lunedì 5 maggio 2014

Sulla preghiera

Sono l'ultima persona al mondo che potrebbe parlare della preghiera, perché per parlare di preghiera bisogna anzitutto essere uno che... prega.
Ma una conversazione privata su FB di pochi giorni fa mi ha fatto venire in mente alcune riflessioni che ho pensato di condividere con voi.
Partiamo con la Bibbia, fonte e fulcro di ogni aspetto della vita cristiana.
La prima cosa che si dice degli Apostoli subito dopo l'Ascensione di Gesù è che essi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. (At 1,14).
E Paolo esorta i primi cristiani ad essere allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. (Rom 12,12). Infatti Luca ci racconta che nelle prime comunità ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio (cioè pregavano) e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore (A7 2,46).
Ancora Paolo ci dice alcune altre cose importanti.
Scrivendo a quelli di Corinto egli racconta che nel suo ultimo viaggio di evangelizzazione in Asia se l'è vista veramente brutta: non erano servite tutte le sue arti di eloquenza, astuzia, coraggio, al punto che era stata pronunziata su di lui la sentenza di morte da parte degli ebrei. E solo confidando nella potenza di Dio che era stato salvato; tuttavia non era ancora perfettamente al sicuro, ecco perché chiede loro: cooperate anche voi con la preghiera, affinché per il beneficio che noi otterremo per mezzo della preghiera di molte persone, siano rese grazie da molti per noi (2 Cor 1,11).

Sempre lui chiederà ai romani di combattere insieme con lui con le loro preghiere d'intercessione (Rom 15,30). A quelli di Filippi dirà di esser certo che ogni cosa concorrerà per la sua salvezza grazie alle loro preghiere (Fil 1,19).
Agli efesini invece scriverà pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi (Ef 6,18). I santi naturalmente non erano quelli che la chiesa di Roma canonizza in pompa magna e spreco di soldi in piazza S. Pietro, ma sono tutti i cristiani che sono parte attiva della comunità.
Anche Pietro fu salvato per le continue orazioni che erano fatte dalla chiesa per lui a Dio quando a Gerusalemme stava per essere messo a morte (Atti 12,5). Perciò consiglia: la fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera (1Pt 4,7).
Dove voglio arrivare con tutte queste citazioni?
La preghiera è parte essenziale della vita del cristiano.
Uno che si dice cristiano, ed è anche caritatevole, ma non prega, non è un cristiano, perché anche un ateo può far del bene per uno scopo puramente umanitario. Ma il segno caratteristico del credente di qualsiasi religione è la preghiera.
La preghiera è una vera e propria azione, porta frutti come un gesto di amore, una carezza, un bacio, una parola buona, solo che non si vede materialmente. E noi che siamo abituati a credere solo a ciò che vediamo con gli occhi e tocchiamo con mano non crediamo nella sua potenza.
Pregare, intercedere per qualcuno, dal mio punto di vista significa dire a Dio: questa persona che mi è cara ha bisogno d'aiuto e solo la tua mano può fare qualcosa per lui: agisci! E più sono i fratelli e le sorelle che pregano per la stessa persona, più è forte questa richiesta: guarda Dio quante persone lo amano! Se questa è la tua volontà, conservalo alla nostra comunità! permettigli di continuare a far del bene in mezzo a noi!
A volte, come la persona che mi ha scritto, si è impediti dal compiere un gesto di carità, dall'andare a trovare un ammalato, dall'incontrare una persona, per tanti motivi, leciti o meno.
Niente paura: la preghiera in quel momento ha lo stesso effetto dell'azione concreta; e la persona lo sentirà nel suo cuore.
Nel mondo sono migliaia le persone, laiche o religiose, cristiane, buddiste, musulmane, induiste... che si dedicano esclusivamente alla preghiera.
Vite sprecate? Certamente no!
Una donna che dedica parte della sua giornata libera dagli impegni familiari/lavorativi a pregare, sta semplicemente continuando ad essere una donna cristiana, così come al mattino ha preparato la colazione per i figli, ha cucinato per la famiglia, ha lavato e stirato, ha svolto la sua attività lavorativa fuori casa. Così come un uomo che si ritaglia uno spazio dal proprio lavoro per innalzare il cuore a Dio.
Non è una visione arretrata, chiusa, "di una volta". È essere cristiani che è implicitamente anche essere una persona che prega, che lo si faccia insieme o da soli, in un prato con altre mille persone o sul balcone della propria casa mentre scende la sera.
Preghiamo come vogliamo, usiamo le parole che preferiamo... ma preghiamo.
Se queste riflesioni vi hanno interessato, lasciate un vostro commento e se volete... ne riparleremo su queste pagine!

