È vero, non volevo pubblicare l'ultima puntata del raccontino natalizio con i miei personaggi preferiti.
Non tanto per una questione di principio, ma semplicemente perché volevo vedere l'effetti che faceva. Sì, sono cattivo, ma nessuno può entrare nella mia testa; anche perché neanche io so cosa ci si potrebbe trovare.
Comunque, per farla breve, ho deciso che alla fine conviene proprio farvi sapere come va a finire la storia dell'inaspettato e strabiliante (per la cornice!) incontro tra il commissario Bacone (col seguito di Nino Geremicca) e il blogger-scrittore Alex Girola (e la sua amica Cristina Riccione).
Così oggi ripubblico le prime tre puntate (qualora qualcuno se le sia perse nei giorni scorsi) e domani verrò fuori con il finale. Vedi un po' tu che qualcuno si possa lamentare di non aver saputo come va a finire la storia a causa dei problemi col 21 dicembre!
IL COMMISSARIO
BACONE
E IL BOMBOLONE DI
MOEBIUS (I-II-III)
Personaggi
Francesco
Bacone: commissario
Nino
Geremicca: agente
Alex
Girola: blogger e scrittore
Cristina
Riccione: fotografa, compagna di Alex
*** (Ringrazio l'amico Alex per avermi permesso di utilizzare il suo nome per il personaggio di questa storia e, soprattutto, di avermi concesso di saccheggiare lo scenario del suo bellissimo racconto Il treno di Moebius)
Era una notte buia e tempestosa e, porca miseria, non era il tempo adatto
per un guasto all’auto.
Un uomo tarchiato, con un Superpippo sanguinolento sulla maglietta, e una
donna alta, con tacchi da 12, scesero dalla Rexton. Lui aprì il cofano.
“Non ci capisco niente di motori” ammise mestamente l’uomo.
“Non guardare me” rispose la donna. "Non sono stata io a dire che
queste macchine sono le più resistenti e affidabili al mondo" ribadì,
mettendosi a braccia conserte, come quando le donne decidono di avere ragione.
E intanto continuava a piovere a dirotto.
*****
Bacone
capì subito che la voce di Geremicca dall’altra parte del telefono non
preannunciava niente di buono.
Ma
non poteva mai e poi mai immaginare fino a che punto.
“Commissario,
c’è una chiamata. Hanno trovato una macchina abbandonata in mezzo alle risaie.”
“Dove?”
prese qualche speranza Bacone.
Geremicca
fece il nome di un paese.
“Ma
noi non c’entriamo niente! Quella zona è sotto Mortara!”
“No,
commissario. Ha chiamato proprio il commissariato di Mortara, girandoci questa
segnalazione, perché anche se per poche centinaia di metri il posto è nella
nostra giurisdizione.”
“Evvabbene,
Geremì, di che si tratta?”
Geremicca
cominciò a riassumere:
“Due
contadini, un padre e un figlio, uno 75 anni e l’altro 48, perché sono andato a
controllarmi i nominativi, questa mattina andando a lavoro nella loro risaia
hanno visto un’auto abbandonata… “
“No
aspetta: come fanno a sapere che è abbandonata? Magari è di qualcuno che… ma
perché non vieni qua che parliamo di persona?”
“E
chi resta al centralino?”
“Anche
qui c’è il telefono col centralino… . E comunque è un ordine agente Geremicca!
Nel mio ufficio!” A volte era l’unico modo per schiodarlo dalla sua postazione.
Pochi
istanti dopo Nino Geremicca era sulla soglia dell’ufficio del commissario.
Magro come uno spillo, era impeccabile nella sua divisa d’ordinanza. Anche dopo
otto ore di lavoro, con qualsiasi grado di temperatura e umidità, l’agente
siciliano pareva essere appena uscito da casa al mattino. Gli abiti sempre in
ordine, stirati alla perfezione e i baffetti senza un pelo fuori posto,
sicuramente passati col gel come i capelli.
