mercoledì 13 giugno 2012

Racconto a puntate: È solo un gioco, commissario Bacone! (2)


Sono sempre loro.
Li avete riconosciuti?

Seconda puntata del nuovo racconto con protagonista il commissario più insignificante della storia letteraria poliziesca mondiale. Se volete, è qui di seguito.


È solo un gioco, commissario Bacone!


Personaggi:
Arturo Marcone: destinatario di una lettera
Francesco Bacone: commissario
Stefano Conci: ispettore (come semplice comparsa)
Marika Garrone: assistente
Nino Geremicca: agente
Gennaro Bellagamba: agente scelto
Gegè: barista


Faceva freddo e c’era vento forte.
Bacone dovette farsi il solito centinaio di metri dal luogo dove aveva parcheggiato la sua Prinz NSU carta da zucchero prima di arrivare in commissariato. Possibile che nel parcheggio della polizia non c’è mai posto? Se lo chiedeva ogni volta e ogni volta non trovava risposta.
Spinse il pesante portone ed entrò.
La voce di Bellagamba era impegnata nella solita romanza napoletana, segno tra l’altro che non c’era alcun capo estraneo in giro. E a lui di Bellagamba che cantava non importava più di tanto; anzi teneva allegra la compagnia.
Salutò Nino Geremicca, chiese se c’erano novità e dovette accontentarsi di un: no, accompagnato da un rapido gesto col mento.
Passò davanti a tutte le porte degli uffici, qualcuna aperta, qualche altra ancora chiusa, e infine arrivò nella sua stanza, che si trovava alla fine del corridoio.
Appese il loden verde sull’attaccapanni e ci mise il cappello sopra.
Fu un attimo.
Stava per girarsi per andare ad aprire la serranda, quando la porta si spalancò ed entro Marika Garrone con un paio di pantaloni che la facevano sembrare ancora più bassa di quello che era.
Ma aveva gli occhi verdi e il cervello che andava a meraviglia, e anche per questo a Bacone era simpatica. Un po’ meno a Conci, anche perché aveva preso il posto di quella sventola (per usare la terminologia del toscano) di Denise Demarco.
“Ho scoperto una cosa, commissario!” disse quasi senza fiato.
“A proposito di che?”
Bacone aveva raggiunto la scrivania, mentre la ragazza, un caschetto di capelli ramato naturale, continuava a stare in una specie di posa sull’attenti con alcuni fogli in mano.
"Dimmi Marika."
L’assistente non si muoveva. Bacone la guardò a lungo, poi suggerì:
"Ti vuoi sedere e dirmi quello che mi devi dire o pensi di restare lì impalata tutta giornata?"
La ragazza sedette e poggiò il plico sulla scrivania del commissario.
"Ecco, commissario, ho scoperto qualcosa che riguarda il caso di Arturo Marcone. Si ricorda il giorno in cui venne il professore? Dopo che ho redatto il verbale, ho avuto l'impressione che ci fosse qualcosa che non andava, che non quadrava insomma, come quando si sente una musica e si capisce che c'è qualcosa di stonato, qualcosa... "
"Si, ho capito vieni al sodo." tagliò corto Bacone.
"Bene, stamattina mi sono andata a riguardare tutta la pratica e ho scoperto qualcosa."
Il commissario stette in silenzio per quasi un minuto, in attesa, ma la ragazza rimase muta. Poi le chiese con calma, con voce tranquilla:
"Ti faccio portare un cordiale per riprenderti dallo choc o ce la fai da sola?"
"No, grazie, non mi serve niente, va bene così" rispose la Garrone.
"Parla, maledizione! che aspetti, che faccia sera?" urlo' quasi Bacone.
Marika saltò sulla sedia, che sotto il peso del suo corpo ebbe uno scricchiolio.
"Si, certo commissario, mi scusi. È che l'altra mattina… “ la ragazza era confusa  “mi era sembrato che il mio comportamento deciso non era stato di suo gradimento."
"L'altra mattina stavamo interrogando una persona che era già in difficoltà di suo e la tua irruenza mi era sembrata fuori luogo. Ora siamo io e te, parla."
"Allora, dicevo che ho ricontrollato e ho scoperto che gli indirizzi sono sbagliati."
"Come: sono sbagliati?" chiese Bacone stupito.
La ragazza si sistemò meglio sulla sedia e prese dalla scrivania la busta della lettera.
