lunedì 21 luglio 2014

Il cambiamento è semplice ma non è facile (di Laura Riva Gambirasi)

Ho ricevuto e, con grande gioia e gratitudine come sempre, pubblico l'articolo di Laura Gambirasi in cui sintetizza i temi del seminario Lezioni di Ricchezza che ha tenuto nei giorni scorsi.
Nel ripercorrere i temi trattati, Laura fa una vera e propria mappa del funzionamento (o malfunzionamento) della nostra anima e della nostra psiche, mettendo in bella mostra meccanismi sicuramente noti, ma che tendiamo a dimenticare anche inconsciamente quando si tratta di vedere dentro di noi.
Faccio un solo commento, partendo dal titolo: Il cambiamento è semplice ma non è facile; e io aggiungo: basta volerlo!
Vi lascio all'interessante lettura dell'articolo e, ancora una volta... grazie Laura!
E non dimenticate di lasciare i vostri commenti!



IL CAMBIAMENTO È SEMPLICE MA NON È FACILE

Abbiamo da pochi giorni terminato di condurre un bellissimo seminario di dieci giorni dal titolo Lezioni di Ricchezza.
Scrivo abbiamo poiché ero con un uomo che fino a dieci mesi fa si occupava soltanto di istruire dirigenti e manager riguardo la finanza. Dopo aver frequentato il percorso che ogni settimana ho proposto, ha compreso che non si ha accesso alla ricchezza e all’abbondanza se non come normale conseguenza di una bellezza interiore profonda e totalizzante, tali da farci sentire in totale connessione con l’Universo intero. È stato interessante osservare quanto, le persone che seguono percorsi spirituali, abbiano un imprinting di povertà e mancanza a livello del sistema limbico, il cervello istintuale che ha registrato AMORE = POVERTA’ E MANCANZA. Prodotti, questi, di un insegnamento clericale totalmente falso per soggiogare i popoli al potere e mantenerli sudditi di una credenza fasulla che ha mostrato, e spesso continua a mostrare, un Dio giudicante e pronto a punire severamente chi non resti nudo per entrare nel regno dei cieli (che non metto in maiuscolo poiché non è il Regno dei Cieli che io intendo).

Sono stati giorni in cui, ognuno, a partire proprio da noi relatori, si è messo a nudo, esplorando le cause che hanno prodotto effetti devastanti nelle vite di ciascuno, in riferimento a quella realtà a cui abbiamo creduto fiduciosi. I genitori che ci hanno confrontati ai fratelli o che ci hanno abbandonati o che ci abbiano inflitto violenze psicologiche enormi. Abbiamo compreso come sia stato necessario per l’istinto di sopravvivenza, e per sentirci in qualche modo amati, eleggere quale migliore amico il nostro ego, e a lui affidarci lasciando che continuasse a parlarci e dirigere le nostre vite.
L’ego si nutre di sofferenze e nasce dal confronto, dal paragone (“guarda tuo fratello come è bravo”; “non sei come tua sorella” ; “se tu fossi un bravo bambino” etc) e ho visto persone adulte ritrovare quei bambini feriti che stanno all’interno del veicolo di quarantenne o cinquantenne, venire allo scoperto mostrando ampiamente le loro ferite, comprenderle e risanarle, trasformando l’esperienza di dolore in comprensione amorevole.
Abbiamo poi compreso che amare gli altri, non significa portare a chi ha bisogno tutti i giorni una mela da mangiare, ma affiancarlo insegnandogli a seminarne i semi, al fine di far crescere da sola una bellissima pianta di mele, mature e succose.
Eppure… qualcuno ha ancora tanto bisogno di sentirsi la spalla a cui il debole si appoggia, il bastone che sostiene, colui che porta ristoro al più debole.
Ma questo non si chiama AMORE. Non è qualcosa che dai incondizionatamente.
È vero… non ti aspetti nulla di materiale in cambio, ma ciò di cui senti il bisogno è di sentirti amato attraverso il gesto del dare. Quindi non lo si può considerare AMORE INCONDIZIONATO. Come posso dar da bere ad un assetato se la mia bottiglia d’acqua è vuota? Come posso amare un altro se ho dentro me tanta mancanza e povertà d’amore?
Non sono questi gli insegnamenti dell’uomo chiamato Gesù. Mai ha fatto credere di essere Egli colui che portava guarigione, mai Colui da acclamare come il buono; bensì ci ha sempre dimostrato la coerenza con le leggi universali: tratta l’altro come vuoi essere trattato tu.
Io non vorrei essere alimentata ogni giorno da un altro, poiché ne cadrei in dipendenza, ma sarei molto grata se mi venisse data l’opportunità di sapermi conoscere, accettare, accudire, coccolare con tutto ciò che è già dentro me, in qualità di parte integrante delle Divina scintilla.
Il mondo è ancora troppo soggiogato dalla paura: si prega per paura, si prega per credersi migliori, si prega per chiedere. Poche volte ci si vuole occupare soltanto di sé stessi, perché questo ci hanno detto che si chiama egoismo.
Come posso accedere alla bellezza, abbondanza e ricchezza di cui l’Universo è pieno, se sono tanto povero dentro?

Non è forse vero che spesso i ricchi sono ritenuti cattive persone, le quali hanno beni materiali che “sicuramente hanno guadagnato rubando?” Eppure non penso sia così.
Semplicemente è possibile che siano persone totalmente focalizzate sugli obbiettivi. Certo, in un mondo duale ci sarà chi si arricchisce attraverso il buio, ma prima o poi, sarà destinato a farne i conti.
Accanto a queste, esistono tantissime altre persone che, intuitivamente e con molta creatività, credono in sé stesse e ne fanno lo scopo della loro vita. Sono felici a prescindere dal denaro che ottengono, non fanno ciò che fanno per il denaro; ed è possibile allora che è per quello che si arricchiscono? Ma se non amo e accolgo me, con la quale dovrei stare ventiquattro ore al giorno, se in ogni istante il mio sguardo è fuori da me, come potrò mai dire ad un altro che fare?

Durante il seminario abbiamo fatto in modo di portare a comprendere che spesso abbiamo bisogno di sentirci buoni, come reazione ad uno o ad entrambi i genitori che abbiamo ritenuto cattivi (“mi sono detta non sarò mai come mia madre”; “infatti io sono tutta il contrario di mio padre”).

Ma forse non sappiamo che il nostro cervello limbico impara per ripetizione e, come un registratore con una cassetta, riproporrà gli stessi schemi che ha imparato.
Meditiamo…
 Juan Segundo

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