martedì 26 novembre 2013

Riscopriamo le giuste misure



Oggi voglio proporvi una riflessione, breve ma intensa, di Marco Merlo, un fratello che non sapevo di avere e che ho scoperto da pochissimo.
Chiamo lui fratello (anche se non ci siamo mai conosciuti!) sull'esempio dei primi cristiani, che usavano chiamarsi così tra loro memori del fatto che erano tutti figli di uno stesso Padre, parte di uno stesso Amore e che nel loro cuore viveva la stessa scintilla dell'unica Energia Divina.
Il pensiero di Marco è tutto incentrato sulla dualità che continuamente viviamo, tra il sentire di avere facoltà mentali che ci spingono a misurare, calcolare, verificare tutto in modo scientifico, e le facoltà spirituali che, invece, lottano dentro di noi per farci andare al di là del velo (come uso dire io).
La realtà infatti è solo un velo che nasconde ai nostri occhi del corpo la realtà. 
Ciò significa che allora dobiamo vivere senza più basarci su ciò che vediamo e sentiamo? Sarebbe da stupidi!
Provate ad immaginate di non rispettare più ciò che i nostri sensi ci dicono. Ad un semaforo rosso passeremmo ugualmente, con le conseguenze del caso; sentendo un forte odore di gas non arieggeremo il locale e non elimineremmo la causa della perdita; sentendo bruciare la nostra mano non la toglieremmo dal fuoco; e così via.
E d'altra parte è grazie alla scienza e al suo metodo che l'uomo ha fatto enormi scoperte che ci permettono di vivere meglio e più a lungo.
Ma... ma come dice Marco, dal filosofo Cartesio in giù abbiamo elevato la scienza a rango di religione: solo le scoperte scientifiche hanno valore e l'uomo e la realtà sono solo ciò che si può vedere e sentire. 
Non voglio entrare in un campo che non mi compete, quello della filosofia, ma posso dire che nella vita è sempre questione di giuste misure.
Lo stesso Immanuel Kant, altro grande filosofo illuminista, diceva: "Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo".
Presa così questa dichiarazione può portare, come in effetti portò, alla svalutazione completa del sentimento, del cuore, della pietas religiosa *. D'altra parte l'illuminismo nacque proprio come risposta alla presenza di movimenti (religiosi, filosofici, letterari) che puntavano tutto ed esclusivamente sulla svalutazione dell'intelletto in favore del sentimento.
Allora è facile capire, a mio modo di vedere, che c'è bisogno dell'uno e dell'altro, del cuore e dell'intelletto.
Andando agli argomenti che sono propri del nostro blog, abbiamo bisogno, ad esempio, di parlare di angeli descrivendoli con le alucce e disegnandoli in maniera eterea, disincarnata, quando vogliamo nutrire la nostra religiosità esteriore, che ci rassicura e ci riporta a quando eravamo piccoli e ci sentivamo protetti dall'angelo custode delle nostre preghierine ai piedi del letto. Ma abbiamo anche bisogno di sapere cosa veramente è un angelo, qual'è la sua essenza, quali sono le sue prerogative, cosa fa davvero per noi, come ci dobbiamo accostare a lui.
Ma magari di questo parleremo in un'altra occasione.
Ora vi lascio al pezzo di Marco Merlo, che ho preso da qui e ho leggermente adattato a livello grafico. Il brano, naturalmente, dice molte più cose e, anzi, prende una sua posizione ben chiara. 
 

E’ facile ingannare l’occhio ma ormai è difficile ingannare il cuore
E’ necessario fare tanta chiarezza, sapete? Siamo stati indotti a fare confusione per renderci più deboli e sfruttabili.
Da quando Cartesio ha affermato che esiste solo ciò che puoi dimostrare, gli esseri umani hanno abbassato il loro livello di Intuizione Celeste e Magia Terrestre e, piano piano, si sono aggrappati a quella piccola parte di mente ottusa, lamentosa e aggressivamente protettiva e giudicante…
Se vai in giro nel mondo aggrappato a questa piccola parte di Te non meravigliarti, poi, di come le cose Ti risulteranno come le vedi…
Da un piccolo foro, unto, appannato e distorto neppure l’acqua, il cielo o i raggi del sole Ti appariranno nella loro limpida e pura bellezza…
Vedi distorto, percepisci distorto e agisci distorto, proprio perché lo vuoi, proprio perché lo vogliono… Vogliono che Tu rimanga bloccato nella paura, nella separazione dentro di Te e quindi con D’Io e tutto il resto dell’energia vivente e vibrante d’Amore negli Universi…
Tu Sei Immensamente Amato! Tu sei Immenso Amore! Tu sei già Magnifico: già solo il tentare di dimostrartelo è perdita di tempo ed è andare contro la Nostra Natura Divinamente Umana.
Svegliati, è solo con il Cuore come Guida che puoi Magnificare Ogni Tuo Presente e sei qui per questo, proprio solo per questo: Amare e Godere di Te, qui, adesso, Insieme a Me, gli Angeli e D’Io. Questa Espressione di Te, in questa Realtà, sarà Esempio da Seguire, da credere e ripetere, per espandere consapevolezza, fino all’Eccellenza.
Ascolta il Tuo Cuore,
guarda con il Cuore,
godi con il Cuore,
agisci con il Cuore e
ricevi con il Cuore:
solo così potrai donare qualcosa al Mondo, cioè a Te Stesso! Grazie!
Ora a voi la parola!

