sabato 7 dicembre 2013

Le parole per un mondo nuovo

Quante volte vi è capitato di aver visto un bel paesaggio durante una gita, o affacciandovi dalla vostra finestra di casa, e vi è venuta la voglia di prendere album, matita e colori e di volerlo riprodurre? 
O quante volte avete raccontato ad un amico un sogno o un fatto accadutovi?
In breve: avete ricreato, col disegno e con le parole, una realtà vista e vissuta.
È la magia del segno e delle parole.
Dio ha fatto lo stesso: vuole partecipare Se stesso, l'immenso Amore che è la Sua essenza (lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque Gn. 1,2) e descrive con le parole le creature che ancora non esistono e a cui Egli stesso darà vita perché possano ricevere il Suo dono. 
Il libro della Genesi, infatti, inizia con queste parole: 
Dio disse: «Sia luce!» E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno. (Gn 1,3-5)
E il Vangelo di Giovanni, fonte di illuminazione e meditazione per chi vuole entrare nei misteri della vita divina, ripete:

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. (Gv 1, 1-4)
Anche noi, perciò, ogni volta che parliamo, facciamo come Dio.
Questo ci fa capire quanto siano importanti le parole e quanto, quindi, sia importante fare attenzione a cosa diciamo e a come lo diciamo.
D'altra parte ognuno di noi ha fatto esperienza del parlare (o dell'esprimersi attraverso il linguaggio non verbale dei segni e dei gesti del corpo) delle persone che ci circondano. Non siamo forse in grado di capire chi abbiamo davanti dal modo in cui parla e si muove? Esiste una vera e propria scienza che è in grado di insegnarci a scoprire chi è il nostro inerlocutore da questi segni.
E la psicologia ci aiuta a scoprire gli aspetti nascosti di noi proprio analizzando le nostre parole, il nostro modo di muoverci e interagire.
In sintesi: ciò che siamo dentro traspare sempre da come lo trasmettiamo agli altri.
Tutto questo per dire che: se vogliamo creare attorno a noi un mondo d'amore, pace, solidarietà, dobbiamo cominciare con l'esprimerlo, materializzarlo con le nostre parole e i nostri gesti.
Ciò non vuol dire che se sono arrabbiato non debba manifestarlo. Gridare o dire pacatamente il disagio che ho dentro aiuta a portarne un po' all'esterno. * Ma naturalmente devo sapere con chi posso farlo, se la persona che ho davanti può capire ciò che sto esprimendo.
Tutto è come un circolo: se ho pace e amore dentro di me sarò capace di renderli visibili col mio parlare e il mio comportamento. E se attorno a me gli altri riescono a precepire un mondo di pace e amore, a loro volta ne trarranno beneficio e ne trasmetteranno a me.
Un'ultima, piccola, osservazione.
Siamo bombardati sui social network di articoli su metodi (molto spesso a pagamento!) per riuscire a trovare la calma e la pace interiore; su come attivare centri particolari del nostro corpo che come per magia ci daranno la tranquillità. Fatta salva la buona fede, devo dire che i principi sono giusti: io stesso vi ho proposto tre post sulla meditazione e sui suoi benefici (qui, qui e qui). Ma troppo spesso si tratta di scorciatoie, di false piste.
Costruire dentro e fuori di noi un mondo diverso, pacificato, è un cammino lungo e difficile; ma non impossibile.
Cominciare coll'usare le giuste parole e dirle con il giusto tono è un buon primo passo.
Impariamo a disegnare nel nostro ambiente gli scorci di serenità e beatitudine che vediamo o sogniamo nel nostro spirito.
È un modo per essere, insieme a Dio, creatori di un nuovo mondo.

Juan Segundo
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* Uno dei metodi migliori per scaricare la tensione è quello di andare in un posto isolato e urlare a squarciagola finché si riesce; o farlo mentre si è in auto, naturalmente quando nessuno può sentirci e vederci. 

2 commenti:

  1. E' vero, a volte bastano poche parole piacevoli. Ricordo una volta, all'università, scambiai poche parole con una studentessa che neppure conoscevo, e come talvolta capita quando si parla fra sconosciuti si è finiti col parlare di cose personali. E quella studentessa, che per motivi suoi era particolarmente demoralizzata, alla fine del dialogo mi disse "E' stato bello parlare con te, mi hai ridato fiducia". Ovviamente quel giorno ero particolarmente di buonumore, ma ho usufruito al contrario, quando in altre occasioni poche parole di un conoscente mi hanno restituito la voglia di sorridere. Se tutti noi inseguissimo questo tipo di interazione con gli altri, chissà, forse sarebbe davvero un mondo migliore.

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    1. ... e anche se non lo fosse, ci si vivrebbe meglio! Come sempre dobbiamo cominciare da noi, da quel che facciamo, da quello e da chi ci circonda. Avere la pretesa di schioccare le dita e risolvere i problemi è assurdo e controporducente. Buona giornata!

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