"Guardi qui l'indirizzo" e gliela porse. "Cosa legge qui?"
"Marika!" sbraitò questa volta Bacone.
"Si, si, ecco... qui c'è scritto: Arturo Marcone via Manzoni 24. Quando ho redatto il verbale invece ricordavo di aver scritto un'altra cosa. Sono andata a controllare e ho verificato anche la fotocopia del documento di identità. Il professor Marcone abita in via Manzone 24. Capisce? Non Alessandro Manzoni, ma Walter Manzone!"
"E allora puo' essere che esiste anche... "
"Esatto! Ho gia controllato ed esiste un Arturo Marcone che abita al numero 24 di via Alessandro Manzoni. È un ragazzo di 28 anni, che fa il rappresentante."
"Allora la busta non era indirizzata al professore! Il vecchietto puo' stare tranquillo e continuare il suo tran tran in santa pace aspettando... insomma, hai capito, no?"
"Per fortuna si. Ma... " si interruppe Marika.
"Ma... ?" chiese Bacone.
“… a questo punto abbiamo qualcun altro che è in pericolo. Quell'Arturo Marcone che abita all'indirizzo esatto."
Bacone pensò un attimo, poi disse:
"Dovremo rintracciare subito quest altro Marcone." E dopo qualche istante continuò: "Naturalmente ci hai già pensato tu."
"Veramente non ho fatto in tempo perché e' arrivato lei. Ma avevo appena trovato il numero di telefono. Vuole chiamare?"
Bacone la guardò e poi le porse il microfono del suo apparecchio.
"Chiami tu da qui."
Gli occhi della ragazza si fecero ancora più verdi e luminosi. Scartabellò qualche secondo nella pratica finché trovò quello che cercava. Compose il numero sul cordless e attese in silenzio per un minuto. Chiuse la conversazione, riaprì  e ricompose il numero. Anche questa volta dall'altra parte non rispose nessuno.
"Squilla a vuoto. Pensa che sia cattivo segno?" chiese la ragazza.
"In questo momento non penso niente. L'unica cosa da fare è andare a controllare di persona."
Bacone chiamò Bellagamba, che arrivò fischiettando.
"Eccomi, commissa'. Avete chiamato?"
"Si, Gennaro. Dovresti fare una ricerca mentre io e la signorina andiamo a fare un sopralluogo."
Spiegò brevemente a Bellagamba la scoperta di Marika e gli chiese di controllare se negli schedari ci fosse qualcosa riguardo l'altro Arturo Marcone.
Bacone e Marika Garrone chiesero le chiavi dell'auto di servizio a Geremicca e uscirono.
C’era abbastanza traffico quella mattina, specie sul cavalcavia della ferrovia. Tutte le auto provenienti da fuori città e dalle zona periferiche nord devono per forza passare di là, perciò il quotidiano ingorgo fece sì che arrivarono in via Manzoni dopo quasi mezz'ora.
Trovarono facilmente il numero civico. Si trattava di una villetta a due piani, con quattro famiglie. Marika suonò diverse volte al campanello col nome Marcone, ma non ebbero risposta.
Dal terrazzino del pianterreno stava uscendo intanto una donna, sulla quarantina, con un sacco della spazzatura in mano; rimase un attimo interdetta e si chiuse istintivamente la vestaglia sotto cui si intuiva il pigiama.
Bacone rimase sulla strada, mentre Marika, che era in divisa, si avvicinò alla cancellata.

TIM

5 commenti:

  1. Insomma, era solo uno scambio di persona?

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    1. Fin qui sì, ma poi... E le minacce?

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    2. A proposito: sei stato il visitatore n. 12000! complimenti! hai vinto un viaggio su Marte senza ritorno! (me l'ha suggerito tua moglie. che trami qualcosa alle tue spalle?)

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  2. Ogni tanto ci penso al crossover con Andrea Arcani, ma questi giorni ho troppe cose per la testa e per le mani e mi sento come se avessi un peso che mi preme in mezzo alla fronte. Spero di potermici dedicare più avanti.

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    Risposte
    1. non ti preoccupare, evidentemente le altre cose sono molto più importanti di un piccolo raccontino.

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