giovedì 23 agosto 2012

Riconoscersi

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Stanotte ho fatto un sogno.
Dovevo vendere la mia casa e la facevo visitare ad un possibile acquirente.
Ma, man mano che andavo per le stanze, non le riconoscevo e continuo a domandarmi: ma questa è veramente casa mia? 
Ora, non ci vuole molto a capire che in un'interpretazione anche semplice dell'attività onirica a livello psicologico, la casa rappresenta il nostro mondo più intimo. Quindi voler vendere la casa e non riconoscerla significa che nella mia testa qualcosa comincia a non funzionare bene.
È come se non mi riconoscessi più.
Chi sono diventato in tutti questi anni? Tutti i cambiamenti, anche materiali, fatti mi hanno avvicinato o allontanato dalla persona che sento inconsciamente di essere, quella cominciata a costruire in gioventù? E non parlo di semplici comportamenti, ma di atteggiamenti profondi che mi fanno stare bene con me stesso.
Certamente la gioventù è una brutta bestia, nel senso che quello che fai a quell'età ti resta per sempre, nel bene e nel male; e io mi rendo conto che tante cose vissute un tempo sono state deleterie per me.
Tante relazioni (non solo sentimentali) sbagliate, un approccio spesso problematico ad alcune realtà, un cattivo rapporto con chi doveva aiutarmi a crescere.
Ma anche le cose positive: essermi tuffato e cresciuto in una certa cultura dialetticamente di sinistra (nel senso di una visione del mondo positivamente di parte); l'aver conosciuto personaggi (in carne ed ossa e del mondo lontano da me) che mi hanno dato gli strumenti del mestiere per capire quello che mi circondava; aver imparato che: nessun giorno senza un libro; e potrei andare di questo passo.
Negli ultimi trentacinque anni ho viaggiato attraverso esperienze (intellettuali e materiali) spesso diametralmente opposte, e ne sono uscito sempre vivo, magari ammaccato ma vivo.
Ma ora, mi chiedo se il punto della vita a cui sono arrivato esprime quello che sento dentro di essere. Se riesco a manifestare con naturalezza il mio vero io, le mie esigenze, le mie speranze e paure, la mia visione del mondo.
Forse è che da qualche giorno ho compiuto 52 anni, ma sono domande che tornano sempre più spesso in questi ultimi tempi.
Sono davvero io quello che il mio corpo porta in giro tutti i giorni?
Dovrei davvero vendere questa casa che non riconosco più tanto lucidamente?

TIM

12 commenti:

  1. Perchè dovresti vendere casa? Il trascorso è oro, è piombo "festeggiare" i compleanni......

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    1. Il problema viene fuori quando ti allontani dalla strada che senti di voler percorrere, quando quello che fai non risponde pienamente alla tue aspettative, e non parlo delle piccolezze, perché è pur vero che un minimo di adattamento nella vita ci vuole, che bisogna fare, come suol dirsi, di necessità virtù. Ho imparato, tra le altre, cose a non aver paura di invecchiare, perché è una cosa contro cui nessuno può farci niente (a meno di non morire prima!), ad accettare serenamente i limiti, fisici e psicologici, che l'avanzare dell'età impone. Quello di cui parlo è una difficoltà ad identificare quello che sono diventato con quello che sento di essere.

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  2. Tempo di bilanci...
    La sensazione di aver sbagliato tante cose è vivissima, il non riconoscersi in quello che si è diventati anche.
    Io credo che la casa rappresenti una mappa.Una mappa delle tue vittorie,esperienze e sconfitte.
    Solo tubperò puoi dire se ne è valsa la pena oppure no.
    Ciao.

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  3. Capita di avere la sensazione di aver sbagliato tutto e di aver tradito se stesso. Personalmente sono cambiato molto rispetto a quando ero più giovane, ma cerco di essere tollerante e compiacente con me stesso. Non credo che esistano alternative ;-)

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  4. Il cambiamento è parte della vita. Credo che spesso cambiamo ma ci ostiniamo di restare come prima, nel senso che non accettiamo di essere diversi e continuiamo a fare e accettare le cose di un tempo anche se non ci piacciono e non ci interessano più.

    C'è una grossa paura di cambiare e di accettarsi in modo diverso: lasciare qualcuno, cambiare lavoro, smettere di seguire determinate idee... in tanti credo continuano a farsi trascinare da quello che erano una volta, e credo che questo sia sbagliato. Cambiare e basta, invece, accettando le novità, è una cosa naturalissima e sana.

    Simone

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  5. @ Nick, Ariano, Simone: come accennavo nella risposta a Iyova, non ho paura del cambiamento o della vecchiaia. Il mio stato d'animo, che forse non sono riuscito a trasmettere bene nel post, è di chi si rende conto che la vita che sta facendo non gli permette di vivere ed esprimere cose che invece sente come urgenti; da qui la necessità di 'riconoscersi'. Faccio un esempio che non ha nulla a che fare nello specifico ma può dare l'idea. A me piace molto camminare e lo faccio tutti i giorni, anche solo per fare il tragitto casa-lavoro. È chiaro che quando avevo 30 anni magari riuscivo a fare una scarpinata per i boschi anche di 3-4 ore; oggi mi accontento di una buona oretta, perché so che il mio fisico (ormai non più allenato e più vecchio di vent'anni, mi permette quello e sono contento se ci riesco. Ecco, per me l'importante è poter fare alcune cose e realizzare alcuni progetti che so di essere in grado di portare a termine, e che invece, in questo momento mi sono preclusi.

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  6. In uno dei miei ultimi sogni (per rimanere in un medesimo campo) correvo in moto con un nido di api che si dilettava sulle spalle, non so se il paragone possa esser appropriato, ma mi sa che devo preoccuparmi. A parte, le divigazioni oniriche, i percorsi intrapresi ogni tanto presentano delle soste, ci si guarda intorno per poi riprendere con maggior slancio o con più pacata consapevolezza, non fermarsi è indispesabile.

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    1. Io di certo non mi fermo. Statisticando (dovrò chiedere lumi anche a Davide Mana) ho calcolato che dai vent'anni in poi, ho cambiato completamente lavoro, stile di vita e residenza ogni dieci anni. Per cui sono nel periodo giusto per un altro cambio "epocale".

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  7. si cambia continuamente dal mio punto di vista e per me è fondamentale accettare che sono responsabile di tutti i cambiamenti che vivo (grazie al cielo ho imparato a non incolpare più nessuno). Accettato questo non mi spaventa nulla. Non riconosco più la casa, provo a imbiancarla e a cambiare arredamento. Non basta? Si fa qualcosa di più drastico. quello che decido io è mio nel bene e nel male. Credo sia la filosofia migliore, per me ovviamente.

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    1. ovviamente... è la risposta migliore. il discorso nasce quando non sei solo e devi dar conto della tua vita anche ad altri, che siano il lavoro, la società, la compagna di vita.

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  8. Il tuo post è molto interessante e ricco di spunti di riflessione.
    Rifletto e probabilmente ci torno più in là... :)

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