Così descrive il quadro l'autore: due contadini s'avanzano verso lo spettatore, sono i due designati dall'ordinata massa di contadini che van dietro per perorare (...) la causa comune |
Do' per scontato, dal mio punto di vista, che la crisi economica europea e soprattutto italiana sia stata generata (o quantomeno ne abbia avuto una forte spinta) da una crisi della società. E tutti i movimenti e gruppi che stanno nascendo per discutere, e spesso cavalcare, la protesta chiedono più trasparenza nella gestione della cosa pubblica, volti nuovi in politica, più equità, ecc. ecc. . Una forte commistione, insomma, di elementi sociali, politici ed economici.
Ora esiste un concetto sociologico, espresso da Francesco Alberoni, che è quello di stato nascente, che lo stesso autore applica sia alla dinamica della società che a quella personale (esempio: l'innamoramento è lo stato nascente dell'amore, per dirla in soldoni).
Copioincollo dall'articolo citato di Wikipedia:
Lo stato nascente germina solo nel seno di istituzioni mature, dove condizioni economiche, sociali e culturali determinano un'ambivalenza, una frattura tra gli individui e l'ordine vigente.(L'ultimo paragrafo, in effetti, parla di esperienza solo collettiva, ma dalla lettura dei testi di Alberoni sulla fase dell'innamoramento e poi dell'amore, si nota facilmente come il termine vada applicato anche a stati individuali.)
Lo stato nascente è un'ispirazione, una rivelazione, una conversione, ma non è uno stato di beatitudine che si raggiunge, per esempio, con la meditazione o le pratiche ascetiche: nasce da un disagio e dalla voglia di elaborare una nuova solidarietà.
Può essere un'esperienza solo collettiva: da essa può svilupparsi il movimento, il quale è definito come processo storico, che porta all'istituzione e termina quando si riproduce una quotidianità.
Ecco, penso che ci troviamo in uno di quei periodi in cui ci sono tutte le premesse per poter parlare di stato nascente. O quanto meno ci sia una consapevolezza e una mentalità più pronte alla sua realizzazione.
È sicuramente vero, per esempio, che anche il famoso '68 con tutti i suoi strascichi (vedi il '77) possa rientrare in questa fase, ma allora il disagio percepito non toccava ancora l'aspetto economico su una scala così vasta come quella di oggi. Potremmo forse dire che quel movimento (ne parlo generalizzando alla grossa e mettendoci dentro tutto) sia stato un'avanguardia di quello che stiamo vivendo. *Forse non a caso stiamo vivendo in questi giorni rigurgiti di violenza con le stesse modalità di allora.*
La storia è sempre stata piena di movimenti di rinnovamento a tutti i livelli, ma qui siamo su un altro piano; qui si presuppone che le basi esistono già e che l'effervescenza possa facilmente sboccare in qualcosa di concreto.
La mia domanda, però, e quella che si sono posti quelli che hanno commentato l'articolo di Angelo, è: esiste veramente questa consapevolezza? sappiamo quali sono le cose che non funzionano? non quelle che tutti vediamo ogni giorno (disservizi pubblici e privati, corruzione e malaffare, assenza di stato sociale... ) ma quelle che rendono, il nostro, un paese gambizzato.
Un paese gambizzato è l'insieme dei cittadini che non ha più idea di quali siano i propri diritti e i propri doveri, non solo a livello giuridico, ma anche di vita vissuta. È un paese in cui l'egemonia di una classe spesso occulta, latifondista nel senso che ha potere sulle nostre scelte d'acquisto, crea attraverso pubblicità ingannevoli falsi bisogni. Un paese in cui la religione (non la fede! e su questo penso di fare un riflessione in un altro post) diventa un'arma di persuasione e di indirizzo delle coscienze. Un paese in cui esistono persone che hanno in mano tutto ciò che può servire ad un comune cittadino: banche (quindi economia a tutti i livelli), informazione, attività di commercio di generi d'uso quotidiano... .
