sabato 4 gennaio 2014

In ascolto di Dio: 1 Gv 1,1-4 (conclusione)

Dopo una lunga pausa, non voluta, concludo il discorso iniziato in questo post e proseguito con un esempio pratico in quest altro
Per ricapitolare brevemente dirò che avevo proposto un metodo semplice per leggere un passo della Bibbia e cercare di capirlo pur senza avere una preparazione specifica, ma utilizzando gli aiuti e le indicazioni che troviamo in ogni edizione del Libro Sacro ai cristiani.
I punti spiegati, e poi messi in pratica, erano i seguenti: 
1. leggere il testo e farne un riassunto;
2. inquadrarlo storicamente;
3. andare a consultare i riferimenti e i passi paralleli che troviamo sulla stessa bibbia.
Qui ci siamo fermati con l'esempio della scorsa volta.
Oggi parleremo, anche qui in modo pratico, degli ultimi due punti:
- comprendere la verità di fondo rivelata;
- farla nostra nella preghiera.
Il passo che avevo scelto per l'esempio erano i primi 4 versetti della Prima lettera di Giovanni, che qui vi riporto per comodità vostra e mia:
1 Gv 1,1-4
1. Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita 2 (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), 3 quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. 
Vediamo quali insegnamenti posso trarre dal passo di Giovanni.

- Il primo è di carattere veramente pratico, che va al di là della vita spirituale vera e propria: non posso parlare né tanto meno insegnare nulla che non conosca e di cui non abbia fatto esperienza! 
Può sembrare un'ovvietà, eppure ogni giorno incontriamo gente che da' consigli o imbonisce su argomenti di cui non conosce assolutamente niente. E spesso anche noi siamo tentati di ergerci (e a volte lo facciamo!) a maestri in materie lontanissime dalle nostre conoscenze; e lo facciamo solo per sembrare esperti e preparati. E invece quanto male possiamo fare quando parliamo di cose che non conosciamo, specie se si tratta di ciò che riguarda la vita spirituale!
Quindi per prima cosa, ci dice Dio attraverso l'apostolo Giovanni, se vogliamo parlare agli altri, essere testimoni, del Cristo dobbiamo averlo conosciuto. Sicuramente non come Giovanni e gli altri suoi contemporanei, ma in modo diverso.
Il nostro modo di conoscere Cristo è quello di scoprirlo nelle pagine della Bibbia e sperimentarlo quotidianamente come Maestro e Signore della nostra vita.
Se non sento in me il suo amore, la sua compagnia, il suo insegnamento (come fu per chi lo ha conosciuto duemila anni fa), non ne posso parlare veramente agli altri. O meglio, posso pure farlo, atteggiandomi io stesso a maestro; ma chiunque si accorgerebbe immediatamente che le mie sono solo parole vuote e che il mio è solo un modo per mettermi al di sopra degli altri, di 'farmi bello' con la mia falsa sapienza, di crearmi uno stuolo di seguaci.
Ma uno solo è il Maestro e Signore, Cristo, e noi possiamo esserne solo testimoni.
Il brano ha detto che dobbiamo averlo seguito fin dall'inizio, cioè in ogni suo passo, in ogni momento della sua vita: non solo in quelli della gloria, della popolarità, fino alla resurrezione; ma anche in quelli del rifiuto, del tradimento subito, dell'ignominiosa morte in croce. Dobbiamo sperimentare ogni aspetto della sua vita per poter dire di conoscerlo veramente e di essere cristiani credibili.
- Sentirsi uniti al Cristo Signore, manifestatosi nella persona umana di Gesù di Nazareth, non può che portare gioia. Ecco il secondo punto della riflessione: la gioia nasce dal sentire la presenza di Cristo, ma diventa perfetta quando la condivido con gli altri! E questa condivisione, questa mia testimonianza, creerà gioia piena anche in chi ascolta.

Ed eccoci all'ultimo punto, forse il più importante di tutto il percorso: la preghiera.  
Perché la lettura della Bibbia produca frutto deve portare un cambiamento in noi, anche piccolo. 
Naturalmente questo momento è estremamente personale. Perciò ognuno di noi potrà mettersi davanti a Dio, e anzitutto ringraziarLo per averci parlato, personalmente, direttamente, con amore di Padre, con tenerezza e vero interesse verso di noi. Poi potrà rivedere la propria vita alla luce di ciò che ha letto e meditato, e potrà chiederGli di ricevere i doni che Lui stesso riterrà indispensabili a cambiare il corso della nostra esistenza. In questo caso a farci sperimentare ogni aspetto della vita del Cristo, a darci la capacità di gioire della Sua presenza e a farci trovare le strade, i modi, perché questa gioia sia testimoniata, trasmessa ai fratelli che incontriamo ogni giorno.

Spero che questa serie di piccoli interventi sulla Parola di Dio sia stata interessante e soprattutto utile. Aspetto i vostri commenti.
Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. (2Cor 13,11)

Juan Segundo

4 commenti:

  1. Io per pregare, prego. Ringrazio sempre per le cose belle. Il problema è che talvolta chiedo cose che forse non andrebbero chieste... ma preferisco la sincertà all'ipocrisia.

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  2. penso che si preghi per qualcosa che si desiderà e se si desidera è perché quel qualcosa non si ha ma ci sembra sia importante averlo. Forse non è la cosa per cui si prega, ma il gesto stesso del pregare: è riconoscere che esiste qualcuno che ci ascolta e su cui possiamo far conto. Grazie del tuo commento!

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