... e finalmente scopriamo che... (ma dite che mi assomiglia il primo da sinistra?) |
Per ora dovete accontentarvi dell'ultima puntata di quest'altra avventura del commissario Bacone.
Finalmente saprete a chi e perché erano dirette le frasi minacciose della lettera minatoria. Ma c'era davvero una lettera minatoria? E Tarantino? E Arturo Marcone omonimo del professore?
Sono solo 1500 parole, cinque minuti, e l'enigma è sciolto.
Buona lettura!
È
solo un gioco, commissario Bacone!
Personaggi:
Arturo Marcone: destinatario di
una lettera
Francesco Bacone: commissario
Stefano Conci: ispettore (come
semplice comparsa)
Marika Garrone: assistente
Nino Geremicca: agente
Gennaro Bellagamba: agente scelto
Gegè: barista
Ma non ci volle molto.
Il telefono interno squillò dopo
poco.
“Dimmi Nino.”
“C’è un ragazzo che dice di dover
parlare con l’assistente Garrone, ma la ragazza dice di mandarlo da voi. Che
devo fare?”
“Mandalo pure, e fai venire pure
Garrone. Anzi fallo accompagnare da lei.”
Bacone ebbe un sorrisino
impercettibile.
Un paio di minuti dopo Marika
Garrone stava bussando alla sua porta, anche se questa era aperta.
“Posso?”
“Entra, pure.”
Dietro di lei entrò un ragazzo
sui trent’anni, camicia aperta e un panciotto di tela a disegni vivaci anch’esso
aperto. Niente capelli lunghi o barba incolta. Un ragazzo normale, insomma, pensò Bacone, meno male.
“Prego signor Marcone, si
accomodi” disse il commissario. Poi, dopo che gli ebbe stretto la mano e i
nuovi entrati ebbero preso posto sulle sedie in legno davanti alla sua
scrivania continuò:
“L’assistente Garrone le ha
accennato qualcosa?”
“No veramente, no. Mi devo
preoccupare?” chiese Marcone, a cui stava cominciando a formarsi una ruga sulla
pelle abbronzata della fronte.
“Tutto dipende da quello che ha
da dirci lei.”
“A proposito di che?”
Bacone riassunse i fatti ad
Arturo Marcone jr., ma senza dire che avevano scoperto il titolo del film.
“Così sappiamo che la lettera era
indirizzata a lei e che si tratta di frasi da film, ma per il resto… “
Il ragazzo cominciò a ridere
fragorosamente, lasciando a bocca aperta i due poliziotti.
“Non pensavo che il Movie Quiz avrebbe potuto essere
pericoloso tanto da mettere in allarme la legge!” disse continuando a ridere.
“Scusi, signor Marcone, vuol dire
anche a noi cosa c’è da ridere in modo così chiassoso e cosa è questo Movie Quiz?” chiese Bacone quasi
infastidito.
“È solo un gioco, commissario!”
“Un gioco?” intervenne Marika
Garrone.
“Un gioco, un gioco!” ripeté il
ragazzo, ricomponendosi. “Il Movie Quiz
è un gioco di tipo cosiddetto round robin. Cioè una specie di catena di
sant’antonio, un gioco guidato da qualcuno, chiamato Quizmaster, che in invia al primo partecipante una busta con alcune
frasi da un film più o meno famoso.” Marcone jr. accavallò le gambe e girò con
lo sguardo tra i due poliziotti, come per vedere se lo stessero seguendo nel
ragionamento. “Ok? Ora questo primo concorrente deve indovinarne il titolo del
film, inviare la soluzione al Quizmaster
che, se la risposta è esatta, gli manda l’indirizzo del secondo della lista. E
così via fino all’ultimo dei concorrenti iscritti per quel round. È chiaro?”
Bacone e Marika si guardarono e
poi si girarono verso il ragazzo.
“Sì, di chiaro è chiaro” rispose
il commissario. “Certo che però per un gioco simile e un portalettere distratto
per poco non veniva un infarto al… “
Lo squillo del telefono
interruppe Bacone. Pronunciò un paio di sì
e quindi disse:
“Fai passare.”
“Ecco, lupus in fabula. Sta
arrivando il professor Marcone!” annunciò.
Il ragazzo si girò verso la
porta, da dove dopo qualche secondo comparve la sagoma impeccabile del suo
omonimo.
“Posso?” chiese l’uomo.
“Certamente! Si accomodi,
professore.”
Marika lasciò il posto a Marcone
sr., che sedette tenendo il cappello in mano.