“Mi
posso permettere?” stava chiedendo senza azzardarsi a mettere piede nella
stanza.
“Ti
ho chiamato per parlare, non per fare l’amore a distanza come Romeo e
Giulietta! Entra e siediti!”
Geremicca
entrò senza produrre il minimo rumore: sembrava camminare volando. Quindi
sedette sulla poltroncina davanti al commissario col busto perfettamente
immobile ed eretto; Bacone si era sempre chiesto se qualcosa nella vita avesse
mai potuto smuovere la flemmaticità del suo agente.
Quando
Geremicca si fu seduto, Bacone disse:
“Allora,
ricominciamo da capo.”
“Dunque,
hanno chiamato dal commissariato di… “
“Sì,
questo me lo hai già detto… che poi voglio proprio controllare se davvero il
posto è nostro o loro…, comunque eravamo arrivati alla macchina scomparsa e ti
avevo chiesto come fanno a stabilire che è veramente un’auto abbandonata o è
stata lasciata solo per qualche ora.”
“Dunque,
il padre e il figlio, come dissi prima, di 75 e 48 anni… “
“Geremicca, voglio i fatti non le quisquilie! Come fanno a sapere… “
“Geremicca, voglio i fatti non le quisquilie! Come fanno a sapere… “
“Certamente,
commissario. Quell’auto, una… aspetti che prendo l’appunto che mi sono scritto…
“ e tirò fuori dalla tasca della giacca un biglietto debitamente piegato “… una
Ssangyong” compitò a fatica “Rexton… ah, Ssangyong è scritto con due esse… del
2010 targata KA001BU era già lì la sera prima, una sera di pioggia torrenziale.
Infatti i due, tornando da un controllo al canale di allagamento delle risaie,
l’avevano notata e si erano chiesti dove potevano essere andati gli occupanti
con quel tempaccio. Quando stamattina hanno ritrovato l’auto ancora lì, si sono
preoccupati e hanno chiamato la polizia. Perciò… “
“Ok,
il resto lo sappiamo. E la targa? Hai controllato a chi appartiene l’auto?”
“No,
veramente ancora non ero arrivato a quel punto. Sa, ho dovuto controllare le
identità dei due, il luogo, eventuali segnalazioni di… ”
“Va
bene chiederò a Bellagamba di farlo.”
Si
fece passare da Geremicca il foglietto con gli estremi della targa e chiese per
telefono a Bellagamba di risalire al proprietario. Quand’ebbe chiuso la
conversazione, continuò:
“
E ora chi ci mandiamo a controllare?”
Geremicca
rimase in silenzio abbassando lo sguardo a fissare il pavimento.
“Perché
quella faccia?
“Eh,
chi ci mandiamo… ”
“Appunto!
Chi ci mandiamo per un controllo? Bellagamba?”
“Bellagamba
ha la sciatica, commissario.”
“Ah,
Gennaro ha la sciatica. E se ci mandassimo Conci, che ne dici: l’impeccabile
Conci in mezzo al fango delle risaie!” e gli occhi del commissario ridevano, ma
anche un po’ la bocca stava prendendo una certa piega.
“L’ispettore
Conci è in trasferta a Sharm el Sheik per quel corso di aggiornamento, come lei
saprà certamente, visto che lei stesso l’ha approvato.”
“Il
corso di aggiornamento a Sharm el Sheik… sì certo… che io ho approvato…“ e a
Bacone tornò in mente la telefonata del vicequestore Pomelari. “Va bene. Chi ci
resta? La Garrone! Potremo mandare lei.”
“Da
sola! Una donna per un sopralluogo in un pantano!" sussultò quasi
indignato. Poi, come volendosi scusare per lo scatto... “come giustamente ha
suggerito lei…”
“Ma
è pur sempre un poliziotto!” interruppe il commissario. “Maschio o femmina è
sempre un tutore dell’ordine. Potrebbe andare con Giusy Monaco; le due
amichette avranno sicuramente qualcosa da cinguettarsi nel tragitto.”
