Voi sapete che io sono di parte. Di parte politica, sociale; insomma ho le mie idee e le spiattello sempre apertamente. In questo post parlerò (male) dell'energia nucleare, quindi se qualcuno è debole di stomaco da quel punto di vista, faccia visita a qualche altro blog più 'buonista'.
Dunque, l'8 e il 9 novembre del 1987 circa 30 milioni di italiani (c'ero anch'io!) andarono a votare per il cosiddetto referendum sul nucleare. In soldoni, per chi non lo ricorda, si decise che l'Italia poteva fare tranquillamente a meno dell'energia nucleare. E in effetti in attuazione a quanto stabilito dalla sovranità popolare, nel 1988 il Governo italiano stabilisce la moratoria nell'utilizzo del nucleare da fissione quale fonte energetica, che come conseguenza portò ad un programma di stop alla produzione di combustibile nucleare.
Quegli stessi italiani hanno aspettato 25 anni che qualcuno pensasse a come ricavare energia da fonti rinnovabili. E le soluzioni ci sono e, è il caso di dirlo, sono alla luce del sole. Ma qualche anno fa uno dei tanti governi fatti da politici di professione e magnati dell'industria (oltre che da inquisiti, condannati e imboscati mafiosi) decise che, per il bene del paese naturalmente, bisognava tornare al nucleare. Perché il nucleare è pulito, economico, sicuro, porta posti di lavoro; insomma le solite storielle imparate a memoria.
Io non sono un tecnico, uno specialista di queste cose, ma un semplice cittadino a cui interessa continuare ad usufruire dei benefici dell'energia (giacché mi romperebbe un po' dover tornare ad illuminare casa mia con le candele o costringere mia moglie a tornare a lavare la biancheria al fiume) ma senza vivere con il terrore che da un momento all'altro una morte invisibile chiamata radiazione venga a bussarmi alla porta. Non sono un tecnico, dicevo, quindi lascio la parola a chi ne sa molto più di me (e so che tra di voi ce n'è di gente così). Penso però che se non si vuol insistere sulla ricerca e l'espansione delle energie rinnovabili è perché ci sono interessi economici e politici troppo grandi che ci sovrastano. Nel 2003 la Commissione Europea stilò una
Valutazione di impatto dei progetti del settore dell'energia non nucleare realizzati nell'ambito del Quarto programma quadro nella quale si dice tra l'altro che il principale ostacolo all’uso delle rinnovabili sono i costi, malgrado le riduzioni conseguite grazie alla ricerca pubblica e privata (i costi dell’energia eolica si sono dimezzati nell’ultimo decennio). La mancanza di volontà politica di garantire una determinazione dei costi che tenga conto del costo completo, soprattutto i costi a carico dell’ambiente e della salute, ostacola lo sviluppo delle fonti energetiche pulite e, di riflesso, l’efficacia della ricerca sulle rinnovabili. (la sottolineatura è mia). E stiamo parlando della Commissione europea, non di una qualche associazione ambientalista da strapazzo, magari di sinistra!
Poi ieri, ad un certo punto, ci siamo svegliati e abbiamo scoperto che le centrali nucleari non sono più così sicure (anche qui). E' bastato che la terra la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti fior et herba avesse un normalissimo momento di assestamento (come quando il nostro corpo si purifica emettendo un po' di liquido più o meno giallo paglierino) per capire che le cose stanno diversamente. Ma, si dirà, il Giappone dista mille miglia! Ma, dico io, anzi la Protezione civile, che l'Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. Quindi che differenza fà la distanza in chilometri da quella tragedia immane?
Di certo io non sono nessuno, questo post e il mio blog non vogliono cambiare né il mondo né la politica ambientale di un qualunque governo( ci mancherebbe!). Ho sentito però l'esigenza di riflettere con voi su queste faccende, che sono cose reali, non romanzi di fantascienza o discussioni accademiche, e soprattutto toccano la nostra pelle e quella dei nostri figli a venire. Anche perché qualcosa ancora possiamo fare. Tra qualche mese infatti abbiamo l'opportunità di dire la nostra su quest'argomento, andando a votare per il referendum riguardante la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare” (legge 133/2008). Informiamoci, facciamoci un'idea, discutiamo col vicino di casa, il genitore del compagno di scuola di nostro figlio, il collega d'ufficio, il barista e il giornalaio. Con la gente, insomma, con cui viviamo e con cui condividiamo questo paese e questo pianeta.
Eppure il vento soffia ancora.
TIM
(la foto è tratta da qui. E leggete anche l'articolo che è interessante)
Condivido in tutto e per tutto. Conta che pochi giorni fa il governo ha varato un decreto che azzoppa ancora di più gli incentivi per il fotovoltaico, giusto per rimarcare la mancanza di volontà politica che ha sottolineato la Commissione Europea.
RispondiEliminaIl punto è semplice: le rinnovabili sono democratiche e ridistribuiscono il potere ai cittadini. Questo fa paura. Tanta tanta paura.
Ciao,
Gianluca
Rimane il problema energetico. Rimane la dipendenza dal petrolio. Rimane il fatto che già utilizziamo energia nucleare, comprata in Francia e in Svizzera. Rimane il fatto che, se l'incidente capita in un paese vicino a noi, le conseguenze sarebbero paragonabili a un eventuale incidente sul nostro stesso territorio.
