-
Che peccato… - sussurrò fra Dulbino.
Il
giovane frate riguadagnò i pochi metri persi da frate Francesco quando si era
fermato a riflettere.
Frate
Francesco non sembrava essersi accorto di esser rimasto solo nel cammino.
Avevano
appena superato un grande roseto selvatico, pieno di fiori, com’era logico che
fosse in quel caldo mese di maggio.
Quando
fra Dulbino si fu messo al passo di Francesco, questi gli disse, continuando a
camminare:
-
Sei in errore, fratello Dulbino.
Il
fraticello, con la testa piena di ricci svolazzanti, si fermò di botto, come
una freccia che abbia raggiunto il suo bersaglio.
-
In che cosa sono in errore, pad… cioè… fratello?
Francesco
sorrise senza farsi vedere e si fermò a sua volta. Tutti sapevano che voleva
essere chiamato fratello, al pari di tutti
i suoi compagni; ma i più giovani del gruppo stentavano ancora a farlo e gli davano
quel titolo che invece già tutto il popolo gli riconosceva e attribuiva.
-
Sei in errore nel pensare che la bellezza sfiorisce.
-
Ma come sai a cosa stavo pensando?
Francesco
sedette su un tronco d’albero tagliato che si trovava al bordo della stradella
sterrata e polverosa, e invitò fra Dulbino a fare altrettanto.
-
Siedi - gli disse.
Fra
Dulbino obbedì e sedette su un grosso masso ben levigato dal tempo e, forse,
dalla teoria infinita di viaggiatori stanchi che erano passati di lì nel corso
dei secoli.
-
Dimmi, frate Dulbino, chi abbiamo incontrato qualche tempo prima di arrivare a
quel ponticello di pietra?
-
Un gruppo di persone, fratello Francesco.
-
E non hai per caso notato anche una bella figliola, tra quelle persone?
Fra
Dulbino arrossì e prese a giocherellare col cordiglio che teneva il saio
stretto in vita.
Nel
silenzio che passò tra i due, si udì lo scrosciare dell’acqua del vicino
ruscello e il cinguettare gioioso di due uccelli che si rincorrevano di ramo in
ramo.
-
Certamente, frate Francesco… - Dulbino si zittì abbassando il capo – Ho
peccato, lo so, soffermandomi su quella fanciulla…
-
Ma no, fratello! – l’interruppe Francesco. – Pensi che non abbia visto anch’io
come il suo incedere le sollevasse il seno fino quasi a farlo uscire fuori
dalle vesti? E di come abbia accentuato le sue movenze quando è passata vicino
a noi?
-
Ma allora anche tu…
-
Anch’io fratello! Anch’io ho visto e ho ringraziato Dio per quel che ho visto.
Francesco
tacque, aspettando che il suo compagno aggiungesse qualcosa. Poi quando capì
che non voleva parlare, continuò:
-
Poi siamo passati davanti a quel roseto…
-
Era bellissimo, fratello! Pieno di rose in tutti gli stadi della loro vita: dai
boccioli, al fiore in pieno rigoglio a quelli in fase calante.
-
Bravo, Dulbino. E non è proprio allora che hai pensato e detto “che peccato”?
-
Sì.
-
Perché hai pensato che, come quelle rose, anche la bellezza di quella
fanciulla, col tempo, sarebbe sfiorita, ed ella non sarebbe stata più
desiderabile come ora. Non è forse vero?
Dulbino
lo guardò stupito. Francesco sembrava aver letto nei suoi pensieri.
-
È proprio così…
-
Ed è qui che hai commesso il tuo errore, fratello Dulbino.
Francesco
si alzò, aiutandosi con le mani, e prese a camminargli davanti.
Il
giovane frate, allora, toccò il sasso dove sedeva, guardò il tronco di
Francesco rimasto libero e sembrò convincersi che quest’ultimo doveva essere
meno duro del suo sedile. Infatti si alzò e andò a sedersi sul pezzo di legno.
-
Ora che ti sei accomodato meglio – disse Francesco (e Dulbino capì solo in quel
momento che il suo compagno gli aveva ceduto il posto meno scomodo) – ti voglio
dire una cosa.
Dulbino
raccolse un pezzetto di corteccia e mentre se la rigirava tra le dita, fissò
Francesco che si era fermato davanti a lui e aveva cominciato a parlare.
