia ce l'ho ancora, in cantina, piena di spaghi, la maggior parte dei quali erano di mio nonno e di mio padre, che li aveva ereditati. Sì, conservo ancora gli spaghi, di tutte le misure e di tutte le qualità: canapa grezza, sisal bianco, cotone ecrù. E so distinguere ancora quelli di mio nonno, perché lui aveva l'abitudine di bruciacchiarne le estremità, in modo che non si sfilacciassero. Oggi se devi fare un pacco compri un rotolo di scotch avana e in due secondi, zac!, la confezione è fatta. Allora dovevi conoscere l'arte di fare il nodo, preciso e stretto da diventare non scioglibile, e piccolo quasi da non vedersi. E poi, con lo stesso spago, facevi il manico. Ma anche qui dovevai conoscerne l'arte.
Ricordo quella valigia perché l'aspettavo, il mese di maggio di tutti gli anni, quando i miei nonni ci venivano a trovare. Si andava, io mio padre e mio fratello, alla stazione a prenderli, arrivavano col rapido delle 14; mia madre restava a casa a preparare da mangiare. E io aspettavo di vedere quella valigia spuntare dalla porta della carrozza, in mano a mio nonno, che scendeva per primo dal predellino, poggiava a terra la valigia e porgeva una mano a mia nonna, per aiutarla a scendere. La valigia di mia nonna era più piccola, dello stesso materiale, ma a quadrettini marroni e neri, e anche questa ce l'ho ancora. Poi si andava tutti a casa, con la Fulvia GT grigia, quella colla leva del cambio lunghissima e il contachilometri che ruotava su se stesso.**

Un volante storico. La lucetta rossa era del freno a mano.
E io sempre lì ad aspettare che, arrivati a casa, quella valigia si aprisse e spuntasse fuori non una macchinina, una confezione di lego o qualche soldatino (per inciso: non ho mai giocato coi soldatini! forse la guerra mi faceva schifo sin d'allora!), ma una busta di plastica piena di... nespole, le nespole del giardino dei nonni! E alla fine del pranzo di benvenuto, inevitabilmente, si mangiavano quelle nespole, buonissime, col loro doppio nocciolo chiuso nell'involucro e la buccia vellutata. Quell'albero oggi non c'è più. Mio zio, che aveva ereditato la casa, fu costretto a tagliarlo per non ricordo quale motivo.*** Ma d'altra parte non ci sono più neanche i miei nonni; e neanche mio zio, un brav'uomo che si è goduta la sua breve vita, senza farsi mancare niente di tutto ciò che poteva rendergli, onestamente, migliore l'esistenza.

Stamattina, prima di aprire il negozio, sono stato in frutteria, a comprare mele e cetrioli e le ho viste: le nespole. Chissà se, oggi a pranzo, avranno lo stesso sapore di quelle dei miei nonni.


E poi... e poi, era il 1979, anzi per la precisione 29 agosto 1979, un viaggio in auto, sempre con la Fulvia grigia.
Ma questo ve lo racconto la prossima volta. Forse.

Poi erano ideali alla cogliona fatti coi miti del '63,
... la prima crisi dura dentro in me...

TIM


http://www.twoorty.com/users/temistoclegravina
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* la ricetta era più o meno questa, personalizzata come ogni buona cuoca sa fare.
** Quella che mio fratello ha poi usato fino all'ultimo respiro, fino a quando, ormai piena di ruggine, non si riusciva ad aprire neanche il cofano posteriore. In quale fosso riposa adesso, Giova? (aggiornamento delle 11,30: ho saputo dal diretto interessato (mio fratello) che l'auto è stata rottamata a Napoli, dopo che "qualcuno" aveva fuso il motore facendola andare senz'acqua nel radiatore. RIP)
*** Sempre grazie alla memoria di mio fratello (ma perché non le scrive lui, 'ste cose?) ho ricordato che l'albero fu abbattuto perché dovettero rifare le fondamenta del marciapiede del giardino. E ricorda ancora lui (ed io a ruota) che in quelle aiuole crescevano, tra le altre, delle piante di peperoncino rosso piccante da paura!

