mercoledì 22 aprile 2009

IL NODO INFINITO



Vorrei un vostro parere.
Mi sono un po’ arenato, è vero. Ma si sa che tutte le novità sono così: l’inizio è travolgente, poi pian piano c’è il periodo di stanca, che serve anche a centrare meglio gli obiettivi, a delimitarli; poi c’è la ripresa. Spero di essere in questa fase.
Quindi, dicevo, vorrei un vostro parere. Potete anche non rispondere, non postare niente, mi va bene così; l’importante è che quello che ho da dirvi arrivi. (Ho messo quattro mega casse acustiche nel garage e la melodia di The Carpet Crawl dei Genesis disegna ghirigori nell’aria, sale e scende e torna a salire, sostenuta dalla spazzola della batteria. Poi il rullante prende il sopravvento e vien voglia davvero di rotolarsi sul tappeto. O forse è solo che è un pezzo di musica straordinario e allora ce lo sentiamo tranquilli e basta.)
Mi chiedo da un po’ di tempo: noi abbiamo finora descritto (nel senso di cercato di spiegare) il mondo e la vita di chi ci vive sopra con la matematica, la fisica, la geometria, la filosofia, la teologia, la psicologia, la sociologia e chi più ne ha più ne metta. Certo conosciamo qualcosa in più su alcune malattie e le loro cure, sul funzionamento di qualche macchina che ci aiuta a vivere, e su poche altre cose veramente essenziali. Ma per il resto, cosa sappiamo realmente di noi, dei nostri rapporti, di cosa ci muove a vivere e agire e interagire? Migliaia di anni fa popoli come gli Inca, i Maya, gli Egizi e altri ancora forse tuttora sconosciuti, pur vivendo in modo sicuramente diverso dal nostro (non usavano le bombe atomiche per uccidere o l’economia per affamare e affossare popoli da sottomettere) avevano pressappoco le nostre stesse conoscenze di base, ma davano alla vita un significato che travalicava il semplice usare i sensi per scoprirvi un rapporto di causa – effetto. Se pensiamo anche solo ai cinesi di 5.000 anni fa, quali conoscenze del mondo e della vita! Sentite cosa ci dice il maestro (facciamo insieme un profondo inchino) Ph. K. Dick a proposito, ad esempio, dell’ I Ching, un metodo per situare la nostra esperienza attuale nel momento presente in relazione con tutto ciò che ci circonda, e che si basa sulla semplice lettura di uno dei 64 esagrammi che si ottiene lanciando tre monete o dei bastoncini di legno di achillea:
Ecco l’esagramma, formato dal passivo movimento casuale dei bastoncini. Casuale, eppure radicato nel momento in cui lui (il protagonista del libro) viveva, in cui la sua vita era legata a tante altre vite e particelle dell’universo. Il necessario esagramma che tratteggiava, nel suo schema di linee intere e spezzate, la situazione. Lui, Juliana, la fabbrica di Gough Street, le missioni commerciali che dettavano legge, l’esplorazione dei pianeti, miliardi di mucchietti di residui chimici in Africa che non erano nemmeno più cadaveri, le aspirazioni di migliaia di persone attorno a lui, nelle squallide conigliere di San Francisco, le creature folli di Berlino con i loro volti impassibili e i progetti maniacali … tutto collegato in quel momento nel quale si gettavano gli steli di millefoglie per selezionare la saggezza appropriata in un libro iniziato nel trentesimo secolo prima di Cristo. Un libro creato dai saggi della Cina durante un periodo di cinquemila anni, vagliato e perfezionato; quella cosmologia – e quella scienza – superba, codificata prima ancora che l’Europa avesse imparato a fare le divisioni.
(questo libro ha due titoli: “La svastica sul sole” o “L’uomo nell’alto castello”; comunque sia è un capolavoro).
Ecco. Riusciamo noi a capire come siamo inseriti nel tutto che in questo preciso istante sta passando? A comprendere come e perché sta accadendo proprio questo e non altro? L’ I Ching una risposta prova a darla e senza ricorrere alla filosofia, alla matematica, alla teologia, ma solo guardando al ciclo del tempo e della natura.
