martedì 20 settembre 2011

Quanto lontano possiamo ancora guardare?

qui
Voi non riuscite a vedere (tramite questo post) gli occhi di un disoccupato che viene nel mio negozio a fare il fax con il curriculum per una richiesta di lavoro.
Io sì. E tutti i giorni. I suoi e quelli di tanti come lui.
Sono occhi tristi, vuoti, degni di un racconto di Altieri sulla fine della civiltà; occhi di chi non guarda più l'orizzonte, ma si accontenta di sbirciare a due tre-passi dai propri piedi. La differenza è che i personaggi di Altieri nascono, vivono e muoiono sulle pagine di un libro; dall'altra parte del mio bancone ci sono uomini e donne in carne ed ossa.
E dietro di loro, non metaforicamente, ci sono famiglie con figli (perché un disoccupato di 35-40 anni ha una famiglia, che si è costruita con sacrifici quando ancora un lavoro ce l'aveva), figli che vanno a scuola, per i quali lui deve spendere 300 euro di libri per mandarli in prima media, che lo stato ti obbliga a frequentare (giustamente), ma per la quale non ti paga i libri, né l'occorrente per studiare.
E lo stato, in fin dei conti, non si preoccupa nemmeno se sei disoccupato: l'importante è che gli fai la tua bella domandina per avere la (eventuale) disoccupazione, che non rompi molto con manifestazioni e sassate contro qualche simbolo del potere economico e finanziario, che -se riesci- ti trovi un qualche lavoro in nero, così che lui non debba pensarci più. O che mandi un fax per implorare un lavoro da qualcuno.
Lo stato ha altri problemi. Deve ripagare i debiti di bilancio, come se dire: non devo più niente a nessuno, significhi: è tutto ok.
E no, non è ok, perché anche se tu, stato, azzeri i debiti, con cosa vai avanti adesso se non c'è chi produce?
E' come se il mio disoccupato ricevesse una bella eredità che gli permettesse di saldare il mutuo, i prestiti, le bollette arretrate. Ma da oggi in avanti, come farà la spesa? Con quali soldi se non produce e non ha uno stipendio?
In settimana la Grecia deve cominciare a restituire gli interessi dei debiti fatti col mondo. E i soldi non ce li ha. E poi a ruota toccherà alla Spagna, al Portogallo, all'Irlanda, all'Italia. E se nessuno pagherà, cosa succederà? Dovremo dichiarere fallimento? Vuol dire che diventeremo proprietà di qualcun altro? E di chi? Chi c'è dietro quelli che ci hanno prestato questi soldi? Banche private, finanziarie, stati esteri,speculatori più o meno occulti? Perché io voglio sapere chi ho foraggiato finora e come andranno spesi i soldi degli interessi che gli darò.
Forse questo non interessa al mio amico disoccupato, che comunque non è un numero o un oggetto, ma ha un nome e cognome e, quando era piccolo, aveva tanti sogni da realizzare guadagnandoseli onestamente col lavoro delle proprie mani. Ha altri problemi lui, molto più impellenti.
A me invece interessa, perché un domani potrei essere al suo posto; e vorrei sapere sin da ora nelle mani di chi mi sto mettendo.
Comunque Stefania Bivone ha vinto Miss Italia. E siamo tutti più contenti. Solo che ci preoccupa l'Inter, Gasperini è in bilico e se non vince la prossima partita perde il posto (anche lui!). Chissà se lo vedrò dall'altra parte del mio bancone a fare un fax?
TIM
(Curiosità dell'ultim'ora. Ho appena fatto un fax per il saldo di un prestito fatto per finanziare... le spese di un funerale. Lasciamo debiti anche dopo morti.)

13 commenti:

  1. Bella riflessione, davvero. Per ora non saprei proprio cosa aggiungere, hai detto tutto tu.

    Simone

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  2. Caro mio... i debiti li abbiamo già appena nati, e sono circa 30000 eurini a testa. Il bebè, quando viene al mondo, piange perché sa già che dovrà pagare, anche se non ha ancora cominciato a vivere.

    Quanto a sapere a chi dovrai dare i soldi, non ti preoccupare. Non è il nome di quest'ultimo che cambierà le cose. Il fatto è che saprai benissimo chi ti ci ha portato, al debito verso queste persone... e saprai pure che coloro che lo hanno fatto la passeranno liscia, e magari rimarranno alla storia come "grandi statisti".

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  3. C'è davvero bisogno di un commento ad una digressione perfetta come questa?
    No, credo di no...

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  4. A me di Stefania Bivone perdonatemi la sincerità non me ne frega proprio niente! come non me ne frega di Gasperini. Ogni disoccupato ha una storia, ha un nome e cognome pieno di fallimenti. Proprio l'altro giorno due notizie: la prima il leader della Lega ha parlato di fascismo strisciante in Italia. Ora la mia domanda è questa. Ma lui dov'è? All'opposizione?
    E per la cronaca, prima che qualcuno pensi male o bene, a seconda della visione politica, sappia che m'incazzavo anche quando all'epoca del Governo Prodi gli uomini di Rifondazione manifestavano contro lo stesso Governo che sostenevano (per la serie andate tutti a vivere con 1000 euro al mese e secondo le leggi che fate, politici di Destra e di Sinistra)
    Seconda notizia: Standard & Poors ha declassato il rating dell'Italia per scarsa affidabilità e il nostro beneamato leader ha parlato di "sentenza politica".
    Insomma dove vogliamo andare?

