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Sto parlando di Elementi di tenebra. Manuale di scrittura thriller. di Andrea Carlo Cappi, edito nel 2005 da Alacran edizioni, che forse qualcuno di voi conosce già.
So che sono centinaia i manuali di scrittura, di genere o generalisti, esistenti sul mercato, ma ho voluto segnalarvi proprio questo perché ha alcune caratteristiche che mi hanno interessato.
Anzitutto non contiene decaloghi delle cose da fare o non fare o gli strumenti anche fisici che un giallista dovrebbe assolutamente possedere (la penna deve essere quella morbida e la carta deve dare leggermente sul giallino perché il colore si intona con il tendone che avete nella vostra sala da scrittura personale). Né si rifà continuamente a citazioni di altri testi similari a riprova che le proprie teorie sono universalmente riconosciute come... ca***te stellari.
Questo Elementi di tenebra, invece, fa parlare gli scrittori, quelli già famosi, nel corso di conferenze, dibattiti, incontri pubblici che Andrea C. Cappi stesso ha organizzato tra il 1995 e il 2005. Come dire che fa esprimere in modo immediato quello che gli autori hanno da dire, senza bisogno di inserirlo per forza in un saggio pomposo e, soprattutto, scritto nella maggior parte dei casi perché un libro sulla scrittura di XY tira sempre. Opinioni, quelle espresse in questo libretto, che nascono sempre quindi dalla loro storia ed esperienza.
L'autore, dice nell'introduzione, di avere un'idea precisa su corsi e manuali di scrittura. ... una persona priva di idee e di talento non potrà mai diventare uno scrittore solo perché ha seguito qualche lezione (di scrittura creativa n.d.r.) o ha letto un trattato.Ma è convinto che chi invece ha idee e talento possa trarre beneficio dall'esperienza altrui. E aggiunge che più che nei corsi di scrittura, credo in realtà nei corsi di lettura, quelli che permettono al lettore di intravedere gli ingranaggi che muovono un racconto o un romanzo.
Proprio a partire da queste premesse il libro elenca generi e sottogeneri del thriller, ma sempre mostrando come ognuno di essi nasce in fondo da un filone generale e unico e che le differenze vanno ricercate soprattutto nel diverso approccio che gli autori hanno avuto nel tempo col mistero.
Continua Cappi nell'introduzione: Quello che avete tra le mani è dunque un manuale di scrittura creativa gialla ma anche, prima di tutto, un manuale di lettura gialla. Non si può presumere di scrivere letteratura di genere senza sapere che cosa è stato già scritto in materia negli ultimi due secoli. E l'unico vero modo per imparare a scrivere, qualsiasi cosa, è leggere, leggere, leggere. Dopodiché, una volta scoperti i meccanismi che regolano i diversi sottogeneri del mystery, ogni libro che vi capiterà sotto gli occhi si trasformerà in una nuova ed emozionante lezione di scrittura.
Brevemente ricapitolo le varie parti del libro.
Nel primo capitolo (La sagra del delitto) si ripercorre la storia del giallo, dal primo delitto, Caino che uccide Abele nella Bibbia, passando per Shakespeare, Poe, Mary Shelley. Avreste mai pensato, ad esempio, che Altieri in fondo riprende il combat thriller dell'Iliade? O che l'Odissea è un romanzo di viaggi con situazioni fanta-horror alla Stephen King (o viceversa, che è meglio)? Via via si passa a Conan Doyle, Van Helsing fino a Martin Myster e Dilan Dog. E poi il whodunit, la camera chiusa, il giallo storico, il legal thriller, ecc., tutti sottogeneri figli di un unico ceppo.
Il secondo capitolo (Piombo e sangue) mostra come col cambio del tipo di società da inizi secolo scorso ad oggi, anche il giallo acquista connotazioni diverse: il mystery continua a vivere ma si occupa d'altro dice Cappi. E nasce il noir. Vengono snocciolate le sue caratteristiche e i suoi derivati/consanguinei/paralleli: l'hardboiled, il poliziesco (con intervento tra l'altro di Matrone, Ed MacBain, Markaris), il caper, lo psycothriller, lo spy story, l'action thriller, il medical thriller, l'hostage thriller. Interessantissimo in questa sezione è il continuo riferimento al cinema, per vedere come i romanzi del genere sono stati trasposti in pellicola e come questo fatto ne abbia messo ancora di più in risalto le caratteristiche.
