Lo guardo di tra gli alberi, laggiù ai piedi dello scosceso, dove le acque del fiumicello lambiscono i sassi e le felci, rinvigorite dalle piogge degli ultimi giorni.
È magrissimo, sotto quel sacco di tela grezza, scalzo e con i piedi martoriati dalle troppe pietre calpestate.
Si china ogni tanto a bagnare le foglie di vite che ha in mano (dove le ha prese, poi, da queste parti?) e se le porta sulle tempie, forse a rinfrescare il suo dolore.
Ma quale altro dolore dev'essere per lui sapere che pian piano non riuscirà più a vedere quella natura che egli considera sua madre, sua sorella, sua amante!
Alza gli occhi verso l'alto, poi gira lo sguardo attorno a sé, abbracciando tutto ciò che lo circonda.
Forse prega, dialoga col suo Dio, magari si lamenta di qualcosa; lui è così: non tiene niente dentro, con nessuno. Figuriamoci col Padreteno!
Qualche piccolo animale vicino a me provoca un rumore e Francesco si volge a guardare. E mi vede.
- Chi c'è lì? - mi chiede?
- Fra Dulbino - rispondo, confuso per esser stato sorpreso a spiare.
Mi fa segno di raggiungerlo.
Scendo cercando di non scivolare, aggrappandomi ad alberi e arbusti.
Lo raggiungo.
- Ciao, padre Francesco.
- Nessuno è padre su questa terra. uno solo è il Padre e sta lassù in cielo - risponde.
Poi dopo una pausa:
- Anzi, qui - e mi tocca con l'indice all'altezza del cuore - dentro di te. Se gli uomini capissero che il loro corpo è un vaso che contiene Dio, avrebbero più rispetto per loro stessi e per gli altri.
Si ferma per un attimo e alza gli occhi a guardare le acque del fiumiciattolo.
- Ci credi tu che in te abita Dio?
Sembra seguire un momento il filo dei suoi pensieri, poi continua:
- Non un Dio astratto, quello buono per scriverci un poema o una canzone. Parlo di Dio quello vero, quello della Bibbia, del Corano, degli ebrei... Li ho consociuti veramente, sai: ebrei, musulmani... Sono uomini, come noi, con i nostri sogni, i nostri desideri. Cambia solo un po' l'odore e il colore della pelle e parlano una lingua strana. Ma credo che anche loro pensano lo stesso di noi cristani...
- Francesco, -azzardo una domanda - cosa vuol dire che Dio sta dentro di noi?
Francesco mi guarda e sorride.
- E come faccio a spiegartelo! È una cosa che io sento. Potrei dirti milioni di parole, farti mille spiegazioni e potrei non riuscire a fartelo capire. Non perché sei stupido, ma perché certe cose si sentono, non si spiegano.
- E allora?
- E allora... io ti posso raccontare come ci sono arrivato, ma ognuno ha la sua strada...
Francesco mi mette una mano sulla spalla e fa segno con l'altra di guardare tutto quello che ci circonda.
- Ci vuole tanto amore... e anche tanta umiltà. Quando ero giovane, come te, avevo un'infinità di sogni, ma il più grande era quello di essere il migliore, di essere al centro dell'attenzione di tutto e di tutti. Sognavo feste, ragazze, onori, armature lucenti, campi di battaglia. Mi sentivo invincibile!
- Sì, ho sentito raccontare queste storie di te...
- E non capivo che la realtà era diversa. I miei occhi vedevano altre cose... anzi non vedevano proprio la realtà, ma solo quel velo che ricopre ogni cosa e che ci allontana dalla verità...
- Quale velo? - chiedo.
- Il velo del mondo, delle convenzioni, delle facciate. L'uomo ha bisogno di queste cose per sentirsi bene, realizzato, per sentirsi al pari degli altri. Ma non capisce che solo se scopre di essere, sì, unico, ma davanti a Dio non agli altri, amato personalmente dall'Altissimo, può vivere la sua vita in pienezza.
