Ognuno ha il suo modo di meditare! |
Quindi sono... diversamente in forma!
Ciò significa che se mi proponessero di fare una lunga passeggiata in montagna direi subito di sì, perché la montagna è la mia passione, ma ho paura che alle prime salite avrei più di qualche problemino.
La verità è che non sono pronto: peso più del giusto e non cammino abbastanza da essere in allenamento.
Nella vita spirituale funziona nello stesso modo: bisogna essere preparati e ci vuole allenamento.
Io non sono esperto di questo cose, ma chi ne sa più di me, soprattutto quelli che noi consideriamo santi o maestri spirituali di qualsiasi religione (cristiani, buddisti, musulmani, induisti... ) dicono che non basta sentire qualcosa nel cuore e volere bene indistintamente a tutti per avere una vita spiritualmente attiva.
Non basta che ogni tanto abbiamo uno slancio di affetto o amore verso il nostro prossimo.
Quello fa parte della natura umana e ne possiamo avere una conferma quando incappiamo in una giornata no, quando quel mondo che ieri ci sembrava splendido... oggi è pieno di gente cattiva e rompiscatole.
È vero che la fede, come ogni altra esperienza spirituale, è dono di Dio, ma in qualche modo bisogna essere predisposti per renderci conto di ciò che stiamo ricevendo. Se riceviamo un bel regalo, magari inatteso, da una persona che conosciamo e forse amiamo lo possiamo materialmente accettare con gioia, ma non ne comprendiamo appieno il valore se non conosco o non immagino il motivo per cui l'ho ricevuto. Un semplice bigliettino da una persona che amo ha per me un significato molto maggiore che non un lingotto d'oro da un quasi sconosciuto.
Per tornare al nostro discorso, penso che il cammino spirituale sia il percorso che facciamo quotidianamente per scoprire la presenza di Dio in noi e nel mondo e per capire come e cosa fare per renderla attiva, operante.
L'allenamento per fare ciò è dato da due elementi indispensabili: la preghiera e la meditazione.
La preghiera è fatta anche di preghiere.
Per esprimere i nostri sentimenti a Dio possiamo usare parole già scritte, che sentiamo nostre; o farci guidare dal momento e parlare cuore a cuore con l'Altissimo.
Non importa il modo in cui prego, l'importante è farlo.
E se mi viene più facile esprimermi con preghiere di altri (che sia il padre Nostro, il rosario mariano, un mantra buddista), devo sapere e credere in ciò che pronuncio con le labbra. Ma se prego veramente, arriverà il momento in cui quelle parole imparate a memoria diventeranno poche, povere, perché sentirò che per parlare con qualcuno che amo dovrò usare parole mie, specie quando il colloquio si fa più intimo.
Sono state scritte milioni di parole sulla preghiera (così come sulla meditazione) e ognuno può aver letto ed essersi convinto, giustamente, di qualunque cosa. Io posso solo dire che per me la preghiera più vera è anzitutto quella che inizia col ringraziamento per ciò che si ha (un'anima, uno spirito, un corpo) e per ciò che si è (figli di Dio, scintille del suo fuoco d'Amore). Poi si può continuare presentando a lui le situazioni particolari che mi stanno a cuore in quel momento.
Con la meditazione, sempre secondo me, conquisto quotidianamente la percezione del mio essere qui e ora.
Questo significa che, attraverso momenti di silenzio e calma del corpo e dello spirito, interiorizzo sempre più la mia coscienza di essere unico e importante. Nella meditazione percorro la strada verso la consapevolezza di chi sono e di come fare a riunirmi al fuoco d'Amore da cui provengo. Sarà Dio stesso a guidarmi in questa scalata, aiutandomi a riconoscere e purificare gli errori che mi fanno deviare, ma anzitutto ad illuminarmi sulla grandezza che sono chiamato a raggiungere.
Percepire il mio essere qui ed ora mi aiuta a guardare in faccia la realtà, a non perdermi in fantasie di grandezza ma a stare coi piedi ben piantati per terra.
Sono migliaia i metodi proposti per la meditazione (zen, yoga, cristiana, antroposofica, esoterica... ) e io non voglio esprimermi su quale sia il migliore o il peggiore, sono valutazioni personali che non devono trovare posto in questo momento. Come si suol dire: il migliore è sempre quello che ci fa avere i migliori risultati!
E così si chiude il cerchio: preghiera e meditazione sono gli strumenti per vivere meglio il mio essere nel mondo, accorgendomi della presenza degli altri, specie di chi è più solo e indifeso. Che poi è il significato ultimo del cammino spirituale.
Ecco ora un pensiero in qualche modo riassuntivo di Omraam:
Avete deciso di camminare sul cammino della luce, dunque cercate di ritrovare in voi l’immagine di Dio e desiderate che le entità celesti vi aiutino nel vostro lavoro… Non crediate per questo di dover fare cose straordinarie. No, basta iniziare con qualcosa di molto semplice: prendere coscienza di tutte le ricchezze che avete già ricevuto e cercare di farle fruttificare, per poterle condividere anche con gli altri. Ecco gli esercizi migliori. D’ora in poi, sforzatevi di diventare attenti a ciò che sinora avete trascurato. Non lasciate trascorre un giorno senza trovare almeno una cosa che vi dia gioia, chiarezza… Concentrate tutta la vostra attenzione su di essa e domandatevi come poterla condividere con le persone che incontrate. Finché non vi deciderete ad adottare questo atteggiamento, le entità celesti vi volteranno le spalle, e le porte del mondo invisibile si chiuderanno… tranne una: quella delle tenebre e della sofferenza.Mi scuso con tutti voi per aver saputo solo balbettare di due argomenti di così grande e fondamentale importanza. Ma il mio intento è, come sempre, quello di spingervi ad approfondire.