-
Ecco, il tuo errore è questo: la bellezza non sfiorisce. Mai. La bellezza non è
legata a quella fanciulla e alla sua età, ai suoi seni che prima o poi
diverranno flaccidi e cascanti o ai suoi capelli che incanutiranno. No! Se noi
la guardiamo con gli occhi dell’anima, quella ragazza resterà sempre bella,
anche quando non avrà più un dente per masticare. Pensi che l’uomo che sposerà
quella fanciulla, che si unirà a lei anche per la sua bellezza esteriore, che
le donerà dei figli, non l’amerà per tutta la vita e non la troverà bella anche
in punto di morte?
Perché
quell’uomo avrà amato la sua anima prima che il suo corpo. Almeno prego per
quella ragazza che sia così, e che non incontri una persona che sarà attratto
solo dal bel corpo e non saprà andare oltre.
Perché
la bellezza parte dal di dentro e si mostra al di fuori. La bellezza è il segno
della presenza nella creatura dell’amore pacificante di Dio. Perciò puoi vedere la bellezza se sei capace di vedere il Signore Iddio che agisce in quella persona, o in quella rosa o in qualunque altra creatura, animata o inanimata. La Sante Parole
scritte nella Bibbia non ci dicono forse che Gesù era il più bello tra i figli
degli uomini anche sul legno della croce?
Francesco
fece qualche passo, prese un ciottolo e lo tirò nel ruscello vicino. Aspettò il
rumore del sasso caduto nell’acqua e sorrise. Poi continuò:
-
Per questo prima ti ho detto che anch’io ho gioito nel vedere quella bella
figliola; perché ho potuto ringraziare il Creatore attraverso la creatura. Dio
ha fatto buone e belle tutte le creature, anche noi esseri umani, e questa
bellezza si manifesta a noi sempre, in ogni modo e in ogni momento. E la
bellezza di quella ragazza resterà per sempre, se noi sapremo scoprirla oltre
il suo corpo.
Ristette un attimo, quindi scoppiò a ridere:
- Pensa - disse tra una risata e l'altra - c'è chi dice che anch'io sia bello!
Dulbino
sembrò voler dire qualcosa; poi ci ripensò e annuì lentamente col capo.
Francesco si ricompose, lo guardò con sguardo d’amore e il giovane frate parve aver sentito quella
dolcezza raggiungerlo, perché alzò gli occhi e li fissò in quelli di Francesco.
-
Su, fratello Dulbino, non ti sembra che abbiamo concesso anche troppo ozio e
riposo a nostro fratello corpo? - disse Francesco - Andiamo, che i frati di Assisi ci aspettano, si
sta facendo sera e saranno preoccupati di non vederci arrivare.
Così
parlò Francesco, ma si capiva lontano un miglio che celiava.
Frate
Francesco tese una mano a Dulbino, l’aiutò a rialzarsi, quindi gli battè sulla
spalla e disse:
-
Andiamo!
Poi,
fatti pochi passi, avvicinò la bocca all’orecchio del compagno di viaggio e gli
sussurrò:
-Però
in una cosa avevi ragione, Dulbino: quella ragazza era proprio una bella
creatura!
Juan Segundo
Il narratore che è in te trova sempre il modo di mostrare il suo talento.
RispondiEliminaE lo fa sempre con una certa classe, bisogna ammetterlo ;-)
a volte non è tutta farina del nostro sacco. non che abbia copiato da qualcuno! sai che aborrisco queste pratiche. Ma questo racconto l'ho scritto di getto l'altra notte: mi sono svegliato e ho sentito che mi dovevo alzare e scrivere, così dall'una alle due ho preso carta e penna e ne è uscito questo pezzo. e le correzioni fatte sono state minime, solo limature a mente fresca. Quindi, non so chi abbia scritto questo racconto... Grazie comunque del commento! ci risentiamo in pvt appena ho un po' di tempo!
EliminaCiao... era un pezzo che non passavo... tutto bene? Che bellissimo racconto! Mi è piaciuto molto sin dalle prime battute, complimenti :)
RispondiEliminagrazie! in effetti anch'io ho abbandonato un certo giro (... in senso positivo!) da quando ho cambiato argomento d'interesse al mio blog. In questa nuova veste mi trovo bene e sento che c'è sempre da migliorare. Grazie di essere passata e spero che tornerai più spesso. salutami la sicilia!
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