Si toglie la possibilità di camminare con le proprie gambe alla gente quando gli si indica una meta illusoria, che allontana dall'obiettivo principale, che è, a mio modo di vedere, la fondazione di una società basata sull'uomo e i suoi bisogni primari, e non sull'accumulo di ricchezza di una piccola parte a scapito dell'altra (ci sono 10 persone in Italia che hanno ricchezza quanto 3 milioni di poveri).
Queste sono alcune cose che mi sembra di vedere con lo sguardo del cittadino che si interroga sul momento che stiamo vivendo. Ma ci sono sicuramente tanti altri aspetti che ognuno di voi potrà aggiungere.
Lo stato nascente, l'effervescenza della novità, deve quindi avere la consapevolezza di dove vuol andare, di quali obiettivi vuole raggiungere. E deve avere la capacità di analizzare la situazione in cui agisce. Per far questo è indispensabile che questi movimenti, senza fare nomi perché non mi interessa stare da una parte o dall'altra, abbiamo non una guida illuminata, ma metri di giudizio chiari e libertà intellettuale e interiore.
TIM
Io di libertà intellettuale in Italia ne ho sempre vista poco...
RispondiEliminaPermettimi un discorso che saprà al minimo di retorico:
Abbiamo una classe politica di vecchi che è vissuta dopo la fine di un mondo per cui non hanno combattuo, figli di partigiani o fascisti che per gli ideali hanno sputato sangue e preso piombo...il problema è che questo ha lasciato, ha tutti i livelli, un desiderio profondo di essere diversi, migliori.
Peccato che il migliori sia in breve sfociato in non esser schiavi delle ideologie (che sarebbe anche una cosa positiva, con giudizio) e in seguito in un relativismo culturale terrificante, teso solo a far soldi senza alcun freno inibitore. Mani pulite sembrava esser la fine di tutto questo, invece, proprio come nel Gattopardo, è cambiato tutto per NON far cambiar niente.
I movimenti di rinascita, secondo me, posso funzionare unicamente quando, nel movimento, tutti seguono la medesima ideologia o poco ci manca: un gruppo guidato dallo schifo contro questa casta di ladroni in giacca e cravatta a me pare più un ritorno alla caccia alle streghe piuttosto che altro. Ma non per colpa dei singoli, ma per colpa dei capo rioni (mi verrebbe da dir Grillo, ma anche Di Pietro e altri che non apprezzo) che indirizzano con una demagogia vuota tutti coloro che vorrebbero cambiare.
Il nostro problema sono i capo rioni quindi, ma anche quelli che li seguono SENZA PORSI DOMANDE.
E' questo il vero problema: in Italia nessuno vuol porsi domande per paura di sembrar stupido, incompetente o simili...
Il problema è proprio quello di formare cittadini responsabili e informati. Davide Mana scriveva tempo fa sul suo blog (http://strategieevolutive.wordpress.com/) proprio della difficoltà di aggregare persone attorno a temi importanti anche solo per le piccole comunità. La gente è stata abituata a delegare; e quando il delegato è un pessimo soggetto travestito da angelo vendicatore, i risultati non possono che essere quelli che abbiamo sotto gli occhi.
EliminaCome no rivedere questo post in una parte di me stesso, il problema è che l'altra parte si confronta con questo essere umano poco incline alla rimodulazione. La globalizzazione ha esportato malesseri e le problematiche, ha puntato tutto su economia e crescita, in molti si sono crogiolati sotto le ali dell'entusiasmo e ora per incanto rinsaviti, battono il mia culpa. Vorrei vedere una rinascita, ma per farlo bisogno prima morire. Metafora o no, il senso sembra chiaro. Un abbraccio.
RispondiEliminaCi sono due correnti di pensiero: quando arrivi al fondo non puoi andare oltre e puoi ricominciare da capo; oppure puoi sempre cominciare a raschiarlo. Quale delle due è più facile e comoda? Sicuramente raschiare, anche perché alle schifezze ci si abitua più facilmente, visto che costano meno fatica. Ma, ed è questo il punto, bisogna rendersi conto che più facile non significa migliore. Perciò possiamo lamentarci quando ci sforziamo di risalire e non ci riusciamo, ma non quando ci lasciamo andare alla ruota che gira. Ci vuole consapevolezza, conoscenza delle cose per avere la capacità di reazione; questo manca alla nostra generazione (generalizzo, naturalmente). Morire per rinascere è quello che ci insegnano tutte le religioni e spiritualità; e sia anche questo. ma l'importante è ricominciare, anche perché mi pare che più morti di così... si muore!
