mercoledì 19 febbraio 2014

Oggi va di scena lo Shatsu

... e poiché ho trovato un ottimo articolo, esauriente e scritto in modo semplice di Valter Vico, grande esperto nell'argomento, ho pensato che è meglio lasciare direttamente la parola a lui, senza aggiungere assolutamente nulla.
Buona lettura!


Il cuore dello Shiatsu è come il puro affetto materno:
la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita”.
(T. Namikoshi)
Shiatsu è un termine giapponese che significa letteralmente “pressione con le dita (e le mani)” (Shi = dito, Atsu = premere).
L’esperienza della pressione è basilare a livello vitale: la pressione del liquido amniotico durante la gravidanza, la pressione interna del corpo, la pressione atmosferica.
Lo Shiatsu idealmente nasce e si sviluppa dal gesto naturale e spontaneo di portare la mano e di premere sulla zona dolente ovvero dalla ricerca di un abbraccio che avvolge, stringe, protegge e sostiene per liberarsi dal dolore e dalle proprie angosce.
La specificità di questo metodo manuale di trattamento di origine giapponese, che lo differenzia da ogni altra tecnica a mediazione corporea, è quella di basarsi sulla pressione esercitata in modo progressivo, graduale, calibrato e rispettoso senza generare dolore.
Dal punto di vista pratico, a differenza di altre tecniche, lo Shiatsu non richiede di spogliare la persona o di utilizzare oli o creme: ciò rende più comodo e facile l’approccio.
Può essere eseguito anche sulla sedia a rotelle o sul lettino.
Roberta, utente del Centro Diurno Colombetto per disabili psichici di Moncalieri (To), dopo il trattamento Shiatsu dice: “mi piace quando ti appoggi”. Con una sola frase ha colto il senso profondo dello Shiatsu e della relazione di scambio che lo caratterizza.
Apparentemente uno dei due attori del trattamento, l’Operatore Shiatsu (“tori” in giapponese), ha un ruolo attivo, mentre il Ricevente (“uke” in giapponese) è passivo. In realtà l’Operatore Shiatsu non utilizza la forza per premere, ma il suo peso appoggiandosi al Ricevente che lo sostiene. Quindi il ricevente è “abile” all’interno della relazione. I ruoli si invertono e ciò crea fiducia reciproca, la fiducia di essere sostenuti e di poter sostenere. La fiducia nella natura, nel miracolo della pressione che agisce senza che nulla venga apparentemente fatto.
Ho notato nella mia esperienza come siano soprattutto le persone più fragili a recepire questo aspetto così primordiale dello Shiatsu, forse perché, finalmente, sperimentano nella pratica la possibilità di sentirsi utili e di sostenere un’altra persona.
Lo Shiatsu non è un terapia perchè non combatte una patologia, ma tende invece a sostenere e valorizzare l’energia vitale e le risorse positive della persona considerata nella sua interezza di corpo, mente e spirito. Lo Shiatsu è un valido strumento evolutivo, educativo e pedagogico perché il Ricevente non è mai puramente passivo. Ogni singola azione (pressione) eseguita instaura un meccanismo di stimolo-risposta (feedback) nel quale l’Operatore Shiatsu esperto guida il ricevente alla (ri)scoperta di sé, delle proprie sensazioni, delle proprie tensioni e delle proprie risorse psico-fisiche inespresse favorendo il flusso armonico dell’energia vitale attraverso il dialogo pre-verbale e non-verbale, mediato da una forte componente di accoglienza, contenimento e di sostegno fisico, inseriti in un movimento fluido ritmato dalle pressioni.
Fra Operatore Shiatsu e Ricevente si instaura una comunicazione non verbale profonda ed intensa, ma rispettosa e rilassata, nella quale entrambe le parti possono esprimersi e divenire “abili”.
Nell’addestramento dell’Operatore Shiatsu e nell’impostazione del metodo di lavoro rivestono particolare importanza i seguenti aspetti:
  • relazionarsi alla persona nella sua globalità
  • stimolare e sostenere le risorse positive della persona
  • non provocare dolore
  • non forzare mai la relazione, rispettare i limiti e le possibilità della persona
  • essere progressivi
  • non stimolare eccessivamente, non stancare
  • attivare la percezione di sé e la sensibilità protopatica (unitaria) della persona
  • adattarsi alla situazione della persona predisponendo il setting in funzione delle sue necessità (ad esempio, la posizione di trattamento sarà sempre quella più comoda per il Ricevente in particolare in relazione a limitazioni nella mobilità)
  • il trattamento Shiatsu non è mai standard, ma ogni passaggio ed ogni sequenza viene sempre personalizzata in base alle caratteristiche specifiche della persona in ogni singolo momento ed in ogni singolo punto su cui viene esercitata la pressione
  • sensibilità al contatto (feedback fisico)
  • ascolto” non-verbale dei segnali psico-fisici (feedback comportamentale)
  • in presenza di patologie, particolarmente se gravi o acute, richiedere preventivamente il parere del medico curante
  • massima collaborazione con le eventuali figure sanitarie coinvolte
  • non interferenza con le eventuali terapie in corso
