mercoledì 21 settembre 2011

Valori da buttare

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Ecco un esempio di un'Italia da buttare, di un'Italia bigotta, che ha fatto crescere generazioni con la convinzione che l'apparenza serva più della sostanza; che Dio, Patria, Famiglia sia ancora lo slogan del progresso (che forse nessuno se ne frega di cosa possano significare quelle tre parole, ma uno straccio di slogan bisogna pure avercelo); che il papa col suo codazzo ammuffito e maleodorante (sto generalizzando) possano dettare la politica di uno stato (vedi, per esempio le non-leggi sull'eutanasia, il testamento biologico, ecc.).
L'esempio di un'Italia dove l'uomo è un numero (tessera sanitaria, codice fiscale, tessera di partito o di sindacato, elettorale...) come sono numeri i litri di benzina consumati dal tale modello di auto o gli spettatori del talk show del sabato sera: servono solo a capire se si può vendere di più e come.
Siamo diventati un esperimento, cavie di un mercato che ha inglobato menti e coscienze, ha obnubilato passioni (non quelle sportive!) e dove l'amore è solo la trama di una brutta fiction. Dove tutto è stato falsificato.
Dove chi cerca di tenersi a galla è chiamato disfattista perché si permette di blaterare contro le persone perbene che guidano questo paese, contro chi costruisce (?) invece di demolire; che si prende la licenza di far finta di non vedere le opere di volontariato che sono le colonne portanti di questa società caritatevole e misericordiosa (e meno male che ci sono, perché se aspettavamo lo stato!?).
L'esempio di un'Italia di chi non ammette che si possa dire impunemente che i giovani che vanno in discoteca cercano solo di sballarsi anche solo perché ascoltano la musica a volume impossibile e che se questa è la gioventù (o quella delle curve calcistiche, o quella degli aperitivi a oltranza tutte le sere, o quella... ), ho paura di pensare che un domani quello possa essere il mio medico o il mio avvocato.
Gramsci annotava che scrivere la storia di un partito politico non è raccontare di quel segretario o elencare tutti i suoi congressi o riportare i voti ricevuti nelle varie elezioni. Scrivere la storia di un partito politico, diceva, vuol dire raccontare da quale istanza, da quale classe sociale è nata l'esigenza di riunirsi e, insieme, darsi un nome e un simbolo.
Mi chiedo (e vi chiedo): quale dei nostri attuali partiti può dire di essere nato perché l'ha voluto la gente? O, di più: c'è ancora gente che vorrebbe riunirsi e darsi un nome e un simbolo?
Se qualcuno c'è, ne ha voglia ancora, forse si può abbattere l'Italia che non ha permesso alla signora Rossana Podestà di restare accanto al suo uomo fino a vederlo chiudere gli occhi per sempre.

TIM

9 commenti:

  1. I valori servono, quello che rovina tutto è la degenerazione e l'abuso che ne viene fatta.
    Che poi tante volte diventa solo una scusa per poter fregare la gente.

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  2. Chi avrà la possibilità di ricordare, porterà con se un vuoto generazionale di questo periodo malsano. Chi avrà la possibilità di ricordare non dovrà tradire sentimenti o elargire idee, arriverà alla fine seguendo la strada indicata, incolonnato, in fila, in silenzio, con slogan...e la parte di cuore che pulsa in mano, in attesa di elemosinare un sentimento. Anche quello preconfezionato.

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  3. @ Nick: se il valore non nasce da un'esigenza profonda, è solo -come dici tu- un modo per accalappiare un pubblico, far marciare una nazione o un gruppo sociale ai propri ordini.
    @ Mark: ma cosa ci potrà essere di 'memorabile' in questa generazione? se scopriremo qualcosa da ricordare, sveleremo anche ciò che di buono può aver fatto essa.

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  4. Ricordo che si parlava male anche degli yuppies... che erano una generazione vuota e priva di principi morali. Oggi la si rivaluta, e la si paragona a quella attuale... il mio terrore non è la generazione 2010, bensì quella che verrà dopo, e quella dopo ancora.

    Un motto per l'Italia di oggi: Denaro, Patonza, Successo!

    Ahimé! :(

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  5. @ Glauco: la seconda che hai detto! a parte gli scherzi penso che dobbiamo prepararci ad un futuro come quello preconizzato da tanti film di serie C degli anni passati, quando tutto si svolgeva in periferie tetre, violente, mangiate da piogge acide e lasciate a morire a se stesse. Non mancherà molto che arriveremo a quelle scene. Pensiamo solo alla Grecia: taglio delle pensioni del 20%! ma ci rendiamo conto! è come se in Italia la pensione sociale (che già 'ammonta' a 417 euro) fosse portata a 330 euro! A questo punto sarebbe meglio per legge mettere al muro tutti gli ultrasessantenni e così sarebbe un gran bel risparmio! (e magari facciamo anche fuori un bel po' di carrieristi politici). Ci si scandalizza che Cicciolina andrà in pensione con 3mila euro al mese essendo stata parlamentare per 5 anni. E quelli che ci andranno per la stessa cifra avendo fatto pochi mesi di 'onorato lavoro'? Allora sì, evviva la patonza!

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  6. I partiti hanno fallito la loro missione. Tutti. Compresi quelli non presenti nell'attuale parlamento. Adesso bisogna ripartire. Che piaccia o no, non possiamo fare a meno della politica se vogliamo vivere in un sistema democratico.

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  7. @ Mark: possiamo però pretendere dalla gente che votiamo di essere coerenti con quello che hanno detto in campagna elettorale; possiamo evitare che un parlamentare cambi partito una volta eletto (non è daccordo col partito? se ne vada a casa spiegando i suoi motivi e provi a farsi rieleggere la volta successiva); pretendiamo dal 'nostro' partito trasparenza nei bilanci, pretendiamo che ad ogni legislatura almeno i 2/3 dei partecipanti siano 'nuovi' e giovani; pretendiamo... penso che ognuno ha in mente qualcosa che vorrebbe pretendere.

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  8. hai perfettamente ragione in ciò che dici, ma le tue riflessioni mi mettono una grande trsitezza! :( in che brutto mondo senza speranze vere viviamo!

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  9. @ liber@: la tristezza può essere sempre un buon trampolino di lancio verso una reazione, se per tristezza intendiamo qualcosa che ci fa vedere un fatto in modo diverso da come vorremmo vederlo e ci teniamo a che quel fatto riabbia la sua realtà vera.

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