mercoledì 15 maggio 2013

Diastema, di A.M. Scataglia

Sapete che quando trovo su una bancarella un libro di un autore italiano e per di più con un protagonista seriale, vado in estasi, e scatta l'acquisto automatico.
Cosa che è successa anche un paio di domeniche fa' con questo Diastema di Attilio M. Scataglini.
Subito la trama così ci cacciamo il pensiero e sapete anche voi di che si tratta:
Stefano Cuscev non ha tempo di macerarsi nel dolore per la morte di Silvia Angelici, suo grande amore perduto in gioventù. Appena trasferitosi dal quartiere Parioli al Tuscolano, qualcuno pensa bene di lasciare a due passi dal suo commissariato il cadavere di una donna bellissima. Casualità? Sfregio? O un messaggio per lui? Troppe saranno le domande alla quali Cuscev dovrà cercare di dare risposta. Fino a quella finale: ma come è possibile tutto questo? Secondo episodio della serie ambientata a Roma e che vede protagonista il commissario Cuscev.
Il libro mi ha dato una sensazione di alti e bassi, nel senso che c'erano pagine scritte veramente bene, altre un po' piatte. Anche per i dialoghi è stato lo stesso: fino a metà tutto è filato liscio, poi ci sono stati capitoli da dimenticare, con botte e risposte non all'altezza di un'autore con all'attivo già almeno 3-4 libri. Ma per questo forse una spiegazione l'ho trovata. E ve la dico dopo, tanto per creare un po' di suspense (sennò che giallo è?).
La storia si fa leggere, ha un suo perché e gli indizi sono sparsi un po' qua e un po' la' con intelligenza. Un commissario che si fa trasferire da un quartiere tranquillo, di quelli considerati bene, ad uno di frontiera, l'avevo già incontrato col commissario Ottavio Ponzetti di Giovanni Ricciardi (di cui spero di parlare a breve); ma non so chi dei due è venuto prima, perché gli anni di pubblicazione sono pressocché gli stessi.
I personaggi hanno, invece, un che di pesante, sembrano monolitici, senza slanci. E qui la colpa potrebbe essere anche del fatto che ci sono troppi dialoghi e tutto viene veicolato attraverso le parole. Com'era quel dogma che ogni buon scrittore difende a spada tratta? Show don't tell. Ecco quella roba lì.
Sempre parere personale, eh! E senza voler giudicare visto che questa non è una recensione, ma un'impressione di lettura. Ma questo voi lo sapete bene.
Dicevo che forse un colpevole a queste pecche c'è e penso di averlo scovato: l'editor! che in questo caso non so se è lo stesso che ha corretto anche le bozze. Dico ciò perché da metà libro in poi ci sono diversi strafalcioni del tipo: parole attaccate, imprecisioni linguistiche varie, fino ad arrivare a ben due tempi del verbo sbagliati! Allora mi sono detto che magari il lavoro non molto positivo fatto sulla correzione bozze possa essersi travasato anche nell'editing vero e proprio. Ma poi: chissà! magari non c'è stato nessun editor (ma per una casa editrice come Robin mi sembra strano). 
Il libro fa parte della collana I luoghi del delitto, della Robin Edizioni. Rispetto ad altri volumi della collana che ho letto con piacere, questo non sembra avere come particolarità un'ambietazione che richiama specificamente atmosfere capitoline. Insomma poteva andare bene anche fosse stato ambientato a Canicattì. Secondo me, infatti, non basta dire che l'assassino ha agito in via X per fare la differenza. Se si vuol incistare una storia in un luogo particolare, bisogna che di quel posto se ne senta l'odore, se ne accarezzino le albe e i tramonti, letterariamente parlando.
È chiaro che queste sono state le mie impressioni, ripeto fino alla nausea, anche perché non mi voglio ritrovare i commenti intasati di insulti e rabbuffi (vi piace la parola desueta?) vari.
Insomma il libro ha dei pregi e qualche difetto, che potrebbero equivalersi, quindi placet juxta modum.
Voto: 6. 
Ad maiora!

