Eccoci alla seconda puntata. Non so se avete letto la prima o avete pensato che tanto non ne valeva la pena, visto che il 21 p.v. faremo tutti un bel viaggetto da qualche parte nell'universo. Se, invece, siete ottimisti e credete che i Maya si facessero troppe canne, allora avete l'opportunità di godervi queste altre 1500 parole dove si entra nel vivo della storia e appaiono altri due personaggi che... conoscete bene sicuramente!
Buona lettura!
Il commissario Bacone
e il bombolone di Moebius
Personaggi
Francesco
Bacone: commissario
Nino
Geremicca: agente
Alex
Girola: blogger e scrittore
Cristina
Riccione: fotografa, compagna di Alex
*** (Ringrazio l'amico Alex per avermi permesso di utilizzare il suo nome per il personaggio di questa storia e, soprattutto, di avermi concesso di saccheggiare lo scenario del suo bellissimo racconto Il treno di Moebius)
La Prinz si giostrò nel poco traffico della
mattinata e attraversò il ponte per uscire dalla città. Bacone non aveva mai
voluto percorrere la nuova tangenziale che gli avrebbe risparmiato un bel po'
di tempo; per imboccarla, infatti, avrebbe dovuto attraversare il centro città
e questo lo metteva sempre di cattivo umore: odiava le code in auto, dover
vedere tutta quella gente guidare tranquillamente col telefonino in mano o
senza cintura di sicurezza. Fosse stato per lui avrebbe mandato tutti i giorni
una pattuglia a fare esclusivamente questi controlli, ma dall'alto avevano
detto che era meglio non calcare troppo la mano. E comunque c'erano i vigili
urbani che erano preposti a queste cose. Solo che lui non aveva mai visto un
vigile fermare qualcuno per un qualunque motivo, immaginiamoci per queste cose!
Geremicca, che evidentemente aveva avuto il
tempo di studiare il percorso (ma quando?,
si domandò Bacone), si era improvvisato navigatore e, una volta usciti dalla
città, stava ora guidando il commissario in mezzo a stradine e viottoli tra le
risaie.
"Siamo quasi arrivati."
Ad un tratto con un gesto perentorio del
braccio e un "lì" altrettanto definitivo Geremicca annunciò che erano
a destinazione.
Infatti sul tratturo a poche decine di metri
da loro, tra due risaie, apparve l'auto segnalata.
Bacone diede un occhiata per capire come
arrivare al punto e alla fine trovò il viottolo che li portava alla Rexton.
Lasciarono la Prinz all'imbocco della
stradella e raggiunsero il SUV a piedi. Geremicca continuava a salterellare per
evitare il fango che gli inzaccherava scarpe e fondo dei pantaloni, ma si rese
conto che era una battaglia persa dopo solo pochi metri.
Tutt'intorno non c'era niente se non risaie e
ancora risaie.
Il SUV era vuoto, chiuso e non c'era nessuno
nelle vicinanze. I due poliziotti girarono attorno all'auto, guardando anche
sotto, ma non c'era niente di particolare: era solo un'auto abbandonata.
In quel mentre squillò il telefonino di
Bacone.
"Sì... ah, allora niente... ma il gps?
Ah... va bene... pronto... pronto... Gennà... mi senti...Bellagamba... mi
senti... Maledizione! Siamo in mezzo alla campagna, come fa a cadere la linea?”
Dopo qualche altra imprecazione si rivolse a Geremicca: “Era Bellagamba. Mi
stava dicendo qualcosa a proposito di quel Girola, l'intestatario dell'auto, ma
è caduta la linea."
Nino Geremicca tirò fuori il suo cellulare.
"Niente, non c'è proprio campo."
Poi sembrò annusare l'aria.
"Commissario, non sente anche lei
quest'odore di ozono?"
"Ozono?"
"Sì, ozono, quello dei fulmini. Mi sembra
che venga da quella parte." E indicò un punto alle spalle del commissario.
Bacone si girò e vide qualcosa che lo lasciò
perplesso.
"Ti ricordi di aver visto quella casa
quando siamo arrivati?"
"Quale casa?"
"Quella" disse indicando un casolare
dietro di lui, lontano un centinaio di metri e circondato da qualche albero
spelacchiato.
"Non mi sembra che ci fosse prima."
"Certamente non è possibile che sia
comparsa all'improvviso. Non conosco nessuna impresa edile così veloce."
I due rimasero a guardare la casa, poi come
per un tacito accordo si incamminarono verso il punto.
Percorsero le poche centinaia di metri in un
paio di minuti e quando furono davanti al rudere si resero conto che a parte i
muri esterni, doveva esser rimasto ben poco all'interno.
Entrarono ed ebbero la conferma alla loro
ipotesi: restavano solo le mura perimetrali. La cosa strana era che il tavolo,
un paio di sedie e qualche piccolo utensile (ridotti ormai a pochi pezzi di
legno che stavano su a fatica) avevano una foggia antica, ma di un'antichità
risalente non a qualche anno o decennio prima, bensì anche a secoli.
Bacone e Geremicca videro quel che restava di
una porta sulla parete opposta a quella d’entrata.
"Nino, vai a dare un'occhiata là
fuori" disse il commissario indicando quell'uscita.
"E perché io?" protestò velatamente
Geremicca, che si sentiva addosso qualcosa di molto simile ad un brutto
presentimento.
"Siamo io e te, a chi dovrei
chiederlo?"
"Volevo dire, con tutto il rispetto, che
potremo andare insieme."
"Hai paura di andare da solo?"
"No, non è paura... "
"Ho capito, è fifa!"
"Diciamo che ho una brutta sensazione.
Prima questa casa che compare dal nulla, poi tutte queste cose antiche forse di
secoli e che non possono essere rimaste qui ad aspettarci."