“Commissario,
in questo momento, mi permetto di farglielo osservare, solo lei potrebbe andare
per un controllo.”
Bacone
pensò che in fondo Geremicca aveva ragione. Per un motivo o per l’altro lui era
l’unico che poteva andare a dare un’occhiata a questa benedetta auto
abbandonata. Che poi, cos'era un'auto abbandonata? In un'oretta avrebbe
sbrigato la cosa.
“Hai
ragione, porterò comunque qualcuno con me. Andiamo?”
Geremicca
sembrò saltare sulla sedia.
“Come
andiamo?”
“Andiamo!
Io e te adesso andiamo a fare il sopralluogo!”
“Io!
Ma chi resterà al telefono? Non posso lasciare sguarnita la postazione!”
“Non
ti preoccupare, ci sarà Bellagamba. Anche se ha la sciatica penso che riuscirà
a stare seduto per un paio d’ore su una sedia!”
Prese
il telefono e ricompose il numero di Bellagamba.
“Gennà,
allora, io e Nino…”
“Alessandro
Girola, nato a M. il 26 novembre 1975, di professione... c'era una parola che
mi sono scritto... aspettate... bloggere... non ho capito bene...”
“E
chi sarebbe questo Alessandro Girola eccetera eccetera?”
“L’intestatario
dell’auto a cui corrisponde la targa che mi avete chiesto di controllare!”
“Ah,
sì, l’auto! Grazie. Ti volevo dire che io e Nino dobbiamo andare a fare il
sopralluogo per quell’auto, così ho pensato che tu potresti prendere il posto
di Geremicca per un paio d’ore, il tempo che noi andiamo e torniamo.”
“E
Nino che dice?”
“Come
che dice?”
“È
d'accordo?”
“Veramente
dovrei esser io d'accordo, comunque Nino ti cede volentieri il posto, vero
Geremicca?”
Naturalmente Bellagamba non poteva vedere
l'espressione sconcertata del siciliano; e comunque non insistette oltre.
“Bene, commissario, vado subito. La relazione
su questo Girola cosa faccio, ve la lascio sulla scrivania? ci sarebbe qualche
piccolo particolare interessante riguardante cose che va scrivendo… ”
“Sì, Gennà, poi me la leggo quando torno.”
Bacone chiuse la comunicazione e rimase a
guardare Geremicca, che stava fissando un punto sul tavolo davanti a lui.
“Su su, non è poi la fine del mondo. Mica te lo
mangia il telefono!”
Geremicca alzò gli occhi su Bacone.
“Non è il telefono, commissario, è che non sono
attrezzato.”
“Attrezzato per cosa? Dobbiamo solo andare a ispezionare
questa macchina e fare un giro là attorno.”
“E appunto! Con tutta l'acqua che è venuta giù,
chissà quanto fango c'è! E io ho le scarpe basse e la divisa buona!”
“Ma dai, Nino!” si spazientì Bacone. "Forza, prendi
quello che ti serve e muoviamoci” e così dicendo si alzò e indossò il loden.
Geremicca uscì senza fiatare e si fece trovare
pronto vicino al portone d'uscita.
“Mi raccomando, Gennà. Ti lascio in mano il
posto di Nino!”
celiò Bacone "Lo vogliamo trovare così com'è al ritorno, vero?” e si rivolse a Geremicca, che guardò
Bellagamba, e poi disse a sua volta, preoccupato:
“Mi raccomando. Sai tutto quello che c'è da
fare?”
“Chi c'era seduto a questa sedia, davanti a
questo centralino quando sei arrivato qua? Chi è che ti ha insegnato a fare
funzionare tutti 'sti aggeggi? E poi che sarà? Tra un'oretta sarete di ritorno,
è solo una passeggiata.”
“Dai, Nino, a parte gli scherzi, non la fare
lunga! Andiamo, ha ragione Gennaro: è solo una passeggiata!”
Eppure Bacone si sbagliava, eccome se si
sbagliava!