Un terzo capitolo (Il buono, il brutto e il cattivo) analizza una delle caratteristiche di ogni storia raccontata e a maggior ragione di un thriller: tutto si riduce ad uno scontro tra un protagonista e un antagonista. Vediamo allora come questa letteratura ha trattato eroi, buoni e cattivi.
Dal precedente capitolo discende direttamente questo quarto (Il segno dei quattro) che snocciola le, appunto, quattro possibili figure di eroe buono: il detective, il poliziotto, il detective per necessità, l'agente segreto.
Quindi il successivo capitolo (I cinque volti dell'assassino) non può che occuparsi dei cattivi: il criminale professionista, l'assassino, la dark lady, lo scienziato pazzo, il cattivo "politico". E per ogni soggetto si parla della fisionomia, del giro di personaggi in cui si muove ecc., come era stato per gli eroi e antieroi di prima.
Un sesto capitolo (Polvere negli occhi) entra più nello specifico della scrittura: perché scrivere gialli?; da dove si comincia; linguaggio e ambientazione; struttura; suspense; obiettivi e deadline; punti di vista e montaggio; McGuffin (il pretesto narrativo); indizi e red herring; identificazione; teaser (lo"stuzzichino" d'apertura); showdown e sorpresa finale.
Il settimo capitolo (Regola per sopravvivere): realismo e suspension of disbelief; postmoderno; contaminazione; citazione e parodia; destrutturazione; uomini e donne; cosa fare dopo (e cioè riscrivi, riscrivi, riscrivi, dice Jeffery Deaver); conclusione.
Il libro si conclude con due appendici: Chi ha ammazzato il maggiordomo. Cronache del giallo italiano di Andrea Cappi e Sulle tracce di Scerbanenco di Carlo Lucarelli.
Insomma, se trovate questo libro -ma non so se è ancora in commercio- non lasciatevelo scappare. Non vi insegnerà a scrivere un giallo/mystery/noir perfetto, non è un manuale in senso tecnico; ma vi racconterà in modo simpatico e veloce (190 paginette formato A5) come l'hanno fatto i maestri prima di noi. E vi insegnerà a leggere il libro giallo che eventualmente vi troverete un giorno in mano.
Concludo con un passo di un intervento di Pedro Casals a Lezioni di giallo, Forum Fnac Torino 2003 (citato a pg 90 del libro):
Il settimo capitolo (Regola per sopravvivere): realismo e suspension of disbelief; postmoderno; contaminazione; citazione e parodia; destrutturazione; uomini e donne; cosa fare dopo (e cioè riscrivi, riscrivi, riscrivi, dice Jeffery Deaver); conclusione.
Il libro si conclude con due appendici: Chi ha ammazzato il maggiordomo. Cronache del giallo italiano di Andrea Cappi e Sulle tracce di Scerbanenco di Carlo Lucarelli.
Insomma, se trovate questo libro -ma non so se è ancora in commercio- non lasciatevelo scappare. Non vi insegnerà a scrivere un giallo/mystery/noir perfetto, non è un manuale in senso tecnico; ma vi racconterà in modo simpatico e veloce (190 paginette formato A5) come l'hanno fatto i maestri prima di noi. E vi insegnerà a leggere il libro giallo che eventualmente vi troverete un giorno in mano.
Concludo con un passo di un intervento di Pedro Casals a Lezioni di giallo, Forum Fnac Torino 2003 (citato a pg 90 del libro):
Credo che la grandezza (del noir) risieda nella figura dell'investigatore. L'investigatore è un bisturi che attraversa i vari strati della società. Ed è un ottimo pretesto per raggiungere gli angoli più bui: affari sporchi, passioni, regolamento di conti, invidie di una società ossessionata dall'immagine. In un romanzo non giallo, nessuno si sognerebbe di mettersi a fare delle domande. Al contrario, è proprio questo ciò che deve fare l'investigatore.
TIM
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