TIM 

lunedì 13 maggio 2013

Appunti per un'autobiografia

Non so cosa ho fatto veramente in questi miei (quasi) 53 anni.
E non so cosa direi a chi mi chiedesse: raccontami qualcosa di te.
Forse, dovessi scrivere un'autobiogafia, si ridurrebbe a queste tre parole (e una virgola; è sempre importante la virgola!): Adesso, sono qui.
Lo dico veramente, ci pensavo stamattina in treno, andando a fare un giro a Torino.
Riflettevo su come, se sono qui, adesso, è perché ho fatto tante scelte nella mia vita, spesso anche opposte tra di loro, scelte di vita, scelte intellettuali, scelte lavorative, e alla fine la concatenazione di tutto questo ambaradan, mi ha portato ad essere, adesso, quel che sono. Ma questo non vuol dire che abbia tirato i remi in barca.
Sono stato rilegatore di libri e cartolaro (e lo sono tuttora); facchino e insegnante in una facoltà universitaria. Ho fatto il predicatore itinerante per una chiesa protestante e ho professato l'ateismo più intransigente. E di tante di queste cose ne abbiamo discusso insieme in questi anni in cui ho navigato a bordo di questo blog. E ogni volta ero convinto di quel che dicevo e facevo.
Mi direte che con questo curriculum quanto meno dovrei avere un sospetto profilo psicologico dissociato.
E invece mi rendo conto che c'è un filo conduttore in tutto questo.
Ma di questo ne parliamo un'altra volta, forse domani.
Se non avrò cambiato idea.


tutta la vita... senza mai chiudere una porta...


TIM




 

martedì 7 maggio 2013

Addio

Sono passati più di vent'anni (era il 1992) eppure questa poesia di Rokko Smithersons -
il grande Charlot aveva ancora una speranza per ricominciare...
Corrado Guzzanti sembra scritta ieri, anzi oggi, anzi qualche mese fa.
Gli elettori che vorrebbero dare il ben servito alla politica, i politici che restano abbarbicati alle loro poltrone (l'ultimo governo ne è un esempio, una certezza avverata).
E poi un partito/movimento che si fa paladino della democrazia, che vuole combattere la casta e che lo fa... trasformandosi egli stesso in qualche settimana nelle peggiori puzze e retrogusti della casta. (e che proprio oggi si spacca sulle retribuzioni dei parlamentari!)
Ma non è tempo di polemiche.
Devo confessare che per me è finito il tempo delle speranze. Visti gli ultimi dati sulla disoccupazione, sul PIL, sul deficit, sugli ascolti mediaset-rai, su tutto quello che volete, penso proprio che la ripresa non ci sarà mai, almeno finché campo io. Non ci si può rialzare se non c'è la forza interna, se non ci sono stampelle che ti aiutano.
E questo governo Alfetta (Alfano-Letta) mantiene le promesse: sarà velocissimo... a cadere.
D'altra parte è stato fatto apposta per questo: Berlu ha posto due condizioni (IMU e presidenza della Convenzione) facili facili, nel senso che sa che se non ce la farà a farsi dire di no con l'una ci riuscirà l'altra, e quindi vai col ritiro della fiducia (ma al governo non ci sta anche lui? mah, misteri di questi anderotti dei nostri giorni!).
Il PD è riuscito ad affossare qualsiasi cosa: dalla democrazia interna a quella nazionale, dai giovani emergenti (e non parlo di Renzi, che è solo uno che ci sguazza: visto che non l'ha voluto berlu si accontenta di fare il sindaco di Firenze!) ai padri fondatori. Fece bene a suo tempo Occhetto a non entrare nel PDS in quel famoso 1989 alla Bolognina!
Insomma, sapete che vi dico: mi sono rotto di perdere. Fra qualche mese, quando si voterà, metterò una bella croce sulla faccia di Berlu, così, almeno una volta in vita mia, potrò vincere, e vincere facile!
Scherzooooo!

(dite la verità: dal titolo del post avevate sperato che io chiudessi una volta per tutte! ma non sarà così facile liberarsi di me!)