"Va bene, allora usciamo insieme"
concesse il commissario.
Bacone e Geremicca aprirono quello che restava
di una porta che poggiava su strani cardini e videro qualcosa che...
******
"Cri."
"Cri."
L'uomo cercava inutilmente di parlare con la
donna ormai da diversi minuti, ma lei continuava a rimanere poggiata ad un
enorme albero, le braccia conserte e i piedi ben piantati nel fango.
"Cri. Ascoltami. Capisco che sei
arrabbiata con me, ma... non potevo prevedere che saremo andati a finire in un
posto così."
"Arrabbiata? Io non sono arrabbiata, sono
furiosa!" Esclamò senza voltarsi la donna. "Avevi detto che si
trattava di una deviazione di pochi minuti, per un sopralluogo, come li chiami tu. Ma non hai letto da nessuna parte
che esistono in rete le mappe e le webcam di qualsiasi posto al mondo?"
“Beh, veramente ci sono almeno cinque località
su tutta la terra che non sono coperti da… “ iniziò l’uomo di slancio. Poi capì
che non era il momento di snocciolare tutto il suo sapere sull’argomento. “Ma sai che io preferisco sempre guardare coi
miei occhi quello di cui devo scrivere... “ continuò ridotto a più miti
consigli dall’atteggiamento della donna. Che rispose:
"Bene, ora l'ha visto: qui c'è solo
fango, alberi che non si riesce a vedere il cielo e questo maledetto suono di
flauto. È da ieri sera quando ci siamo persi che va avanti 'sta nenia."
"Ma noi non ci siamo persi... "
"E allora portami via di qui! Adesso!"
Ed era un brutto adesso quello che
aveva sibilato; e Alex l'aveva capito.
"Si certo, basta ritrovare la cascina in
cui ci siamo riparati stanotte."
"Tu riesci a vedere qualcosa oltre a
questa foresta?"
Cri adesso si era girata verso l'uomo con la
t-shirt di Superpippo in versione zombie e aveva gli occhi fiammeggianti.
"Quando mi guardi così assomigli a...
" iniziò Alex in solluchero, nonostante la situazione affatto bella in cui
si trovavano.
"Io non somiglio a nessuno!” sbottò
l’altra ormai al limite di una crisi di nervi. “Io sono solamente una povera
disgraziata che vorrebbe essere a casa sua, dopo aver fatto una doccia, sul suo
divano e con una buona vodka in mano!"
"Anch'io vorrei... "
"E, soprattutto, a mille miglia da
te!" tagliò corto Cri.
Alex a quel punto capì che le cose si erano
messe proprio male.
E non solo perché si trovavano nel bel mezzo
di una foresta, senza nessun punto di riferimento per tornar indietro, ma- e lo
stava vedendo solo ora – anche perché erano tenuti d'occhio da qualcosa che
strisciava da un ramo all'altro sulle loro teste.
Naturalmente pensò bene di non dire niente
alla donna su quest’avvistamento.
******
Bacone uscì per primo e ristette. Geremicca
che era dietro di lui lo urtò, sorpreso dalla sua fermata improvvisa.
Poteva essergli sfuggita la casa, ma non
quella foresta impenetrabile che avevano davanti.
"E questo cos'è?" sbalordì
Geremicca.
"Alberi" provò a rispondere Bacone.
"Ma quanti sono?" L'agente Geremicca
era stupefatto.
"Molti, moltissimi, anche troppi"
concluse il commissario.
"E ora che facciamo?"
La domanda del siciliano era sensata, ma
Bacone avrebbe voluto avere una risposta per un'altra questioncella: da dove
erano spuntati fuori?
"Nino, siamo venuti qui per cercare di
trovare i proprietari dell'auto abbandonata là fuori" e indicò qualche
posto dietro la casa, pur sapendo che ormai ogni punto di riferimento e ogni
certezza erano aleatori. "Perciò facciamo almeno un tentativo e andiamo
avanti."
Geremicca, suo malgrado, seguì il commissario
che si addentrava nel groviglio di rami, rampicanti e arbusti.
Da uomo prudente, e a scanso di equivoci,
l'agente Nino Geremicca - che nei momenti liberi studiava per diventare agente
scelto sotto la supervisione di Gennaro Bellagamba - estrasse la pistola
d'ordinanza e la tenne ben in pugno.
*******
"Cosa stai guardando?" chiese la
donna.
Alex Girola cercò di dissimulare lo stupore e
la paura e gracchiò un insignificante: "Quegli alberi" indicando nella
direzione opposta a quella dove una specie di bombolone gigante li stava
fissando con occhio vigile.
"Gli alberi del giardino di mia
nonna!" sbottò Cristina.
Poi anche lei inquadrò il mostro che penzolava
da un enorme albero poco distante.
"Cos'è... quello?" squittì Cristina;
all’improvviso l’intensità della sua voce si era alzata di molti toni.
"Non lo so" rispose Alex, che invece
sapeva benissimo, purtroppo, di cosa si trattava.
"Qualunque cosa sia, voglio andare via di
qui... " piagnucolò la donna; e cadde svenuta nel fango.
Alex era preso tra l'esigenza di far rinvenire
la donna e quella di prender tempo per elaborare un piano che li portasse via da
lì; ma per far questo era indispensabile che la donna rimanesse svenuta e
tenesse la bocca chiusa. Lui sapeva infatti benissimo cos'era quella
scolopendra gigante che sembrava aspettare il momento giusto per gettarsi su di
loro.
Un suono, però, attrasse la sua attenzione.
(continua)
TIM
Bello lo scambio tra Cri ed Alex, mi immagino la scena. ;)
RispondiEliminaSi, spero non abbia fatto arrabbiare molto Girola...
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