2 *****
La Prinz si giostrò nel poco traffico della
mattinata e attraversò il ponte per uscire dalla città. Bacone non aveva mai
voluto percorrere la nuova tangenziale che gli avrebbe risparmiato un bel po'
di tempo; per imboccarla, infatti, avrebbe dovuto attraversare il centro città
e questo lo metteva sempre di cattivo umore: odiava le code in auto, dover
vedere tutta quella gente guidare tranquillamente col telefonino in mano o
senza cintura di sicurezza. Fosse stato per lui avrebbe mandato tutti i giorni
una pattuglia a fare esclusivamente questi controlli, ma dall'alto avevano
detto che era meglio non calcare troppo la mano. E comunque c'erano i vigili
urbani che erano preposti a queste cose. Solo che lui non aveva mai visto un
vigile fermare qualcuno per un qualunque motivo, immaginiamoci per queste cose!
Geremicca, che evidentemente aveva avuto il
tempo di studiare il percorso (ma quando?,
si domandò Bacone), si era improvvisato navigatore e, una volta usciti dalla
città, stava ora guidando il commissario in mezzo a stradine e viottoli tra le
risaie.
"Siamo quasi arrivati."
Ad un tratto con un gesto perentorio del
braccio e un "lì" altrettanto definitivo Geremicca annunciò che erano
a destinazione.
Infatti sul tratturo a poche decine di metri
da loro, tra due risaie, apparve l'auto segnalata.
Bacone diede un occhiata per capire come
arrivare al punto e alla fine trovò il viottolo che li portava alla Rexton.
Lasciarono la Prinz all'imbocco della
stradella e raggiunsero il SUV a piedi. Geremicca continuava a salterellare per
evitare il fango che gli inzaccherava scarpe e fondo dei pantaloni, ma si rese
conto che era una battaglia persa dopo solo pochi metri.
Tutt'intorno non c'era niente se non risaie e
ancora risaie.
Il SUV era vuoto, chiuso e non c'era nessuno
nelle vicinanze. I due poliziotti girarono attorno all'auto, guardando anche
sotto, ma non c'era niente di particolare: era solo un'auto abbandonata.
In quel mentre squillò il telefonino di
Bacone.
"Sì... ah, allora niente... ma il gps?
Ah... va bene... pronto... pronto... Gennà... mi senti...Bellagamba... mi
senti... Maledizione! Siamo in mezzo alla campagna, come fa a cadere la linea?”
Dopo qualche altra imprecazione si rivolse a Geremicca: “Era Bellagamba. Mi
stava dicendo qualcosa a proposito di quel Girola, l'intestatario dell'auto, ma
è caduta la linea."
Nino Geremicca tirò fuori il suo cellulare.
"Niente, non c'è proprio campo."
Poi sembrò annusare l'aria.
"Commissario, non sente anche lei
quest'odore di ozono?"
"Ozono?"
"Sì, ozono, quello dei fulmini. Mi sembra
che venga da quella parte." E indicò un punto alle spalle del commissario.
Bacone si girò e vide qualcosa che lo lasciò
perplesso.
"Ti ricordi di aver visto quella casa
quando siamo arrivati?"
"Quale casa?"
"Quella" disse indicando un casolare
dietro di lui, lontano un centinaio di metri e circondato da qualche albero
spelacchiato.
"Non mi sembra che ci fosse prima."
"Certamente non è possibile che sia
comparsa all'improvviso. Non conosco nessuna impresa edile così veloce."
I due rimasero a guardare la casa, poi come
per un tacito accordo si incamminarono verso il punto.
Percorsero le poche centinaia di metri in un
paio di minuti e quando furono davanti al rudere si resero conto che a parte i
muri esterni, doveva esser rimasto ben poco all'interno.
Entrarono ed ebbero la conferma alla loro
ipotesi: restavano solo le mura perimetrali. La cosa strana era che il tavolo,
un paio di sedie e qualche piccolo utensile (ridotti ormai a pochi pezzi di
legno che stavano su a fatica) avevano una foggia antica, ma di un'antichità
risalente non a qualche anno o decennio prima, bensì anche a secoli.