E prima di chiudere con un filmato dello stesso grande maestro spirituale che parla dell'importanza della preghiera, mi permetto di consigliarvi un libro da regalare (o farvi regale!) per natale. Si tratta di Piedi di cerva sulle alte vette, di H. Hurnard. Pur essendo di parecchi anni fa, resta per me un testo bellissimo e fondamentale, perché riesce ad affascinare con la sua forma di romanzo e ad insegnare col suo contenuto. È la storia di Timorosa, una cerva che sente di dover fare un cammino verso la sorgente, ma per farlo deve attraversare una foresta con tutti i suoi pericoli. E il suo pastore continuamente le infonde fiducia e da consigli. Vi ricorda qualcosa questa storia?
A presto, e vivete in pace!
Juan Segundo
Bellissimo, e fa riflettere, meditare sul da farsi... In conclusione, non percepisco un balbettio ma una timida consapevolezza , al di fuori, forte e certa interiormente... Grazie.
RispondiEliminaBenvenuto/a sul mio blog! Mi farebbe piacere conoscere il tuo nome (anche se penso di sapere chi sei!). Il mio è naturalmente un invito che ognuno può prendere come vuole. Quel che è importante è capire che i tempi 'sono stretti' e ci viene richiesto di agire in fretta, convincendo altri col nostro esempio oltre che con le nostre parole. Grazie ancora per la visita!
EliminaLa preghiera (intesa anche come tentativo di dialogo con Dio, prescindendo dalle formule recitative canoniche) è indubbiamente una delle risorse maggiori delle spirito. Persino un "santommaso" come me ricorre spesso a questo dialogo, ahimé sempre con la paura che sia un monologo illusorio.
RispondiEliminaPerò, come diceva Pascal, è una scommessa necessaria. Senza questa scommessa rischieremmo di perdere uno degli aspetti più importanti dell'umanità, la ricerca dello spirito.
il nostro problema, nelle cose dello spirito come in tutte le altre, è spesso quello di lasciarci adare. Tutto ciò che facciamo sembra che lo svolgiamo come dall'esterno. E se può andar bene per qualche lavoro o attività sociale o lavorativa, sicuramente non aiuta nella vita spirituale. Nella preghiera, penso, non si possa restare distaccati, freddi: o si crede e ci si butta, o non è preghiera vera. Ciò non significa che allora ci dobbiamo gettare per terra e rotolarci nelle lacrime di sofferenza o di gioia, ma se pregare è entrare in contatto con qualcuno, questo qualcuno lo devo credere quanto meno 'veramente' presente. Il risvolto della medaglia è che se la mia preghiera è sincera quel 'qualcuno' sarà sicuramente presente.
EliminaMi sono sempre trovato in difficoltà con la preghiera. Forse perché da piccolo tutto mi veniva imposto (va a messa, dì tre ave maria, quattro padrenostro, atto di dolore, eccetera eccetera). Ho abbandonato la chiesa con la cresima, e ho preso la mia strada seguendo ciò che avevo dentro. Dialogo molto con Dio, perché credo che se siamo qui c'è un motivo, ma non seguendo un costrutto religioso. Ciò che affermo dire in pubblico è che credo in Dio, ma non nella chiesa. E insomma... le mie non sono preghiere, sono proprio dialoghi... e a volte mi piacerebbe pure che il dibattito fosse a due, e non una sorta di monologo con dei vuoti. Del resto... le preghiere che mi hanno insegnato sono, servono, insomma, chiedono sempre qualcosa (Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti i nostri debiti etc etc). Io, di solito, non chiedo nulla - ok, mi è capitato di chiedere qualcosa per le persone care, ma nei mei confronti, credo, non ho mai chiesto più di un po' di serenità interiore ed esteriore (mai che me l'abbia concessa, eh? La vita è un percorso di crescita, non una passeggiata in montagna, giusto?) - piuttosto cerco di comprendere, dialogando con Lui, che fare, che strada prendere, che scelta fare. Ok... a volte ci litigo pure... datemi pure del matto! ^_^ Questo però è il mio rapporto con Dio (sempre che lui ascolti) ^_^
RispondiEliminabeh, allora preghi! Io non voglio parlare ex cathedra perché non sono competente in nessuno degli argomenti che tratto, sono solo un curioso che si fa i fatti di chi ne sa di più, ma come ho scritto nel post "le preghiere" servono solo a insegnarci "la preghiera" che è proprio quella che descrivi tu. Penso solo che quello che contraddistingue sia la consapevolezza della 'filialità', della 'dipendenza' dall'Altro (con la A maiuscola), proprio perché Lui è Uno, Tutto, noi siamo una sua parte (proprio come il figlio nei confronti del padre biologico). E speriamo che ascolti!
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