Sono sempre loro. Li avete riconosciuti? |
Seconda puntata del nuovo racconto con protagonista il commissario più insignificante della storia letteraria poliziesca mondiale. Se volete, è qui di seguito.
È
solo un gioco, commissario Bacone!
Personaggi:
Arturo Marcone: destinatario di
una lettera
Francesco Bacone: commissario
Stefano Conci: ispettore (come
semplice comparsa)
Marika Garrone: assistente
Nino Geremicca: agente
Gennaro Bellagamba: agente scelto
Gegè: barista
Faceva
freddo e c’era vento forte.
Bacone
dovette farsi il solito centinaio di metri dal luogo dove aveva parcheggiato la
sua Prinz NSU carta da zucchero prima di arrivare in commissariato. Possibile
che nel parcheggio della polizia non c’è mai posto? Se lo chiedeva ogni volta e
ogni volta non trovava risposta.
Spinse il
pesante portone ed entrò.
La voce di
Bellagamba era impegnata nella solita romanza napoletana, segno tra l’altro che
non c’era alcun capo estraneo in giro. E a lui di Bellagamba che cantava non
importava più di tanto; anzi teneva allegra la compagnia.
Salutò Nino
Geremicca, chiese se c’erano novità e dovette accontentarsi di un: no, accompagnato da un rapido gesto col
mento.
Passò
davanti a tutte le porte degli uffici, qualcuna aperta, qualche altra ancora
chiusa, e infine arrivò nella sua stanza, che si trovava alla fine del
corridoio.
Appese il
loden verde sull’attaccapanni e ci mise il cappello sopra.
Fu un
attimo.
Stava per
girarsi per andare ad aprire la serranda, quando la porta si spalancò ed entro Marika
Garrone con un paio di pantaloni che la facevano sembrare ancora più bassa di quello
che era.
Ma aveva gli
occhi verdi e il cervello che andava a meraviglia, e anche per questo a Bacone
era simpatica. Un po’ meno a Conci, anche perché aveva preso il posto di quella sventola (per usare la
terminologia del toscano) di Denise Demarco.
“Ho scoperto
una cosa, commissario!” disse quasi senza fiato.
“A proposito
di che?”
Bacone aveva
raggiunto la scrivania, mentre la ragazza, un caschetto di capelli ramato
naturale, continuava a stare in una specie di posa sull’attenti con alcuni
fogli in mano.
"Dimmi Marika."
L’assistente non si muoveva. Bacone la guardò a lungo, poi suggerì:
"Ti vuoi sedere e dirmi quello che mi devi dire o pensi di
restare lì impalata tutta giornata?"
La ragazza sedette e poggiò il plico sulla scrivania del
commissario.
"Ecco, commissario, ho scoperto qualcosa che riguarda il caso
di Arturo Marcone. Si ricorda il giorno in cui venne il professore? Dopo che ho
redatto il verbale, ho avuto l'impressione che ci fosse qualcosa che non
andava, che non quadrava insomma, come quando si sente una musica e si capisce
che c'è qualcosa di stonato, qualcosa... "
"Si, ho capito vieni al sodo." tagliò corto Bacone.
"Bene, stamattina mi sono andata a riguardare tutta la
pratica e ho scoperto qualcosa."
Il commissario stette in silenzio per quasi un minuto, in attesa,
ma la ragazza rimase muta. Poi le chiese con calma, con voce tranquilla:
"Ti faccio portare un cordiale per riprenderti dallo choc o
ce la fai da sola?"
"No, grazie, non mi serve niente, va bene così" rispose
la Garrone.
"Parla, maledizione! che aspetti, che faccia sera?"
urlo' quasi Bacone.
Marika saltò sulla sedia, che sotto il peso del suo corpo ebbe uno
scricchiolio.
"Si, certo commissario, mi scusi. È che l'altra mattina… “ la
ragazza era confusa “mi era sembrato che
il mio comportamento deciso non era stato di suo gradimento."
"L'altra mattina stavamo interrogando una persona che era già
in difficoltà di suo e la tua irruenza mi era sembrata fuori luogo. Ora siamo
io e te, parla."
"Allora, dicevo che ho ricontrollato e ho scoperto che gli
indirizzi sono sbagliati."
"Come: sono sbagliati?"
chiese Bacone stupito.