Bacone e Geremicca videro quel che restava di
una porta sulla parete opposta a quella d’entrata.
"Nino, vai a dare un'occhiata là
fuori" disse il commissario indicando quell'uscita.
"E perché io?" protestò velatamente
Geremicca, che si sentiva addosso qualcosa di molto simile ad un brutto
presentimento.
"Siamo io e te, a chi dovrei chiederlo?"
"Volevo dire, con tutto il rispetto, che
potremo andare insieme."
"Hai paura di andare da solo?"
"No, non è paura... "
"Ho capito, è fifa!"
"Diciamo che ho una brutta sensazione.
Prima questa casa che compare dal nulla, poi tutte queste cose antiche forse di
secoli e che non possono essere rimaste qui ad aspettarci."
"Va bene, allora usciamo insieme"
concesse il commissario.
Bacone e Geremicca aprirono quello che restava
di una porta che poggiava su strani cardini e videro qualcosa che...
******
"Cri."
"Cri."
L'uomo cercava inutilmente di parlare con la
donna ormai da diversi minuti, ma lei continuava a rimanere poggiata ad un
enorme albero, le braccia conserte e i piedi ben piantati nel fango.
"Cri. Ascoltami. Capisco che sei
arrabbiata con me, ma... non potevo prevedere che saremo andati a finire in un
posto così."
"Arrabbiata? Io non sono arrabbiata, sono
furiosa!" Esclamò senza voltarsi la donna. "Avevi detto che si
trattava di una deviazione di pochi minuti, per un sopralluogo, come li chiami tu. Ma non hai letto da nessuna parte
che esistono in rete le mappe e le webcam di qualsiasi posto al mondo?"
“Beh, veramente ci sono almeno cinque località
su tutta la terra che non sono coperti da… “ iniziò l’uomo di slancio. Poi capì
che non era il momento di snocciolare tutto il suo sapere sull’argomento. “Ma sai che io preferisco sempre guardare coi
miei occhi quello di cui devo scrivere... “ continuò ridotto a più miti
consigli dall’atteggiamento della donna. Che rispose:
"Bene, ora l'ha visto: qui c'è solo
fango, alberi che non si riesce a vedere il cielo e questo maledetto suono di
flauto. È da ieri sera quando ci siamo persi che va avanti 'sta nenia."
"Ma noi non ci siamo persi... "
"E allora portami via di qui! Adesso!"
Ed era un brutto adesso quello che
aveva sibilato; e Alex l'aveva capito.
"Si certo, basta ritrovare la cascina in
cui ci siamo riparati stanotte."
"Tu riesci a vedere qualcosa oltre a
questa foresta?"
Cri adesso si era girata verso l'uomo con la
t-shirt di Superpippo in versione zombie e aveva gli occhi fiammeggianti.
"Quando mi guardi così assomigli a...
" iniziò Alex in solluchero, nonostante la situazione affatto bella in cui
si trovavano.
"Io non somiglio a nessuno!” sbottò
l’altra ormai al limite di una crisi di nervi. “Io sono solamente una povera
disgraziata che vorrebbe essere a casa sua, dopo aver fatto una doccia, sul suo
divano e con una buona vodka in mano!"
"Anch'io vorrei... "
"E, soprattutto, a mille miglia da
te!" tagliò corto Cri.
Alex a quel punto capì che le cose si erano
messe proprio male.
E non solo perché si trovavano nel bel mezzo
di una foresta, senza nessun punto di riferimento per tornar indietro, ma- e lo
stava vedendo solo ora – anche perché erano tenuti d'occhio da qualcosa che
strisciava da un ramo all'altro sulle loro teste.
Naturalmente pensò bene di non dire niente
alla donna su quest’avvistamento.
******
Bacone uscì per primo e ristette. Geremicca
che era dietro di lui lo urtò, sorpreso dalla sua fermata improvvisa.
