sabato 23 aprile 2011

Sindrome... pasquale

rubata qui.
e vi consiglio di andarvi a leggere il testo
Ieri, serata da poltrona e tele, stranamente, visto che sto acquistando una allergia pruriginosa e dolorosa al tubo catodico.
E così quando mi ritrovo a leggere tra i programmi, e in prima serata, film come Sindrome cinese, non posso che buttarmici a pesce. E la domanda sorge spontanea: è possibile che per vedere qualcosa di interessante (almeno per me) debba aspettare la concorrenza della via cricis di Ratzinger su rai minzolini? Però mi va bene così.
Perciò è stato un piacere riguardarmi i 122 minuti di questo film con Jane Fonda nei panni della giornalista, Jack Lemmon in quelli dello scienziato pentito e Michael Douglas a fare il cinereporter indipendente, che raccontano di come le centrali nucleari  per quanto possano essere sicure (dicono loro!) hanno tanti e tali di quei talloni d'Achille che basta un bullone messo male e diventano killer spietati. E' vero che siamo nel 1979 e da allora la sicurezza dovrebbe aver fatto passi da gigante, ma con quelle cose non si scherza, perché quando accade l'imprevisto o l'imprevedibile, e se accade vuol dire che è possibile, non ci puoi mettere un cerotto come la sbucciatura delle ginocchia di tuo figlio e finisce lì. La storia, mi sembra, conferma.
E non mi voglio soffermare sui giochetti che i nostri governanti stanno facendo in questi giorni sul nucleare e ora, pare, sulla privatizzazione dell'acqua; per i quali argomenti, mi sembra, dovremmo essere chiamati a dire la nostra tra qualche mese. Ma le dittature sono fatte così: hanno sempre la soluzione pronta per toglierti la possibilità di decidere; basta farlo col sorriso sulla bocca, distogliendo l'attenzione: panem et circenses.
Solo un'annotazione "tecnica" sul film: l'assenza quasi di commento musicale. Noi ormai siamo abituati a pellicole in cui la colonna sonora è quasi più importante del film stesso e anche se il personaggio principale sta andando in bagno tra spasmi colitici, ti bombarda con accompagnamenti di chitarra e basso, magari con la voce di Frank Sinatra che canta Stranger in the night in versione rap (!!). E invece qui, mentre il professor Lemmon viene inseguito dai cattivi e si rifugia nella sua centrale di Ventana, neanche un suono, solo le auto che si inseguono e lo stridore delle gomme. Un capolavoro!
Cambiamo argomento e veniamo alle note dolenti.
Appena torno a casa devo fare una disinfestazione del mio Cybook. Sì, perché ieri pomeriggio ho avuto la sventura di leggere (ma devo confessare di non avercela fatta fino alla fine) L'intreccio di universi paralleli, un ebook di Antonio Lo Gatto pubblicato da La Tela Nera in un anno che non ricordo e che forse è meglio anche dimenticare.
Se volete sapere come non si scrive un racconto (o romanzo, fate voi), vi consiglio vivamente di (provare a)leggere quest'ebook: mentre veniva scritto la lingua italiana era scuramente in vacanza, le descrizioni sono da bambino di I° elementare (ma non lo dite a mio nipote di 5 anni che spesso mi spara delle locuzioni da perfetto dizionario della Crusca!), gli argomenti sono quanto di più pruriginoso (e quindi appetibile per certi lettori) ci possa esistere.
E dire che l'autore (Roma, 21 aprile 1988) nasce con la passione della scrittura che col passare del tempo coltiva sempre di più fino a diventare un'esigenza di vita, come egli stesso dichiara. Sapete che io dico sempre: non so se, cosa e come abbia scritto in seguito l'amico, ma se le premesse sono queste, non fa di certo ben sperare. Ho qualche altro suo lavoro nella pancia del mio ereader e voglio comunque dargli un'altra chance, ma viste le premesse ci spero poco.
Bene, sono alla fine.
Mi aggrego a tutti quelli che finora vi hanno fatto gli AUGURI per questi giorni di festa: che possiate essere felici, rilassarvi e divertirvi, perché vi voglio tonici quando ci risentiremo, martedì.
E non mangiate troppo! e, in particolare, non mangiate gli agnelli!
Ciaoooo!
TIM

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