I due omonimi si guardarono, poi
il più giovane tese la mano all’altro alzandosi in un mezzo inchino e si
presentò.
“Allora è lei?” esclamò l’anziano
“Sì, sono proprio io la causa di
tutta questa giostra.”
Bacone riassunse al professore
tutta la storia del Movie Quiz.
Il professore rimase per un po’
in silenzio e nessuno nella stanza osò dire niente.
Poi disse:
“Però come gioco è intelligente.
Bravi! Diciamo che se fossi ancora a scuola vi darei un bell’otto per
l’inventiva!”
“Beh, naturalmente non possiamo
consultare internet o altro per scovare la provenienza delle frasi, tutto deve
essere fatto a memoria.”
“E se qualcuno bara?” intervenne
Marika.
“Vede, la sua è la tipica
mentalità da poliziotto!” intervenne il professore. Poi si accorse del tono
quasi accusatorio. “Mi scusi… volevo dire che non dobbiamo sempre pensare male
dei giovani e della gente in generale. Anche se devo dire che per qualche
momento ho proprio pensato che tutto il mondo ce l’avesse con me!”
“È vero. Nel nostro gioco la
prima regola non scritta è che nessuno può far ricorso ad aiuti esterni, di
alcun tipo. Può solo andarsi a riguardare i film che gli sembrano più probabili
e cercarsi la soluzione.”
“Non è facile!” intervenne
Bacone.
“Dipende. Ogni partecipante è un
cinefilo incallito e ha visto centinaia, forse migliaia di film in vita sua.
Una prima scrematura la si può fare già dal tono delle frasi. Quelle che lei mi
ha fatto leggere sono sicuramente da qualche film dove impazza la violenza e
dal tono ironico delle battute… “
“Ironico?” stupì il professore.
“Sì, ironico, anche se può sembrare
solo volgare. Vede quel ho una cura
medievale per… insomma e tutto il resto. C’è solo un autore che riesce ad
arrivare a tanto, e se non sbaglio alla grossa si tratta di Quentin Tarantino.
Quindi potremmo parlare di Pulp Fiction.”
“Esatto” disse Bacone.
“Anche lei appassionato di
cinema!” chiese illuminandosi Marcone jr.
“No, è che il tizio al bar, come
le ho raccontato prima, mi ha detto che si trattava proprio di quel film.
Sempre che non si sia sbagliato anche lui.”
“Non penso abbia sbagliato. È Tarantino,
è sicuramente Tarantino!”
“Bene, signori. Io vado via ché ho il mio giro
da fare, altrimenti il verduriere e il lattaio si preoccuperanno non vedendomi
passare.”
“E mi scusi se a causa mia ha
passato un brutto quarto d’ora. Ma come ha potuto sentire la cosa non è stata
voluta.”
“Non si preoccupi. Diciamo che è
stato un diversivo. E poi, come dice il poeta: Succeda quel che succeda, i giorni brutti
passano, esattamente come tutti gli altri.”
“Quale poeta?” chiese Marika Garrone.
“Eh, ragazza, dovrebbe saperlo, anche se certe
cose ormai non le legge più nessuno. Anzi facciamo così, visto che siamo in
tema di giochi: scopra di chi è questa frase e mi chiami; non è detto che non
si possa cominciare anche noi un… come l’ha chiamato… un robin hood?”
“Un round
robin, professore!” rispose Marcone jr..
Marika Garrone si alzò di scatto dalla sedia,
girò attorno alla scrivania del commissario e tirò la tastiera verso di lei.
“Ma che fai?” disse Bacone preso alla sprovvista.
“Cerco la frase con Google!”
“E no! Si ricordi: non sono ammessi aiuti
esterni, vero signor Marcone?” disse il professore.
“Certo. Ma questa io la so! È facile! Si tratta
di… “ e nel dire così si alzò e mormorò qualcosa nell’orecchio del professore
che rispose, spalancando gli occhi:
“Eccellente! Esatto! Ma come ha fatto?”
“Si ricordi che da quell’autore hanno tratto
decine e decine di film!”
Bacone stava gustandosi la scena.
Il professore e il giovane Marcone salutarono e
uscirono insieme dalla stanza, chiacchierando quasi fossero due vecchi amici o
il nonno col suo nipote prediletto.
Marika rimase lì, delusa e un po’ arrabbiata, per
essere stata ancora una volta irruenta davanti al suo capo.
“Devo scoprire chi ha pronunciato quella frase!”
fece d’un tratto. “È una sfida, tra me e il professore!”