 ADDIO
Ci rimpiangerete!
Quando capirete la frattura istituzionale
che avete determinato col vostro voto,
vi ci rimpiangerete, elettori!
Rimpiangerete i nostri volti,
rimpiangerete la nostra coerenza...
Ma questo non è più il tempo delle parole:
avete detto "no" a tutti gli sforzi
di ricucire il tessuto connettivo della vita politica.
Avete detto "no", ci avete dato il benservito,
siete stanchi di noi?
Ebbene sia!
Non vogliamo pensare ad un voto irresponsabile,
avete votato secondo coscienza,
avete fatto il vostro dovere.
Ebbene sia!
In questo momento doloroso
noi vogliamo dimostrare il rispetto per la vostra scelta:
in tutta la sua ingenuità, in tutta la sua emotività politica,
è stata tuttavia una scelta democratica e come tale merita
riguardo.
Nessuno vi ha mai obbligati a scegliere...
c'è chi parla di regime...
Noi ci vantiamo di averla costruita
questa libertà che oggi avete così ciecamente esercitato...
Non vi andiamo più bene?
Liberissimi, il dado è tratto, addio, allora.
Questo è un paese libero
...nessuno vi obbliga di rimanere. *

TIM
_________
*  Tratto da Il lbro de Kipli, di Corrado Guzzanti, Baldini&Castoldi 1982, pg 69