Juan Segundo

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* "La pietà è un concetto teologico che descrive l'affetto, il rispetto e l'obbedienza che il credente ha per Dio e per le cose sacre. Secondo la teologia cattolica questi sentimenti non sono dovuti alla paura del credente per la potenza della divinità ma quale esigenza interiore dovuta alla gratitudine per l'amore che il fedele sente di ricevere dal suo Dio." (voce Pietà di Wikipedia.)

6 commenti:

  1. Da santommasesco quale io sono, cerco di spiegare il mio punto di vista.
    Non dico che ogni cosa debba essere dimostrata nel senso più scientificamente rigoroso del termine, però credo che alla base anche di una semplice ipotesi ci deve essere qualcosa che vada al di là del "sentimentale".
    Per dire: tutti vorremmo, sentimentalmente, che ci fosse qualcosa dopo la morte perché ci aiuta a immaginare i nostri cari defunti in una condizione migliore di quella in cui li abbiamo visti durante la veglia funebre, però per poter credere razionalmente in qualcosa del genere non possiamo sostenere di avere prove. Facciamo una scommessa come diceva Pascal (o come ancora oggi dicono certi dotti dell'ebraismo) ma proprio in quanto scommessa non possiamo ritenerla una cosa certa e appurata, ma solo - appunto - una scommessa.

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    1. Per 'sentimentale' non intendo una cosa tipo 'cuoricini' 'angioletti' e 'preghierine a mani giunte' . Io parlo di pietas, di ricerca spirituale di ciò che c'è sotto (o oltre) le cose. Di predominanza, non di sostituzione, del cuore sul cervello. Penso che una posizione tipo quella antroposofica sia accettabile, anche se non sono d'accordo totalmente con loro. Deve essere, dal mio punto di vista, la scienza al servizio dello spirituale, pur nell'autonomia della rispettiva ricerca.

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  2. Il problema è proprio quel "oltre le cose". In certi casi non siamo ancora in grado di vedere oltre e se davvero c'è un oltre (non so se rendo l'idea, purtroppo certi concetti non sono così facili da esprimere ;-)
    E' questo il mio "blocco" principale che mi impedisce di abbandonarmi troppo al cuore.

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    1. penso di capire. Io ho avuto la fortuna di lasciarmi guidare in questo cammino da due persone di cui ho piena stima e fuducia e che mi hanno 'nostrato' le cose in modo diverso da come le vedevo prima. Ma ancora oggi mi è difficile a volte conciliare la fede con i classici sistemi con ciò che sto scoprendo adesso: come può un Dio essere 'energia universale'? come posiamo noi essere parte integnare di questo 'sistema' e non più corpi creati 'ab ovo' e in cui è stata 'inserita' un'anima? Eppure sto scoprendo autori, personaggi più o meno conosciuti che di queste cose parlano da secoli, non magari in modo così generale ma affrontandone alcuni aspetti (vedi ad esempio Giordano Bruno). È un piacere discutere con te!

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  3. Mannaggia che argomento! Io credo che nella vita ci sia bisogno di cuore, stomaco e cervello. Il cuore è lo specchio dell'anima, è ciò che ci dipinge e che ci fa apprezzare le sottigliezze della vita, quella cosa che ci fa ridere anche in situazioni tragiche, che ci fa andare avanti, e che ci separa dall'essere pure macchine (il nostro corpo, difatti, è una macchina... biologica, ma macchina). Lo stomaco serve a farci prendere scelte che non saremmo in grado di compiere né seguendo il cuore, né seguendo il cervello. Sono quelle che io chiamo "voglie secche", ma anche i gesti sconsiderati, così come quelli impulsivi. Il più delle volte è lo stomaco a farci agire, mentre cuore e cervello ci fanno "capire" (anche se in ambiti differenti) le cose. Il cervello serve a razionalizzare, a capire e studiare il mondo, ciò che abbiamo attorno, e a permetterci di rimanere con i piedi per terra.