Poteva essergli sfuggita la casa, ma non
quella foresta impenetrabile che avevano davanti.
"E questo cos'è?" sbalordì
Geremicca.
"Alberi" provò a rispondere Bacone.
"Ma quanti sono?" L'agente Geremicca
era stupefatto.
"Molti, moltissimi, anche troppi"
concluse il commissario.
"E ora che facciamo?"
La domanda del siciliano era sensata, ma
Bacone avrebbe voluto avere una risposta per un'altra questioncella: da dove
erano spuntati fuori?
"Nino, siamo venuti qui per cercare di
trovare i proprietari dell'auto abbandonata là fuori" e indicò qualche
posto dietro la casa, pur sapendo che ormai ogni punto di riferimento e ogni
certezza erano aleatori. "Perciò facciamo almeno un tentativo e andiamo
avanti."
Geremicca, suo malgrado, seguì il commissario
che si addentrava nel groviglio di rami, rampicanti e arbusti.
Da uomo prudente, e a scanso di equivoci,
l'agente Nino Geremicca - che nei momenti liberi studiava per diventare agente
scelto sotto la supervisione di Gennaro Bellagamba - estrasse la pistola
d'ordinanza e la tenne ben in pugno.
*******
"Cosa stai guardando?" chiese la
donna.
Alex Girola cercò di dissimulare lo stupore e
la paura e gracchiò un insignificante: "Quegli alberi" indicando nella
direzione opposta a quella dove una specie di bombolone gigante li stava
fissando con occhio vigile.
"Gli alberi del giardino di mia
nonna!" sbottò Cristina.
Poi anche lei inquadrò il mostro che penzolava
da un enorme albero poco distante.
"Cos'è... quello?" squittì Cristina;
all’improvviso l’intensità della sua voce si era alzata di molti toni.
"Non lo so" rispose Alex, che invece
sapeva benissimo, purtroppo, di cosa si trattava.
"Qualunque cosa sia, voglio andare via di
qui... " piagnucolò la donna; e cadde svenuta nel fango.
Alex era preso tra l'esigenza di far rinvenire
la donna e quella di prender tempo per elaborare un piano che li portasse via da
lì; ma per far questo era indispensabile che la donna rimanesse svenuta e
tenesse la bocca chiusa. Lui sapeva infatti benissimo cos'era quella
scolopendra gigante che sembrava aspettare il momento giusto per gettarsi su di
loro.
Un suono, però, attrasse la sua attenzione.
3
*******
"???" Si chiese il bombolone
guardando con curiosità l'uomo e la donna sotto di sé.
"!!!" Rifletté alfine, pensando a
quegli strani ramoscelli che si agitavano senza un filo di vento.
*******
Il commissario Bacone raccolse da terra un
ramo di una certa consistenza, soppesandolo per stabilire se potesse servire
allo scopo, e con questo cominciò ad aprirsi un varco nell'intrico del
fogliame, facendo così largo anche a Geremicca che lo seguiva con la pistola in
mano e gli occhi ben aperti.
All'improvviso l'agente si fermò:
"Commissario, con tutto il rispetto, non
sente anche lei questa specie di nenia che proviene di tra gli alberi?"
Bacone non aveva mai saputo se quel parlare
quasi forbito gli venisse di suo o derivava dal fatto che Geremicca si stesse
acculturando pian piano solo ora; il suono di un flauto, però, lo sentiva anche
lui. E, ora che si era fermato e aveva smesso di battere col bastone, gli
sembrava di sentire anche delle voci non molto lontane.
"E queste voci le senti pure tu,
Nino?"
Geremicca tese l'orecchio e gli parve di
sentire anche lui qualcosa.
"Si, mi pare che vengano di là"
rispose.
"Ehilà, c'è qualcuno?" Gridò Bacone.
Rimasero in ascolto qualche istante, poi il
commissario ripeté la domanda alzando ancora la voce.
Anche questa volta non ci fu risposta.
Allora Geremicca mise le dita in bocca ed emise
un fischio degno del miglior Trappattoni.