RispondiEliminaTra le altre cose, mi capita di occuparmi di fonti rinnovabili. Non è possibile sopravvivere solo con quelle, a meno che non si decida di rinunciare al benessere odierno e... tornare all'ottocento. I pannelli solari rubano sole ai terreni, che diventano sterili e non coltivabili. Le pale eoliche, anche loro, devastano l'ambiente dove vengono installate. Rimane il geotermico... di cui non so molto.
Non dico che non si debba investire sulle rinnovabili. Tutt'altro. E' necessario investire in queste tecnologie per cercare di migliorarle e, magari trovarne di più efficaci.
Nel frattempo però dobbiamo scendere a compromessi con ciò che abbiamo.
Il passaggio da carbone a petrolio, strano a dirsi, ha pulito la nostra atmosfera. Il nucleare è pericoloso per le scorie, per i possibili incidenti... ma se un terremoto devasta un centro di raffinazione del petrolio non credo che l'ambiente ne goda, così come neppure gli abitanti di quella zona. Per cui...
E'un dilemma terribile.
A oggi, credo che l'unico sistema pulito di produrre energia sia quello di evitare gli sprechi. Il buon senso potrebbe aiutarci a vivere nel benessere risparmiando carburante, risparmiando energia, senza però perdere i benefit della nostra società attuale.
Ma... essendo la nostra società basata solo sul profitto, sul PIL, sul prodotto annuo e non sull'effettivo rientro che otteniamo da quel "prodotto", lo spreco è il motore di tutta l'economia.
Cambiamo cellulare ogni sei mesi. Teniamo tv e elettrodomestici vari sempre in standby, invece che spegnerli. Andiamo in auto all'edicola più vicina invece di usare le nostre gambe...
Più che fare un referendum sulle fonti energetiche del domani, dovremmo fare un grande lavoro di cultura per migliorare la società di oggi.
@ Gianluca e Glauco: i vostri interventi confermano che l'argomento è difficile e importante. Ecco perché c'è bisogno di discuterne. Io resto comunque contrario al nucleare, anche perché il passaggio dal petrolio, che finirà nei prossimi decenni, ad altro non è imminente ma neppure tanto lontano. Quindi abbiamo il tempo di trovare nuove fonti o di potenziare quelle rinnovabili che già ci sono. Bisogna investire molto tempo e danaro sulla ricerca (come dice la Comm. Europea), ma la società basata sul profitto sia sorda a queste cose. Penso che questa sia la scommessa. Siamo sopravvissuti a guerre mondiali, pandemie (quelle vere!) dei secoli passati, ho fiducia che ce la faremo anche ora: se c'è qualcuno che può affossarci, siamo solo noi stessi.
RispondiEliminaTemistocle
Io penso che ora magari il nucleare andrebbe superato. Penso anche pero' che restare al petrolio 25 anni fa abbia devastato il mondo, e a quel referendum avrei votato diversamente.
RispondiEliminaSimone
La cosa grave è che, contemporaneamente, hanno cancellato gli incentivi al fotovoltaico. Inoltre il nucleare è a termine: si prevede che entro 50 - 60 anni le scorte di uranio saranno finite.
RispondiEliminaInsomma, si investe sui rottami...
Purtroppo noi non abbiamo modo di 'difenderci'. E' vero che siamo una democrazia 'rappresentativa', ma i nostri rappresentanti sono quelli che conosciamo tutti, di qualsiasi parte politica, tutta gente arrivata lì per mettersi da parte un posto per la pensione o per difendere i propri interessi privati o quelli della sua famiglia. L'unica cosa che c'è resta, finché ce la lasciano, è il referendum: usiamolo per il megolio e aiutiamo chi è indeciso a scegliere per il meglio, cioé per la propria salute e quella di chi verrà dopo di noi.
RispondiEliminaTemistocle
sono d'accordo con glauco che parla di un lavoro culturale, ma mi sembra un'utopia... mi pare che alla gente non freghi niente se un giorno saremo sommersi dai rifiuti (comprese le scorie radioattive) o se l'inquinamento ci impedirà di respirare... (ipotesi un po' catastrofiche, ma...)
RispondiEliminaE' vero quello che dici. La nostra generazione, parlo di quelli che hanno 40-50 anni, è cresciuta spesso col concetto dell'usa e getta, non so se per una questione culturale o di riufiuto della generazione precedente che invece risparmiava e conservava tutto. O solo perché abbiamo avuto (prima, non ora!) qualche soldo in più da spendere. Questo non vuol dire che non possiamo educare i nostri figli al risparmio energetico e al rispetto dell'ambiente, con tutto ciò che comprende. La scuola dovrebbe essere al primo posto, ma se pensiamo che quando si fa qualcosa lo si fa 'in via sperimentale', capiamo cosa ci possiamo aspettare da questo che dovrebbe un ente educativo primario. Quando poi la scuola cerca di insegnare qualcosa ma la famiglia e il resto della società distruggono (o viceversa), allora la frittata è fatta.
RispondiEliminaTemistocle