La ragazza si sistemò meglio sulla sedia e prese dalla scrivania
la busta della lettera.
"Guardi qui l'indirizzo" e gliela porse. "Cosa
legge qui?"
"Marika!" sbraitò questa volta Bacone.
"Si, si, ecco... qui c'è scritto: Arturo Marcone via Manzoni
24. Quando ho redatto il verbale invece ricordavo di aver scritto un'altra
cosa. Sono andata a controllare e ho verificato anche la fotocopia del
documento di identità. Il professor Marcone abita in via Manzone 24. Capisce?
Non Alessandro Manzoni, ma Walter Manzone!"
"E allora puo' essere che esiste anche... "
"Esatto! Ho gia controllato ed esiste un Arturo Marcone che
abita al numero 24 di via Alessandro Manzoni. È un ragazzo di 28 anni, che fa
il rappresentante."
"Allora la busta non era indirizzata al professore! Il
vecchietto puo' stare tranquillo e continuare il suo tran tran in santa pace
aspettando... insomma, hai capito, no?"
"Per fortuna si. Ma... " si interruppe Marika.
"Ma... ?" chiese Bacone.
“… a questo punto abbiamo qualcun altro che è in pericolo.
Quell'Arturo Marcone che abita all'indirizzo esatto."
Bacone pensò un attimo, poi disse:
"Dovremo rintracciare subito quest altro Marcone." E
dopo qualche istante continuò: "Naturalmente ci hai già pensato tu."
"Veramente non ho fatto in tempo perché e' arrivato lei. Ma
avevo appena trovato il numero di telefono. Vuole chiamare?"
Bacone la guardò e poi le porse il microfono del suo apparecchio.
"Chiami tu da qui."
Gli occhi della ragazza si fecero ancora più verdi e luminosi.
Scartabellò qualche secondo nella pratica finché trovò quello che cercava.
Compose il numero sul cordless e attese in silenzio per un minuto. Chiuse la
conversazione, riaprì e ricompose il
numero. Anche questa volta dall'altra parte non rispose nessuno.
"Squilla a vuoto. Pensa che sia cattivo segno?" chiese
la ragazza.
"In questo momento non penso niente. L'unica cosa da fare è
andare a controllare di persona."
Bacone chiamò Bellagamba, che arrivò fischiettando.
"Eccomi, commissa'. Avete chiamato?"
"Si, Gennaro. Dovresti fare una ricerca mentre io e la
signorina andiamo a fare un sopralluogo."
Spiegò brevemente a Bellagamba la scoperta di Marika e gli chiese
di controllare se negli schedari ci fosse qualcosa riguardo l'altro Arturo
Marcone.
Bacone e Marika Garrone chiesero le chiavi dell'auto di servizio a
Geremicca e uscirono.
C’era abbastanza traffico quella mattina, specie sul cavalcavia
della ferrovia. Tutte le auto provenienti da fuori città e dalle zona
periferiche nord devono per forza passare di là, perciò il quotidiano ingorgo
fece sì che arrivarono in via Manzoni dopo quasi mezz'ora.
Trovarono facilmente il numero civico. Si trattava di una villetta
a due piani, con quattro famiglie. Marika suonò diverse volte al campanello col
nome Marcone, ma non ebbero risposta.
Dal terrazzino del pianterreno stava uscendo intanto una donna,
sulla quarantina, con un sacco della spazzatura in mano; rimase un attimo
interdetta e si chiuse istintivamente la vestaglia sotto cui si intuiva il
pigiama.
Bacone rimase sulla strada, mentre Marika, che era in divisa, si
avvicinò alla cancellata.
TIM
Insomma, era solo uno scambio di persona?
RispondiEliminaFin qui sì, ma poi... E le minacce?
EliminaA proposito: sei stato il visitatore n. 12000! complimenti! hai vinto un viaggio su Marte senza ritorno! (me l'ha suggerito tua moglie. che trami qualcosa alle tue spalle?)
EliminaOgni tanto ci penso al crossover con Andrea Arcani, ma questi giorni ho troppe cose per la testa e per le mani e mi sento come se avessi un peso che mi preme in mezzo alla fronte. Spero di potermici dedicare più avanti.
RispondiEliminanon ti preoccupare, evidentemente le altre cose sono molto più importanti di un piccolo raccontino.
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