Lo Shiatsu è una disciplina evolutiva, una “terapia dell’essere”. Scopo primario dello Shiatsu è che la persona prenda coscienza delle proprie risorse e possibilità e che possa vivere al meglio la propria condizione qualunque essa sia.
Lo stato di benessere, di quiete e di rilassamento che è tipicamente il risultato più evidente ed immediato del trattamento Shiatsu è una condizione necessaria, ma non sufficiente al raggiungimento di tale risultato. Per l’Operatore Shiatsu Professionista è solo il punto di partenza per un lavoro profondo e personalizzato di attivazione specifica delle capacità evolutive della persona attraverso la stimolazione mirata delle sue risorse energetiche.
Il valore curativo del contatto fisico è ormai universalmente riconosciuto. Lo Shiatsu, per la natura specifica del gesto, va oltre il semplice contatto fisico: la pressione va “in profondità” dal punto di vista fisico e simbolico del temine.
La pressione esercitata è perpendicolare, quindi la sua azione è diretta, geometricamente ed idealmente, verso il “centro” della persona. In ogni gesto l’Operatore adegua la sua posizione appoggiando il peso del proprio corpo rilassato e stabile a quello del Ricevente. Ad agire è quindi la forza di gravità, non la forza fisica dell’Operatore. Il vettore di forza della pressione parte dal “centro”, il centro di gravità, dell’Operatore ed è diretto verso il “centro” del Ricevente. L’Operatore “si sbilancia” appoggiandosi al Ricevente, il Ricevente si “apre” completamente lasciando cadere le barriere e si instaura una relazione profonda di scambio non verbale.
La nozione di Centro è basilare in tutte le Discipline Orientali e rappresenta la connessione con la parte più profonda di sé, laddove, attraverso la consapevolezza unitaria di se stessi, si attivano le energie di autoguarigione della persona. Dal punto di vista fisico il Centro viene individuato, in prossimità del centro di gravità del corpo, nel punto denominato Dan Tien (“il campo del cinabro” in cinese, Tan Den in giapponese) ovvero nell’Hara (l’addome per i giapponesi).
In questo modo “la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita”.
Dal punto di vista scientifico sono noti l’effetto curativo del contatto fisico di per sé, l’effetto antalgico della pressione in sé e la produzione di endorfine a seguito della sollecitazione dei punti energetici dei meridiani
Per una comprensione più generale dei meccanismi di funzionamento dello Shiatsu, Shizuto Masunaga, uno dei principali maestri di Shiatsu, che era anche psicologo e conosceva le teorie neurologiche occidentali, propone una teoria molto suggestiva legata ai meccanismi della percezione.
Quando la persona è in salute, nel senso più ampio del termine, dal punto di vista fisico, psichico, emotivo e sociale, ha una percezione unitaria (“protopatica”) di sé e la sua energia vitale fluisce liberamente in tutte le sue manifestazioni. La malattia è innanzitutto una “malattia dell’anima”. Il processo che, a partire da uno squilibrio energetico, potrà portare nel corso del tempo ad un disagio fino ad arrivare ad una patologia in senso stretto, si manifesta innanzitutto nella percezione di una separazione: “Ce l’ha con me, non mi vuole bene”, “Il dottore ha detto che ho la cistifellea” (la mia cistifellea è altro da me), ecc.
La percezione discriminante, “epicritica”, è ovviamente necessaria ed è parte integrante dalla vita, ma la percezione “protopatica”, unitaria, di sé è la base di ogni processo di guarigione, di “guarigione dell’anima”. E’ la classica dialettica di opposti complementari che gli orientali chiamano Yin e Yang.
La sensibilità “protopatica”, unitaria, è caratteristica della enterocezione, la percezione interna del proprio organismo. E’ tipicamente una percezione sfumata, poco chiara, in cui i confini sono labili, dove il fisico e lo psichico non hanno confini chiari.
Quando dico che “una persona mi sta sullo stomaco” sento lo stomaco contrarsi. A questo livello “protopatico”, secondo Masunaga andrebbe ricercato il punto d’unione fra il livello fisico, il livello psichico ed il livello energetico dell’essere umano.
La pressione statica dello Shiatsu, per le sue modalità specifiche, provoca innanzitutto l’attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico donando alla persona una sensazione generale di benessere e di relax, ciò consente di rivolgere la propria attenzione alla enterocezione protopatica di sé innescando i processi di riequilibrio energetico e di autoguarigione.
Masunaga, nel modo evocativo tipico degli orientali, chiama questo processo “eco della vita” o “due in uno”. La persona è una, corpo, mente e spirito sono uno, Operatore e Ricevente sono uno.
Riassumendo sinteticamente:
  • il semplice contatto fisico crea un canale di comunicazione non verbale attraverso il quale ognuno trasmette all’altra persona il proprio stato psicofisico. E’ fondamentale saperlo fare con un atteggiamento accogliente, rilassato, stabile e centrato
  • la pressione dello Shiatsu agisce in profondità stimolando la percezione protopatica generale delle due persone coinvolte nel trattamento “facendo scorrere le sorgenti della vita”