“Esatto. Ma si ricordi, signorina, nessun aiuto
esterno!” chiosò Bacone con tono accademico.
“'Mi ci vorrà un po' per scoprirlo, però alla fine ci riuscirò!”
Poi sembrò pensarci su un attimo, quindi continuò: “E allora la propongo io una
frase al professore da indovinare. Ne ho già una in mente”.
'Che frase?' s’incuriosì Bacone.
'Che frase?' s’incuriosì Bacone.
Marika ci pensò un po’, poi disse recitando a memoria: “Madonnina, e mo' questa come si siede senza fare vedere le
mutande? Sempre se le porta! stava pensando l'ispettore mentre la
ragazza, dopo aver salutato stringendo la mano ai due, si accomodava a sua
volta, accavallando le gambe.”
“E di chi è ‘sta frase sconclusionata?” chiese il commissario.
“Ma come? Non l'ha mai sentita? È di Temistocle Gravina!”.
“Ma come? Non l'ha mai sentita? È di Temistocle Gravina!”.
“E chi lo conosce?” esclamò Bacone. “Che autori strani che
leggi! E poi con quel nome!”
D’un tratto si chiude
lentamente sulla stanza del commissario Bacone un sipario di panno rosso, con
cordigli dorati, come nei vecchi teatri della vecchia commedia dell’arte.
Poi, una voce fuori
campo:
E voi, gentile pubblico e gentili lettori, anche se non
conoscete Temistocle Gravina, fa niente, siete scusati; effettivamente Marika
Garrone legge cose ben strane. Ma la frase del professore dovreste conoscerla?
O no?
Qualche istante di
silenzio, poi la voce continua:
No?
Non ci siete arrivati? Eppure è facile: Sheakspeare mette questa frase in bocca
a Macbeth nella III scena del I atto dell’opera omonima. C’è tanto da imparare
anche dalle cose antiche!
Si ode qualche sparuto applauso; poi un rumore di
sedie strascinate e la sala si svuota lentamente, finché resta solo un mare
di cartacce in terra.
Fine
TIM
P.S.: il terzo episodio del Commissario Bacone è già in lavorazione e avrà come protagonista qualcuno che chi frequenta questo blog conosce bene. Un po' come è stato per l'episodio con Davide Mana. Vi siete perso quel racconto? Di corsa a leggerlo!
Lo ammetto... non lo sto leggendo. Copio e incollo in un unico file, poi me lo leggerò con calma, nei momenti che posso.
RispondiEliminaMa uscirà anche una sua versione in ebook?
ahiahiahiahi! ma fai pure con calma, tanto lo so che prima o poi finirà sotto la tua lente d'ingrandimento (senza alcun riferimento alle tue diottrie!). quanto all'ebook, ci sto pensando, ma se lo dovessi fare, una cosa semplice con una piccola revisione e basta, ci sarà dopo l'uscita del terzo episodio, quindi penso se ne parlerà a fine estate. E a proposito di ebook, ho pensato che per essere sicuri che qualcuno legga, la cosa migliore è inviare il file direttamente alle vostre caselle di posta, così nessuno avrà la scusante che quel giorno non ha aperto il mio blog! devo solo risolvere il problema che ho con gmail che non mi fa allegare file. ce n'è sempre una!
EliminaWow! Distribuzione porta a porta. Ehm... buchetta postale a buchetta postale! ^_^
EliminaBella idea!
Sì, in effetti non è male come idea, sarà anche il caldo, ma quando ragiono al rallentatore a volte faccio meglio di quando sono completamente sveglio!
EliminaAllavfine ècsrato piacevole, un giallo molto atipico al limite della commedia all' italiana.
RispondiEliminaSi, diciamo che è stato più o meno quello il mio intento, mescolare il mistery con l'umorismo semplice e diretto. Certo, mi sto accorgendo che il tono di questi racconti sta scivolando un po' verso l'ironia e la risata, ma spero che con il racconto lungo, che è anch'esso in lavorazione, possa prendere una piega diversa, più meditata e riflessiva.. Grazie comunque per aver seguito fin qui il commissario.
EliminaOttima la commistione finale con la commedia dell'arte. Hip hip hurrà per Bacone e per quello strano tizio che parla dietro il sipario... ;-)
RispondiEliminaNon era sicuramente previsto questo finale, l'ho aggiunto quando avevo già copiato il testo sulla pagina del blog. Eh, dietro il sipario si nasconde... già, chi c'è dei tanti personaggi che popolano questo povero scribacchio?
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