mercoledì 16 luglio 2014

Mi chiamo Michela, ho 42 anni e...

Ieri Nicola Rachello mi ha invitato a leggere un commento pubblicato nel gruppo Cleaning Office.
Pensavo si trattasse del solito post di ringraziamento o di richiesta di adesione, o di uno di quelli entusiastici per aver trovato tanta bella gente (sapete com'è, no!).
E invece... e invece mi sono trovato davanti a questa lettera.
Non vi anticipo niente, così come anch'io l'ho letta ignaro del suo contenuto. Ma farò una breve considerazione alla fine.
Per ora: buona lettura.

Ciao, mi chiamo Michela, ho 42 anni e... HO IL CANCRO...
Lui si nutre del mio sangue e dei miei respiri, porta via la mia forza, frammenta il mio cuore in piccoli pezzi e cerca disperatamente di dare fuoco alle mie speranze. Ogni tanto, non lo nego, ci riesce! Colpisce dritto in fronte, come un cecchino preparato e mi butta a terra. Pianti improvvisi, che arrivano da lontano, tanto lontano, come oggi, sul divano a chiamare mamma...
Eh sì, eh già, perché durante tutta la vita abbiamo bisogno della mamma, ma ci sono momenti come questi in cui ti ci vuoi affondare nella tua mamma, vuoi tornare piccola piccola e stare li in braccio a lei, a sentire quel profumo che sa di Amore... Vuoi guardarla negli occhi e perderti nei suoi occhi immensamente verdi e pieni di tutti i colori dell'arcobaleno...
Allungo una mano e ... lei è spirito dentro me! Chiudo gli occhi pieni di lacrime e la sento, sento le sue carezze sul viso, il suono della sua voce e lo so che non basta, ma devo farmelo bastare...
Sono stata forte sempre, crescendo senza averla accanto... Mai avuto il tempo di fermarmi e chiudere i rubinetti dei mille pensieri che ti attraversano quando cresci sola... Poi sento la voce di Peppino, papà. ... sento e vedo i suoi occhi qui davanti e mi guarda e mi dice di non mollare, di continuare a combattere, di non smettere mai di essere forte... Oh papà. ... quanto vorrei tu fossi qui a farmi sentire il sapore della tua pizza... quanto vorrei poterti mandare a quel paese per l'ennesima incazzatura, quanto vorrei un ultimo abbraccio, uno di quelli che mi lasciavano senza respiro...
La verità è che vorrei essere in montagna adesso, circondata e abbracciata dagli alberi e iniziare piano piano a respirare lentamente, vorrei sentire il mio cuore battere piano, non come ora che vuole scappare via da me...
L'ho stancato mi sa questo cuore... Gli ho chiesto troppo forse, ma sono fatta così, non conosco altro modo di Amare se non totalmente, senza prestese, senza catene, senza volere nulla in cambio...
Sono felice di questo cancro, perché il cancro mi sta facendo intraprendere un viaggio dentro me stessa, mi immobilizza in uno spazio senza tempo, non esiste più notte e giorno, esiste solo ANCORA VITA!!
Guardandomi intorno mi rendo ancora più conto di quanto si è soli a combattere questa battaglia perché solo chi lo sta vivendo sulla propria pelle comprende fino in fondo la moltitudine di pensieri che ti girano dentro e la miriade di parole che rimangono sospese a mezz'aria, perché le priorità sono altre...
Ho fede, una fede incrollabile in un mondo diverso, lontano...
Ho fede nel Dio immenso che mi sostiene e accompagna in questo cammino...
Sono FELICE perché ho incontrato tante meravigliose creature che fanno il mio stesso lavoro: COMBATTONO!!!
La solidarietà e il sostegno che reciprocamente ci doniamo l'una con le altre mi commuove ogni giorno...
GRAZIE DAL PROFONDO DEL MIO CUORE A TUTTE VOI... Non ci è dato sapere quanto lunga e dolorosa è la nostra strada, siamo pronte a fare un passo alla volta, un respiro alla volta, un sorriso alla volta!!

Penso che tutti voi abbiate avuto all'inizio, come me, un tuffo al cuore, leggendo quelle parole. Ma che, proprio come me, abbiate via via ringraziato Dio con Michela per la sua vita.
Io, sinceramente, ho pensato: non so come reagirei ad una situazione come questa, non penso di avere la sua fede e la sua forza. Poi mi sono reso conto che solo quando tocchi il fondo riesci a trovare la forza per risalire.
Nikos Kazantzakis nel suo libro Il poverello di Dio, scrive: 
"Per salire al cielo (tu padre Francesco) hai preso lo slancio dalle profondità dell'Inferno. Quanto più profondo è il punto da cui si prende lo slancio, tanto più alta è la meta che si può raggiungere. Il pregio maggiore del cristiano che lotta non è la sua virtù, ma lo sforzo che fa per trasformare in virtù la vigliaccheria, la disonenstà, l'infedeltà, la malvagità che porta dentro di sé. Un giorno l'arcangelo che sta più vicino a Dio non sarà né Michele, né Gabriele, né Raffaele, ma Lucifero dopo che Lui avrà trasfoermato in luce la sua orrenda tenebra."
Parafrasando, concludo dicendo che solo quando non ti resta nessuna certezza umana su cui poggiare la tua vita, capisci realmente che l'unica certezza è Dio.

Juan Segundo



       

2 commenti:

  1. Molto toccante come testimonianza, tu sai che purtroppo ho vissuto da vicino questa situazione con mio suocero. Lui ha avuto questo spirito "sono ancora vivo" fino a quando ha potuto, poi quando il male è diventato troppo diffuso e il suo fisico è crollato ha cominciato a scoraggiarsi.
    Sono quelli i momenti più difficili.

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    Risposte
    1. hai ragione. Come sai anche i miei genitori sono morti entrambi di cancro al fegato. Ma,grazie a Dio, è stata una cosa molto rapida e non hanno avuto quasi per niente uno "stadio terminale"; sono morti e basta. Purtroppo nella mia famiglia il dialogo non è mai stato molto di moda, quindi anche in quest'occasione, nei loro ultimi giorni, non c'è stato alcun discorso, ma tutto veniva minimizzato. E penso che questo fatto, in fondo, sia pesato anche a loro che sicuramente sapevano e non hanno potuto condividere niente con nessuno.

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