*******
Un fischio, era sicuramente un fischio quello
che aveva sentito. Istintivamente l’uomo prese ad urlare e a salterellare nel
fango, come se questo potesse aumentare il baccano e aiutare a farsi rintracciare.
"Sono qui! Sono qui!"
"Siamo qui" rimarcò la donna che era
rinvenuta a tempo di record.
"Siamo qui" presero a gridare
entrambi.
*******
"Commissario, ha sentito?" Chiese
Geremicca.
"Si, delle urla che vengono da quella
parte!"
Geremicca riprese a fischiare, e nel mentre i
due si incamminarono nella direzione da cui continuavano a provenire le urla.
In pochi minuti scorsero di tra le fronde
basse degli alberi un uomo e una donna che si sbracciavano.
Quando giunsero a vista, la donna corse
incespicando verso Geremicca, che era il più vicino, e gli si gettò al collo
piangendo.
Geremicca rimase immobile.
L'uomo, invece, si avvicinò al commissario.
"Finalmente" disse. "Siete
arrivati a tirarci fuori di qui!"
"Più o meno" rispose Bacone non molto
convinto. "Lei è Alessandro Girola, il proprietario dell'auto abbandonata
là... là fuori?"
"Esatto. Si è fermata ieri sera e siamo
stati costretti ad abbandonarla perché veniva giù a secchiate, e perciò ci
siamo rifugiati nel casolare. Lei" disse indicando la donna, "è
un'amica, Cristina Riccione, una fotografa."
La quale, Cristina Riccione, era appesa al
collo di Geremicca, che non aveva il coraggio (o la voglia?) di togliersela di
dosso.
"In che senso più o meno? Non siete qui per riportarci nella civiltà
conosciuta?" disse Cristina, che ora sembrava essersi completamente
ripresa. Quindi si girò verso il commissario, abbandonando Geremicca ai suoi
pensieri proibiti.
"Volevo dire che siamo arrivati fin qui e
abbiamo avuto la fortuna di trovarvi, ma non ho la minima idea di dove siamo o
di come fare a uscirne. È tutto così strano, senza senso, fuori dal mondo...
"
Alex
sembrò riflettere un attimo, poi sgranò gli occhi e disse tutto d’un fiato:
“Ma
certo! È chiaro: qua è tutto come dentro a
Il treno di Moebius! Il passaggio temporale annunciato dall'odore di ozono,
la foresta, il suono del flauto... "
Poi
si fermò un attimo e riprese con un tono molto più desolato e… :
“Eh
già… proprio come dentro a Il treno di
Moebius… “
"Il treno di Moebius? Cos'è?" chiese
Bacone.
"Un
mio racconto, io sono uno scrittore."
“Vedi
allora che la colpa è tua!” intervenne Cristina. “Non potevi scrivere come
tutti di una bella spiaggia, del mare cristallino… ? A quest’ora non eravamo
qua! E invece no! Lui deve fare il nerd” continuò additando il suo compagno,
“l’intellettuale, lo scrittore di nicchia” e nel pronunciare le ultime parole
aveva un tono quasi schifato.
“Ma
che sono queste parole, commissario?” stupì, sgranando gli occhi Geremicca, che
pareva essersi ripreso dall'estasi contemplativa momentanea. “Il ned, la
nicchia… Ma che sono, parole brutte? Si configura qualche reato? Li dobbiamo
arrestare? ”
“Geremì,
eh! Non ti ci mettere pure tu! Già siamo messi male abbastanza di nostro…
"
"E
poi ci sarebbe anche... la scolopendra!" Concluse l'uomo indicando un
punto sopra la loro testa dove il mostruoso animale pareva aspettare il momento
propizio per gettarsi su di loro.
Tutti guardarono all’insù e videro la
scolopendra gigante che dondolava da un ramo.
Geremicca fu il primo a riprendersi. Puntò la
pistola contro l’enorme bombolone e sparò diversi colpi.