Si tratta di gesti semplici e spontanei a cui tutti possono essere addestrati, o meglio di cui tutti si possono riappropriare, in tempi brevi.
Elena, infermiera che lavora in camera operatoria, dopo aver seguito un corso introduttivo di Shiatsu per infermieri, dice: “la cosa più importante che ho imparato e che ora faccio regolarmente sul lavoro è di tenere per mano i pazienti in attesa di essere operati. Non sai quanto li tranquillizza ed anch’io riesco ad essere più rilassata.
Sergio, tecnico di radiologia (anche lui ha partecipato ad un corso di Shiatsu per infermieri pur non essendo infermiere), dice: “conoscere lo Shiatsu mi aiuta anche nella mia professione. A volte basta anche un leggero contatto fisico: appoggiando semplicemente una mano sulla spalla la persona si rilassa, lascia andare giù le spalle ed anche la lastra toracica viene meglio.
Anna, infermiera al pronto soccorso, dice: “corro per tutto il turno di lavoro, però almeno adesso mi ricordo ogni tanto di fare un bel respiro profondo e quando ci sono quei rari momenti di calma ne approfitto per fare un po’ di Shiatsu alle spalle ai colleghi, loro si rilassano, ma anche io e poi sono meno scorbutici con i pazienti.
Queste sono le basi dello Shiatsu e del suo effetto generale. L’Operatore Shiatsu professionale agendo in modo specifico sulla rete dei punti e dei meridiani energetici, che secondo la tradizione orientale rappresentano le varie espressioni vitali della persona a livello fisico, psichico, emotivo e spirituale, è in grado di modulare il trattamento per stimolare in modo mirato e non generico e quindi più efficace.
Il metodo tipico di lavoro, secondo lo stile “Zen Shiatsu” di Masunaga, prevede schematicamente:
  • una prima fase di valutazione energetica tramite palpazione delle zone riflesse dell’addome o della schiena allo scopo di individuare i meridiani che risultano più sbilanciati nella persona in quel momento (“kyo”, deficit, e “Jitsu”, eccesso)
  • il trattamento Shiatsu mirato di tali meridiani con tecniche specifiche di tonificazione, nelle zone in deficit energetico, e di dispersione, nelle zone in eccesso o blocco energetico
  • una fase finale di ricontrollo tramite palpazione delle zone utilizzate nella valutazione iniziale. Le variazioni riscontrate, in particolare un miglior equilibrio generale con attenuazione dei deficit e degli eccessi, è indice dell’efficacia del trattamento: lo stimolo è stato adeguato, la risposta ha attivato un processo di consapevolezza psico-fisica e di riequilibrio energetico che si svilupperà nel corso del tempo
Come caso concreto di intervento con lo Shiatsu riporto il progetto innovativo al Centro Diurno per disabili psichici Colombetto di Moncalieri (To) iniziato nell’ottobre 2009 e che prosegue tuttora e si articola su vari livelli d’intervento in parallelo:
  • cicli di trattamenti Shiatsu agli utenti del Centro
  • addestramento specifico per il personale
  • partecipazione di un utente della struttura, accompagnato da un’educatrice, ad un corso introduttivo di Shiatsu per anziani sul territorio
Un’esperienza come questa dimostra praticamente il grande valore evolutivo dello Shiatsu a livello personale, sociale e lavorativo per tutte le persone che ne sono coinvolte.
Dice Emanuela, educatrice:
<< Mi colpisce, ogni settimana, l’ambiente che si crea nel breve arco di una mezz’ora, il silenzio che ti avvolge in un’atmosfera rilassante, in quello spazio temporale nel quale ognuno, anche chi osserva dall’esterno, recupera il proprio sé fisico, e lo mette in comunicazione con il sé mentale.
Le signore che ricevono i trattamenti si lasciano andare e si fidano, ed è proprio questo legame di fiducia che si è instaurato, uno degli aspetti più importanti. La fiducia passa attraverso gli sguardi, attraverso il totale abbandono, il lasciarsi andare dietro la guida di qualcun altro, che non insegna alcunché, che non ti dà consigli o suggerimenti, ma semplicemente ti aiuta a voler bene a quel corpo che, a volte, è più di ostacolo che di sostegno.
E riflettevo sul fatto di quanto, un’esperienza come questa, ci aiuti a non dimenticare l’importanza dei gesti, affettivi, emozionali, più incisivi, a volte, di tante retoriche parole. I messaggi importanti passano attraverso tanti canali, non soltanto quello verbale, e quando ci si confronta ogni giorno con la disabilità, si impara che, in fondo, non esistono limiti se non quelli che le persone si impongono.

Juan Secundo


2 commenti:

  1. Non ho mai fatto ricorso al massaggio shiatsu, anche perché dalle mia parti non ci sono professionisti qualificati. Mi chiedo se potrebbe aiutarmi per i miei problemi alla schiena.

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    1. io ho provato qualche anno fa con una serie di 10 massaggi per la cervicale e il rilassamento muscolare in genere, e devo dire che hanno dato buoni risultati. Certo ci vuole una persona qualificata, perché altrimenti si rischia anche di avere poi problemi.

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