Juan Segundo

8 commenti:

  1. Grazie mi e stato d aiuto questo discorso e mi ha fatto riflettere su molte cose io che dedico il tempo la maggior parte alla famiglia alla casa e agli animali ma la maggior parte il pensiero e sempre nella preghiera nel nostro signore e a dedicare quel poco tempo aiutando gli altri con il PC dando una parola di conforto ma di più amare e pregare per gli altri nelle difficoltà o chi e malato,pero tutto ciò lo sto facendo ogni giorno di nascosto sapendo di prendermi una sgridata o un rimprovero da persone che non credono e passano la maggior parte del tempo criticando le persone e bestemiando ogni giorno,poi mi meraviglio che pregano e si fanno la comunione dopo quello che hanno fatto o che anno detto,non me ne vergogno dirlo ma molte persone come me sono sicura prega e dedica il tempo agli altri nascondendosi da chi glie lo impedisce io sono creatura di dio e come egli amo amare amo il prossimo amo tutto quello che mi circonda amo le creazioni di dio amo Gesu suo figlio e amo la mamma di tutti i suoi figli amo me stessa e morirei senza il nostro signore ma di più senza la preghiera.

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    1. Grazie a te per la condivisione della tua esperienza. La preghiera, penso, non è mai "sprecata" quando viene fatta col cuore. E fa bene sia a chi ne è l'oggetto che a chi la fa. Certo dobbiamo parlare della preghiera vera, non la ripetizione di semplici parole imparate a memoria altrimenti, come dici tu, c'è gente che non vive cristianamente e poi "dice le preghiere" e fa la comunione ugualmente. Ma qui il discorso si allargeherebbe troppo. Il tempo dedicato alla preghiera, come ho detto nel post, non è mai sprecato, anzi dovrebbe essere la logica conseguenza di una vita viva e vitale a livelo spirituale.

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  2. Dal basso della mia egoistica materialità prego sempre per chiedere cose per me e per i miei cari, però la cosa più bella riguardo la preghiera l'ha detta Voltaire, quando ha fatto affermare a un suo personaggio che chiedere una cosa che a te fa comodo (tipo: che piova per il mio campo) può essere in contrasto con le necessità (magari a un altro serve il sole più che la pioggia) e pertanto la preghiera più giusta dovrebbe essere "Dio mio, fa ciò che è giusto per noi" senza avanzare richieste specifiche, e sforzarsi di cogliere "ciò che è giusto" negli eventi che accadono intorno a noi, scorgendovi comunque la volontà divina.

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    1. Penso che ognuno debba pregare per cosa e chi vuole! poi ci possono essere diversi tipi di preghiera, ma questa è una forma: preghiera d'intercessione, di richiesta, di supplica, di ringraziamento... E ognuna dipende da chi la fa, dallo stato d'animo, dalle necessità spirituali e materiali. L'importante è pregare, cioè riconoscere che c'è qualcuno che ci ama e ci segue quotidianamante, conoscendo e venendo incontro ai nostri bisogni.

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  3. A proposito della preghiera, ho ricevuto il racconto di quest'esperienza da parte di Caterina e ho pensato di metterlo tra i commenti a questo post. Eccolo, ve lo riportò così come l'ho ricevuto.

