sabato 14 aprile 2012

Racconto a puntate: Una gita fuori porta... (II)

Dopo la Prinz del commissario,
arriva la Ritmo 105 TC di Bellagamba

Una gita fuori porta per il commissario Bacone

“Veramente è mio figlio, commissario, ecco perché lo conosco bene.”
“E non c’è niente di male, anzi è fortunato ad avere un figlio che lavora. Di questi tempi… ”
“Ah, questo è sicuro!” Guerrini padre sembrava essersi ripreso. Allora dirò a mio fi… a Benny che sabato mattina si faccia trovare qui in ufficio per parlare con lei.”
“Ma no, non c’è bisogno. Ci possiamo vedere al bar più vicino al posto di Polizia. Ce ne sarà uno nelle vicinanze!”
“Certamente, è proprio dall’altra parte della strada.”
“Allora alle nove più o meno sarò lì.”
“E mi saluti Stefano Conci, se lo vede!”
“Se lo vedo, sicuramente” rispose Bacone augurandosi in cuor suo che la malattia di Stefano durasse almeno qualche settimana.
La conversazione si concluse.

“E questa sarebbe…”
“Certamente commissà! cos’ha che non va?”
“Tu non sei voluto venire con la mia Prinz e mi arrivi con una Ritmo!”
“Ritmo 105 TC, 1981. Prodotta, la Ritmo, in due milioni quarantaquattromila trecentonovantatre unità. Questa ha una cilindrata di 1585 cc e cambio automatico a tre rapporti! Ah, io naturalmente ho l’alzacristalli elettrici e, come potete notare, volante a tre razze. ‘Nu gioiello!”
Bacone rimase ancora a guardare la fiammante, per via del colore rosso acceso e della lucentezza della carrozzeria, auto di Bellagamba. Poi chiese:
“Ma ce la facciamo fino a… “
“Commissà, voi mi offendete! Con questa macchina io ci carico la famiglia e tutti gli anni vado a casa” (casa per Bellagamba era il paesello natio) “e voi dovreste vedere che figurone quando entro nella mia strada con questa macchina e parcheggio sotto al portone!”
“Va bene, Gennà. Andiamo che si fa tardi.”
I due salirono sull’auto e la Ritmo 105 TC dell’agente scelto lasciò il marciapiede davanti casa del commissario, con Bellagamba che si affacciava al finestrino per controllare che non venisse nessuno: non si era mai fidato degli specchietti retrovisori.
Anche se c’era la consegna del silenzio per quel viaggio, Bellagamba cominciò a parlare appena imboccata l’A26 direzione Genova e riassunse a Bacone lo stato di salute di tutta la famiglia fino alle parentele di terzo grado. E questo evitò di accendere la radio.
All’uscita di Alessandria Sud Bellagamba prese a  spiegare a Bacone come si lavorasse il tabacco per fare i sigari e, davanti al bar prefissato come punto di ritrovo, aveva appena terminato di tessere le lodi del mare di Napoli.
“Eh, comissà! so’ belle cose queste!”
Bacone per tutto il viaggio aveva cercato, fra un sigaro toscano e una nonna centenaria, di mettere insieme due domande da fare al ragazzo. E quando vide un uomo sorridente fuori al bar con un giovanotto al fianco, capì che li stavano già aspettando.
Parcheggiarono sotto gli alberi della piazzetta e si diressero verso la coppia in attesa.
Tim Guerrini dapprincipio assunse un’aria stralunata quando Bacone si avvicinò tendendogli la mano. Gettò uno sguardo all’auto con cui erano arrivati e poi squadrò il commissario.
“Il commissario Bacone?” chiese perplesso.
“Certamente! Dottor Guerrini? Questo è l’agente scelto Gennaro Bellagamba. Siamo venuti con la sua auto… ” ci tenne a precisare.
Uscendo dall’empasse, Guerrini esclamò:
“Oh, benvenuti! Questo è mio figlio Benny. E’ lui che fa le consegne per il corriere a Castelnuovo. Vogliamo accomodarci per un caffè?”
Il gruppo sedette ad un tavolino messo di traverso sul marciapiede. Furono fatte le ordinazioni e aspettando il cameriere Bacone cominciò a tastare il terreno.
“Allora, com’è questo lavoro col corriere? Ti piace?” chiese al ragazzo.
Benny Guerrini sembrava imbalsamato, incapace anche soltanto di aprire la bocca.
“Rispondi Benny, non ti preoccupare. Il commissario è un collega e, come ti dicevo, sono solo quattro chiacchiere. Non mi sembra che la domanda sia così difficile!” l’incoraggiò Guerrini senior.
“Beh sicuramente è faticoso, sempre sopra e sotto col furgone, le bolle, carica e scarica i pacchi. Ma sono fortunato ad avere un lavoro oggi come oggi!”
“Su questo non ci piove, hai ragione. Come certamente ti avrà detto tuo padre, qualche giorno fà… ” Bacone si interruppe per l’arrivo delle consumazioni. Quando ognuno ebbe avuto il suo continuò:
“Come ti dicevo, qualche giorno fà…” e ricapitolò la faccenda a beneficio del ragazzo. “Cosa puoi dirmi in proposito?”
Benny sorseggiò dal suo bicchiere l’orzata ghiacciata; poi cominciò a parlare, come se avesse deciso di confessare un efferato delitto.
“Sì, è vero.”
Lanciò un’occhiata al padre, quindi continuò:
“Ho saltato qualche consegna in quella zona.”
Tim Guerrini guardò il figlio come se lo vedesse per la prima volta. Poi spostò lo sguardo su Bacone e Bellagamba e tornò al figlio.
“Ma non è colpa mia!” protestò il ragazzo. “E’ che è pericoloso passare per quella strada!”
“Ma che dici pericoloso!” interruppe il padre. “E’ una strada così tranquilla, in campagna, piena di casolari!”
“Appunto! I casolari! Ce ne sono alcuni a cui è meglio non avvicinarsi! Anzi uno in particolare…”
“Ma che dici, Benny…” interruppe nuovamente Tim Guerrini. “Mi stai dicendo che non hai fatto le consegne e non hai detto niente? E nessuno se ne accorge sul lavoro?”
“Certo che se ne accorgono! Ma finché le cose vanno così come sono, danno la consegna a qualcun altro e nel giro di qualche giorno è tutto a posto.”
Tim Guerrini aveva la faccia sconvolta e continuava a fissare il figlio.
Bacone cercava un modo per uscire dalla situazione spiacevole che sia era creata, magari inventandosi una domanda che permettesse al ragazzo di giustificarsi.
“E perché non vi potete avvicinare? Dov’è sto’ casolare?” interruppe Bellagamba.
A quel punto Benny fu il classico fiume in piena:
“È una vecchia cascina ristrutturata subito all’inizio della strada. Ogni volta che si passa là davanti c’è il pericolo che qualcosa ti buchi una gomma o ti colpisca lo sportello. E poi si sentono urla, musica a tutto volume e tutti giurano di non aver mai visto il padrone di casa: al citofono risponde sempre con una specie di grugnito e tira fuori dalla porta solo la mano per firmare la ricevuta.”
“Mi sa che leggi troppi libri dell’orrore, ragazzo!” intervenne Bellagamba.
“Ma no, ma che dice!” protestò Benny.           
“Su questo la posso tranquillizzare io: l’unico libro che sfoglia mio figlio è le pagine gialle, per i rivenditori di moto! O al massimo le riviste del settore!” e il suo non sembrava un rimprovero ma un vanto.
“Vi racconto quello che è successo a me qualche giorno fa.”

(... continua... )

TIM

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