giovedì 23 febbraio 2012

Identikit di un incubo, di Heater Graham

Oggi vi parlo di Identikit di un incubo, dHeater Graham, scrittrice americana che prima di approdare al genere thriller, ha scritto più di 100 romanzi rosa e che ora (pare) stia cominciando a prendere confidenza con la parola vampiri.
Vediamo prima un po' la trama:
Ashley Montague, intraprendente recluta della polizia, è in macchina quando si ritrova all'improvviso sulla scena di un incidente. Sull'asfalto un ragazzo mezzo nudo travolto da un'auto. L'immagine le si imprime nella mente e quando scopre l'identità della vittima, decide di capire. Il detective Jake Dilessio, ancora tormentato dalla morte misteriosa della sua compagna di lavoro, deve indagare su un nuovo omicidio che risveglia remoti fantasmi. Davanti a lui il cadavere di una donna mutilato come le vittime di una caso archiviato cinque anni prima. Due indagini intricate, due incognite da svelare in un ambiguo gioco di specchi.
Un piccolo parere di lettura per un libro non entusiasmante, ma che rispetta i canoni del suo genere. Anzi, e forse questo è il suo limite, li rispetta proprio tutti ma nel complesso da l'idea di essere più un compito da scuola di scrittura creativa che un romanzo.
Pieno di colpi di scena, indizi lasciati un po' qui e un po' lì, pagine intere che portano ad un probabile cattivo e poi ti spiegano che quello che è successo è invece pienamente plausibile; ma... 
Ma, a me è sembrato, è solo scuola, manca di pathos, sembra solo (come anticipavo) un bel compitino.
Non che la lettura non sia stata piacevole: se state sotto un ombrellone e non avete grosse aspettative dal volume che avete un mano, questo Identikit di un incubo può far passare qualche ora spensierata. Ma niente di più.
I personaggi sono a scatola chiusa: di qua i buoni, di lì i cattivi, compresi quelli che si scopriranno poi i colpevoli; ha qualche guizzo intelligente, usa (ripeto ancora) bene il mestiere; tutte le sotto trame vengono al pettine; ma non va oltre.
E poi, soprattutto, il finale mi ha dato molto da pensare. Non il finale della trama poliziesca, che svela gli assassini proprio in ultimo, bensì l'epilogo generale. Si capisce benissimo e da subito che il libro è scritto da una donna, per una mano attenta ad alcuni particolari invece che ad altri, per alcune sottolineature dei personaggi e della storia. E in tutto questo non c'è niente di male; un punto diverso di vista fa sempre bene. Ma il lieto fine con tanto di matrimoni, amori ufficializzati, foto di gruppo, foto della protagonista che finalmente diventa poliziotta come il padre (e lo zio la potrà incorniciare vicino a quella del fratello/padre morto), mi è sembrato troppo da romanzo rosa. D'altra parte Heater Graham viene da quella sponda. Sicuramente se si fosse risparmiata quell'ultima paginetta e mezza, qualche punticino in più forse poteva spuntarlo.
In conclusione: non placet. Voto (più che altro per il linguaggio scorrevole): 6.

TIM

4 commenti:

  1. Insomma, se non lo leggo non mi perdo niente, giusto?

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    1. esatto! a meno che tu non soffra di masochismo esagerato. ripeto ancora che l'intreccio e la storia non sono proprio da buttare, ma è la mancanza di afflato vitale (stamattina parlo da prof. di lettere!) che ti spara ad ogni pagina una manganellata sui cog****ni!

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  2. Mai sentito... ma, come al solito, la tua recensione mi incuriosisce... :)

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    1. seguendo il tuo blog, forse a te potrebbe anche piacere, perché la storia (come ho appena scritto a Nick) non è male, quindi se ti piacciono le atmosfere dove il sentimento si mischia con l'azione, potresti anche provare a cercarlo, anche se essendo un titolo apparso in una collana da edicola sarà difficile da reperire.

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