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  5. @ TUTTI: purtroppo ci troviamo di fronte all'eterno dilemma: da chi è fatta la storia? dalla gente comune? dalle nazioni? dai potenti economicamente o politicamene? Penso che abbiamo creato un mondo (e non lo dico perché è di moda colpevolizzarsi) in cui tutto è stato delegato a qualcun altro, fino a fare in modo che questo qualcun altro (banca, governo, partito, sindacato) abbia cominciato a vivere di vita propria indipendentemente da noi che gli abbiamo dato il potere. Oggi purtroppo non possiamo più (in questa maschera di democrazia) contare qualcosa. A meno che non facciamo nostro quel detto che fa: l'ho ammazzato per contare qualcosa nella sua vita. Dovremmo ammazzare il mostro creato, senza pietà; ma chi ci assicura che non ne creeremo un altro peggiore di questo quando ci scocceremo di giocare alle persone responsabili? Sinceramente non sapevo se pubblicare questo post, visto che alcuni dei mie lettori so trovarsi in acque non proprio tranquille a causa della crisi. Ma poi ho pensato che qui non si tratta solo di economia, ma di vita, di ideali, di valori schiacciati apertamente da tutti quelli che il lunedì mattina si strappano i capelli per l'Inter o sbavano per Miss Italia. Sono persone come noi, vicini di casa, colleghi di lavoro, non extraterrestri, persone con cui scambiamo a volte non solo il saluto, ma condividiamo magari anche il calcetto, il cinema o l'aperitivo. Esempio: incontro un ex collega l'altro giorno e sapendo che sono quasi due mesi che non ricevono lo stipendio, gli chiedo come va. E lui, placidamente mi dice di essere incazzato perché la sua squadra per cui tifa sfegatatamente era stata bistrattata la domenica precedente. Potere del panem et circenses.

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  6. Come ha detto qualcuno prima, non c'è bisogno di commentare... hai detto tutto (bene) tu. Nemmeno io riesco a pensare come ne usciremo... magari pensare alla squadra o a miss italia aiuta ad allontanare i pensieri più importanti... boh, non so.

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  7. Purtroppo è da trent'anni circa che il debito pubblico cresce, e non si è mai intervenuti.
    Ora che i nodi sono giunti al pettine si pensa di poter continuare a rimandare, ma i segnali li vedo tutti negativi... e preoccupanti.

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  8. Uno dei principi del marxismo originario diceva che il capitalismo sarebbe imploso, proprio a causa della sua natura di sfruttamento dell'uomo e della natura. Mi sembra che la situazione gli stia dando ragione. Il problema è: abbiamo un'alternativa?

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  9. Anche in momenti insospettebili c'era qualcuno che faceva notare gli squilibri di questa società. Ora si è pasati nella fase dell'irreparabile, con le miss e il calcio che acquietano le masse...l'agonia sarà lunga, ogni tanto ci sarà un'oasi, ma il deserto sarà tutt'intorno.

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  10. @ Mark: ti devo dare, purtroppo, ragione piena. Anch'io penso che il 2012 (se non prima) sarà l'anno in cui dovremmo ripartire da zero. E per chi sarà preparato sarà comunque un'ottima possibilità.

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  11. Sarà che è da quando ero un bambino che sento parlare della crisi, tanto che sono praticamente cresciuto con l'idea che fosse normale che il nostro Paese navigasse in cattive acque: avevamo e avremmo sempre dovuto soldi a qualcuno, opportunità a qualcuno, favori a qualcuno.
    E, ciononostante, vedevo anche un'Itali(ett)a che il giorno dopo si alzava e andava a lavorare se il lavoro ce l'aveva o andava a faxare curricula se non ce l'aveva.
    Vedevo gente andare in tram e altra in auto di lusso.
    E così via.
    Cosa è cambiato, in tutti questi anni?
    Sarei tentato di dire: niente, e pensare che, nei prossimi mesi, niente cambierà.
    Che mi abbiano reso un fatalista, un nichilista dell'ultim'ora?
    Maledetti.

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  12. @ CyberLuke: abbiamo praticamente la stessa età e capisco perfettamente quello che dici. Cominciammo con la crisi petrolifera degli anni '70 (targhe alterne e code ai distributori che ancora erogavano qualche goccia di benzina) per passare persino alla crisi delle monetine (qualcuno ricorda i mini-assegni?). Siamo stati sempre un paese in crisi. E sono convinto che tutte 'quelle' crisi sono state solo le avvisaglie di 'questa' crisi: non abbiamo ascoltato e risolto quelle e alla fine ci siamo beccati questa. L'unico motivo di consolazione è che nel mondo siamo messi tutti così; ma è una consolazione ben magra. E poi penso che non si tratti di fatalismo o nichilismo, ma è che finalmente abbiamo aperto tutti (o quasi) gli occhi e stiamo guardando in faccia la realtà nera che abbiamo davanti.

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