martedì 11 maggio 2010

Io, Robot

Scrive Isaac Asimov che alla fine degli anni '30, quando aveva iniziato da poco a pubblicare racconti di fantascienza su diverse riviste, era solito scrivere lettere agli stessi magazine per commentare i racconti di altri scrittori lì pubblicati. E questo non come critico letterario, bensì come semplice lettore. Asimov racconta che nel luglio del 1938 scrisse un commento poco lusinghiero su 'Rule 18', un racconto di Clifford Simak, autore di fantascienza già avviato sulla strada della notorietà, quando lui era ancora agli inizi. Nel giro di pochi giorni ricevette una lettera di Simak in cui si chiedevano "maggiori particolari onde poter prendere in considerazione le mie critiche e forse trarne profitto", scrive il buon Isaac; e lui rispose tranquillamente.
Questo episodio mi ha fatto immaginare cosa sarebbe accaduto se oggi un aspirante scrittore, o un qualunque lettore, si fosse permesso di giudicare in tal modo e attraverso gli stessi canali, un'opera di un autore di successo.
Penso che anzitutto nessuna rivista 'di genere' (non parlo quindi di fogli scandalistici) avrebbe pubblicato la lettera. Secondariamente, se pur questo fosse accaduto, avremmo assistito ad una querelle infinita dello 'scrittore affermato' contro 'lo scribacchino', con accuse di incompetenza e la solita scia di difese della casta degli scrittori contro chi 'vuol farsi solo della pubblicità' e non ha diritto di entrare nel dorato mondo di 'quelli che pubblicano'.
A me pare che il mondo sia un po' cambiato in questi ultimi '70 anni. Voi che ne dite?
TIM
P.S.: non ho dimenticato la musica. Eccovi una chicca del 1973; a voi scoprire di chi si tratta. Anche da allora la musica è cambiata, vero?
P.S. II: il titolo non ha niente a che vedere col post, ma non ho trovato di meglio ...

5 commenti:

  1. Che dire? Quella è l'America, un posto dove ancora oggi il mondo editoriale ha spazio per gli esordienti, sulle riviste (dove pagano l'autore), sulle nuove uscite in libreria.

    L'Italia è un'altra cosa!

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  2. L'editoria rappresenta una casta ed inoltre è legata a schemi puramente economici, sennò non riuscirei a spiegarmi alcune uscite oggettivamente indegne di autori famosi, ma, per usare un eufemismo, a corto di idee e di ispirazione, tralasciando talvolta autori promettenti. Chi ha suggerito Stephen King?
    Da sempre sostengo che il prog italiano non ha nulla da invidiare a quello britannico e questo video lo dimostra ampiamente

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  3. Secondo me, il problema di oggi è che con blog e siti vari ci vuole troppo poco a fare una critica. Mettersi lì a scrivere, imbustare e spedire, invece, era molto più impegnativo e immagino che ricevere un commento fosse un'eventualità non dico rara (parlando di autori affermati) ma certo meno comune di trovarsi recensiti su IBS o su qualche blog con centinaia e centinaia di commenti.

    Simoneq

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  4. Che poi non è un "problema", parola che ho usato credo un po' male. Solo una situazione diversa, e per me è ovvio che anche gli scrittori reagissero differentemente.

    Simone

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  5. Certo, questa 'troppezza' di mezzi può anche sminuire un'opera; in fondo una critica o una recensione non si nega a nessuno, quantomeno come segno di buon vicinato di blog. E poi è bello sentirsi il 'recensore' di questo e di quell'altro. Con ciò non voglio togliere niente e a nessuno, però io non me la sento di 'recensire' un lavoro di chi come Simone, Glauco, Alex è sicuramente ad un livello mooolto superiore al mio. Al massimo posso dire: mi piace, non mi piace, ma sarebbe comunque un giudizio soggettivo personalissimo, che non ha niente a che fare con la letteratura o l'editoria.

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