Nel
52 dopo Cristo l’apostolo Paolo, nel corso del suo viaggio missionario, lascia Tessalonica
(l’attuale Salonicco) e arriva a Corinto.
Ma
ha ancora nella mente e nel cuore le domande della comunità che ha appena
salutato. Così decide di scrivere quella che è rimasta nella Bibbia come la
“Prima Lettera ai Tessalonicesi”.
In
modo particolare c’erano all’interno di quella chiesa alcuni dubbi e alcune
idee errate riguardo alla seconda venuta del Signore Gesù, tanto che alcuni
avevano smesso persino di lavorare credendo che la fine fosse ormai vicina.
E
Paolo scrive così (4,13-8):
Fratelli,
non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché
non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo
che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà
con lui quelli che si sono addormentati. Poiché
questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali
saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono
addormentati; perché
il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio,
scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che
saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il
Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Consolatevi dunque gli
uni gli altri con queste parole.
Paolo
(che aveva fatto esperienza diretta del Signore che gli era apparso mentre era
sulla via di Damasco At 9,1-6) sa che il più grande ostacolo alla speranza è la morte.
Infatti coloro che non credono pensano che con la morte finisca ogni cosa,
perciò non possono avere fede perché non hanno la speranza nel ritorno di Gesù.
Ma,
dice Paolo, i credenti non muoiono, così come normalmente si intende; essi,
volendo usare un linguaggio umano, è come se dormono. Cioè sono in quello
stato in cui sono presenti a noi ma non svolgono alcuna funzione diretta: non
mangiano, non lavorano, non ci rispondono; eppure sono vivi.
Essi si addormentano in Gesù, cioè come Gesù che è morto (prima di lui la morte
era la condizione normale dell’uomo) ma anche risorto (e questa è la novità
che rende il credente diverso dagli
altri uomini sulla terra). Perciò verrà un momento in cui il Signore Gesù
tornerà e prenderà con se definitivamente coloro che hanno creduto in lui e
tutti quelli che, dalla nascita dell’uomo, avranno seguito i buoni dettami del
proprio cuore.
Come
avverrà questo?
Ecco
che Paolo stupisce la nostra stessa fantasia, se non fosse che già nell’Antico
e nel Nuovo Testamento di queste cose se ne parla continuamente.
L’Apostolo
dice che Gesù ritornerà scendendo dal cielo con
voce d'arcangelo e con la tromba di Dio e prenderà (risusciterà) prima
quelli che sono già morti fisicamente e poi quelli che ancora sono nel loro
corpo materiale. E l’incontro tra Gesù e i suoi avverrà non in una qualche
città, per quanto importante, o attraverso una qualche chiesa presunta eletta,
ma sulle nuvole … nell'aria. E tutto
avverrà come fosse un rapimento.
Dobbiamo
pensare che quando si parla di questi aspetti (morte, resurrezione, ascensione…
) la Scrittura è molto precisa. Gesù insiste con Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e
mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente! (Gv
20,27). Lo stesso Gesù dice a Natanaele che se avremo fede vedremo il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e
scendere sul Figlio dell'uomo (Gv 1,51). Gesù non dice che il segno
esteriore che la nostra fede c’è sarà un certo languorino nel cuore o un
qualche slancio d’affetto particolare; dice che vedremo il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio
dell’uomo!
Allora
possiamo dire che quella visione descritta da Paolo ai cristiani di
Tessalonica, dei credenti che verranno rapiti sulle nuvole e là incontreranno
Gesù, può essere presa alla lettera!
Perché,
allora, meravigliarci quando ci dicono che molti hanno apparizioni di entità
angeliche? Che la scintilla di spirito divino che si è fatto conoscere a noi
come Maria di Nazareth, la madre dell’uomo Gesù, continua a visitarci e a farsi
vedere da molti? Che dall’universo
seguitano ad arrivare entità spirituali sotto varie forme, anche fisiche? E che
queste ci parlano, ci fanno conoscere verità su noi, sul nostro mondo,
sull’universo intero?
Certo,
non dobbiamo credere a tutto ciò che ci viene detto, ma ogni cosa deve essere
vagliata alla luce della fede.
E
perciò abbiamo un principio sicuro, che il Signore stesso ci da’: Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono
verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete
dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così,
ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un
albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti
buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li
riconoscerete dunque dai loro frutti. (Mt 7,15-20)
Li
riconosceremo dai loro frutti! E quali sono i frutti?
Anche
in questo caso ci viene in aiuto l’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Galati
(5, 19-26): Ora le opere della carne sono
manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte,
invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già
detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. Il
frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli
che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi
desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. Non
siamo vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
In
conclusione: non rigettiamo come false, per principio, le rivelazioni che ci
vengono date; ma cerchiamo di capire se sono vere, valutando seriamente chi è
che ce le da’.
Perché
non può essere scelto da Dio per parlarci, colui che Dio non ce l’ha nel cuore
e non fa frutti degni della fede!
Juan Segundo
Purtroppo è un ambito in cui i millantatori sono davvero moltissimi. Certo, uno che sostiene di parlare con gli angeli per leggere il futuro e si fa pagare per le sue previsioni, ovviamente si qualifica da se ;-)
RispondiEliminaesattamente! io penso che normalmente non bisogneberebbe 'predire' il futuro, anche perché questo non è segnato, ma è sempre aperto alla possibilità che il libero arbitrio dell'uomo lo cambi.
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