    Se c'è una cosa di cui l'uomo non ha bisogno è la religione... religione nel suo termine più ampio, perché quando c'è religione, c'è cancellazione dell'io personale. Tutti dobbiamo essere buoni, tutti dobbiamo seguire certe regole, tutti dobbiamo pregare questo o quello, tutti... è una forma di omologazione e controllo. Se non ricordo male, nella Bibbia stessa dovrebbe comparire - o forse erano i vangeli apocrifi - Gesù chiese, più o meno esplicitamente, ai suoi apostoli, di non "farlo" divenire una religione dopo la sua dipartita. Gesù lottò tutta la vita contro la religione ebraica... e oggi abbiamo la religione cattolica. Le istituzioni religiose, per secoli, e forse anche oggi, - e così come tutte le istituzioni in generale - tendono a controllare le masse e a indurle ad agire secondo i loro voleri. Si fanno portavoce di chi, in realtà, non sentono... ovvero, si fanno portavoce dei loro interessi, e magari di un'idea - un sentimento, una forma di pensiero, uno stile di vita - che però finisce sempre per cadere in secondo piano. Non è un caso che la carità cristiana (per lo meno fino all'arrivo dell'attuale papa) era preclusa a gay, a divorziati, e quant'altro...

    Ma andando in questa direzione rischio di uscire dal tema che proponi.

    Quando, nel commento ad Ariano, scrivi "Di predominanza, non di sostituzione, del cuore sul cervello." io... lo ammetto... mi sento molto discorde. La predominanza è, per me, un fattore negativo di principio. Ciò che domina limita il dominato. Ciò che predomina toglie del tutto voce al dominato.
    Così la penso io.

    La democrazia non è sicuramente una forma politica perfetta, anzi, è piena di lacune, ma è sicuramente quella che si avvicina di più al vero concetto di libertà. Questo si può applicare anche alla propria interiorità... e così torno al triumvirato che ho citato all'inizio. Cuore, Stomaco e Cervello ci identificano sin dalla nostra comparsa su questo pianeta. Uno simboleggia i sentimenti, il secondo la vita (se non si mangia, si muore), il terzo è invece il raziocinio. Bisogna ascoltare tutti e tre in maniera uguale. Poi è ovvio... come ho detto, in condizioni di stallo, spesso è lo stomaco che ci fa agire (bisogna pur mangiare... per vivere!).

    Io mi trovo sempre in difficoltà quando, parlando di interiorità, o di spiritualità, si tende a considerare il nostro corpo come una scatola che ci... comprime, costringe, impedisce... non credo affatto che sia così. Forse la scatola che ci racchiude non è perfetta, ma fa parte della nostra essenza, del nostro stesso spirito. E dubito fermamente che lo spirito possa vivere senza la sua scatola, così come - e questo è un dato di fatto - è impossibile che la scatola possa vivere senza il suo spirito.

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    1. Mi sono preso un po' di tempo per rispondere al tuo commento, perché dovevo leggerlo bene. Alla fine ho deciso di rispondere punto per punto, premettendo come sempre che parlo per me e non voglio imporre a nessuno le mie idee né dire che sono la verità assoluta.
      1. Mi piace la tua distinzione cuore-pancia-cervello, anche se io infilerei la pancia nel cuore (non in senso fisico naturalmente!). Penso che a differenza del cervello, il cuore dia proprio quelo slancio immediato che la mediazione del cervello non favorisce certamente. D'altra parte presso gli ebrei (e nella bibbia, quindi) l'organo deputato al sentimento sono proprio le viscere, il fegato; tanto che anche in italiano si dice: avere un amore viscerale.
      2. La religione. Mi trovi naturalmente daccordo. Penso che la religione per sua stessa finalità debba ingabbiare, perché parte dal presupposto di essere un raggruppamento sociale di più persone che condividono lo stesso credo. Il problema nasce quando, come nella religione cattolica ma anche in moltissime altre, è il vertice a stabilire quali sono le verità e a controllare sull'ortodossia della base. Già le chiese evangeliche classiche (non le pentecostali che sono già molto più rigide) rispettano di più il fedele appartenente, per cui ci deve essere concordanza sulle verità di base del cristianesimo e poi ognuno può applicare come vuole nella propria coscienza le conseguenze di quel credo; e quando bisogna prendere decisioni su cose pratiche su cui non c'è unanimità, si interrogano le comunità di base con discussioni e votazioni che poi vengono sancite dalla cosiddetta Tavola.
      3. Rileggendo la tua risposta riguardo il commento ad Ariano, penso di non aver chiarito bene il problema. Quello che volevo dire non è tanto fare una separazione netta, ma richiamarmi a quel momento storico che fa da spartiacque da tutti i punti di vista tra il rinascimento e la nuova era in cui è la ragione che diviene religione assoluta; in cui niente poteva esistere che non fosse passato al vaglio del controllo scientifico. È chiaro che io non sono né per un eccesso né per l'altro, ma ho avuto difficoltà a esprimere nel post questa posizione. Dico che però, se devo scegliere un'impostazione a cui dare maggior valore, propendo per la prima.
      4. Il corpo. Non smuinuisco sicuramente l'importanza del corpo. Come giustamente dici tu, senza di esso non ci potrebbe essere l'anima. Noi non siamo sicuramente divisi in compartimenti stagni: corpo, anima, spirito...; ma se dovessimo ragionare così per assurdo, direi che ogni parte ha il suo compito e la sua importanza..

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