giovedì 21 luglio 2011

Via da Las Vegas di John O'Brien


rubata qui

Questo che vi segnalo oggi è uno di quei libri che si leggono quasi per scommessa e si finiscono per amare. O comunque per farseli piacere molto.
Sto parlando di Via da Las Vegas di John O'Brien, uno che potremmo definire tranquillamente uno scrittore maledetto, uno che ha scritto di quello che sapeva perché l'aveva sperimentato.
Come ho avuto il libro. Qualche settimana fa il mio amico Luke the Duke arriva ad uno dei nostri rendez vous settimanali (andiamo a mangiare il lunedì in una tavola calda) con questo libro e mi dice: leggilo, è una bomba. Io mi fido dei suoi gusti, soprattutto della sua capacità di capire quando ha in mano una schifezza e quando un capolavoro. In principio la trama mi aveva lasciato un po' perplesso, perché è un genere che non mi è molto congeniale. O meglio: avendo poco tempo da dedicare alla lettura, come ho detto infinite volte, preferisco dirottare le mie scelte su SF e company. E anche le primissime pagine mi avevano lasciato un po' così, per il loro linguaggio crudo e duro. Ma l'amico mi dice che è proprio quella la colonna portante del libro. Così mi fido ancora una volta... e non me ne sono pentito.
Riassuntino del libro:
Sera è una prostituta che vive bene il suo mestiere, quasi con accettazione della propria condizione. Ben, un alcolizzato, decide di passare i suoi ultimi giorni a bere e si trasferisce a Las Vegas dove trova da comprare alcoolici 24 ore su 24. Qui incontra Sera, che si sta liberando da Al, il suo protettore, e tra i due nasce un amore fondato sul reciproco rispetto e accettazione dell'altro. Fino all'epilogo naturale.
Un commento. Come ho già detto è un libro che ti colpisce dalla prima pagina diritto allo stomaco, per quello che racconta e per come lo racconta. Ma ti accorgi pian piano che quella storia non si potrebbe che raccontare in quel modo, con quelle espressioni e quelle scene. Il racconto esplicito dei rapporti sessuali di Sera la prostituta non sono pruderie per accontentare lettori guardoni, ma fanno parte integrante della storia, sono quelli che descrivono il personaggio prima ancora che le parole dell'autore. E così per le cadute e gli svenimenti di Ben l'ubriacone: quello è Ben, al di là di tutte le parole che si potrebbero spendere per descriverlo.
Sera e Ben si incontrano, si amano e si rispettano da subito, perché non cercano di cambiarsi a vicenda, nessuno vuole redimere l'altro. Ed è su questo che si fonda la loro unione: Ben non può che essere un alcolizzato agli occhi di Sera, e lei deve continuare a fare la vita perché lui possa accettarla. Ma in tutto questo non c'è né fatalismo né rassegnazione. Entrambi si vogliono per quello che sono e non per altro. Sera soffre, è vero e naturale, perché sa cosa aspetta Ben, ma lo accetta perché è così che lo ha conosciuto ed è così che lo sta amando. E Ben, in fondo, ha bisogno di una donna che lo ama perché non lo vuole strappare all'inevitabile fine. Ambedue devono colmare un vuoto. Ecco come l'autore descrive il loro primo incontro:
Chiacchierando tranquillamente al ristorante, continuano a mantenere la conversazione nella traiettoria tangenziale che conviene ad una conoscenza appena acquisita. Questa conoscenza tuttavia, sta maturando più in fretta di altre. Entrambi sostengono un'urgenza inespressa che li spinge verso l'amicizia. Al di là dell'ovvio fattore tempo che Ben ha presente, quest'impazienza è dovuta a un bisogno ancora più immediato e condiviso da tutti e due. Un vuoto, su cui Sera da tempo non si affacciava e che per Ben è sempre stato fondamentale, viene ora osservato e preso in esame. I due valutano l'opportunità di evitare una tragedia emotiva. Combattono contro lo smarrimento che li prende nello scoprire che una cosa data da tempo per scontata potrebbe non esserlo affatto. Contemporaneamente si presentano per la prima volta ai loro occhi decisioni che forse hanno già preso e opzioni inaspettate che forse hanno davanti ora. (pgg. 151-152)
Dal libro è stato tratto un film, che non ho visto e di cui, quindi, non posso dire niente. Ho visto comunque su Youtube diverse scene e se il risultato complessivo è come questa, deve essere un bel film, perché la trasposizione è molto fedele al libro (almeno per quel che ho visto io).
Un'ultima segnalazione. Il libro ha ispirato anche questa canzone. Purtroppo non conosco l'inglese, quindi non so dirvi qual'è il contenuto e se rispecchia effettivamente la storia di Ben e Sera.
In conclusione, sicuramente un libro che placet. Voto: 8.
O'Brien, come avete forse potuto leggere nella biografia che vien fuori dall'intervista con la sorella, si è ucciso dopo aver scritto altri tre libri e dopo due settimane dalla firma per la cessione dei diritti per la realizzazione del film.
Evidentemente, per lui c'erano cose più importanti della fama e dei soldi. Anche se non sempre possono essere cose condivisibili.
TIM

2 commenti:

  1. Bellissima recensione, mi hai convinto a deviare dai soliti canoni che adoro leggere.
    Lo prenderò, non ho dubbi, e per quanto riguarda il film non so se mai lo guarderò (leggere è una cosa, vedere è un'altra).
    Riguardo alla canzone: il testo è molto criptico, spesso metaforico, ma il senso che si respira lungo le strofe è malinconia e accettazione della propria situazione. A grandi linee la stessa atmosfera che ho intravisto nel libro.
    Grazie per l'ottimo consiglio :)
    Narratore

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  2. @ Narratore: grazie a te per essere passato di qua. Tra l'altro pur essendo 200 pagine (io ho l'edizione feltrinelli), si legge molto velocemente e pur non avendo una action story serrata, non pesano affatto le parti riflessive e di commento.
    Temistocle

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