Si, perché noi vogliamo spiegarci le cose con le radici quadrate o con una qualche teoria socioanalitica; quelli, gli antichi cinesi, lo facevano a partire dal “ritmo del tempo e delle stagioni” (come direbbe l’altro grande maestro Guccini Francesco da Pavana).
Noi cerchiamo una soluzione ‘aggiungendo’, quelli ‘sottraendo’. Un esempio: l’inquinamento. Noi stiamo spendendo soldi ed energie per studiare una macchina che emetta meno anidride carbonica; partendo da un altro modo di vedere (per sottrazione) si tratta semplicemente di usare meno l’auto, e sappiamo tutti che si può.
Allora io penso che ci siamo persi un pezzo della nostra vita di uomini, della nostra storia, che siamo andati troppo in là e alla fine abbiamo dimenticato da dove siamo partiti.
Ci dicono quei maestri che tutto parte dall’Uno, da cui scaturisce il Due e che si trasforma in Tre, ma che tutto, comunque, si riconduce all’Uno iniziale. Io non sono un filosofo e quindi confonderei ancor più le idee se cercassi di spiegare qualcosa di quel che ho detto, ma in qualsiasi posto si può trovare un spiegazione a questa formula (è per questo che abbiamo Internet!) che non è matematica o filosofica, ma parte dalle semplice osservazione delle cose.
Mi diceva proprio oggi un’amica che noi siamo come dei pesci rossi che nuotano in una boccia di vetro che a sua volta è immersa nell’oceano: per noi il mondo è solo l’acqua del vaso e non ci accorgiamo di tutto quello che c’è al di là del vetro. Che sia proprio per questo che noi usiamo solo una percentuale minima del nostro cervello? Le risposte vere stanno forse nella parte che abbiamo, nei millenni, lasciato a nanna?
La tecnologia (anche quella che sto usando io adesso per farvi arrivare queste cose), le scienze, hanno davvero salvato il mondo? Forse qualcuno di voi mi risponderà di sì e mi giustificherà anche la sua affermazione. Benissimo; sarà materia su cui riflettere.
Mi rendo conto, rileggendo, che, molto probabilmente, non si capisce niente di quello che ho scritto, e forse avete ragione. Però forse qualcosa è arrivato ugualmente e io spero che qualcuno di voi voglia rispondere, non solo a me ma a tutti quelli che hanno letto come voi.
Un attimo di silenzio, entra I Know What I Like. Collins, Rutherford, Hackett e Tony Banks sono proprio al meglio qui ed è una gioia per le orecchie e per la mente entrare in questo mondo fatato. Io so quello che mi piace e mi piace quello che so, canta Phil.
Ora aspetterò che arrivino The Lamb Lies Down On Brodway e poi The Musical Box, così che il cd sarà finito, poi chiuderò la saracinesca e andrò a casa. Ma forse che la mia casa non è qui con voi?
Buonanotte.

TIM

2 commenti:

  1. Caro Tim, forse abbiamo perso più di un pezzo di vita... Forse non ci rendiamo conto che la maggior parte delle volte viviamo la vita che ci chiedono gli altri (quando ci va bene) o che ci impongono le convenzioni. Un mio "amico", Albert Camus, ha speso fiumi di parole per mostrarci quanto siamo schiavi delle convenzioni e delle regole sociali acquisite, paradossalmente, in nome della libertà.
    Ciao Tim...
    BIbiana
    PS Ho ammirato le foto pasquali. Merci

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  2. CIAO TIM SONO ENTRATA NEL TUO BLOG E....MI PIACE MI PIACE PROPRIO E' VERO DOBBIAMO TORNARE AL SEMPLICE PERCHE' LA VITA CI SORRIDA ANCORA FACCIAMO CONOSCERE PIU' CHE POSSIAMO IL REIKI PERCHE' E' INSITO IN OGNUNO DI NOI E SOLO CON LA SEMPLICITA' DEI GESTI POSSIAMO RISCOPRIRLO I BIMBI FINO ALL'ETA' DEI3 ANNI LAVORANO INCONSCIAMENTE CON IL REIKI DOBBIAMO RITORNARE COME LORO. GRAZIE CARMEN

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