Tornano i magnifici 5! Forse oggi ne sapremo un po' di più sul loro conto! |
E qui mettiamo un altro tassello per la risoluzione del mistero!
È
solo un gioco, commissario Bacone!
Personaggi:
Arturo Marcone: destinatario di una lettera
Francesco Bacone: commissario
Stefano Conci: ispettore (come semplice comparsa)
Marika Garrone: assistente
Nino Geremicca: agente
Gennaro Bellagamba: agente scelto
Gegè: barista
Come sempre il
locale era pieno di fumo di sigarette.
Gegè vide Bacone
e lo salutò.
“Commissario
Bacone!”
“Ma non c’è
il divieto di fumo nei locali pubblici, Gegè?”
Il barista
si guardò attorno, poi con aria innocente disse:
“Commissà,
se li conta qua dentro ci stanno quattro poliziotti, il dottor Condrò, io e
lei. A chi intimo di smetterla ed eventualmente faccio la multa?” Gegè fece una
pausa scenica.“O la vuole elevare lei la contravvenzione? Se preferisce, nella
mia qualità di incaricato responsabile della legge antifumo per questo locale”
e indicò la targhetta no-smoking,” le
faccio la denuncia contro questi avventori che fumano. Procedo?”
“Un orzo
all’anice, Gegè” recitò Bacone scrollando le spalle.
“Subito,
commissario!” e si girò verso la macchinetta per l’espresso. Poi armeggiando
coi filtri, disse:
“Mi permette
una domanda indiscreta, commissario?”
“Se non è
troppo indiscreta… “
“Spero di
no!” si girò un attimo verso il poliziotto e continuò. “Ma quel nome, Bacone,
da dove viene?”
“In che
senso, Gegè? È il mio cognome!”
“Sì, ma non
è normale. E poi, detto tra di noi e senza offesa” e si rigirò verso la
macchinetta dove l’orzo stava per riempire la tazza, “se io fossi un
personaggio televisivo o il protagonista di un libro e avessi quel nome, mi
rifiuterei di esistere. Anzi sputerei proprio in un occhio a quello che mi ha
chiamato così.”
Tornò a voltarsi
verso il bancone e poggiò la tazzina davanti al commissario.
“Non suona
bene. Con tutto il rispetto, eh! Ma vuole mettere: commissario Maigret, tenente
Colombo” e sembrava recitare locandine di film di successo “Ti riempi la
bocca.”
“Gegè, ma
stamattina ti sei svegliato polemico o ce l’hai solo con me! Perché anch’io ce
l’ho un po’ girate oggi!”
Gegè alzò le
mani in segno di resa e disse:
“Non sia
mai, dottò! Con tutto il rispetto che ho per lei! Ci mancherebbe! Se si è
offeso, mi scuso con lei!”
“Niente
offesa Gegè. E grazie dell’orzo.”
Bacone tirò
fuori dalla tasca la copia della lettera arrivata a Marcone, la mise sul
bancone e continuò a sorseggiare dalla tazza. Ogni tanto prendeva il foglio e
lo rileggeva.
Gegè finì di
servire il caffè ad un tipo smilzo appena arrivato, che rivelò subito il vezzo
di alzare il mignolino portando la tazzina alle labbra. Poi diede uno sguardo
di sbieco al foglio del commissario. Corrugò per un attimo la fronte come
sovrappensiero e si rigirò verso le sue macchine.
Hai sentito che ho detto, pezzo di merda? Con te non ho finito
neanche per il cazzo, ho una cura medievale per il tuo culo ! lesse Bacone a voce appena
superiore al sussurro.
Lo smilzo alla sua destra si girò
verso il commissario e lo guardò di traverso. Lo fissò per qualche secondo
senza che Bacone se ne accorgesse.
Poi il commissario lesse anche la
seconda frase con lo stesso tono basso:
Lascia la città stasera, all'istante, e una volta fuori resta
fuori, o ti faccio fuori.
“Tu, ce
l’hai con me? Eh, dico a te!”
L’uomo del
mignolo, che ora aveva l’indice puntato, si era alzato e fronteggiava Bacone,
anche se, pur in piedi, arrivava poco più in alto della testa del commissario
seduto.
“Ehi, bello,
che ti prende!” fece Gegè voltandosi di scatto.
“Hai sentito
quello che sta dicendo questo tipo?”
