Forse qualcuno dei miei 2 lettori sa che da quando ho (ri)cominciato a leggere libri gialli-polizieschi-thriller-ecc. sono sempre alla ricerca di autori italiani, non importa se famosi o sconosciuti.
A volte prendo delle fregature abissali, a volte faccio scoperte interessanti, a volte resto fulminato sulla via di... vedete un po' voi (Baker Street va bene?).
Correva l'anno 2012 quando il Giallo Mondadori mi avvisò -in edicola!- che una certa Mar(iagra)zia Musneci aveva vinto il Premio Tedeschi.
Marzia Musneci? Chi è costei?
La mia edicolante, Gabriella, fu così gentile che in cambio di 4 euro e 90 centesimi mi diede una copia di Doppia indagine, il romanzo che aveva appena vinto il premio Tedeschi uno dei premi più importanti nel segmento letturifero giallo.*
Ecco, quella fu una scoperta interessante, perché mi fece iscrivere Marzia Musneci tra gli autori da ricordare= se trovi ancora questo nome, non fartelo scappare.
Perciò, quando a inizio di questo mese Gabriella mi disse: sono arrivati i Gialli Mondadori, e vidi il nome della romana, che ha la fortuna di vivere ai Castelli, non ho esitato e ho dato all'edicolante altri 4 euro e 90.**
Ho così portato a casa questo Lune di sangue. Stavo finendo in quel momento la lettura di un libro con protagonista il commissario Wallander, perciò il volumetto giallo dovette aspettare qualche giorno sullo scaffale.
Poi, finalmente, venne il suo turno.
Cosa mi aspettavo da questo romanzo? Una conferma del'interesse provato per Doppia indagine? Anche. Qualcosa in più? Chi è che non si aspetta sempre qualcosa di meglio da un libro! So che non bisogna partire con delle aspettative quando si legge un romanzo, ma è inevitabile quando un altro lavoro ti è piaciuto. E poi, alla fine, vuoi sapere se hai speso bene i tuoi soldi.
Ora, terminata quest'interminabile premessa, vengo a Lune di sangue
Il riassunto dalla quarta di copertina:
Questo è un paese tranquillo, gli omicidi non sono tra le specialità
locali. Perciò fa scalpore il ritrovamento del cadavere di un uomo,
trafitto da una ventina di coltellate e con le mani mozzate, in una
grotta sul lago ai Castelli Romani, dopo una notte di luna piena. La
grotta è da tempo teatro per notturni riti di magia, così la pista della
setta satanica viene quasi naturale. Ma sarà quella giusta? Poi ci
sarebbe anche la misteriosa sparizione di un disegno che ritrae una
donna bellissima, ma naturalmente non c'entra nulla con quel truce
assassinio. O c'entra? L'investigatore privato Matteo Montesi e l'agente
di polizia Cristiana Perla, sua compagna, sono gli unici a non
accontentarsi di facili risposte, esercitando il metodo del dubbio.
Perché cose del genere non capitano mai per caso. Soprattutto in un
paese tranquillo come questo.
Fino
allo sfinimento ripeto che io non scavo minuziosamente alla scoperta di una struttura, non vado alla ricerca di assonanze nobili o di
richiami classici. A me il libro me deve da' piace' de panza
(dicono così a Roma?). Mi deve lasciare in bocca quel buon sapore di storia
che acchiappa. Insomma, io il libro me lo devo godere, non lo devo
dissezionare.
E volete un segnale che mi ha fatto capire che il libro era ok? Il solito: mentre scorrevo le pagine, mi veniva voglia di prendere carta e penna e mettermi a scrivere anch'io.
Leggendo ho scoperto così che la coppia Montesi-Perla, l'investigatore dal volto umano e la poliziotta dal carattere scattoso, funziona ancora.
Matteo Montesi sembra trovarsi ancora meglio nei panni che Marzia gli ha ritagliato addosso: è più agile e scattante e allo stesso tempo rimurgina di più sulle cose, non si ferma finché tutti i pezzi del puzzle non sono al loro posto.
Cristiana Perla ha qualche dubbio in più (non sul moroso!) e, per ragioni di servizio, forse collabora un po' di meno. Ma quando si tratta di tirarsi fuori dai pasticci, chi chiama? Il suo capo, il commissario? No! Matteo! Insieme hanno scoperto che è bello giocare a Nick e Nora.
Il paesaggio è diventato sempre più parte integrante della narrazione: i boschi, i laghi, la luna; sì anche la luna è importante: basta leggere il titolo!
La rete di amici di cui Montesi si serve per le sue indagini è sempre lì, in appoggio.
E poi c'è Valentino Frattini, l'amico-giornalista a cui qualcuno fa un bruttissimo scherzo; Felice Santarelli, il commissario dalla scorza dura che avvolge un cuore tenero.
Ci sono tutti, insomma, e stanno tutti bene.
Come sta bene la storia, che leggerla ti da' un senso di armonia, ti rassicura al limite, pur essendo una storia di morti ammazzati e di mani mozzate. Ma sai che Montesi ha tutto sotto controllo.
Così come Marzia Musneci ha sotto controllo la sua scrittura.
Allora, abbiamo scovato l'Agatha Christie italiana? Nooo! A parte che io e la Christie non andiamo tanto d'accordo, quindi comunque il paragone non sarebbe corretto. Ma era per fare un nome.
Diciamo che Marzia cresce, e con lei la narrativa gialla italiana che, a differenza della situazione politica di questi giorni, sta spiccando il volo. Parere personale, eh!
In conclusione, un voto: 7,5. Pieno!
P.S.: una domanda personale a Marzia: Ma Cristiana parte per Quantico? devo aspettare la prossima storia per saperlo?
TIM
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* quello che lo scorso anno è stato vinto da Carlo Parri col suo Il metodo Cardosa
** sapete: è facile leggere buoni libri spendendo poco. Se poi pensate che di ogni volume del Giallo Mondadori esiste anche l'ebook a 2,90...
Da piccolo amavo molto i film della serie dell' Uomo Ombra con Nick e Nora. Purtroppo, sai che di gialli non ne capisco molto, però mi fido dei tuoi gusti.
RispondiEliminagrazie del commento. In questo periodo ho letto diversi libri, sia in cartaceo che in digitale, ma questo l'ho voluto segnalare soprattutto perché è di una (brava) autrice italiana.
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