lunedì 9 gennaio 2012

La svolta di Ystad

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Penso sia venuto il momento di farmi un bel po' di nemici o quanto meno di perdere la stima (se mai l'abbia avuta) di più qualche vicino di cella.
In un mondo (o nicchia di mondo) dove chiunque abbia un seppur minimo tiramento letterario non può che essere affascinato dai vampiri/zombi/non-morti/non-vivi e, usque ad sanguinem, dai loro emuli, io ho cominciato ad amare la letteratura gialla. 
Mi direte che vi sto facendo i maroni quanto un otre di zampogna con questa storia e ci avete anche ragione.
Ho avuto anch'io il mio momento magico in cui vedevo tutto giallo (in senso di itterico!) o rosso (in senso di sanguinolento) e in cui anch'io non potevo immaginare una storia che non avesse un personaggio sbranato da una crocerossina elvetica appena uscita dalla propria tomba sui monti di Bassano del Grappa.
Ma... la vita è mutevole e i gusti anche.
Intendiamoci, a me continuano a piacere le storie, quelle belle, che quindi esulano dal caratterizzarsi come gialle, vampiresche, noir, ecc.. Perciò continuerò a leggere tutto quello che l'universo, ad esempio, pandemico continuerà a produrre, purché raggiunga un minimo di leggibilità. Ma non andrò alla ricerca spasmodica dell'ultimo horror che è da leggere assolutamente perché l'autore riesce a dargli una venatura diesel/steam/ucro/splatter che nessun altro finora.
Tutto ciò detto senza vena polemica o men che meno rispettosa dei gusti altrui.
In questa nuova veste di lettore di gialli, e qui sì che farò la figura del pivello!, ho iniziato ad apprezzare e ammirare un autore svedese degli ultimi.
Preciso che qui non voglio scagliare nessuna freccia a favore dei nuovi giallisti svedesi: ne ho trovati alcuni dei cui libri non sono riuscito ad arrivare a pagina 20.
Ma ce n'è uno del quale mi sono innamorato: Henning Mankell. Sì proprio quello di Kurt Wallander, il poliziotto di Ystad.
So che molti storceranno il naso, come daltronde ho fatto io per un sacco di tempo, forse perché faceva figo dire: bah, quelle cose tutte uguali che tutti leggono solo perché vanno di moda!
Poi mi sono detto: alt! e se mi perdo qualcosa? e se anch'io faccio come tutti gli altri? Allora ho deciso di andare a fondo alla questione e ho acquistato (al solito mercatino dell'usato) Delitto di mezza estate, che mi ha letteralmente stregato.
Sarà che era il periodo in cui cominciavo a mettermi in testa di cambiare genere di scrittura; sarà che effettivamente le pagine di Mankell mi hanno preso di brutto, ma appena ho potuto ho dato fondo al mio portafogli e (sempre al solito negozietto) ho speso 6 euro per L'uomo inquieto e L'uomo che sorrideva. Stranamente ho letto per primo quello che in ordine cronologico chiude la saga di Wallander.
Perché mi è piaciuto da subito Mankell?
Perché lo si può leggere anche senza bisogno di sapere che è un romanzo giallo. Non è difficile capire questa cosa, ma mi spiego lo stesso: quello che mi piace è il suo modo di raccontare la storia, di far vivere il/i personaggio/personaggi, di mostrare un paesaggio che non è solo geografico, di dare uno spaccato della sua società senza bisogno di dover scrivere un saggio. Il suo modo di scrivere mi ha ricordato molto Scerbanenco e Macchiavelli e, perché no, Camilleri. E mi ha fatto venire la voglia di rileggere Simenon.
E' bello seguire le vicende del poliziotto perché non hanno niente di scontato, tanto che a volte ti vien voglia di dire: io con uno come questo non ci voglio avere niente a che fare; e poi ti accorgi che questo non è dovuto ad una costruzione a tavolino del personaggio, ma semplicemente hai davanti uno dei tanto momenti della tua stessa vita, magari uno di cui ti vergogni anche solo a pensarlo. Il rapporto con il padre e la figlia, ad esempio, a volte è al limite della sopportazione, ma è un rapporto vero, perché capisci che anche loro sono personaggi autonomi, non solo pianeti che ruotano attorno al sole principale che è il protagonista (come è difficile rendere autonomi tutti i personaggi di una storia, quasi come capire che nella vita vera è così, e sbagliamo se pensiamo che gli altri sono solo nostre appendici).
E ancora, ho notato come, d'altra parte, la storia poliziesca che fa da trama al racconto serve a Wallander per risolvere le sue storie, nel senso che fa parte integrante della sua vita; insomma non è solo un mestiere il suo, ma è parte viva della sua esistenza: non potrebbe esistere un Wallander che non sia un poliziotto.
Ecco, questo vi dovevo dire.
Non so di cosa vi parlerò domani (o dopo), né se posterò nell'arco di qualche giorno. Daltronde non mi interessa mantenere la posizione in classifica o conservare il tot numero di contatti al giorno; se mi interessasse questo, aprirei un blog di porno o di vaccate politiche (a favore o contro non fa differenza!). Io comunque, per non sbagliare, una bella donna in copertina l'ho messa. Non si sa mai!
TIM

6 commenti:

  1. Mah, credo che ognuno debba leggere e/o scrivere quello che gli pare senza problemi. Quindi per quanto mi riguarda stima immutata, ci mancherebbe altro. :) Anzi, è cosa buona variare genere e tematiche.

    Ciao,
    Gianluca

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  2. @ Gianluca: infatti. Come dicevo, non critico nessuno di quelli che continuano imperterriti per la propria strada; è giusto che ognuno, me compreso! si cuocia nel proprio brodo. Nessuno deve imporre a nessun altro cosa fare/dire/leggere. E' che spesso si creano delle caste chiuse, un po' come per la corazzata Potiomkin di fantozziana memoria, per cui se non leggi/vedi quello, non sei nessuno.

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  3. L'importante è leggere. Quello che si legge, poi, è soggettivo ed esula da obblighi o coercizioni varie... insomma, fa un pò come ti pare che va sempre bene! :)

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  4. Beh, l'importante è leggere, ma sopratutto leggere quello che piace.
    E poi perchè dovresti pensare di perdere la stima dei tuoi vicini di blog?
    L'importante è essere sempre onesti prima di tutto con se stessi e poi con gli altri.
    Nonchè il riuscire a divertirsi con quello che si legge.

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  5. Parafrasando il caro Nino Manfredi: leggere è un piacere, se non è piacevole che piacere é?
    Vai tranquillo, io ho letto persino un romanzo della Kinsella ;-)

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  6. @ tutti: grazie della rinnovata stima, della quale ero certo! ma d'altra parte anche io sono abituato a giudicare una persona per altri parametri. Il mio era un paradosso, che non voleva criticare nessuno, ma solo quella che a volte diventa una moda, un cliché, un po' come la figura di Claudio G. Fava nel film Ladri di saponette, avete presente?

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