“Questo tipo, come lo chiami tu, è un
commissario di polizia, il commissario Bacone.” Gegè cominciava a scaldarsi,
forse memore dei tempi del suo vecchio locale che non era frequentato
propriamente da forze dell’ordine.
“E allora
perché mi dà del pezzo di merda e mi
minaccia?”
“Che stai
dicendo?”
“Lascia, Gegè,
è colpa mia. Stavo leggendo ad alta voce le frasi scritte su questo foglio.”
Poi
rivolgendosi allo smilzo:
“Mi scusi,
non avevo fatto caso che qualcuno potesse sentire.”
L’uomo parve
calmarsi e risedette sullo sgabello.
Gegè guardò
il commissario come per dire: pure lei ci
si mette! e poi disse:
“Va bene,
storia chiusa.” E mimò con l’indice e il medio il gesto del taglio.
L’uomo finì
il suo caffè, pagò e fece per andarsene. Arrivato a metà sala tornò indietro e
sedette nuovamente sullo sgabello, per rimettersi all’altezza degli occhi di
Bacone.
“Commissario,
ma perché si porta appresso le battute dei film sui foglietti? Cos’è, vuole
fare l’attore?”
“Le battute
dei film? Che sta dicendo!” lo guardò stupito Bacone.
“Ma sì,
quello che leggeva prima. Ho una cura
medievale per il tuo culo, e via dicendo. Sono battute del film Pulp Fiction, ha presente?”
Bacone
guardò prima l’uomo, poi Gegè, poi il foglietto.
“Pulp fiction?” disse incredulo.
“Sì, Pulp fiction, il film di Quentin
Tarantino, ha presente?”
“Certo che
ho presente! E lei come fa a ricordarsele?”
“Si può dire
che le sappia tutte praticamente a memoria, dalle gran volte che ho visto il
film. E poi sono rimaste nella storia, chiunque conosca Tarantino le riconosce
subito!”
“Ma allora…
“ iniziò a dire Bacone, ma si fermò lì.
“Allora
cosa?” intervenne Gegè.
“Niente,
niente. Pensavo ad un caso che abbiamo sotto mano.”
“E che
c’entra Tarantino?” chiese lo smilzo.
“Non posso
parlare di niente, per ora. L’inchiesta è ancora aperta. Comunque grazie, penso
che mi abbia dato una buona mano.”
“Se lo dice
lei” rispose l’uomo per nulla convinto.
Scese dallo
sgabello e si avviò verso la porta. Prima di uscire si girò verso il bancone e scandì
ad alta voce:
“Mi sembra
che c’è un po’ troppo fumo qua dentro per essere un bar, poliziotto!”
Tutti in
sala si girarono verso lo smilzo; lui aprì la porta e uscì.
Gegè guardò
il commissario, che gli ricambiò lo sguardo con l’aria di: che vuole da me?
Condrò,
maresciallo della Finanza, vecchia conoscenza di Bacone, da quando aveva
condotto un’indagine su un traffico di valuta falsa e aveva chiesto il suo
aiuto, lo guardò sorridendo da dietro le lenti spesse sormontate da folte sopracciglia,
alla Groucho Marx. Poi estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca e fece il
gesto di offrirgliene. Quindi tornò a leggere la Gazzetta dello Sport.
“Bene, Gegè,
vedo che sei in buona compagnia oggi” disse indicando Condrò. “Ti lascio al tuo
lavoro, che devo correre in commissariato.”
Stava per
uscire quando si fermò, tornò indietro e disse al barista:
“Mi dai quel
cartello?” indicando il no-smoking.
“Cosa ci
deve fare?”
“Me lo porto
via, tanto per quello che serve!”
Gegè prese
il cartello e lo porse al commissario.
Bacone lo
afferrò con due dita, quasi fosse un’arma pericolosa, allungò fino al tavolo di
Condrò e lo posò sulla Gazzetta. Salutò con un mezzo inchino il finanziere e
andò via.
Giunse in
commissariato dopo una passeggiata di una mezz’oretta, che gli servì a
ripulirsi il cervello e schiarirsi le idee.
Bellagamba
lo stava aspettando all’entrata, chiacchierando con Geremicca.
Bacone sperò
che non ci fossero brutte notizie.
TIM
Ecco questo finora è l'episodio che mi piace di più.
RispondiEliminaormai ci stiamo avvicinando alla fine e gli elementi ci sono tutti per scoprire qualcosa. Spero ti piaccia anche il finale!
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