L'animale parve sorpreso, ma non si mosse,
anche se Bacone era sicuro che fosse stato colpito.
Cristina parve sul punto di svenire di nuovo e
Geremicca ne approfittò per avvicinarsi pronto ad ogni (piacevole) evenienza.
Girola, forse ricordando di avere una
maglietta su cui campeggiava un supereroe, seppur male in arnese, trovò la
forza di prendere in mano la situazione: diede un'occhiata in giro e indicò
altri due mostri che stavano raggiungendo il primo.
Poi cominciò a correre, zigzagando tra gli
alberi e lasciando sul posto tutti gli altri. Si formò così un gruppo:
Girola lì davanti; a un paio di
incollature il commissario; quindi Geremicca e infine Cristina Riccione.
Nino Geremicca si accorse che la donna era rimasta
per ultima e stava perdendo terreno. Si fermò galantemente, si fece superare
dalla fotografa e prese a seguirla al piccolo trotto.
Sempre più forte, si udiva il suono del flauto
tra gli alberi e i quattro continuavano a correre. Poi all’improvviso…
*******
voce fuori campo (vfc): Alt! Stop! Fermi un attimo!
I personaggi si bloccano e si guardano l’un
l’altro interrogativi.
Girola (piegandosi
con le mani sulle ginocchia e il fiatone):
Ma che c’è?
Geremicca:
Si può sapere che sta succedendo?
vfc: Ma sapete dove state andando?
Girola: e che ne so! Lì c’era scritto che dovevamo
correre e stiamo correndo! (riprende fiato) Noi facciamo quello che dice il copione. Ci sarà qualcuno che lo sa!?
Bacone (guardando gli altri) Mi sa che siamo messi davvero male, in
tutti i sensi. Qui nessuno sa cosa fare e farci fare. Dico bene? (rivolgendosi
ad un ipotetico interlocutore tra gli alberi).
Vfc Non è che non si sa cosa farvi fare…
bisogna però chiarire alcuni punti…
Geremicca: Statemi a sentire. Io fino ad ora c’ho
rimesso la divisa e le scarpe, e non intendo continuare così, alla cieca.
Quindi: o ci fate sapere dove andare e quello che succederà a breve, oppure io
me ne vado, e non mi venite a parlare di rottura del contratto!
Cristina
Riccione: Ce ne andiamo? Finalmente,
vengo anch’io, Nino. Portami con te!
vfc Calma, calma! L’autore qui dice che…
bisognerebbe trovare un’idea… Sicuramente la storia deve andare a finire bene,
visto che è un racconto leggero, umoristico, quindi niente morti, niente
dispersi.
Girola: Sentite,nel mio racconto, per venirne
fuori i protagonisti devono ritornare al tunnel e lì subiscono delle perdite
prima di uscire…
Cristina: In che senso “delle perdite”?
Bacone: Vuol dire che qualcuno deve morire!
Girola: Ah, io sono una persona in carne ed ossa e
quindi non posso morire in un racconto!
Geremicca: Io ho lasciato la guardiola praticamente
sguarnita e poi sono un personaggio di una serie importante, non mi posso
perdere per una storiella da 5-6 mila parole!
Bacone: Se è per questo io sono il protagonista
principale, per cui…
Cristina: E che? Resterei io, allora? Non ci pensate
minimamente! Chiunque lei sia, dice Cristina rivolta al bosco attorno, dica a quella specie di scrittorucolo che sta
guidando ‘sta storia che deve passare sul mio cadavere prima di… cioè volevo
dire… uffa! Insomma! Io non posso morire! E poi c’ho il fard che si sta
sciogliendo tutto e i capelli che mi si rizzano in testa dall’umidità!
Sbrigatevi a tirarci fuori di qui!
Vfc: Ok. Allora facciamo così… Avvicinatevi.
I
quattro personaggi si riuniscono e si odono frasi bisbigliate provenire dagli
alberi, qualche protesta, una bestemmia e un Evvabbene liberatorio.
Poi…
TIM
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