EliminaBellissimo post Tim, davvero interessante...paese gambizzato...non l'avevo mai vista sotto qst ottica la nostra povera Italia, e più ci penso più mi sento tristissima e demoralizzata :(
RispondiEliminaHo scelto questo titolo giocando sul termine gambizzato, inteso sia come sparato alle gambe (con in mente le violenze dei giorni scorsi) sia come la logica conseguenza del non potersi più muovere, di non avere le gambe per rialzarsi. Le cause che cito riguardo le scelte sbagliate che facciamo ecc., sono come pallottole che ci feriscono e ci impediscono di camminare.
EliminaIo credo che siamo fermi anche perché molti ripropongono lo stesso modello e le stesse soluzioni di sempre a situazioni che per la storia dell'umanità sono assolutamente nuove.
RispondiEliminaIl consumismo è arrivato al limite in cui un continuo aumento di produzione e ricavi non è più possibile, perchè alla base servirebbero risorse illimitate che invece non abbiamo.
Però invece di modificare questo sistema si cerca di tenerlo in piedi anche a costo di massacrare la popolazione (vedi le leggi di Monti o dei vari leader europei) oppure si propongono strade alternative ma già proposte e fallite in passato che nascono allo stesso modo da premesse errate.
Io penso insomma che tutti quanti intuiamo ormai da decenni che cosa c'è che non funziona ma che ce ne siamo fregati o abbiamo proposto le soluzioni che ci "piacevano" piuttosto che quelle che "servivano". Serve un modo nuovo col quale l'essere umano deve affacciarsi a questo mondo se vogliamo vivere finalmente tutti un po' meglio, ma siamo troppo legati ai modi vecchi che in qualche modo ci hanno sempre dato una sicurezza che oggi sta scomparendo.
Però la realtà ci sta mostrando a calci in culo che le nostre posizioni sono da rivedere... e prima o poi - con le buone o con le cattive - lo faremo.
Simone
D'accordissimo con te. È che purtroppo una svolta del genere in un momento come questo, di crisi da zero assoluto, penso che creerebbe solo ancor più miseria. Forse bisogna tornare a quote di crisi più "normali" e poi sforzarsi di cambiare rotta in modo graduale ma deciso. Il problema però è sempre lo stesso: la classe dirigente che dovrebbe fare questo è proprio quella che ci ha fatto finire in questo buco nero E non parlo solo di quella degli ultimi decenni, che ha sguazzato nella situazione arraffando a destra e a manca, ma mi riferisco agli ultimi 100 anni, col suo capitalismo e liberismo estremizzato.
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RispondiEliminaDiciamo pure che l'Italia confina con la Francia e con l'Albania, e come mentalità si trova esattamente a metà strada...
RispondiEliminaesatto: è anzitutto questione di mentalità, spesso indotta. Basta guardare i bambini di oggi. Siamo in periodo di comunioni e cresime e vengono da me molte persone a chiedere qualche regalo per i bambini; ma tutti vogliono giochi elettronici (che io non ho, non vendendo specificamente giocattoli). Quando propongo giochi in legno e/o istruttivi, mi rispondono: eh, ma i bambini di oggi non sanno che farsene di queste cose! Ecco, questo ci da il metro della situazione; non che alcuni giochi elettronici non siano istruttivi, ma la mentalità resta quella di chi deve essere sempre all'ultima moda, anche in queste cose.
Eliminala cosa che preferisco del pezzo è il "Do'" in apertura al secondo paragrafo, immagino che l'apostrofo stia a indicare un'elisione della "Y", dato che normalmente si scriverebbe Doi...
RispondiEliminaMa che stai a scrive' sui destini del mondo, impara la grammatica, che è meglio!
Ahahahahahahah!!!!
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