Tutti voi sapete che Mankell è uno dei miei scrittori preferiti e Wallander uno dei personaggi che amo di più; ormai ho letto i due terzi abbondanti delle storie svedesi con protagonista il commissario di Ystad.
Ma non ho mai parlato esplicitamente di uno di questi libri.
Con questo La leonessa bianca, però, non posso far finta di niente.
Facciamo prima conoscenza con la storia.
La trama: Venerdì 24 aprile 1992, Louise Åkerblom, titolare di un'agenzia immobiliare di Ystad, nel sud della Svezia, scompare senza lasciare traccia. Quello stesso giorno, dall'altra parte del globo, in Sudafrica, un gruppo di boeri fanatici decisi a fermare il processo di democratizzazione in atto progetta un attentato contro uno degli uomini politici più in vista del paese. È il commissario Wallander a guidare le ricerche della donna, un caso complicato: Louise Åkerblom, attivo membro della chiesa metodista, è sposata felicemente con due bambine, è benvoluta e contenta del suo lavoro, non ci sono indizi che possano giustificare la sua scomparsa.
Confesso che, dopo l'acquisto, avevo messo questo bel volume di 560 pagine da parte, forse perché la storia si svolgeva parte in Svezia e parte in Sud Africa e ritenevo che fuori dalle atmosfere nordiche Wallander non potesse sopravvivere. E anche partendo per le vacanze, il libro era finito in valigia solo perché c'era un buco nella programmazione di lettura: volevo qualcosa da affiancare ad un'antologia di G. Simenon col grandissimo commissario Maigret e la moglie nella veste di (discreta) aiutante.
Ma una volta iniziata la lettura, le pagine scorrevano da sole sotto gli occhi e anche se continuavo a dire: ancora una e metto il segno, la mano automaticamente sfogliava la successiva.
Non solo le atmosfere africane non hanno tolto niente al personaggio-Wallander, ma anzi hanno messo in luce un aspetto sicuramente non nuovo ma non sempre evidente nella sua storia: l'impegno sociale per una umanità senza barriere.
Sì, alla fine al commissario interessa scoprire che fine a fatto Luoise Akerblom, ma quando si trova invischiato fino al collo in una storia che coinvolge niente meno che il presidente sud africano De Klerk e Nelson Mandela, non ci pensa due volte a infrangere ogni regola scritta e non, pur di salvare da un possibile fallimento il movimento anti apartheid. Non si tratta di un Wallander supereroe, come siamo invece abituati a vedere ormai nei cinema con altri personaggi; non si tratta di prove di forza all'ultimo sangue coi cattivi. Qui parliamo di strategie, di cervello, di cuore. Wallander non interviene mai direttamente nelle vicende africane, ma riesce comunque a fare la sua parte, rischiando persino la sua vita (come sempre) e quella di persone a lui care.
Arrivare all'ultima pagina è stata uno un momento magico, per la consapevolezza di aver letto un grande libro, dove i colpi di scena a ripetizione mi avevano dato l'emozione di cercare io stesso una soluzione, di tifare per i buoni che sembravano ormai spacciati. Poche volte mi è capitato nei miei 40 anni di avido lettore di farmi coinvolgere a questi livelli da una storia.
Ecco, di pancia è quello che posso dire di questo La leonessa bianca. Per il resto, la consueta bravura di scrittore di Mankell crea una moltitudine di personaggi che restano nel cuore prima ancora che nella memoria.
Per tutti questi motivi vi invito a recuperare questo libro e a godervelo magari in un bel fine settimana autunnale, con l'acqua alle finestre sprofondati nella vostra poltrona più comoda.
TIM
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