- ... in pienezza?
- Sì, una vita che non si fa' trascinare dal primo che arriva o dalle cose che possiede, ma che ogni giorno è piena di forza, coraggio, libertà, amore...
E mentre dice queste cose, i suoi occhi si riempiono di lacrime, il suo sguardo si accende.
- Perché piangi, Francesco? Cos'è che ti rende triste?
- Triste? Io non sono triste! Piango di gioia! Io sono amato da Dio, lo capisci! Proprio io, Francesco il poverello, l'ignorante, il pazzo, lo sconsiderato e in tutti i modi in cui hanno parlato di me finora!
Francesco rimane a contemplare gli alberi e il fiume. Poi comincia a prende a calci l'acqua, a spruzzarla dappertutto, bagna il suo saio e il mio.
- Balla e canta con me, fratello Dulbino! Non senti gli uccelli che melodia che suonano solo per noi!
Francesco comincia a danzare e mi trascina con sé nelle acque gelate del fiumicello. E canta, con una voce melodiosa e forte allo stesso tempo.
Poi, quando è esausto, si ferma ed esce dall'acqua.
Siamo entambi completamente bagnati e il venticello leggero ci fa attaccare gli abiti al corpo nudo. E ho freddo, ma la gioia di Francesco mi ha contagiato e non mi da fastidio.
Stiamo seduti un po' sull'argine del ruscelletto. Francesco mi tiene abbracciato, per scaldare entrambi. E io gli dico:
- Mi hai detto che Dio è dentro di noi, ma non mi hai spiegato nulla...
Si gira a guardarmi, e poi sorride.
- Fra Dulbino... ma non hai sentito niente mentre danzavamo nel ruscelletto? Non hai sentito di essere parte della natura, non ti sei lasciato andare alla gioia delle gocce d'acqua sulla pelle, non ti sei sentito uno con me, gli alberi, gli uccelli, il sole?
Francesco mi stringe ancora più forte:
- Questo è essere Dio! Io, Francesco, sono Dio, il vento è Dio, l'acqua fresca è Dio! Quando sarai capace di sentirti parte di quest'Uno... allora avrai capito che anche tu sei Dio, sei parte del Tutto di Dio! E sarai pronto a fare la tua parte nell'universo, sarai capace di creare con Dio ogni istante che vivrai, donando vita e amore a tutto ciò che ti circonderà.
Mi volgo a guardarlo. Il suo volto è trasfigurato, in pace; sembra quasi che non sia più un abitante di questo mondo. E forse non lo è davvero, almeno del mondo in cui vivo ancora io...
Francesco sospira due, tre volte, si tiene il volto tra le mani per qualche istante, come ci ha raccontato di aver visto fare nella terra del Sultano per pregare. Poi si alza e mi invita a farlo anch'io.
E allora alza le mani al cielo e comincia sommessamente a cantare così:
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente
messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è
bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta
significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et
sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne
sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et
herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale
nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata
mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la
morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.
- Fra Dulbino, hai capito ora?
Mi prende sotto braccio, poggia il capo sulla mia spalla e ce ne andiamo lungo il ruscelletto.
Juan Segundo
Dire che è qualcosa di straordinario e unico non basta, e' molto di più !
RispondiEliminaho lasciato parlare il mio cuore di francescano. Grazie!
RispondiEliminaIo non ho parole ma spero ti giunga tutta la gratitudine del mio cuore ♡
RispondiEliminaGrazie, Stefania! la tua gratitudine arriva forte e chiara!
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RispondiEliminameraviglioso!!!! ho letto questo post su facebook, non potevo non scrivere anche a chi ha messo a nostra disposizione tanto Amore e bellezza. Grazie!!! Farò conoscere a mia volta queste bellissime parole
RispondiEliminaGrazie Sara! quando quello che diciamo e scriviamo arriva forte e chiaro al cuore dell'altro è perché liberiamo quell'energia che pulsa in noi e aspetta solo di uscire.
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