rubata da qui |
Oggi solo qualche notiziola sparsa, raccatata qua e là, tra rete, libri e sporadica attualità (che non vuol dire niente, ma è bella l'assonanza).
Cominciamo con una notizia che fa male al cuore, almeno al mio. Ma penso che anche molti di voi soffriranno. No, non è che oggi Kate Middleton si sposa, questi sono fatti suoi, peggio per lei. E poi a noi che ce frega?E' che in India hanno chiuso l'ultima fabbrica di macchine per scrivere.
Quando l'ho letto, la prima reazione è stata di stupore: non avevo mai pensato seriamente che ci potesse essere un posto al mondo dove materialmente assemblassero macchine da scrivere. Ho sempre pensato che spuntassero da sole là, dove servivano.
Hai un'idea in testa che ti ronza da giorni? Ok, aspetta un po', falla crescere. Quando sarà bella matura e pronta ad uscire, ti troverai davanti al'improvviso una bella macchina da scrivere, rossa fiammante, pronta a ricevere i tuoi polpastrelli e guidarli tra le lettere, le virgole, le interlinee giuste. E la tua storia verrà fuori senza difficoltà, già corretta ed editata, perché questi ultimi sono lavori che devi fare solo se hai una testiera e un monitor, freddi, senza cuore. La macchina da scrivere crea con te, soffre con te per la tua storia e vuole che sia perfetta, proprio come è nata nella tua testa.
Sapete che ho scritto anche un raccontino sull'argomento, e infatti non mi è venuto granché, sicuramente perché ho abbandonato la mia Olivetti per far spazio al PC, che già pronunciato così sa di futuristico, ma senza il calore di una storia vera.
La seconda non è una notizia, ma una citazione. Ve la trascrivo, poi ne svelerò l'autore.
Qui è bene a sapersi che gli editori generalmente non si curano più di tanto se un libro è buono o cattivo, utile o dannoso; per essi basta, onde poterlo smerciar facilmente, che porti in fronte un nome celebre o conosciutissimo, perché questo serva a dargli la spinta e sotto le ali del suo patrocinio possa far grandi voli.Mi direte: è facile, è Alex , o Ariano o Glauco, o qualche altro scribacchino incazzato nero contro l'Editoria plutocratica e accentratrice.
E invece, no.
Lo stile un po' retrò non vi dice niente? siamo nell'altro secolo, anzi nell'altro ancora, quando un certo Pellegrino Artusi cercava di far stampare il suo La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene. E così alla fine, dopo una serie infinita di rifiuti, anche da case editrici di amici e conoscenti, decide di mettere le mani al portafoglio e di far stampare a sue spese mille copie di quello che sarebbe diventato un best seller, anzi il best seller, il libro di cucina per antonomasia. Dal 1891, anno di prima stampa, al 1910 si susseguirono ben 14 edizioni e al momento il libro ne ha avute 111, in quasi tutte le lingue del mondo, con un milione di copie vendute!
E dire che ci fu chi gli chiese 200 lire (dell'epoca!) per la stampa e, naturalmente, la cessione dei diritti d'autore. La storia non cambia e si ripete: gli editori, spesso, sono una malarazza che non si estiguerà mai.
E' tutto, miei cari. Vi lascio con una risposta esilarante ad un domanda importante: la morte è la fine?
TIM
Caspita. E' più o meno come quando hanno chiuso l'ultima fabbrica che produceva rollini fotografici. E' la fine di un epoca e non sono poi tanto sicuro che ci abbiamo guadagnato più di quello che ci abbiamo perso.
RispondiEliminaLa conoscevo quella citazione. Indovina perché? In casa mia c'è una copia di quel libro (in ebook, lo ammetto!).
RispondiEliminaCmq io non ce l'ho a morte con l'editoria. Sono giunto a una fase zen in cui credo di non fare per loro, così come forse loro non fanno per me. Ma ogni tanto, un manoscritto lo spedisco ancora! ^^
Glauco
La notizia delle macchine da scrivere mi fa venire in mente quei piccoli passaggi epocali già accaduti: la scomparsa dell'uomo che tutte le sere accendeva manualmente i lampioni a gas, ad esempio.
RispondiEliminaLa citazione non la conoscevo, ed è bene augurante: forse non sempre le opere scartate sono indegne di essere lette.
Io usavo una macchina per scrivere da ragazzino, e ci ho scritto le mie prime cose. Personalmente non ne ho la benché minima nostalgia, e forse essendo cresciuto coi computer non vedo nemmeno il PC come uno strumento freddo e solitario.
RispondiEliminaAl contrario col computer puoi correggere, spedire file e ricevere la risposta dei tuoi amici online... magari mentre ascolti la musica o visiti i blog.
Riguardo all'altro ediscorso, io dal discorso "editoria" mi sono semplicemente tirato fuori e certe cose mi interessano meno. Penso comunque che gli editori resteranno sempre gli stessi... come anche certi scrittori.
Simone
@ tutti: il mio è, naturalmente, un post ironico, anche se venato di malinconia per qualcosa che ha fatto la storia e che finisce.
RispondiEliminaEcco, hai messo in evidenza due cose sul tempo che passa, ovvero sia quello che rimane e quello che va via. La prima, le macchine da scrivere, vanno via perché non sono più usate e quindi non rendono. Al contrario la seconda, ovvero il modo di fare degli editori, è una costante che si ripete nel tempo.
RispondiEliminaE comunque la morte è la fine dell'inizio, poi ci sta qualcos'altro.
@ MCA: bella osservazione. Anche quella sulla morte; ognuno ha le proprie idee ed è giusto che possa esprimerle.
RispondiEliminaTemistocle