    Mio papà ha avuto un ischemia celebrale nel 2003, era quindi molto fragile. Passano gli anni e nel 2011 lo portano d'urgenza in ospedeale, gli trovarono un'infezione e gli misero subito l'ossigeno perché non era più in grado di respirare. Quando mi avvisarono corsi in ospedale ed era già in terapia intensiva. Venne il momento che mi fecero entrare e andai subito a cercare il medico che l'aveva in cura, il quale mi disse: la situazione è molto grave mi spiace ma è appeso ad un filo. Quando uscii quelle parole mi rimbombavano nella mente, mi sentivo straziata dal dolore nel cuore, le lacrime cominciarono a scorrere a tal punto che non riuscivo a smettere. Allora cominciai a pregare, e in quel momento la preghiera divenne il mio pane. Insomma piangevo e pregavo giorno e notte non riuscivo neanche a mangiare, il mio pensiero era sempre là. Piano piano la situazione cominciò a migliorare di giorno in giorno fino a che lui tornò a casa, con la fisioterapia ritornò in forma meglio di prima, riusciva a mangiare e a camminare da solo, anche se i medici, dimittendolo l'avevano già dato come un uomo allettato per il resto della sua vita. A distanza di un anno una notte feci un sogno molto significativo: sto passeggiando e mi squilla il telefono in borsa, lo prendo e vedo sul display scorrere le immagini di quel periodo; era come guardare un film di me stessa. Alla fine delle immagini apparve una scritta . HO ESAUDITO IL TUO DESIDERIO... IL TUO ANGELO .

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  4. Fermarmi a riflettere sulla preghiera, mi costringe a riportare alla mente... anzi a "ri-cordare" il primo pensiero che ebbi all'indomani di un mio riavvicinamento alla Fede, alla vera Cristianità. Dissi: "Adesso devo imparare a pregare."
    Ritenni, allora, ma ancora oggi considero la preghiera come momento importante del mio vivere in profondità e con coerenza il messaggio evangelico. Ma che cos'è la preghiera?
    Canonicamente, secondo quanto la catechesi che tutti abbiamo seguito, per un verso o per l'altro, è strumento per ricollegarci a Dio... Così è quanto - semplificando - si potrebbe dire.
    In verità credo sia molto, molto di più.
    Una volta lessi : “La preghiera non è una richiesta, ma un ascolto perché è nel silenzio che si può ascoltare il soffio dello Spirito Santo”. La riflessione che sorse – e che ancora mi accompagna – è che la preghiera è un momento in cui il nostro essere tutto, partecipa ad uno stato di profondo collegamento e riequilibrio con quella presenza divina in noi, attraverso la quale tutto si può compiere. É atto concreto del vivere, è verbo tradotto in opera.
    Sento che la preghiera non debba mai essere esibita, ma vissuta nella propria “stanza” come spesso viene detto nei vangeli. Non quindi una richiesta ma un ringraziamento, e mai richiesta per altri, se non rimettendo tutto alla Sua Volontà, rimettendo tutto a Lui che tutto conosce e che sa cosa è bene per uno o per l’altro. Credo che la preghiera non abbia una forma ma, piuttosto, un’intensità, una direzione e deve nascere da una vera devozione. Diversamente, potrebbe trasformarsi in uno scroscìo di parole prive di significato, come quando si recita il Santo Rosario, trasformandolo da mantra potente a giaculatoria profana…. Riappropriarci del silenzio e quindi della capacità di ascolto delle nostre parti più profonde credo sia, in ultima analisi, la preghiera alla quale tutti siamo invitati.... Questo è solo il primo passo di riavvicinamento...

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    1. Grazie, Savina, per queste parole così vere e profonde! Hai tocccato un altro aspetto importante secondo me della preghiera: quella di ringraziamento. Molti maestri spirituali dicono che dovrebbe essere l'unica e sola preghiera dell'uomo a Dio e che in questa modalità c'è tutto ciò che si può dire e chiedere a Dio. Forse è realmente così. Io continuo a pensare, cme fai tu, che la preghiera sia il trait d'union che ci collega a Dio; poi, come in ogni dialogo, si parla, si ascolta, si chiede, si ringrazia... Certo in questo caso non da pari a pari, ma da Creatore a creatura, da Padre a figlio. Tutto il resto sono "uno scroscio di parole" (bellissima la tua definizione!). Questo tuo intervento mi fa venire la voglia di scrivere ancora qualcosa sulla preghiera... Grazie!

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