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sabato 4 maggio 2013

Il tuo angelo parla, di A. Biolcati Rinaldi e E. Restuccia

In effetti questa non è una recensione, neanche una di quelle mie, di pancia
E questo per due motivi:
^ normalmente parlo solo di romanzi e racconti; ho trattato solo in un caso di un saggio: qui;
^^ e poi, soprattutto, ho lavorato alla sua pubblicazione, facendone l'editing e dando una mano per la pubblicazione.
Oggi parlo di questo Il tuo angelo parla, di Andrea Biolcati Rinaldi e Emanuela Restuccia.
Devo fare una premessa: chi di voi non crede nell'esistenza degli angeli o è legato a tradizioni in cui li si vede biondi, con gli occhi azzurri e con le ali che accarezzano il bimbetto inginocchiato a fare la prima comunione, è bene che non vada avanti. Potrebbe solo perdere il suo tempo.
Ma se, pur ritrovandosi nelle due categorie di cui sopra, è disposto a mettere in discussione le proprie convinzioni, allora questo libro fa per lui/lei. Dirò parole forti, che possono disturbare. Ma non pensate che sia diventato supponente e integralista (o facilone e/o furbo) tutto in una volta: racconto solo la mia esperienza, che mi ha scosso dalle fondamenta e che ancora non ho metabolizzato se non in superficie.
Comincio subito col dire che conosco personalmente i due autori e so che sono persone normalissime, col loro lavoro, la loro famiglia e, soprattutto, degne di fiducia.
Quindi, quando ho scoperto (anche sulla mia pelle!) che sono due sensitivi e che ricevono normalmente e quotidianamente messaggi dagli angeli, non c'ho messo molto, dall'alto del mio scetticismo dialettico (esiste?) a rimettere in discussione ogni mia convinzione in materia. E mi sono detto: ok, da oggi pensiamo e viviamo come se gli angeli esistessero veramente. E così ho fatto.
Sì, lo so, sono centinaia le persone che dicono di ricevere rivelazioni da chiunque: madonne, santi, angeli, spiriti, entità di defunti... . E se apriamo internet, specie youtube, troviamo di tutto. Ma, e questo lo dico anche per esperienza pregressa, è facile sgamare i furbastri, distinguendoli da quelli (un numero che si conta sulle prime dita di una mano, per la verità) che sono veri testimoni di esperienze che di paranormale non hanno niente.
Perché entrare in contatto col proprio angelo non è un'esperienza fuori dal comune. Basta avere fede nella loro esistenza e presenza e abbandonarsi. Quel che è eccezionale è essere scelti, come loro, per ricevere messaggi vitali che non riguardano solo la propria vita ma quella di tutta l'umanità.
Lavorare sul testo del libro, allora, mi ha costretto a riflettere e a confrontarmi su queste cose. Ma qui non si trattava di dare un giudizio su un testo filosofico che proponeva un'ipotesi per quanto suggestiva e realistica. Qui la discriminante era: se gli autori sono degni di fede e dicono di ricevere messaggi dagli angeli, automaticamente le cose che sto leggendo sono vere!
Il mio scetticismo in materia era dovuto principalmente a tutto quello che sugli angeli avevo letto (e studiato) per decine di anni. Legato ad una iconografia e teologia essenzialmente cattolica, ho avuto una concezione di loro come messaggeri divini. La qual cosa è esatta. Ma qui andavamo ben oltre questo punto; qui si trattava di considerarli come gli unici messaggeri, come coloro che infondono nell'uomo la vera conoscenza delle realtà umane e divine. E, vi posso assicurare, se crediamo che le rivelazioni contenute nel libro sono vere (cosa di cui non ho dubbi), allora dobbiamo rivedere molte delle cose in cui finora abbiamo creduto. A cominciare dall'interpretazione stessa di passi fondamentali della Bibbia.
So che presentare la cosa in questo modo farà storcere il naso a più di qualcuno. Un po' perché si resta legati, come dicevo, ad una teologioa cattolica; un po', soprattutto, perché annunci del genere vengono generalmente visti come il risultato di nottate ad alto tasso alcoolico.
Ma, ancora una volta, non è così.
Non devo essere io a convincervi di questo, e nessuno vuole e può farlo. Ma sarebbe bene dare un giudizio solo dopo aver letto il libro.
Che è una sorta di autobiografia, in cui Andrea racconta di come da bambino, uscito dal coma in seguito ad una malattia polmonare, si rende conto di aver fatto l'esperienza, comune a molti, di una luce che gli parlava. Da allora, pian piano prende coscienza di sentire voci e vedere figure che si presentavano come angeli. Da qui, e col passare degli anni, la coscienza di aver ricevuto un dono, di essere stato prescelto per ricevere i messaggi che continua ad ascoltare, a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza un preavviso.
Non voglio andare oltre: i contenuti del libro sono chiari e andrebbero commentati pagina per pagina, ma questo non rientra nell'intento di questo post. Vi lascio, comunque, l'indirizzo mail e la pagina facebook a cui potrete scrivere per qualsiasi vostra richiesta: angeluseluce@gmail.com, pagina facebook. Esiste anche una pagina su Twoorty intestata ad Andrea Biolcati Rinaldi (l'indirizzo è questo: http://www.twoorty.com/users/angelus) dove vengono quotidianamente pubblicati estratti dal libro. Dalla pagina della casa editrice è possibile scaricare il primo capitolo del libro.
Solo un'ultima osservazione sulla modalità di pubblicazione.
È stato scelto di ricorrere ad una pubblicazione a pagamento con la casa Youcanprint, perché sicuramente questo tipo di lavoro non avrebbe trovato, nell'immediato, un editore disposto a pubblicare nella forma tradizionale.
Non voglio qui riprendere tutte le discussioni, che alla fine arrivano anche ad annoiare, sulla e. a p.. In breve: è stato inviato il file completo di testo e copertina alla c.e., la quale l'ha impaginato e infine stampato; quindi nessun lavoro di editing o revsione di bozze, ma il servizio era previsto anche se a pagamento. Esistevano infatti tre opzioni: dalla più semplice (invio del testo e via in stampa), a quello più completo (invio del solo testo word e poi la casa editrice pensa a tutto). Naturalmente ogni opzione ha il suo costo. È compreso l'ISBN, oltre alla distribuzione in 1400 libreria in Italia (solo distribuzione, non presenza sugli scaffali) e alla messa sulle principali piattaforme digitali (IBS, Mondadori, Feltrinelli... ). 
Diciamo che l'esperienza è stata abbastanza positiva. La stampa è di buona qualità, nitida sia nella copertina che nelle pagine interne di testo; anche la rilegatura è ottima, anche se è la più semplice. Più farraginosa la consegna e i successivi passi. Hanno cincischiato un po' rimandando di 15 giorni la stampa (probabilmente per inserire il libro nel loro catalogo di marzo) e ancora alcuni servizi offerti (come il report di vendita) non è stato attivato (parlo di circa una settimana fa).
Altro punto a sfavore è stato il discorso dell'ebook. Nel pacchetto era compreso, gratuitamente per l'autore, l'emissione del formato digitale. Ma, abbiamo scoperto solo dopo, si trattava di un PDF (quindi non classficabile come versione digitale); i formati epub e mobi sono previsti ma a pagamento.
In conclusione, dovendo sicuramente mandare in stampa un secondo volume per l'autunno da parte degli stessi autori e, forse, un libro da parte mia, cercheremo di guardarci un po' attorno, ma nel complesso potrebbe andare bene anche questa casa editrice.
Fatevi sentire e buon fine settimana!




splendida versione di Se io fossi un angelo di Lucio Dalla

 TIM






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