lunedì 16 aprile 2012

Racconto a puntate: Una gita fuori porta... (III)

Una gita fuori porta per il commissario Bacone

Prima la Prinz, poi la Ritmo 105
e ora la Simca 1000 Coupè.
Questa di chi sarà?
Benny bevve ancora un sorso della sua bibita.
“Dovevo consegnare una busta a De Franchi, che ha una villa cinquecento metri dopo quel casolare. Quando ho visto l’indirizzo ho cominciato ad aver paura e ho chiesto a qualcuno dei miei colleghi se ci andavano al posto mio. Ma nessuno ha voluto prenderla, neanche dietro pagamento di una piccola mancia. Allora ho pensato di saltare la consegna con una scusa, ma poi mi sono detto che era meglio non calcare troppo la mano con queste situazioni, perché i capi non sono tanto scemi e non ci mettono molto a prenderti di mira. Così mi sono fatto coraggio e ho imboccato la stradina. Ho chiuso tutti i finestrini, anche se faceva caldo, ma nonostante questo, a cinquanta  metri dalla villetta, ho cominciato a sentire strane urla che, avvicinandomi, sembravano risate  di animali, tipo una iena… capite quello che voglio dire?”
Benny aveva gli occhi rossi, spiritati, e continuava a girarsi ora verso l’uno ora verso l’altro dei presenti quasi a chiedere comprensione e appoggio. Poi, dopo un altro sorso di orzata, continuò.
“D’un tratto vedo qualcosa che mi attraversa la strada e inchiodo il furgone, ma quando guardo, questa cosa era già sparita.”
“Ma quanto era grossa?” domandò curioso Bellagamba. “ Più di una gallina, meno di una gallina?”
“All’incirca co… come una gallina” spiegò il ragazzo.
“Non sarà stata proprio una gallina?” suggerì Bacone.
Benny sembrò confuso:
“Beh, veramente… a ripensarci… potrebbe anche essere.” Il ragazzo si fermò un istante quasi a riflettere sulla possibilità suggerita dal poliziotto.
Poi riprese convinto: “Comunque riparto e vado a fare la consegna. Sulla strada del ritorno, sento nuovamente quei suoni strani e poi un rumore e qualcosa che si schianta contro il vetro. Non vi dico la paura!”
“E che era? Ti sei fermato?” domandò ancora Bellagamba.
Benny cominciò a muoversi sulla sedia, come se scottasse.
“Manco per niente! E mica ero scemo! Prima sono arrivato sulla strada comunale e solo dopo che sono uscito dal paese mi sono fermato.”
“E quindi?”
“Quindi cosa?”
“Cosa c’era sul vetro, no!?” quasi urlò spazientito Bellagamba.
Benny Guerrini a questo punto fece un’espressione di chi è preso in fallo. Ma riuscì ugualmente a dire:
“Era stato un uccello. L’aveva fatta e aveva centrato il vetro.”
“E tutta questa storia per la cacata di un uccello?”  intervenne il padre poco meno che infuriato.
“Ma era grossa, dovevi vedere quant’era grande, prendeva mezzo parabrezza!” s’infervorò Benny che non ci stava a fare la figura dello scemo.
Poi si accasciò sulla sedia e bevve d’un fiato quello che era rimasto dell’orzata.
Bacone si alzò, seguito da Bellagamba.
“L’unica è andare a vedere di persona. Avete il tempo di accompagnarci?"
Bellagamba intervenne: “Ma non dovevamo andare dal vostro amico?”
“Sì, ma se il ragazzo dice che non arrivano fin lì perché c’è qualcosa prima della sua villa, direi di andare a dare un’occhiata; tanto alla fine siamo di strada.”
“Evvabbè, andiamo” consentì Bellagamba.
Tim Guerrini, vedendo che i due stavano già avviandosi verso l’auto, si alzò a sua volta e li chiamò.
“Commissario, agente! Un attimo! Certamente che veniamo anche noi! Voi non sapete neanche dove andare! Ci guiderà Benny.” Poi girandosi verso il figlio che era rimasto seduto intimò: “Vero che ci guidi tu?” e più che una domanda era un ingiunzione.
I quattro si ritrovarono al centro della piccola piazza.
Bellagamba guardava dalla parte della sua Ritmo 105 TC, mentre Bacone cercava con gli occhi Tim Guerrini. Il quale ruppe gli indugi e disse:
“Andiamo con la mia auto.”
Bacone allora si volse verso Bellagamba allargando le braccia,come a dire: “Ci hanno invitato… ”
Guerrini direzionò verso un furgone chiaro e sparì dietro la sua sagoma.
Quando uscì con l’auto in retromarcia, Bellagamba rimase letteralmente a bocca aperta: Tim Guerrini era, raggiante, al volante di una Simca 1000 Coupè Bertone color arancio chiaro, tirata a lucido in ogni sua parte.
Bacone nascose a stento una risata davanti allo spettacolo dello sguardo sbalordito del suo agente.
Quando tutti furono saliti in auto, (ma per Gennaro fu quasi un’onta salire su quel modello; e per di più arancione!) Guerrini partì e si diresse verso l’uscita del paese, guidando con la stessa concentrazione con cui avrebbe pilotato un 747.
Durante il breve viaggio, solamente il poliziotto alla guida parlò col figlio, chiedendogli che, una volta sul posto, gli indicasse la strada.
Alle prime case, Benny disse che avrebbero dovuto attraversare tutto il centro e arrivare in fondo al paese. Poi d’un tratto invitò il padre a girare a sinistra e proseguire dritto.
L’auto con i tre poliziotti e il giovane corriere espresso superò le ultime abitazioni e poi cominciò a viaggiare nelle campagne assolate. D’un tratto il ragazzo puntò il dito davanti a lui e, indicando una ripida stradina alla destra della carreggiata:
“Ecco, è lì!” disse, e sembrò raccogliersi sul sedile.
Tim Guerrini rallentò e azionò l’indicatore di direzione dell’auto, poi si fermò all’imbocco del vicoletto.
Uno strano cartello in legno e una cassetta delle lettere all’americana, sempre in legno, salutavano gli ospiti.
Guerrini padre si sporse dal finestrino e lesse dal cartello:
“Davide Mana abita qua” lesse testualmente. “Ah, è così che si chiama?” disse rivolto al figlio.
“Sì, è proprio lui.”
“E la casa del mio amico, il dottor Eugenio Scafati, dove sta?”
“Mi sembra di ricordare che abiti cento metri più in là.”
"Allora, siamo arrivati, andiamo a vedere" propose il commissario Bacone.

(... continua... )

TIM

4 commenti:

  1. Sono curioso: il finale è stato modificato o è rimasto quello che sapevo io?

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    1. È rimasto com'era. Ho accolto quasi tutte le tue variazioni e fatto qualche limatura qua e là. Devo dire, alla fine, che questo racconto non mi è dispiaciuto affatto. Spero che la stessa idea se la siano fatta i lettori.

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  2. Come sempre leggerò il racconto completo e poi ti farò sapere, ciao.

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